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20.10.19

Alessandra Capone combatte il cancro anche col cibo. E la sanità pubblica non è sua alleata

Salute, Alessandra combatte il cancro anche col cibo. E la sanità pubblica non è sua alleata
da  https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/10/19  trovate  l'articolo   sotto  
Lo so che la  componente  maschilista  o maschio alfa    dei. mie social     e  non che seguono     i miei  scritti   obietteranno     con espressioni del  tipo : <<  ma  solo storie di donne  sai  raccontare   , ecc  >> . Ma  tiro  avanti ed  non me  ne curo  più  di tanto   . Infatti  la  battaglia  che sta  conducendo   Alessandra Capone  (  foto a sinistra  ) balllerina di flamenco   è una battaglia  per  tutti\e  quelli    che  hanno direttamente  o indirettamente  ( un amico  , un familiare  , un parente  , un conoscente  )  tali problemi di salute  .  


Alessandra e la lotta al cancro: “Ho ancora molte cose da fare. Voglio continuare a ballare”
L’appello di Alessandra Capone, 47 anni, che da tempo combatte contro un tumore al seno con metastasi al fegato. Sul web ha lanciato una raccolta fondi per ricavare il denaro necessario a coprire le spese per un costoso trattamento a cui si sta sottoponendo a Francoforte: “Sono tornata a ballare e voglio continuare a farlo”.

CRONACA ROMAROMA 7 MAGGIO 2019  17:38

di Ida Artiaco

Alessandra Capone, 47 anni (GoFundMe).
in foto: Alessandra Capone, 47 anni (GoFundMe).


Alessandra Capone ha 47 anni e una grande passione: il ballo. Dopo aver appeso le sue scarpette al chiodo anni fa, è tornata in pista. Non l'ha fermata neanche un tumore al seno aggressivo, contro cui combatte da tempo. Per questo, supportata da alcune amiche, ha lanciato sulla piattaforma GoFundMe un progetto, che si chiama "Alè Ale, torna a ballare" (la vignetta di apertura è firmata dalla vignettista Anarkikka), per raccogliere i fondi necessari a sostenere le spese di un costosissimo trattamento a cui si sta sottoponendo presso la Klinikum der Johann Wolfgang Goethe-Universität di Francoforte e che rappresenta al momento la sua unica speranza di miglioramento.
Alessandra, che oggi vive a Roma, scopre nel 2010 di avere un tumore al seno e si sottopone ad una operazione chirurgica e ai protocolli tradizionali, dalle chemio alle radioterapie intraoperatorie. Il peggio sembrava passato, ma nel 2015 si manifesta una recidiva: si sottopone ad accertamenti che mostrano la presenza di metastasi al fegato e ai linfonodi. Così, decide di associare alle cure tradizionali anche quelle integrate, oltre a cambiare stile di vita e alimentazione. "Ho rivoluzionato la mia dieta, ho iniziato agopuntura, migliorato il mio stile di vita, meditato, intrapreso un percorso psicoterapeutico di conoscenza e consapevolezza. E poi ho ripreso le scarpette da danza da anni appese alla parete", ha scritto Alessandra su GoFundMe.
Ad aprile, un medico tedesco le ha detto che "è un miracolo se è ancora viva" e che se si sottoponesse ad un ulteriore ciclo di chemio questo potrebbe ucciderla. Per questo, il 29 aprile ha cominciato un trattamento di chemioperfusione e chemioembolizzazione al fegato a Francoforte, dove accettano di prendere in carico casi gravi come il suo, che "altrove sarebbero rifiutati. Ho il fegato con parecchie metastasi, alcune in posizioni davvero critiche, e sono proprio queste da trattare il prima possibile per evitare che, una volta entrate nelle vie biliari, mi rendano assai difficile sopravvivere", ha scritto ancora Alessandra. Ogni seduta costa quasi quattromila euro e lei deve farne almeno tre o quattro. Il prossimo appuntamento con la clinica tedesca è all'inizio di giugno. "A questa cifra – ha aggiunto – si devono aggiungere le spese di viaggio e alloggio per me e un accompagnatore, necessario per sostenermi dopo il trattamento e aiutarmi a causa dei pesanti effetti collaterali".
Eppure, se di "miracolo" si può parlare, Alessandra e le sue amiche sanno a cosa è dovuto. "La conosco da 6 anni – racconta a Fanpage.it Cecilia, amica inseparabile di Alessandra -. Non ha mai fatto mistero della sua malattia, con la quale tuttavia non si è mai voluta identificare. L'abbiamo convinta a lanciare la raccolta fondi non solo per raccogliere i soldi necessari alle cure, ma anche per creare una rete e lanciare un messaggio: bisogna essere tenaci e perseveranti, cercando di collettivizzare la patologia, sia nei momenti difficili che in quelli belli. La sua storia è speciale, perché speciale è la sua protagonista". Alessandra ha anche ripreso a ballare flamenco e non ha intenzione di fermarsi di nuovo: "Ho ancora un sacco di cose da fare in questa vita e queste cure sono importanti per migliorare la mia prognosi e la mia qualità di vita", ha scritto.


