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16.9.24

PERDONACI e PERDONA, GIOELE 💔💔💔💔💔💔💔💔💔. replica e chiusura definitiva spero della polemica ai fans ( e non solo ) di fedez

i  Post  incriminati 
https://ulisse-compagnidistrada.blogspot.com/2024/09/ozieri-gioele-putzu-10-anni-muore.html
https://ulisse-compagnidistrada.blogspot.com/2024/09/la-replica-di-fedez-sul-caso-di-ozieri.html

Per  rispetto  della  famiglia  del ragazzo morto  questo sarà  dopo  i   due  precedenti    ( url  in cima  ) il mio ultimo post almeno spero   sulla polemica   del concerto  di Fedez  e  non solo    onde evitare  battibecchi irrispettosi   come   questo 

  e  simili  commenti al  post  facebook  in cui  il padre  si sfoga  con fedez  . Ma soprattutto perchè dalle semplici critiche si sta montando una campagna di odio verso Fedez che i più non solo i fans stanno  disapprovando,perché  gli si sta dando tutta la colpa  morale  .  Si  è vero si  è comportato in maniera  :  ipocrita  , cinica  ,  contraddittoria. Ha  furbesca mente   rimosso da istangram  tutti i video del concerto   fatti doo l'ipocrita  minuto di silenzio  e  poi  ha  accusato i media   con il messaggio che noi tutti sappiamo .  Ma  non è  il  solo ad  essersi comportato cosi    perchè    ci sono   : il comitato  , il  comune  ,  i negozianti    e rivenditori  ,   il  pubblico locale  e non    . Per  quelle  penali   sarà  un inchiesta  della  magistratura  a stabilire  i responsabili  . Inoltre io credo che per rispetto del povero bambino e dei genitori  dobbiamo si debba mettere fine a tutto questo tam tam,e chi deve, cerchi seriamente le cause affinché non accada mai più una tragedia simile. Adesso rispondo  ai fans  di fedez    ( e non  ) che  m'accusano  di   : <<  basta  cazzate >>  , oppure  fedez  non ha   colpa  ha lanciato un messaggio di  solidarietà     alla famiglia  ed   ha  chiesto  al pubblico un minuto  di silenzio ,  odi  fedez  , veramente  lui  era  costretto a  farlo   perchè   .,  lo  hanno  obbligato  per  questioni  di  ordine  pubblico  ,  non ha  il potere  di rifiutarsi , Non ha deciso lui che doveva cantare ,pensi che sarebbe cambiato qualcosa se ci fosse stato un cantante di tuo gradimento ? , ecc  .
Iniziamo dall'ultima accusa  io  non  odio  fedez   come  persona  in se  ma  i  suoi atteggiamenti  .
Infatti è  vero che   F   ha  chiesto un minuto di silenzio  come  si può   vedere  dal  video , lasciatomi   nel commento al mio secondo  post  ( vedere   ulr  sopra  )  riportato  prima della  correzione  su   twitter  , ripreso  in presenza  \  dal vivo   dall'utente   twitter  SilMaliSayuri10   \ Silvia Fraccari  una  fans     sfegattata   del cantante  dal commento   in  cui  riportata  il video    : << Così la smetterete di inventarvi cagate.Cuore Federico❤️  >> ma  però  è  un  video incompleto   rispetto  a quello  da me trovato e  ripreso nella modifica  del post incriminato in  rete    in quanto    sempre  nello  stesso video   dice  : <<  prima  d'iniziare  a  divertirci  . .... >>   . L’anno scorso,   come ha  ricordato   un commernto  di  mia  utente  fb   ,  all'ultimo giorno della festa patrionale     di  Tempio Pausania l organizzata dalla classe  1978  la cantante ingaggiata da tempo, la Ferreri, per il mal tempo, ha deciso di non cantare. 

Solo per via delle intemperie. Non per la morte di un bambino. Per il mal tempo. E lo ha deciso lei, non una cosa condivisa. Le persone erano già lì, che la aspettavano. Eppure nessun problema di ordine pubblico si è posto. Come mai? Perché lo ha deciso lei, imponendo la sua scelta senza neppure  presentarsi. Con una manciata di scuse fatte con dei reel successivi. Quindi quando il cantante vuole può defilarsi giusto? Pppure decidere di non esibirsi? Ecco, perché lui non lo ha fatto? Concordo che la responsabilità della morte della povera creatura non sia certo la sua, e che la pessima gestione del post tragedia non fosse imputabile solo a lui, ma in primis all’organizzazione. Ma resta il fatto che nessuno, e dico nessuno ha fatto un passo indietro. Il tutto giustificato vergognosamente con scuse tra le più pietose. L’ordine pubblico. Ma tanto il bambino non sarebbe tornato in vita. Ma Fedez perché non avrebbe dovuto cantare? Verissimo, il bambino è morto per scarso controllo e manutenzione di strutture sportive pubbliche. Ma resta innegabile che anche in conseguenza di errori umani come questi, c’è stata una collettiva indifferenza alla tragicità di quanto accaduto. Un’indifferenza nascosta, ripeto, dietro scuse pietose. L’umanità e il senso di vicinanza non richiedono necessariamente l’appartenenza alla realtà nella quale l’evento tragico si è concretizzato, ma solo la capacità di comprendere l’inopportunità di certi comportamenti a seguito di certi eventi. Ma per capirlo bisogna avere un certo livello di sensibilità, empatia, umanità e altruismo. Ciò che molti di noi hanno perso in questi ultimi decenni.

