L’“illuminazione” di poter creare opere d'arte avvenne, quasi all'improvviso, una decina d’anni fa. E la conferma che le sue sculture in vetro potessero essere di gradimento a molti si registrò sette anni fa, durante la mostra alla Galleria Europa del Palazzo municipale, in piazza Grande.
Un successo sempre più crescente anche all’estero, tanto che ora Carlo Baldessari è una vera “star” dell'arte negli Emirati Arabi, dove emiri e sceicchi si contendono le sue opere. È qui che il modenese soggiorna, dal 2015, per lunghi periodi. Ma le opere nascono nella bottega di viale Gramsci a Campogalliano, dove Baldessari struttura materiali di rifiuto (vetri e cristalli) in splendide creazioni.
Un inno agli elementi poveri, riscattati dalla loro inutilità, per avverare la conciliazione dell'arte con le cose banali della vita. «Vado nelle vetrerie industriali e nelle fornaci del territorio per recuperare pezzi di cristalli che - rivela l'artista - vengono lavorati e riutilizzati per assumere il carattere di scultura».
Ci può spiegare meglio la sua tecnica?
«In primo luogo cerco di smussare i frammenti di vetro per togliere gli angoli taglienti. Li incollo con prodotto speciale, impiegando una lampada Uva per permettere un'adesione definitiva dei vari pezzi. Alcune volte intervengo in modo quasi estemporaneo, con una libertà vigilata sui materiali. Altre volte, quando l'opera è di grandi dimensioni, creo un bozzetto prima di procedere alla realizzazione in vetro. Vetri di rifiuti di industrie, vetrate di finestre e porte, scarti di lavorazioni anche artistiche delle botteghe di Murano, pezzi di vetri di auto in demolizione, di mosaici con foglia oro. Negli ultimi tempi impiego anche altri materiali, come acciaio arrugginito di guardrail da inglobare nel vetro, marmi per basamenti...».
Quale idea sostiene l'immagine?
«Mi piace conferire nuova vita ai materiali in disuso, ispirandomi a forme della natura. Ma l'immagine è anche di pura immaginazione. Vive di emozionalità anche attraverso la fonte luminosa interna che esalta gli elementi che la compongono».
Si considera artista o artigiano?
«Penso che i due aspetti non possono essere scissi. Certamente non sono un accademico, anche perché non ho studiato presso una scuola d'arte. Sono artigiano perché lavoro con le mani e si fa fatica. E in questo operare mi sono state di grande aiuto le abilità e la meticolosità acquisite in 30 anni di attività di odontotecnico a Modena. Ma mi sento artista perché l'opera è frutto del mio estro, della mia fantasia, dei miei sentimenti, delle mie riflessioni e si configura come autentica scultura. Ogni scultura è accompagnata da una poesia che riflette il significato della creazione artistica, con rimandi ad aspetti della vita e della cultura del collezionista cui essa è destinata».
Le piace dare dei titoli alle opere?
«“Ventaglio” è il titolo che ricorre più volte, perché capace di accogliere le forme, in senso astratto, del mare, delle onde, del fuoco e di altri elementi della vita. La figurazione sconfina spesso nell'astrazione, anche se il riferimento è spesso reale, concreto (palazzo, città...)».
Quando si è accorto di poter procedere sulla strada dell'arte?
«Con l'esposizione personale, nel 2010, alla Galleria Europa. Straordinario l'apprezzamento dei visitatori. Il nuovo lavoro mi ha cambiato completamente la vita».
Chi sono i suoi clienti?
«Gente comune che acquista durante le mie mostre o sul sito internet. Inoltre collaboro con la Pagani Automobili: per i clienti di Horacio Pagani creo sculture personalizzate, in cui inserisco pezzi in alluminio delle vetture. Tra i miei ammiratori anche Gina Lollobrigida, Clarissa Burt e Carolina Costner che hanno ricevuto, due anni fa, una mia opera in occasione, a Formigine, della festa di “Profilo Donna” per cui ho realizzato il premio da assegnare alle dieci prescelte».
Si dice che lei abbia molta fortuna all'estero...
«È vero. In Austria, Germania, Francia, Messico, Stati Uniti. Ma, in particolare, da tre anni, negli Emirati Arabi, con residenza, per sei mesi l'anno a Dubai e Abu Dhabi. Ci sono arrivato quasi timidamente. Una mia amica milanese, Greta Canevese, titolare dell'azienda di poltrone e divani “Antidiva” ha proposto, nel 2014, le mie opere a Dubai, mettendomi anche in contatto con gli acquirenti. Nel 2016 ho fatto una mostra ad Abu Dhabi e ho conosciuto persone importanti, come lo sceicco Al Nahyan, membro della famiglia reale e ministro della cultura e sviluppo, che si è innamorato del mio lavoro e mi ha voluto per il mese del Ramadam a Palazzo. Da qui nuovi rapporti di cordialità e stima con emiri e sceicchi, il califfo Bin Butti, che mi chiedono sculture per residence, hotel, società finanziarie e industriali».
Si trova bene negli Emirati?
«È una cultura che mi affascina. Da un anno e mezzo sono impegnato in tanti lavori. Sono orgoglioso di essere italiano: immensa è la stima di cui gode all'estero il “Made in Italy”».
E i suoi progetti?
«È probabile che apra un mio laboratorio a Abu Dhabi, dove poter tenere anche dei corsi. L'idea piace molto alla autorità del luogo