Insomma  una  battaglia  per  tutti noi    , ma  soprattutto  per la  nostra salute  e la  nostra prevenzione . Curare tali malattie senza    :  l'abuso di medicine ed  cure  dagli effetti  collaterali   " distruttivi " .,   cioè  usandole     con criterio  e  alternandole a  cure  alternative  scientificamente  provate  e verificate  . Usando  quindi  prevenzione e con i metodi alternativi ( da non confondere con le fake news che danno false illusioni alle persone e non si scrivono stupidaggini soprattutto sui tumori  qui  su https://www.tumoremaeveroche.it/ scoprite quali ).  Il resto    della  storia  in questo articolo   del

12.2.18

Con i bambini a provare il mitra, ecco l'Italia che sogna le armi e mette le basi per future stragi come negli Usa


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come spesso mi capita   ci sono delle  circostanze   e dei fatti (   una  e  l'articolo sotto    riportato  ed  il  post   che seguira  a  questo  )   in cui si rimane basiti  senza  parole  per  commentare in maniera decente    questi fatti  e   replocare  a chi mi dice     che  dico  ...... perchè  ascolta  la propaganda  e non riesce  a controllare  la paura      diventandone  succube  \  schiavo  .


Vicenza, alla Fiera delle armi: bambini in gita e candidati a caccia di voti

Si sta tenendo in questi giorni a Vicenza il salone Internazionale della Caccia, del tiro sportivo e della difesa personale. Come nelle scorse edizioni, associazioni pacifiste e politici locali hanno fatto pressione, senza ottenere risultato, sull'organizzazione che cura la Fiera per impedire che i minori possano accedere agli stand dove sono in mostra armi di tutti i tipi (da caccia, da tiro sportivo, ma anche fucili simili a quelli in dotazione agli eserciti).

 A pochi giorni dalla sparatoria di Macerata, dove un ventottenne fascista ha sparato a otto persone con una pistola calibro 9 detenuta legalmente con licenza di tiro sportivo, Giorgio Beretta, dell'Osservatorio Permanente sulle armi leggere: "Sono in aumento le richieste di licenze sportive da parte di persone che non si recano al poligono ma vogliono semplicemente possedere un'arma"


articolo  de  La Repubblica, 11 febbraio 2018 trovato tramite www.ristretti.org/Le-Notizie-di-Ristretti/






Con i bambini a provare il mitra, ecco l'Italia che sogna le armi 
di Franco Vanni
La Repubblica, 11 febbraio 2018



