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31.7.22

Se vogliamo che aumenti la consapevolezza, deve cambiare la narrazione delle violenze stradali.

in  sottofondo  \  colonna  sonora
Canzone per un'amica (nota anche come In morte di S.F.)     


  Grazie   della segnalazione al gruppo sulle  vittime della strada     Giustizia per Davide Marasco curato 
immagine simbolo 
dalla madre,  Maria  Grazia Carta  ,  ne  ho racconto    su  questo  blog  la  sua  storia e   lo pure  intervistata.Concordo   con  il post  riporto  sotto  perchè  si è passati  da  un ecesso    opposto     dal  silenzio  \  tabu   vedere  la   censura e le pressioni  da   parte di  quello  che   all'epoca  si chama  L'ANAS,  che  fece pressioni per evitare una cattiva pubblicità in tema di sicurezza stradale.    che dovette subire Guccini per Canzone per un'amica (nota anche come In morte di S.F.) . Adesso è ora di cambiare   la narrazione di tali   eventi .

P.s 
lo  so    che mi  contraddico    visto che  metto  tale     canzon e come   colonna  sonora  del post  ,  ma  non  ne  trovo  altre   che parlino    in maniera  poetica   , psiclogica  e   non banale  ( o  quasi   )     di  tali eventi  
  


Una narrazione sbagliata «Cambiare il racconto delle violenze stradali per cambiare cultura»

Caro direttore, «Sara, vittima di una strada maledetta»; «morta travolta da un’auto»; «il conducente ha affermato di essere rimasto abbagliato dal sole»; «una ragazza è stata investita sulla Grevigiana prima delle 20»; «stavolta ha incontrato un destino crudele e ingiusto» sono alcune delle parole usate dai giornali per raccontare lo scontro che ha ucciso Sara Bartoli, meravigliosa ragazza di 30 anni che stava allenandosi correndo lungo la Grevigiana. Parole che fanno parte di una narrazione sbagliata in essere ormai da tempo con grande coerenza in molti media quando si parla di violenza stradale, che ha delle caratteristiche ben precise e delineate:

1) si deresponsabilizza il guidatore umanizzando il mezzo e quindi Sara è morta perché un’auto l’ha travolta. Chi guidava l’auto è nel retro-pensiero;

2) si giustifica il guidatore. L’abbagliamento è uno degli argomenti più usati, come se fosse un qualcosa di imprevedibile, occasionale. Intorno alle 20 in quella posizione, in questo periodo dell’anno la situazione con quella posizione del sole si ripeterà per settimane. Come fa a essere una giustificazione? Sarebbe come dire ho buttato un fiammifero ma sono rimasto sorpreso che il bosco fosse secco in questo periodo;

3) la colpa è di altre cose inerti, come la strada, questo agglomerato di asfalto che probabilmente è lì da secoli e che, per il suo essere senza movimento è comunque maledetto;

4) l’assenza di arbitrio; nessuno poteva fare qualcosa di diverso per evitare che una giovane vita fosse cancellata dalla terra. È stato il destino crudele e ingiusto. Da questa lettura nasce anche la parola usata per descrivere questi scontri mortali: incidente, che nella sua etimologia implica l’avvenimento di un evento per caso senza responsabilità degli attori;

5) la colpa delle vittime nascosta nell’uso intenso del passivo. Si scrive Sara è stata investita invece che scrivere un automobilista ha investito Sara. Da oggetto passivo di uno scontro, il pedone diventa spesso soggetto di una frase a costruzione passiva, come se il suo ruolo fosse quello più importante. Non a caso gli inglesi chiamano il passivo the exonerative tense.

Non sappiamo come sono andate le cose ma questa narrazione non ci aiuta certo a lavorare perché altri giovani non vengano uccisi sulla strada. La strada, il sole, il destino non c’entrano niente nella morte di Sara. C’entrano solo i comportamenti di chi guidava l’auto e quelli di Sara. Studiarli, capirli e raccontarli in maniera giusta può solo servire a cambiare una cultura della mobilità che uccide soprattutto gli utenti vulnerabili, che hanno il diritto di usare la strada come e forse di più delle auto. Perché la strada è di tutti. E tutti abbiamo il diritto di usarla senza perdere la vita.

*associazione Lorenzo Guarnieri Onlus

10.6.21

Maria Grazia Carta, sopravvivendo al dolore che conosce solo una madre alla quale muore un figlio in un OMICIDIO STRADALE , è riuscita a rendere questa terribile esperienza sorgente di nuova vita. educando i bambini delle scuole all'educazione stradale

N.b
Per  chi leggesse   di questa  storia    può  o  andare  in archivio   visto    che ne   abbiamo  parlato  precedentemente  ma se   non avete  voglia  o tempo  trovate il racconto (  e non solo )   qui sotto in questo video   



oppure         qui     dalla  nuova Sardegna del  10\6\2021


N.b 2
le  foto   salvo la  1  centrale  presa dall'articolo sotto  citato   , aono prese dalla pagina  fb  di Maria Grazia 


