“I femminismi di fronte alla cultura woke”, Roma, Sabato 8 marzo dalle 10.00 alle 18.00, Fondazione Einaudi via della Conciliazione,10. Con Lucetta Scaraffia ci siamo incontrate e ci siamo chieste se fosse ancora possibile nel nostro paese ragionare su come la cultura woke, ma soprattutto l’estremismo woke, ha minato i principi fondamentali del femminismo, e su come la sua estremizzazione stia mettendo a repentaglio alcune delle conquiste delle donne.
Ne abbiamo parlato con la Fondazione Einaudi, che, grazie al grande spirito liberale, ha accettato di ospitarci e di organizzarlo. Di questo ringraziamo di cuore il Presidente e tutto lo staff. Abbiamo deciso la data dell’otto marzo, perché in una giornata piena di retorica, ci sembrava giusto andare oltre le passerelle e cercare di esaminare ciò che sta accadendo nel mondo occidentale da molti anni, approfondendo alcuni temi, insieme ad autorevoli studiose e studiosi.
Con Silvia Niccolai affronteremo il tema della strumentalizzazione del diritto; Adriana Cavarero parlerà di maternità, tra parto aborto e gravidanza per altri; Olivia Guaraldo farà un quadro dei diversi femminismi contemporanei e della distanza tra loro; Luca Ricolfi, ci dirà se il patriarcato esiste ancora; Edoardo Albinati rifletterà sulla violenza maschile; Claudia Mancina ragionerà intorno al femminismo che si volta dall’altra parte di fronte alle donne ebree e il sette ottobre; Fabrizia Giuliani affronterà la tematica legata ai cambiamenti del linguaggio.Lucetta Scaraffia ed io, ci conosciamo da anni, siamo due donne molto diverse, abbiamo avuto percorsi diversi, ma il fatto che entrambe abbiamo sentito l’esigenza di confortarci insieme, è una cosa insolita in un tempo in cui rispetto ai diritti civili e i diritti delle donne incredibilmente, più si rivendica la “diversità” più nello stesso tempo si tendono a cancellare punti di vista diversi, si tende a mettere a tacere il dissenso. Si tende a soffocarlo in modo tutt’altro che democratico, tutt’altro che inclusivo. Sembra paradossale ma è così.Molte donne e molte persone LGBT, molte persone progressiste in questi anni, seppur dissentendo sulle modalità di alcune battaglie politiche, non si sono esposte perché temono la gogna e la messa al bando. Credo che sia arrivato il momento di non avere più paura di esporsi pubblicamente, e dire ciò che si pensa su ciò che accade in questo mondo in cui i principi liberali delle democrazie occidentali sono messi duramente a repentaglio. Bisogna svelare l’inganno di alcune battaglie giuste, condotte in modo sbagliato, che stanno mettendo in pericolo i diritti civili e i diritti delle donne. Bisogna liberarsi della prigionia dell’essere schiacciate tra la cultura woke e la cultura antiwoke dei Trump, degli Orban e dei Putin. Perché la parola pubblica torni ad essere libera, e come diceva Luigi Einaudi, “non le lotte o le discussioni devono impaurire, ma la concordia ignava e l’unanimità dei consensi”.
Con Silvia Niccolai affronteremo il tema della strumentalizzazione del diritto; Adriana Cavarero parlerà di maternità, tra parto aborto e gravidanza per altri; Olivia Guaraldo farà un quadro dei diversi femminismi contemporanei e della distanza tra loro; Luca Ricolfi, ci dirà se il patriarcato esiste ancora; Edoardo Albinati rifletterà sulla violenza maschile; Claudia Mancina ragionerà intorno al femminismo che si volta dall’altra parte di fronte alle donne ebree e il sette ottobre; Fabrizia Giuliani affronterà la tematica legata ai cambiamenti del linguaggio.Lucetta Scaraffia ed io, ci conosciamo da anni, siamo due donne molto diverse, abbiamo avuto percorsi diversi, ma il fatto che entrambe abbiamo sentito l’esigenza di confortarci insieme, è una cosa insolita in un tempo in cui rispetto ai diritti civili e i diritti delle donne incredibilmente, più si rivendica la “diversità” più nello stesso tempo si tendono a cancellare punti di vista diversi, si tende a mettere a tacere il dissenso. Si tende a soffocarlo in modo tutt’altro che democratico, tutt’altro che inclusivo. Sembra paradossale ma è così.Molte donne e molte persone LGBT, molte persone progressiste in questi anni, seppur dissentendo sulle modalità di alcune battaglie politiche, non si sono esposte perché temono la gogna e la messa al bando. Credo che sia arrivato il momento di non avere più paura di esporsi pubblicamente, e dire ciò che si pensa su ciò che accade in questo mondo in cui i principi liberali delle democrazie occidentali sono messi duramente a repentaglio. Bisogna svelare l’inganno di alcune battaglie giuste, condotte in modo sbagliato, che stanno mettendo in pericolo i diritti civili e i diritti delle donne. Bisogna liberarsi della prigionia dell’essere schiacciate tra la cultura woke e la cultura antiwoke dei Trump, degli Orban e dei Putin. Perché la parola pubblica torni ad essere libera, e come diceva Luigi Einaudi, “non le lotte o le discussioni devono impaurire, ma la concordia ignava e l’unanimità dei consensi”.