artisti  compresi    aggiungo  io  .   che  non  sa     rinunciare   al  guadagno   e  non distingue  la regola  dall'eccezione     e  non vuole rotture  di  .... le  penali   per una  rottura  di  un contratto senza contare che devi pagare il personale che lavora, nel caso che si rifaccia il concerto devo trovare un'altra data, devi riorganizzare il servizio di sicurezza, bloccare una piazza ... ecc . Infatti Lui   poteva ,  se  è come  dice   dalle  sue prese  di posizione  ( vedere  concerto   del primo maggio di qualche ano fa  )  un artista  coraggioso  ,  dire   No non lo faccio anche  a  contro  di  riuncie  economiche    ,     e  dire   al  pubblico  come  ha  annuciato  con  l'ipocrita   silenzio  di raccoglimento  ,  il concerto  è annullato  o  rinviato per  rispetto della  famiglia   . Opure   se   per  motivi   d'ordine  pubblico   ti  obbligano a   cantare  \  farlo ugualmente   , scusa  ridicola  in quanto  la  notizia  del fatto si sapeva  già  da  tre  ore   prima   e  c'era  tutto il  tempo   per  far defluire  la gente   e  convincerla   a  rinunciare    se  F   avesse   come ha ennunciato   il  minuto   di raccoglimento     gli dice   he  il concerto non si fa   per  gli stessi motivi ,   poteva evitare  la  frase   detta  all'inizio   e dire  a  pubblico    che  per  rispetto   del povero ragazzo   di comportarsi a modo evitando atteggiameti di  poco consoni   alla situazione  . Per  me     non cambia  nente  la stessa  osservazione  che   ho fatto  a  Fedez  la  faccio  se  dovesse  capoitare  che  altri canti    o gruppi  facciano la stessa  cosa   

23.12.23

Dal clima al femminismo: il buon cuore è un business Il social washing è ovunque, i marchi e gli influencer lo usano per posizionarsi, spinti dalle analisi di mercato


FACEBOOK TVBOY
Doni e selfie Un murales di tvboy apparso ieri a Milano con Chiara Ferragni che fa la carità



Gli hanno trovato un termine preciso: woke washing, che stando alla migliore delle traduzioni rintracciabili sarebbe l’usare “temi di giustizia sociale come strategia di marketing”. Da qui discende una declinazione al dettaglio quasi infinita – green washing, social washing, rainbow washing, mental health washing, curve washing, white washing, pink washing – a seconda della tematica sociale che si sceglie di appoggiare perché potrebbe avere (anche) un ritorno di immagine sui potenziali clienti.Eni, ad esempio, è accusata di greenwashing dagli ambientalisti: l’ultimo Sanremo era targettizzato (lunghi siparietti fuori dal teatro con gli striscioni inquadrati) con il marchio del suo braccio “green” Plenitude mentre l’azienda continuava a cercare e siglare accordi per l’estrazione di petrolio e gas.SU TIKTOK, invece, ha fatto molto discutere la decisione di Martina Strazzer, fondatrice del brand di gioielli “Amabile”, di uscire con una collezione dal titolo “Amore Dannoso” dedicata a “chiunque come me è stata o è vittima di violenza psicologica o fisica” a pochi giorni dal femminicidio di Giulia Cecchettin. In quel caso, dopo video di critiche, l’influencer ne ha pubblicato uno in cui annunciava che il 100% dei ricavi sarebbe stato destinato a un’associazione modenese per le donne e un altro in cui spiegava che la collezione era pensata da tempo. Tempismo sfortunato e ottimo recupero, sul filo del rischio reputazionale.Lo stesso rischio che potrebbe correre se venisse fuori il nome degli influencer che, come raccontava ieri nelle sue storie di Instagram Micol Ronchi, la sorella della ragazza scomparsa da giorni, alle richieste degli utenti di diffondere l’appello per trovare Anastasia avrebbero risposto “devo sentire il mio agente”.Le aziende, in realtà, lo chiamano “corporate activis m ” e l’accezione positiva che ha per loro spiega la reazione di chi per difendere i Ferragnez nel Pandorogate accusa altri di non fare abbastanza beneficenza solo perché non documentata. A fomentarlo, decine di analisi di mercato. Secondo Mktg, l’86% dei consumatori vuole un marketing cause-driven, cioè desidera che il brand si impegni in una causa sociale. Uno studio di Edelman dice invece che il 57% del campione si aspetta posizioni definite sulle questioni sociali di rilievo. E che i consumatori sono disposti a pagare di più per questo. Si parla però poco di trasparenza. Gli influencer, poi, come spiega anche il sito specializzato be2be, sono ormai dei marchi. “E se in passato il focus del marketing era il prodotto, oggi è il consumatore con tutte le sue emozioni, pulsioni e convinzioni... spacca gli utenti e i consumatori, ma parla a un target molto preciso, lo prende per il cuore”. Rossella Sobrero, fondatrice del Salone della Csr e dell’innovazione sociale, su Vita.it pare bocciare questa modalità. “Diventa urgente prendere le distanze da personaggi che, grazie al patrimonio di follower, rischiano di diventare punti di riferimento sui temi sociali, senza nessuna competenza”. E Ferragni non è l’unica. “Sono molti i personaggi famosi che sembrano battersi per una buona causa: in alcuni casi si tratta di esempi negativi di influactivism, parola inventata negli Stati Uniti per definire chi utilizza i social per rafforzare community numerose e sempre più attive”.ANCHE  CONSUMATORI CHIEDONO IMPEGNO, MA SERVE ANCHE TRASPARENZA perché, ormai, gli influencer sono i nuovi perfetti testimonial di tutto. A Pasqua, per dire, le uova hanno puntato su una fitta pletora di content creator come testimonial, andando oltre i tradizionali cartoon: oltre a quelle della Ferragni, ci sono state (senza sostegno a iniziative benefiche) le uova di Fedez, di Elettra Lamborghini, degli youtuber “Me contro Te” e “Le Twins”, della signora delle ricette Benedetta Rossi. Ma pure quello di Clio Makeup, questo sì sullo stesso modello Ferragni