Pienone di visitatori all'inaugurazione della fiera "Vicenza Hit". Proteste per la presenza dei minori. Passa la manina sul metallo opaco della canna. "Papà, questo serve per ammazzare le giraffe?", domanda. "No, le giraffe non si possono ammazzare. Serve per i terroristi", risponde il padre, pancia importante, pantaloni mimetici. Insieme al figlio, dieci anni al massimo, è in adorazione dell'espositore della ditta Bushmaster.
Il fucile ammazza terroristi si chiama Aac 300 Blackout. Una carabina semiautomatica da 29 colpi in uso agli eserciti di 50 Paesi. Per la legge italiana è un'arma da tiro, non da guerra. Quindi può essere esposta. Ieri decine di bambini hanno potuto apprezzarla e studiarla, al fianco di armi simili, nella prima giornata di apertura della quarta edizione di Vicenza Hit, fiera "della caccia, della protezione individuale e degli sport di tiro" in programma fino a domani: 380 imprese in 41mila metri quadrati di capannoni.
Al fianco degli appassionati di caccia e tiro a volo - che sono la grande maggioranza fra i visitatori - ci sono i genitori in cerca di armi con cui difendere casa. "Cerco una compatta, che però abbia un po' di manico", dice una donna sui quaranta, capelli corvini, mentre maneggia una minuscola pistola allo stand Beretta. Al suo fianco, un bambino paffuto.
"Lui è il più grande, ha otto anni. La sorella è a casa. Vivo in una villetta fuori Rovereto, mio marito è spesso via, ho paura delle rapine". Lei non è mai stata rapinata. Nemmeno i suoi vicini. A pensarci bene, non conosce nessuno che abbia subito rapine. "Ma armarmi è mio diritto, quindi mi armo. Di pistole ne ho già due", taglia corto.
La signora non è fra il milione e 100mila italiani (dato 2017) che hanno il porto d'armi. È nella schiera più numerosa - circa sei milioni, ma di dati ufficiali non se ne hanno dal 2008 - di chi detiene almeno un'arma denunciata. Da mesi, associazioni pacifiste e politici locali fanno pressioni sul sindaco di Vicenza, Achille Variati del Pd, perché "eserciti la sua preziosa moral suasion nei confronti degli organizzatori", al fine di "evitare la compresenza in fiera di bambini" e fucili d'assalto.
Lo scorso 21 settembre, 23 consiglieri comunali di ogni schieramento hanno firmato una mozione. Il Comune di Vicenza è uno degli azionisti di Italian Exhibition Group (Ieg), società nata dalla fusione di Rimini Fiera Spa e Fiera di Vicenza Spa. La fiera si è attrezzata con decine di cartelloni, che mettono in guardia sul fatto che i minorenni non possono toccare le armi. Ma evidentemente non basta.
Le associazioni che criticano la presenza dei bambini si sono date appuntamento ieri, sempre a Vicenza, in un convegno dal titolo "Insicurezza, rancore, farsi giustizia: dentro l'Italia che si arma". Nella sala dell'istituto Missionari Saveriani ha parlato fra gli altri Giorgio Beretta, presidente dell'Osservatorio permanente sulle armi leggere e le politiche di difesa e sicurezza (Opal), secondo cui "quella vicentina è l'unica fiera nell'Unione europea in cui siano ammessi tutti i tipi di armi, e non sia vietato l'accesso ai bambini".
Un'accusa che Ieg e l'Associazione nazionale dei produttori di armi e munizioni respingono, sostenendo che tutte le fiere europee di settore aperte al pubblico - da Salisburgo a Dortmund, fino a Rambouillet - avrebbero regole simili o ancor più permissive. A Vicenza, i minorenni devono essere espressamente accompagnati da un adulto, altrove no. Ma Opal e del Movimento nonviolento replicano: "Altrove ci sono solo armi da caccia o sportive".
Ed è questo il punto. A Vicenza Hit, la maggioranza delle armi esposte sono fucili da caccia e tiro. Molti sono italiani. Punte d'eccellenza dell'industria italiana delle armi non da guerra, che vale 7 miliardi e 293 milioni e impiega 87.549 lavoratori, con il 90,3 percento di esportazioni. Delle 63 medaglie assegnate nel tiro a Rio nell'ultima Olimpiade, 61 sono state vinte con fucili italiani. E come ha detto ieri in fiera Luciano Rossi, presidente della Federazione italiana tiro a volo (la più titolata al mondo), "ben venga se i giovani si avvicinano allo sport". Solo che, arrivati in fiera, sugli scaffali trovano anche gli Ak 47.


Arriveremi   a  questo ? 