Ora la madre Maria Grazia Carta, sopravvivendo al dolore che conosce solo un  familiare   alla quale muore un figlio, è riuscita a rendere questa terribile esperienza sorgente di nuova vita. Ed ha  incanalato il suo dolore  non nell'odio e nella vendetta (  e sta ancora lottando  visto che attende  la sentenza  , ormai  vicina    della cassazione  ,  vedere   secondo articolo sotto  )  ma in programmi  di prevenzione   nellle  scuole  .Infatti dopo la morte del figlio ha deciso di portare la sua esperienza nelle scuole. Parla ai ragazzi Maria Grazia, ai loro genitori, agli insegnanti e alle istituzioni che lei stessa giudica 
locandina  della  sua iniziativa  

giustamente   assenti.
E proprio nelle scuole, ai bambini e ai ragazzi che chiama “semi”, la signora Carta parla di sicurezza stradale, di rispetto della legge, di amore per la vita; lo fa per ricordare Davide e per evitare che ci siano altre famiglie colpite da tragedie come la sua .
 << [...]Sono sarda e come tale tenace e sin dall’inizio, dal momento in cui ho saputo che mio figlio è stato ammazzato, ho giurato che avrei fatto prima la battaglia giudiziaria e poi ho voluto fare qualcosa di buono per il futuro, per le giovani vite ma anche per chi è sordo e non vuole ascoltare.
Sto portando un messaggio all’interno delle scuole perché serva a scuotere le coscienze di tutte quelle istituzioni che non si fanno carico di quella che è la sicurezza stradale.
Oggi più che mai si muore sulle strade tra l’incuria istituzionale, ma io ho fatto un giuramento a Davide  perché quello che gli è successo non capitasse più.La vita è bella, è una sola e rivolgo un appello: non ammazzatevi e non ammazzate: salite in macchina consapevoli che anche un solo bicchiere di birra o di vino vi può togliere la lucidità >> ( da https://www.castedduonline.it/automobilista-educazione-stradale/ 


«Davide travolto da un ubriaco
ora insegno le regole ai bimbi»

di Silvia Sanna

SASSARI
In fila tra i percorsi tracciati nel cortile, attenti a rispettare la segnaletica e le distanze con le loro macchinine di cartone. Poi alla domanda "cosa si indossa appena si entra in auto?" rispondono in coro "il cervello", perché è la testa l'elemento più importante, ancora più della cintura di sicurezza. Hanno dai 3 ai 13 anni, sono gli scolari di un istituto comprensivo di Roma, quartiere Tor Bella Monaca:





 tutti gli alunni, dall'infanzia alla secondaria di primo grado, conoscono l'insegnante Maria Grazia Carta, maestra quest'anno della prima elementare. Nuorese di 59 anni, da 26 vive a Roma: è la mamma di Davide Marasco, investito e ucciso due anni fa - il 27 maggio del 2019 - da un automobilista ubriaco mentre in sella al suo scooter, di notte, andava a lavorare nel panificio. Da quando Davide non c'è più la mamma Maria Grazia non si è fermata nel portare avanti la sua duplice battaglia: ottenere giustizia per la morte del figlio