10.12.23

Il Pd fa affari sui diritti. ? Nel mirino di "Report" lady Franceschini e Zan

 aveva ragione  il motto  che  senza    soldi    non  non si  puà dire  nè mesa  nè  bandiera  rossa   . Va bene lottare  per  i   diritti     di tutti\e   Ma  un conto  è  specularci   e  aproftittarsene   ed  speculare . E  edere  la  pagliuzza  nell'occhio  del vicino ma non la traver nel proprio   . 

 nella  mia  rassegna  stampa  e  mediatica     internettiana    leggo   aspettando   che  sia  ripresa     come  l'inchiersta  su  Casarini e  il finanziamento  della  chiesa    sui migranti   da 


 

Il Pd fa affari sui diritti. Nel mirino di "Report" lady Franceschini e Zan

di Paolo Bracalini  • 4 ora/e

Dopo una serie di inchieste su esponenti di centrodestra, Report indaga anche a sinistra. Oltre alla nuova puntata su Gasparri, stasera il programma di RaiTre si occupa degli affari del Pd. Si parla di diritti civili e parità di genere, un cavallo di battaglia del Pd di Elly Schlein. «Il servizio svelerà le attività private di due volti di primo piano del Partito Democratico: da sempre in prima fila per la difesa dei diritti civili, fuori dal Parlamento
hanno fatto di questa nobile battaglia politica un business.
 Da sempre in prima fila per la difesa dei diritti civili, fuori dal Parlamento hanno fatto di questa nobile battaglia politica un business. Il conflitto di interesse in Parlamento non ha colore politico» scrive la redazione nell'anteprima. Di chi si parla? I nomi sono due: il primo è Alessandro Zan, deputato Pd, firmatario della omonima legge sulla omotransfobia. L'altro è quello di Michela Di Biase. Deputata dem. Ma soprattutto moglie di Dario Franceschini, ex ministro in vari governi, da Renzi a Letta a Gentiloni a Conte fino a Draghi, con cui ricopriva il ruolo di ministro della Cultura.Zan è titolare della Be Proud Srl, società che organizza il Pride di Padova. Quindi Zan si batte per i diritti omosex, e poi li trasforma in business? Lady Franceschini, come risulta dalla dichiarazione patrimoniale pubblicata dalla Camera dei deputati, è invece socia al 25% di una società, la Obiettivo Cinque. La srl, si legge sul loro sito, «si impegna affinché la parità di genere sia principio fondamentale per una società inclusiva e sostenibile, dove successo economico e benessere sociale vadano di pari passo. Obiettivo Cinque supporta le imprese a promuovere e sostenere un impegno concreto per una società inclusiva». Nel portafoglio clienti grandi aziende come Novartis, Gucci, Philip Morris, Generali, Ibl Banca, Comin & partners. Proprio sul legame con quest'ultima, importante agenzia di comunicazione e pr, si concentrano Lorenzo Vendemiale e Carlo Tecce, i due autori dell'inchiesta di Report. Il link è Elena Di Giovanni, vicepresidente e Co-fondatrice di Comin & Partners (ma senza ruoli operativi). La Di Giovanni è anche co-fondatrice di Obiettivo Cinque, insieme alla Di Biase. «Obiettivo cinque è una società che abbiamo fondato in quattro donne due anni fa confermò Di Biase a Open -. Si occupa di parità di genere. Io sono una delle socie e non ho incarichi gestionali». Anche per lei i diritti delle donne sono un impegno politico, ma anche un lavoro. Report ha chiesto conto di un altro legame, in cui entra in gioco il marito, l'ex ministro Franceschini, attualmente senatore e presidente della Giunta delle elezioni. Franceschini, da ministro, ha nominato Gianluca Comin e Elena Di Giovanni (socia della Di Biase), nel Cda del Teatro dell'opera e della Galleria Nazionale di Roma. É opportuno? Risposta della Comin & Partners: «Le nomine sono avvenute molto tempo prima della nascita di Obiettivo Cinque e comportano attività a titolo gratuito». Stasera, a Report, il resto della storia.

