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24.5.14

non c'è lavoro ? me lo creo e m'arrangio ed allo stesso tempo aiuto l'ambiente e gli altri . gli aggiustatutto e il caso del " codista " Giovanni Cafaro



In tempo di crisi  e  di calo dei consumi  alimentari  e   e  aumento di auto produzioni    sta prendendo  ( anzi riprendendo  )  quota  il fai da te    e  i riuso e  l'auto riparazione   d'oggetti e  quindi la figura    degli aggiustatutto  e  di   chi fa la  fila  al posto tuo  ,  o  quella  (poco ci manca   ) del  rimpiazzo  raccontata  nel  film  ( locandna  a sinistra  )  L'intrepido  di  Gianni Amelio con Albanese 
Infatti   Se fino a qualche tempo fa  -- come dice la  pagina  buone notizie di  msn.com  da  cui  ho preso sian uisto articolo  sia  la storia    che racconto  sotto  --  quando ancora non c'era la crisi economica, quando in casa si rimpeva qualcosa correvamo a comprare il nuovo modello, ora tutti sono più attenti a quanto si spende e cercano alternative meno dispendiose rispetto all'acquisto.
Ugo Vallauri e Janet Gunter, sono i nomi di due persone che hanno dato vita ad un progetto "furbo" e molto interessante: il "Restart Project".  Sulle orme dei "Repair Café" di Amsterdam o dei "Fixers Collective" di Brooklyn, organizzano infatti a Londra dei "Restart Party": non sono altro che dei corsi itineranti a cadenza mensile dove si insegna gratuitamente a riparare il proprio gadget elettronico o elettrodomestico rotto.
C'è chi arriva lamentandosi della lentezza del proprio portatile per poi scoprire che basta aumentarne la memoria o chi si presenta con un rasoio elettrico malfunzionante e, con l'aiuto dei volontari e di qualche tutorial pescato su Internet, riesce a farlo operare nuovamente. Con un po' di pazienza e di fortuna, alla fine si trova una soluzione all'80 percento dei problemi. E senza spendere un centesimo. "L'idea - spiega Vallauri, trapiantato a Londra da Bra - mi è venuta dopo la mia collaborazione in Africa con la organizzazione non governativa britannica Computer Aid. In Kenya ho imparato approcci meno spreconi dei nostri. Lì non ci si sbarazza facilmente di qualcosa che può essere riparato. Si aggiusta tutto. Mentre noi spesso compriamo oggetti non dettati dalla necessità, ma dalla pigrizia e dalla mancanza delle conoscenze necessarie per la manutenzione di quelli che abbiamo già. Il nostro obiettivo non è offrire delle riparazioni gratuite, ma sconfiggere l'obsolescenza programmata e recuperare la manualità in una società esasperata dal consumismo".
IL primo Restart Party si è tenuto alcuni mesi fa ed è stato subito un successo. "Sin dall'inizio abbiamo raccolto l'interesse - continua Vallauri - non solo di chi spesso è frustrato dalla macchinosa e scoraggiante burocrazia delle garanzie previste dalle aziende produttrici, ma anche di chi vuole mettere la propria manualità e il proprio saper fare al servizio degli altri". E il prossimo passo dell'organizzazione sarà proprio creare sul sito therestartproject.org una rete che metta in contatto chi cerca servizi con chi li offre: appassionati di riparazioni, sviluppatori di software, etc.
Complice la crisi economica, la cultura della riparazione sta soppiantando quella dell'usa e getta anche Oltremanica. In Olanda gli antesignani Repair Cafe sono oramai una trentina e hanno persino ricevuto una sovvenzione governativa di quasi mezzo milione di euro.
Gli australiani imparano a recuperare i loro gioielli agli incontri mensili organizzati da "The Tresaury" a Melbourne o ad aggiustare e reinventare i loro oggetti al Bower Reuse and Repair Centre di Sidney. Mentre a New York i Fixers Collective si incontrano una volta a mese.
Anche in Italia, dove ogni anno vengono prodotti un milione e mezzo di tonnellate di rifiuti elettronici, non mancano iniziative simili. Come la PcOfficina che organizza incontri settimanali a Milano dove, sul modello della ciclofficina, si riparano computer tra una birra e una chiacchiera. O come l'Oratorio digitale lanciato dall'associazione Ohibò che insegna ai ragazzi sopra gli 11 anni ad allungare la vita del cellulare o del lettore mp3 che già possiedono invece di inseguire le pubblicità dell'ultimo modello. La riparazione insomma è diventata un vero e proprio movimento. Perché fa bene all'ambiente e al portafoglio.

la seconda storia invece invece è quella di Giovanni Cafaro  umo che il lavoro se l'è inventato

Non trovi lavoro? Inventane uno come Giovanni Cafaro

Disoccupato salernitano e creativo è diventato il primo codista italiano. "La tua coda allo sportello? Da oggi la faccio io". Un buon esempio per combattere la crisi