ed evitare altre croci come la sua. «Educare i bambini e gli adolescenti è fondamentale: imparano presto le regole e le insegnano ai genitori, agli adulti che usano l'auto ogni giorno - spiega Maria Grazia - e troppo spesso si dimenticano che al volante bisogna essere lucidi: niente distrazioni, come il telefono cellulare, e niente alcol. Se la persona che ha travolto Davide avesse usato la testa, mio figlio sarebbe ancora qui con noi, con la sua famiglia, con il suo bambino». E proprio ai bambini, "i semi" come li chiama Maria Grazia Carta, si rivolge la campagna di educazione stradale che tante scuole, sull'esempio di quella in cui lei insegna, vogliono inserire nel Ptof, il Piano triennale dell'offerta formativa. «Io ci sono, l'ho promesso il giorno in cui è morto mio figlio: voglio impegnarmi perché altre madri non debbano piangere come me».Lezione speciale. Il progetto si chiama "Una scuola sulla buona strada" e punta a diffondere «la cultura del rispetto e della legalità tra i bambini e i ragazzi - spiega Maria Grazia Carta - per veicolare il messaggio anche gli adulti. I piccoli sono gli automobilisti di domani e devono crescere con la consapevolezza che un'auto può trasformarsi in un'arma potenzialmente pericolosissima per se stessi e per gli altri. Abbiamo insegnato ai bambini che non ci si può mettere al volante dopo avere bevuto alcolici o assunto droghe, e che è vietato telefonare o mandare messaggi. Loro hanno capito e lo ricorderanno a qualche genitore distratto». L'iniziativa ideata da Maria
Grazia, presidente dell'associazione sportiva e culturale Davide Marasco, è stata accolta con entusiasmo dalla scuola in cui lei insegna, l'Istituto comprensivo Via Acquaroni, e tutti gli alunni hanno partecipato con elaborati e prove pratiche «sulla base delle diverse fasce d'età». Il 27 maggio, giorno del secondo anniversario dell'incidente in cui Davide perse la vita, i piccolini hanno letto i temi e i pensieri dedicati a lui e a tutte le vittime della strada, hanno piantato alberi, illustrato le regole imparate alla perfezione. «Sono stati bravissimi, alunni, colleghi e dirigenti hanno dimostrato da subito una sensibilità straordinaria. Avere loro accanto mi ha aiutato ad affrontare il momento più doloroso della mia vita, in cui mi sono sentita abbandonata dalle istituzioni. Invece la scuola è presente e dimostra ancora una volta di essere capace di grandi cose, arrivando a sensibilizzare su temi cruciali come la sicurezza stradale sui quali lo Stato invece è assente. Non c'è infatti alcuna campagna di educazione, non si fa abbastanza per fare capire che chi guida deve essere lucido, perché bere anche un solo bicchiere di birra può rivelarsi fatale».I testimonial. Accanto a Maria Grazia, in alcune iniziative nelle scuole, c'è Omar Bortolacelli: è anche lui una vittima della strada, sopravvissuto a un incidente che gli ha lasciato una infermità gravissima. Operatore del 118, aveva 27 anni quando l'ambulanza su cui viaggiava si schiantò: un colpo di sonno del collega alla guida e l'esistenza di Omar cambiò per sempre. «Gli avevano dato poche ore di vita - dice Maria Grazia - invece è sopravvissuto. Ha perso l'uso delle gambe ma nonostante questo non si è mai arreso: è diventato un campione di motociclismo, fa immersione subacque ed equitazione. E continua ad aiutare gli altri, come operatore del
118, sempre con il sorriso. Dice che lo sport lo ha salvato e per i ragazzi è un ottimo esempio di coraggio e determinazione. Sono fiera che mi accompagni in questo viaggio, perché so che Davide ne sarebbe felice».Il futuro. Maria Grazia Carta ha lasciato la Sardegna molti anni fa «ma l'isola resta casa mia, sono sarda e tenace come tutte le donne sarde. Non ci pieghiamo mai e andiamo avanti a testa alta, come diceva Grazia Deledda. Nuoro è la mia città, il luogo del cuore. Lì ho le amicizie più care e i ricordi più belli. Anche Davide, che era nato a Sassari, amava tanto Nuoro: era tifoso della Nuorese, la squadra gli ha dedicato gol e striscioni bellissimi. Saremmo tornati insieme d'estate. Invece ci andrò da sola o con gli altri miei figli. E mi piacerebbe ricordare Davide anche lì, portare la testimonianza di una madre che ha perso un figlio per colpa del comportamento insensato di un'altra persona: solo così riesco a dare un senso alla mia vita e ad aiutare altri a salvare la propria».

26.5.21

TOR BELLA MONACA / VIA ACQUARONI L’istituto di via Acquaroni ricorda Davide Marasco nella settimana dell’eduzione stradale L’iniziativa, fortemente voluta da mamma Maria Grazia Carta, si svolgerà nel giorno del secondo anniversario di scomparsa

 


Di  cosa  stiamo  parlando  
oltre   gli articoli del blog  , cercateli   nell'archivio , potete leggere  e sentire  l'intervista  alla  madre  qui  https://www.castedduonline.it/automobilista-educazione-stradale/


Anna Grazia Concilio

RomaToday

24 maggio 2021 18:24

“Non c’è un modo migliore per ricordare Davide se non quello di dedicare un’intera giornata alla sicurezza stradale perché la scuola continua, seppure con pochi mezzi a disposizione, a dare il massimo e a sostituirsi alla politica”. Queste sono le parole di Maria Grazia Carta, mamma di Davide Marasco ucciso da un pirata della strada all’alba del 27 maggio del 2019: è lei la promotrice dell’evento “Una scuola sulla buona strada”, fissato in calendario nel giorno in cui ricorre l’anniversario della morte di suo figlio.

Maria Grazia Carta e Davide Marasco


Sono trascorsi due anni da quando Naim Xhumari, cittadino di origini albanesi, ubriaco al volante, ha investito e ucciso Davide Marasco, di 31 anni, dopo aver imboccato contromano la via Casilina, all’altezza del quartiere Torre Maura. Da quel giorno, mamma Maria Grazia ha avviato una lunga battaglia, non solo legale ma anche sociale: già perché per la donna, insegnante presso la scuola di via Acquaroni a Tor Bella Monaca, della morte di Davide sono tanti i responsabili, in primis le istituzioni: è necessario fare prevenzione e sottrarre i territori al degrado affinché simili tragedie non si ripetano più.Raccogliendo la disponibilità della dirigenza e dei colleghi, Maria Grazia ha organizzato un’intera giornata dedicata a giochi, workshop, testimonianze e incontri nell’ambito della ‘settimana dell’educazione stradale’. “Saranno coinvolti tutti i bambini e i ragazzi dell’istituto comprensivo, in base all’età verranno riservate specifiche iniziative – ha concluso – L’impegno è massimo affinché queste morti non avvengano mai più”.

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Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...