(QUI L’ANTICIPAZIONE DI REPORT – VIDEO)

Video Player


Ma visto  la  fonte     che   riporta    l'anteprima  (  completa o parziale  , tagliuzzata  o integerle   ?  )   aspettiamo   per    scoiogliere  l'interrogativo  espresso  nel titolo   di vedere    l'intera  intera    inchiesta  di report  

19.4.22

miserie umane : Disabili fatti scendere dal treno, Trenitalia: per far posto a turisti ., Anziano aggredito e buttato in un cassonetto: ragazzi postano il video su Tik Tok

Sono troppo triste ed indignato da non riuscire a trovare nessuna parola di sdegno per commentare sifatti avvenimenti E poi per parafrasare una famosa battuta televisiva : due parole sono poche e una troppo . a voi i fatto incresciosi

 27  ragazzi disabili ed i loro accompagnatori non sono riusciti a salire sul treno che da Genova doveva riportarli a Milano, nonostante avessero anche i posti a sedere prenotati.A nulla è servito l'intervento del personale di Trenitalia e perfino della Polizia ferroviaria; i passeggeri non hanno voluto abbandonare i posti
indebitamente occupati (oltretutto segnalati con dei cartelli).
Trenitalia è stata costretta ad allestire un pullman dedicato per poter riportare i ragazzi a casa.Diritti cancellati con la forza, persone umiliate con l'arroganza e la strafottenza dell'inciviltà. Un comportamento disumano ed ingiustificabile. Lascia perplessi l'atteggiamento remissivo delle autorità presenti sul posto. Lo Stato non può permettere che i diritti vengano schiacciati dalla forza.Situazione incredibilmente vergognosa. C'è da dire la versione di Trenitalia fa pena ed è un arrampicarsi sugli specchi : << Noi abbiamo fatto il possibile, abbiamo organizzato un pullman, fornendo un kit di assistenza per mangiare e bere e per tutti ci sarà il rimborso integrale del biglietto>>, questa la versione ufficiale   delle  ferrovie  a commento di quanto avvenuto nella stazione di Genova Piazza Principe dove un gruppo di disabili ha trovato i propri posti (prenotati in anticipo) occupati da un gruppo di turisti i quali li hanno obbligati a scendere e andare a Milano in pullman. << I turisti erano tutti italiani - prosegue Trenitalia -, erano di ritorno dalle vacanze di Pasqua e avevano il regolare biglietto per quel treno, ma avrebbero potuto proseguire il viaggio restando in piedi>>. Ma l'associazione Haccade interviene sulla vicenda: <<Non è colpa di chi non si è alzato ma di chi non ha garantito il servizio".Sempe secondo La ricostruzione secondo Trenitalia - Trenitalia >>aveva riservato sulla prima vettura del treno regionale 3075 Albenga-Milano i posti necessari a far viaggiare da Genova a Milano una comitiva di persone con disabilità, 27 persone e 3 accompagnatori. Sul treno, arrivato a Genova Piazza Principe, in ritardo per un precedente atto vandalico, che aveva costretto a cambiare tipo di convoglio a Savona, sono saliti numerosi viaggiatori occupando tutti i posti, compresi quelli tenuti e rimasti fino a Genova liberi per la comitiva. A quel punto il personale di assistenza alla clientela è salito a bordo per invitare le persone a liberare quei posti. Dopo circa venti minuti, nell'impossibilità di persuadere i clienti e permettere alla comitiva di viaggiare seduta e in maniera confortevole, com'era previsto, Trenitalia ha individuato una soluzione alternativa, utilizzando un pullman". E' questa la ricostruzione di Trenitalia di quanto avvenuto nella stazione di Genova Piazza Principe, fornita dalla stessa azienda ferroviaria.
La replica dell'associazione Haccade: <<Una narrazione agghiacciante di Trenitalia" - "La responsabilità di quanto successo non è di chi non si è alzato, ma di chi non ha garantito il servizio>>: lo ha detto Giulia Boniardi, responsabile di Haccade, l'associazione con cui viaggiavano i 25 disabili che non sono riusciti a salire sul treno e sono dovuti tornare in pullman a Milano. <<Stanno mettendo le persone una contro l'altra - ha detto all'agenzia Ansa -, è una narrazione agghiacciante, il focus è la mancata tutela di un diritto, quello di viaggiare, il messaggio - sottolinea Boniardi - non è 'poveri disabili trattati male>>.
ha   ragione    Lorenzo  Tosa  : <<   [....] Ma, per quanto incredibile, la cosa più sconvolgente non è nemmeno questa. La cosa più sconvolgente è che il personale di Trenitalia e della Polfer intervenuto, invece di far alzare e sloggiare i turisti seduta stante, magari anche con una equa multa, hanno fatto scendere i 27 disabili e li hanno trasferiti su un pullman diretto in Lombardia. Oltre il danno, la beffa. La resa totale dello Stato di fronte all’inciviltà, alla legge della giungla, alla barbarie.C’è solo da augurarsi che qualcuno risponda di tutto questo. Gli incivili ma anche chi all‘inciviltà si piega (invece di perseguirla), diventandone inconsapevolmente complice.>>