"Basta poco, una semplice intuizione e puoi inventarti un lavoro". Giovanni Cafaro è partito da questo concetto e dadisoccupato ha ideato una professione e sconfitto la crisi: oggi è il primo codista italiano e la sua storia ha ridatosperanza ed è divenatata un esempio per molti.
"Un giorno ero in fila in un ufficio postale - racconta il salernitano - e mi si è accesa una lampadina: una persona che fa la coda per gli altri, per chi non ha tempo o voglia di farla, può essere un servizio utile da offrire quotidianamente".
Tutto è iniziato quando Giovanni Cafaro è tornato a casa. Realizzati dei volantini li ha distribuiti nella città di Milanoe ha così trovato i primi clienti.'Dopo la laurea, un master alla Bocconi e undici anni di esperienza nell'area marketing e comunicazione ero rimasto senza lavoro perché l'azienda dove lavoravo si è trasferita all'estero' ha raccontato Giovanni Cafaro.'Ho iniziato a inviare centinaia di curriculum ma

23.5.13

come sopravvivere alla crisi 2 puntata Il ritorno all'economia del baratto


Un tempo beni effimeri, oggi linfa economica. Da qui nascono gli Swap party, ovvero feste del baratto dello scambio. Come quelli organizzati non solo a Manhattan dove sono nati, ma anche in Italia. Più che una moda, ormai, una necessità come racconta Ilaria Aquili che già da qualche anno ne organizza nella Capitale uno ogni tre domeniche aprendo, ora, anche a giornate dedicate esclusivamente ai più piccoli grazie al riciclo dei giocattoli. Abiti, scarpe, accessori ma non solo: un modo comodo di riciclare e rifarsi un armadio. E in tempi di crisi a finire nei mercatini dello scambio o in una dei tanti party creati ad hoc non sono solo più gli abiti ma anche telefonini, piccoli elettrodomestici.
Non mancano, ora, neppure i gruppi su Facebook: piccole mecche virtuali della moda utili quanto, in alcuni casi, esclusivi dove una borsa un tempo tanto amata può essere utile per accaparrarsi un pantalone sospira a lungo.
Per chi vuole, poi, sempre online non mancano i consigli su come metterne in piedi uno grazie a dieci mosse  -  vincenti ovviamente.
Ma il riutilizzo travalica il confine del privato e sbarca anche nei negozi. Tanto che anche una notissima catena internazionale di abiti low cost da febbraio lancia un nuova iniziativa: portando i propri abiti usati, qualsiasi tipo, si riceverà in cambio un voucher per un nuovo acquisto. T-shirt, pantaloni, gonne e giacche che fine faranno? O saranno riadattati e riutilizzati oppure distrutti e utilizzati come energia: semplice quanto comodo ed ecologicamente corretto.

 Un altra  soluzione  proposta  da repubblica  , che  è  vecchia  come il cucco  ( infatti  nei tag  ho messo  riscoperte e io  l'ho sempre praticata  e conosciuta    da piccolo  ,  io  e mio  fratello ci scambiavamo   e lo facciamo    , anche se  di rado  tutt'ora  , gli abiti    )  è quella  di