L'unica  cosa  che     mi sento  di  dire   è  che     forse la prevenzione  ed u,n educazione non violenta   è sempre  piùnecessaria  . Essa    sarebbe  dovuta  iniziare in contemporanea   alla campagna  d'odio  della nuova destra   parlamentare  ed extra parlamentare  . Ma io sono  abbastanza  fiducioso  .  cjhe  con le  nuove  tecnologie    social  ed internet  si  possa recuperare  . Si dovrebbe iniziare  Oltre  che  dalla scuola  con ore  all'interno di quellache  una volta    si chiamava educazione civica   o assemblee  d'istituto  , dal linguaggio di tutti  i media  (  televisivo ,  internet  ,  giornali  ) . lo dice benissimo questo   documentario  su una dele stragi che  avvengono negli Usa   per le  armi  

    indirettamente   sempre  su tale  evento   ma  anche  non   ma sempre  sulle armi  ,    questi film qui  

7.5.17

come sfidare la censura a volte stupida ed idiota e fare prevenzione sui tumori al seno in maniera creativa ed intelligente e Twitter meglio dello psicologo. Una cagliaritana spiega come si diventa star del web

Sappiamo , o almeno dovremo saperlo , che Uno dei metodi più utili per prevenire il tumore al seno è l'autopalpazione. Per evitare la censura dei social network, una ong argentina ha ideato una campagna speciale




:il petto di un uomo (   qui    a  qualcosa   serviamo  😅😆😇😊 )  per aiutare le donne!  Ringrazio la  nuova   utente  facebookiana   , alla  quale  dò la benvenuta  , claudia.zedda


Twitter meglio dello psicologo. Una cagliaritana spiega come si diventa star del web


Un’immagine di Valentina Serra tratta dal suo profilo Facebook

"L'amore è quella cosa che tu sei da una parte, lui dall'altra e gli sconosciuti si accorgono che vi amate": un aforisma di Massimo Troisi, secondo alcuni; di Alda Merini, secondo altri.
In realtà, ad averlo partorito è ValeSantaSubito, al secolo Valentina Serra: ha scelto quel nickname (soprannome) perché "mi sono resa conto di aver avuto troppo pazienza nella mia vita". E, grazie ai suoi pensieri in 140 battute, è diventata una tweetstar, una delle persone più seguite in Italia su Twitter, grazie ai suoi 41 mila follower.
LA STORIA - Cagliaritana, 50 anni compiuti a marzo, Serra vive da una vita ("26 anni, per l'esattezza") lontana dalla sua città. Scelta quasi scontata se, come è capitato a lei, ci si ritrova ad amare un calciatore: nel 1989 si innamorò di un giocatore del Cagliari, Mauro Valentini, e lo seguì nei suoi trasferimenti. "Non a caso il mio primogenito, Andrea, è nato a Cagliari mentre la seconda, Giulia, è nata a Bergamo". Appese le scarpette al chiodo, Valentini tornò insieme alla sua famiglia a Viterbo.
LA SVOLTA - Una vita normale. Con un piccolo neo. "Ero la moglie di, non Vale". Nel 2011 si iscrive a Twitter: il social network diventa una sorta di psicanalista virtuale. "Stavo attraversando un momento di forte disagio, mi sono rinchiusa in casa. E ho cominciato a scrivere i miei pensieri su Twitter". Niente di banale, i tweet sono un mix di autoironia e intelligenza. Anche la fine del suo rapporto con Valentini è raccontata con un tweet. "Ho dato a Mauro la possibilità di essere ancora amato: io non riuscivo più a farlo".
LA SCALATA - In quei tweet c'è tutta la ValeSantaSubito. "Non scrivo per aumentare i follower. E non faccio quello che altri fanno: seguono altri utenti per essere, a loro volta, seguiti. Quando scrivo le mie stupidaggini poi mi metto a ridere da solo". Nessuna ricerca di fama. "Ma grazie a Twitter ho conosciuto tante persone fantastiche". Non solo. "Sono diventata la social media manager di un'azienda proprio grazie ai miei tweet".
Una carrellata? "Ma la notte non potrebbe portare solo il sonno. Chi sarà l'idiota che le ha chiesto i consigli" o "50 sfumature di materia grigia che avete perso andando a vedere il film". Battute taglienti, aforismi. Ma anche impegno sociale: "La vera tragedia", parlando delle donne, "è che, per farci rispettare, noi si debba fare sciopero". Filosofia in 140 battute. "E pensare che, a scuola, facevo temi di otto pagine", conclude.







emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...