il secondo    fattto  è l'Episodio di violenza in provincia di Napoli, dove un anziano è stato aggredito, sollevato e buttato in un cassonetto da un gruppo di ragazzi che, divertiti, commentano e riprendono la scena con grosse risate per poi postare il video su Tik Tok. Le forze dell’ordine stanno indagando per rintracciare la vittima e gli aggressori.
Anziano aggredito video tik tok© Fornito da Notizie.it Anziano aggredito video tik tok

Diventato in breve tempo virale sui social, il filmato mostra la comitiva circondare l’anziano, forse uscito per buttare la spazzatura, e bloccarlo mentre tenta di divincolarsi. Tra le risate di amici e amiche presenti, i ragazzi sono riusciti a sollevarlo prepotentemente e a gettarlo in un cassonetto dei rifiuti per poi allontanarsi dal luogo del misfatto. In evidenti difficoltà, l’uomo ha provato a chiedere a gesti di essere aiutato ad uscire ma i giovani hanno continuato a filmarlo divertiti prima di andarsene.
Borrelli: “Grave imbarbarimento dei costumi”
Francesco Emilio Borrelli, consigliere regionale dei Verdi, è intervenuto sulla vicenda parlando di un video vergognoso che ha già provveduto ad inviare alle autorità. “Si è raggiunta una tale sottocultura e un così grave imbarbarimento dei costumi che si fa fatica a pensare da dove cominciare per rimediare a un tale disastro sociale“, ha aggiunto. Le forze dell’ordine, acquisito il materiale, sono ora al lavoro per identificare i protagonisti della vicenda.



4.3.22

LA MIA COLPA? CHE MI HANNO VIOLENTATA Paola, messicana, economista, dormiva quando, in Qatar, un collega è entrato e l’ha stuprata. «Ho documentato tutto con le foto», racconta. E sporto denuncia. Però rischia 7 anni di carcere e 100 frustate.

  dal settimanale  oggi  


Quando venne data la notizia che sarebbe stato il Qatar a ospitare i primi Campionati del mondo di calcio in Medio Oriente, la Fifa e il Qatar presentarono un documento di 112 pagine in cui garantivano che i diritti umani sarebbero stati tutelati.




 Il Qatar, si legge, promuoverà «condizioni di lavoro e di vita dignitose» e verrà ribadito il divieto di «qualsiasi forma di discriminazione nei confronti di Paesi, persone o gruppi di persone in base a origine etnica, colore della pelle, nazionalità, origine sociale, orientamento sessuale, disabilità, lingua, religione, opinioni o qualsiasi altro status». Fatma Samoura, segretario generale della Fifa, continua a ripetere che i campionati di calcio nel novembre di quest’anno offrono «un’opportunità unica per apportare cambiamenti positivi, un’opportunità a cui né Fifa né Qatar possono e devono rinunciare».
Deve essere andato storto qualcosa se una donna messicana che lavorava all’organizzazione dei Mondiali rischia una condanna a 100 frustate e 7 anni di carcere per «sesso extraconiugale». La sua colpa? Essere stata violentata mentre era in Qatar. 

Paola Schietekat ha 28 anni, viene dal Messico ed è un’economista comportamentale che lavorava a Doha per il Supreme Committee for Delivery and Legacy. La sera del 6 giugno 2021 Schietekat dormiva nel suo appartamento. La donna racconta che un collega, che lei conosceva, si è intrufolato nella sua camera da letto e sarebbe riuscito a trascinarla a terra e violentarla, lasciandole braccia, spalle e schiena coperte di lividi. «Ho mantenuto la calma», racconta Paola Schietekat in una testimonianza a sua firma sul periodico messicano Julio Astillero, «l’ho detto a mia mamma e a una collega di lavoro e ho documentato tutto con le foto, in modo che la mia memoria, nel tentativo di proteggersi, non minimizzasse gli eventi o ne cancellasse completamente una parte». Schietekat conosce bene quella fitta di dolore e di paura, aveva 16 anni quando il suo primo ragazzo la violentò minacciando di ucciderla.