Moneta addio: riciclo e baratto        per vestirsi risparmiando


Incontri in casa e mercatini dove i beni si cambiano e non si comprano. La crisi diventa anche l'occasione per imparare a cucire. E un apassione può diventare anche una professione
Una vecchia maglietta può essere tagliata, cucita e trasformata in qualche cosa di nuovo. In tempi di crisi giacche o gonne che da tempo rimangono nascoste nell'armadio, diventano una risorsa preziosa. Si punta al riciclo e saper usare ago e filo è sempre più utile. Ma per risparmiare, quando i soldi per lo shopping non ci sono più, ci sono anche mercatini del baratto, discount o siti dove acquistare capi firmati a prezzi interessanti. Con la recessione le abitudini cambiano e si ricorre anche allo scambio per 'fare compere senza spendere nulla'. Nei mercati del baratto non servono soldi per tornare a casa con buste piene. Per conquistare un capo di abbigliamento basta portare vestiti da casa o offrire in cambio servizi, come ad esempio, qualche ora di baby-sitting, un corso di ballo o di inglese. E ora anche alcune grandi catene di abbigliamento low cost incominciano a puntare sul riciclo. Consegnando gli indumenti usati nei punti vendita della catena si ricevono in cambio buoni acquisto.
SenzaMoneta è un mercato dello scambio. La persone si incontrano per scambiarsi cose o servizi - spiega Filippo Dionisio presidente ManaManà - Le persone portano vestiti, magari dimenticati nell'armadio, che devono essere in ottimo stato. Si trova di tutto: cappotti, giacconi, pullover e abiti da donna. Ci sono anche capi di intimo e naturalmente l'abbigliamento per bambini. C'è un'unica regola: tutto è a costo zero".
Qualcuno organizza incontri in casa e ripropone il modello americano degliswap party, incontri dove le signore si scambiano cappotti, borse o sciarpe. Ma gli abiti che si trovano nei guardaroba e non usiamo da tempo possono essere anche trasformati e riadattati per diventare 'qualche cosa di nuovo'. La tendenza è quella del riciclo. Esistono corsi per imparare i trucchi del mestiere e creare qualche cosa di nuovo senza spesa. "Durante le lezioni ogni partecipante realizza un progetto sartoriale, utilizzando abiti e stoffe che porta da casa - spiega Francesca Patania sarta-stilista della cooperativa Occhio del Riciclone, a Roma - Si può risparmiare molto. Imparare a cucire, per riparare e trasformare gli abiti vuol dire restituire valore ad un capo che lo ha perso, sottraendolo al ciclo dei rifiuti".
Ma quanto può risparmiare una famiglia che sceglie di usare abiti riciclati? "La differenza tra acquistare capi usati o nuovi è notevole il rapporto è di uno a dieci . Questa è la ragione per cui sempre più persone sia avvicinano all'acquisto di questi capi, in particolare in questo momento di crisi, sempre più spesso si vedono nei mercatini banchi che li propongono oltre gli storici luoghi con e porta Portese a Roma" - spiega Edoardo Amerini, presidente del Conau, consorzio abiti e accessori usati.
Su Youtube si moltiplicano i video con 'corsi di riciclo', ma esistono anche molti blog con 'i trucchi del mestiere'. "Sul mio blog Pane amore e creatività pubblico le istruzioni delle cose che creo. Riciclo i miei indumenti: li taglio, li modello e aggiungo un pizzico della mia creatività. Così da vecchie magliette possono nascere pantaloncini, canottiere e anche dei giochi", spiega Linda Pareschi di www. paneamoreecreativita. it
Per affrontare la crisi molte persone imparano a realizzare quello che vogliono indossare. E per qualcuno una soluzione per risparmiare o seguire una passione, diventa quasi una professione. "Ho incominciato a fare la pantofola fai da te Flap per realizzare i regali di Natale ai miei amici con un materiale che mi piaceva molto, il feltro - spiega Francesca Macchi, 30 anni - Terminato il lavoro ero molto soddisfatta del mio prodotto e ho deciso di venderlo in conto vendita in un negozio della mia città, Gallarate. Su internet ne ho vendute 100 pezzi. E le cose sono andate molto bene. Poi ho vinto un premio in un concorso di design della Camera di Commercio di Milano. In seguito ho fatto anche altre cose decorazioni natalizie, un porta cellulare e una giostrina per la culla ancora in feltro".
In tempi di crisi anche i discount dell'abbigliamento possono essere una meta troppo costosa per molte famiglie. Abbandonati i pomeriggi di shopping quasi compulsivo per centri commerciali o le vie del centro, si pensa sempre di più a cosa comprare. Il tempo diventa un alleato per soppesare ogni acquisto, comprare di meno, senza portare a casa vestiti o accessori inutili. Molti vanno a caccia di sconti anche sul web: si moltiplicano i siti per comprare fondi di magazzino o partecipare a gruppi d'acquisto. Conta sempre di più il passa parola e fra le amiche appassionate di moda si distribuiscono consigli utili.
Ma a volte, per risparmiare, basta semplicemente riorganizzare il proprio guardaroba. "Si parte da quello che c'è nell'armadio, un patrimonio ricchissimo che spesso viene sottovalutato. La maggior parte delle donne potrebbe comprare meno e risparmiare, se solo conoscesse meglio quello che ha già accumulato negli anni. Un maglione di cachemire che 10 anni fa non ci piaceva perché ci faceva sembrare più vecchie, magari oggi è proprio quello che ci serve per andare in ufficio. Un vestito da sera della nonna, che avevamo usato un anno a Carnevale, con pochi accorgimenti potrebbe diventare un abito elegantissimo", spiega Sara Pupillo autrice, insieme a Sabrina Beretta del libro del libro Chic low cost (Aliberti editore).
"Importante anche selezionare capi di qualità - aggiunge Sabrina Beretta - . I tessuti che garantiscono una buona resistenza nel tempo sono quelli naturali come la lana e la seta. Nella lunga distanza il risparmio in famiglia si vede: i capi vivono a lungo e possono passare da una persona all'altra".
L'articolo dell'inchiesta di repubblica   dimentica  che  un altro   tipo di baratto  ( secondo  alcuni )   o d'auto aiuto  (  secondo altri  , vedi la prima puntata  )  è  quello della banca del tempo  cioè La Banca del Tempo (abbreviato, BdT) è un tipo di associazione che si basa sullo scambio gratuito di "tempo".
per   chi volesse saperne  di più   ecco dal linlk sopracitato alcuni url  

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