Decide di denunciare. Ottiene un certificato medico e va alla polizia con il console messicano in Qatar. Sarebbe una delle molte storie di violenza, ma il giorno stesso Schietekat viene richiamata in commissariato, tre ore di interrogatorio in cui capisce di essere passata dalla parte
dell’accusata

Le chiedono un test di verginità, vogliono controllarle il telefono per scoprire se avesse una relazione con l’aggressore che dichiarava di essere il suo fidanzato. «Tutto ruotava attorno alla relazione extraconiugale, mentre, sotto la mia abaya, la casacca che mi consigliavano di indossare per sembrare una “donna di buoni costumi”, portavo i segni, viola, quasi neri. Il mio avvocato capiva a malapena. Ho dovuto consegnare il mio telefono, sbloccato, alle autorità, se non volevo andare in galera», racconta Schietekat.



La donna, con l’aiuto del Comitato organizzatore dei Mondiali, riesce a tornare in Messico. Il tribunale, intanto, ha assolto l’aggressore perché, nonostante il referto medico, i giudici scrivono che «non c’erano telecamere che puntassero alla porta dell’appartamento, quindi non c’era modo di verificare che l’aggressione fosse avvenuta». In Qatar, del resto, la testimonianza di un uomo vale di più di quella di una donna, come avveniva da noi prima che il deputato Salvatore Morelli, dell’area riformista, scheggiasse il tetto di cristallo. Era il 1887.

Per chiudere il caso che il Qatar ha aperto contro di lei, Schietekat ha solo una soluzione: sposare il suo aggressore (anche questo accadeva da noi fino a prima del 5 settembre 1981 quando la legge 442 abolì il delitto d’onore e il matrimonio riparatore). «Senza una posizione ferma della comunità internazionale», scrive Paola Schietekat, «le leggi draconiane, retrograde e persino assurde troveranno un piccolo buco per continuare a giustificarsi, all’ombra di grandi eventi sportivi o culturali». Quando alla cerimonia in mondovisione tutto sarà festa, scomparirà la storia di Paola e degli altri diritti negati. La colpevolizzazione della vittima passa dalle istituzioni. Le donne non vogliono essere coraggiose, vogliono essere al sicuro. Chissà se alla Fifa sono d’accordo.

18.7.21

lo spettacolo deve continuare \ The Show Must Go On Sponsor e diritti, spese e rimborsi record: le Olimpiadi “a tutti i costi" del Giappone



  come  l'omonima  canzone   dei  Queen    di cui riporto sotto   .lo spettacolo deve  continuare .


  In questo caso  si parla      delle  olimpiadi giapponesi  . Ora  uno su   4 su 5   ovvero L’82% dei giapponesi è contrario alle Olimpiadi e L’imperatore Naruhito è «estremamente preoccupato» perché teme che i Giochi «possano far correre il virus». Al Villaggio degli atleti è spuntato il primo contagio. Ma Cio e governo – per ora – tirano dritto con i giochi dimezzati, senza pubblico e con molte defezioni. Come mai? Bastano pochi numeri per capirlo.   secondo  repubblica   oline  d'oggi 


Pochi vaccinati - Il Giappone ha pagato un pedaggio relativamente basso al Covid: 831mila contagi (in Italia siamo a 4,28 milioni) e poco più di 15mila morti (noi siamo a 128mila). La campagna di immunizzazione è stata però un flop. L’approvazione dei farmaci ha viaggiato al ralenti: sono stati chiesti test supplementari alle case farmaceutiche e fino al 20 maggio l’unico vaccino approvato era Pfizer-Biontech. I grandi hub vaccinali sono partiti in ritardo. Solo a metà giugno Tokyo ha raggiunto il target di un milione di iniezioni al giorno. I vaccinati con due dosi nel paese sono oggi il 20,4% (l’Italia è al 42,2%).I costi dei Giochi - I Giochi di Tokyo sono costati 15,4 miliardi di dollari, più del doppio dei 7,5 previsti nel 2013. Lo Stato ha messo 11 miliardi. Altri 3,3 miliardi arrivano da sponsor privati giapponesi (soldi da restituire in caso di cancellazione) mentre il Cio ha contribuito con 1,3 miliardi. Buona parte del denaro pubblico è già stato “spesato” nei bilanci degli anni scorsi ma lo stop all’evento creerebbe un serio problema d’immagine al governo che ha sponsorizzato i giochi. L’assenza di pubblico costringerà l’organizzazione a rimborsare – costo 850 milioni – i 4,45 milioni di biglietti venduti. E la mancanza di spettatori stranieri ha fatto saltare i 2-3 miliardi di incassi previsti grazie all’indotto turistico.Il nodo dei diritti - Le entrate per i diritti tv delle Olimpiadi sono poco più di 3,5 miliardi, di cui 1,2 pagati solo per l’esclusiva negli Usa dalla Nbc e circa 650 da Discovery per l’Europa. Questo tesoretto finisce nelle tasche del Comitato olimpico internazionale (Cio) e rappresenta il 75% delle sue entrate (il 18% arriva da sponsor). Lo stop ai Giochi farebbe ovviamente saltare l’incasso, mettendo in seria difficoltà finanziaria l’organizzazione di Losanna. Anche perché il rischio boicottaggio delle Olimpiadi Invernali del 2022 in Cina potrebbe compromettere in parte le entrate legate a quell’evento.Solidarietà a rischio - Lo stop alle Olimpiadi costituirebbe una minaccia serissima per la sopravvivenza di molti sport minori e federazioni nazionali. Il Cio ha speso nel 2020 546 milioni alla voce “solidarietà” per sostenere i comitati nazionali e gli sport che non sono in grado di autofinanziarsi. Per molti paesi piccoli queste elargizioni rappresentano la totalità delle entrate. Il Comitato olimpico britannico – per dare un’idea della gravità della situazione – ha ammesso nelle scorsa primavera che senza i soldi del Cio «sarebbe stata a rischio la sua sopravvivenza».Le polizze - La copertura assicurativa dei Giochi è limitata. E garantisce solo una minima parte dei costi totali in caso di cancellazione dell’evento. Il Cio ha una polizza da 800 milioni. L’organizzazione nipponica incasserebbe solo 650 milioni se le Olimpiadi saltassero. Hotel, compagnie aeree e ristoranti hanno stipulato assicurazioni per 2 miliardi.La politica - La decisione di tenere i Giochi a tutti i costi è una scommessa politica del premier Yoshihide Suga. La sua popolarità è ai minimi (29%)a causa delle contestazioni per la gestione della pandemia e della campagna vaccinale, partita con grande ritardo. Tokyo andrà alle elezioni anticipate in autunno e Suga spera che un Olimpiade senza troppe ripercussioni sanitarie e la rincorsa delle vaccinazioni possano rilanciare l’economia e la sua popolarità in vista delle urne. Evitando che il Partito liberal democratico – gran favorito in ogni caso – lo siluri e candidi un altro leader  al voto.


Purtroppo   senza  soldi  non si  può doir  messa  ne  cantare  bandiera  rossa  . Una società   troppo legata   al soldo  e  ale  sponsorizzazioni   , dove  sopravvive    solo chi   se  lo può permettere  .  E   sia  che li  faccia   (  vedi  le  olimpiadi   di atene  2006 )  o  che si faccia    (  vedi  tokio  2020  rinviato al  2021  )  . 


27.6.21

adesso il tormentone cancella lo scontro fra generazioni anche i cantanti stagionati e vetusti hano capito che il tormentone serve per vendere


A conferma di quel che dicevo vedere : << non darmi il  tormento  ....  che è  appena  incominciata l'estate  e  già si parla di tormenttoni   estivi .  aspettare  l'autunno   no ? >> leggete  l'articolo citasto   sotto di  republica d'oggi. Sempre      su i tormentoni si  può aggiungere    che  si  è   passato   da una       tradizione   seppur    pur  con delle  sacche  di resistenza      ed  alternativa   cantautoriale    ad  una   sempre  più  radicalizzazione  nellla  cultura  Italiana .  Radicalizzazione  passiva  già prevvista ,   con  lugimeranza , ruciando i tempi   anni   fa   da  Renzo Arbore con Nino frassica avevam  cantanto proprio a festival di San Remo     sul  finire  degli anni  80  Grazie dei fiori bis   e  poi  confermata      ed aggiornata    ad  un  ventennio    di   distanza    da  L'Italiano Medio   degli  Articolo 31 .  Infatti  , le  ultime  mie  considerazioni  prima  di lasciarvi all'articolo,   confermano   quanto  già    dicevo nel titolo del post  ,  cioè   che  adesso anche i cantanti stagionati e vetusti hanno capito che il tormentone rende un bel po' di € ed allora per rimandere siulla cresta dell'onda fanno unioni assurde ed improbabili . E come  risulta  da questa  discussione   con   un mio  contatto   facebook 






Commenti: 6

  • Protti Ines
    praticamente escono dalla naftalina e si avvinghiano al maglioncino, proprio come le camole
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    • 20 h
    • Giuseppe Scano
      Protti Ines esatto soprattutto è gente che ormai non ha più niente da dire ed anzichè ritirarsi o dedicarsi ad altro come Guccini , Fossati , e mi pare anche Concato e paolo conte continuano a produrre robaccia o cose strampalate .
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    • Protti Ines
      il ritorno delle mummie, a volte è meglio lasciare un buon ricordo, ma come mina non ce n'è, come battisti pure
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    • Giuseppe Scano
      Protti Ines aggiungo al comento precedente . che Mina ed celentano certo continuano a fare dischi per avere ancora più soldi ma lo fanno che io sappia con : 1) dignità cioè non si prestano a tali mezzucci ., 2) tentano di fare qualcosa di qualità ed a volte ci riescono ., 3) lo fanno di tanto in tanto mica ogni estate o mica ogni breve tempo
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    • Protti Ines
      mina è unica, lo fa per 
      divertimento
      , conosciuta a lugano, è una potenza!
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Ma  ora  bado    ale  ciancie     pè vediamo all'articolo 



Maestri e allievi Ora il tormentone cancella lo scontro tra generazioni
Fedez e Lauro con Berti, Emma con Bertè: il successo delle combinazioni più improbabili
                                         di Gino Castaldo



Altro che ribelli, altro che demolitori, i giovani della rivoluzione che sta scuotendo le fondamenta della musica italiana sono talmente rispettosi di zii, nonni e maestri da cercare in ogni modo di includerli nella loro irriverente ma in fondo rispettosa rivolta generazionale.



 Sono tutti lì in prima linea, Gianni Morandi, Orietta Berti, Eros Ramazzotti, Loredana Bertè e altri, poco ma sicuro, ne arriveranno presto, arruolati in fretta e furia nell’armata rumorosa dei tormentoni estivi, mai così tanti, mai così aggressivi.
Un po’ a nome di tutti, e di un rinnovato orgoglio nazional popolare, Fedez e Achille Lauro sono andati a recuperare la candida "Oriettona", non a caso anche lei presente a Sanremo 2021, praticamente l’unica, eroica e disincantata, a difendere l’opaco stendardo della tradizione, e le hanno regalato il ritornello più azzeccato e implacabile dell’estate: "hai risolto un problema, e va bene così, ma me ne rimangono mille", e come si fa a non condividere un così genuino e allegro appello cantato su un simil-terzinato che sembra pescato direttamente da un juke box di una spiaggia degli anni Sessanta?
Praticamente in contemporanea è uscita L’allegria di Morandi cantata su un pezzo che Jovanotti ha tirato fuori dal cilindro insieme all’immenso producer americano Rick Rubin, il quale ovviamente di Morandi non sospettava nemmeno l’esistenza. Jovanotti l’ha convinto, come racconta lo stesso Morandi, dicendogli: "Hai presente Johnny Cash?" ricordando il lavoro magistrale che Rubin ha realizzato sul dolente tramonto della carriera del cantante country, immaginando quello che un maestro come lui poteva avere da dire a un pubblico di giovani. Non è proprio la stessa cosa, ma del resto in America uno come Morandi non ce l’hanno, e un esempio doveva pur farlo.
La tendenza a tirare in ballo i nomi della vecchia generazione è troppo marcata per non avere significati più profondi dell’urgenza stagionale. C’è voglia di fare i conti col passato, ma c’è anche di mezzo una ripartenza che dovrebbe scrollarci di dosso la polvere di una catastrofe epocale, e allora bisogna scendere in campo tutti, e infatti c’è una gara di duetti, trii, come se il segno per superare l’isolamento forzato sia proprio la collaborazione, meglio ancora se si può contare sull’appoggio del carisma dei più vecchi.
C’è bisogno di riferimenti, di modelli, di dialogo intergenerazionale, e soprattutto con protagonisti che sono fuori dalla tradizione cantautorale che ha pesato come un macigno sul possibile rinnovamento della canzone italiana.
C’è bisogno di leggerezza, di audacia, e allora meglio rispolverare le buone vecchie cose di pessimo gusto, le icone del trash, l’euforia dei ritornelli anni Sessanta, e casomai la tragressione rock anni Settanta. Insomma meglio Califano, eroe assoluto dei giovani rapper, omaggiato già a suo tempo da Federico Zampaglione, e poi con un frammento di voce inserito in un pezzo da Don Joe, Ketama e Franco 126.
Ma se serve, tanto per ricordare precedenti illustri di questo dialogo tra generazioni, può andare bene
anche Al Bano che accettò di fare ironia su se stesso entrando con la sua voce nel video di Vieni a ballare in Puglia di Caparezza. Oppure la inossidabile Loredana Bertè, corteggiata da molti negli ultimi anni, dai Boomdabash fino al recentissimo duetto con Emma Marrone su Che sogno incredibile, e lei si concede, generosissima. Del resto è una cantante amatissima, anche dai più giovani, per essere stata a suo tempo maestra di trasgressione e vita vissuta con intensità costante.
Sul filo del traguardo oltre i quali i tormentoni non possono più chiamarsi estivi, è appena uscito il nuovo singolo di Fabio Rovazzi, La mia felicità, per raggiungere la quale ha cercato addirittura Eros Ramazzotti, in un singolare asse Milano-Roma, anche qui con la dovuta autoironia dell’ospite, dopo essere stato un pioniere di questi accostamenti con la ormai celebre Volare del 2017 che aveva già riportato Morandi sulle trincee della musica nuova.
Zii e nonni cercasi, dunque, per una rassicurante svolta corale, tutti insieme verso il nuovo, e i più ricercati sono quelli che hanno capito per primi che in Italia sta succedendo qualcosa, che le regole sono cambiate, che la canzone, o quello che ne resta, parla un nuovo linguaggio.
L’ha capito Vasco Rossi, il primo a incoraggiare i Maneskin sulla strada dell’esplosione, e saremmo pronti a scommettere su un imminente duetto. Perché no? Sarebbe una fantastica chiusura di un cerchio, e anche la conferma di qualcosa che Vasco predica da tempo, ovvero che il rock ha ancora qualcosa da dire, ma non c’è niente di meglio per dimostrarlo se non dei nuovi protagonisti spuntati dal nulla, esempio vivente di come dall’Italia si possa partire alla conquista del mondo.







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