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22.9.21

Equinozio d'autunno 2021: addio estate,


Oggi 22 ottore   ed  L'estate sta finendo, cantavano i Righeira, e da domani la saluteremo davvero: alle 20,21 del 22 settembre l'equinozio d'autunno sancirà la fine della stagione estiva. .... . Sento  mia nipote  , in realtà è figlia di mio cugino . che mi chiede <<   ma come non è il 21 di Settembre ? >> L'equinozio, da latino "aequinoctium", indica la notte uguale al giorno e coincide con una particolare configurazione astronomica quando il Sole raggiunge la verticale dell'equatore, lo zenit, così che i raggi
solari sono perpendicolari al più lungo dei paralleli. Un fenomeno legato al fatto che l'asse di rotazione della Terra è inclinato mediamente di 23,27 gradi rispetto al piano di rivoluzione orbitale: la luce solare raggiunge quindi il Pianeta sempre con un'angolazione e intensità differente e l'equinozio rappresenta una condizione di simmetria tra i due emisferi, di fatto il momento intermedio tra i solstizi d'estate e d'inverno. Con l'equinozio autunnale, con le ore di luce che continueranno a diminuire nell'emisfero boreale in cui viviamo, inizia così la nuova stagione.
E Lei  : <<   Quindi    ogni anno una data diversa  ? >>  Precisamernte  il calendario gregoriano che usiamo non corrisponde esattamente all'anno solare visto che la Terra impiega 365 giorni, 6 ore, 9 minuti e 10 secondi per completare l'orbita intorno al Sole. Le sei ore e poco più di differenza fanno si che si crei uno sfalsamento che ogni 4 anni, quando le sei ore di differenza diventano 24, porta a un giorno intero in più (motivo degli anni bisestili) e di conseguenza l'equinozio non risulta sempre nella stessa data. Il prossimo anno, per esempio, si verificherà il 23 settembre.>> 


.....Sebbene in certe zone d'Italia le temperature continueranno ad essere ancora dal sapore d'estate, come nel sud dove in diverse località la colonnina di mercurio supererà anche i 28 gradi, da domani nell'emisfero boreale inizia infatti ufficialmente l'autunno. In questo evento, che avviene sempre nella terza decade di settembre, l'emisfero boreale passa dall'estate all'autunno, mentre quello australe dall'inverno alla primavera.
 Finalmente   arriva  l'autunno    con la  sua nostalgia  ed  le giornate  che  s'accorciano   e  i  suo  bellissimi  colori   ed   i  suoi buonissimi  frutti ,   con lo stare   insieme   davanti al  cammino  o  stufa   . Esso arriva  dopo un  estate   caldissima  ed  afosa    ,  e  magica     dal punto  di vista  sportivo.  Infatti  abbiao avuto   un  europeo di calcio  sfruttato     politicamente per  oscurare   magagne   e   festeggiato  fuori  regole  sull'assemblamento per  via  del  covid , due della pallavolo femminile e maschile quasi ignorato dai media non sportivi e per fortuna non sfruttato politicamente , un ottime olimopiadi e paraolimpiadi . Un altro frutto di cui voglio parlavi dopo i fichi ( ne ho parlato in un post precedente ) di un altro frutto che non è solo vino anche se esso n'è il prodotto maggiore gioia e disgrazia dell' umanità , che  cresce  o  coltivata o spontanea  come questa  da  noi  



Esso è L'uva ovvero il frutto della vite (Vitis vinifera) e di altre specie o ibridi del genere Vitis.

Secondo   sempre  la voce  Uva   di  Wikipedia  

[.....[ 
Schema della struttura di un grappolo d'uva

L'uva è un'infruttescenza, cioè un raggruppamento di frutti, che nel suo insieme prende il nome di grappolo.Il grappolo è composto da un raspo (molto raramente indicato come graspo), e da numerosi acini (detti anche chicchi, si tratta di bacche), di piccola taglia e di colore chiaro (verde-giallastro, giallo, giallo dorato) nel caso dell'uva bianca, o di colore scuro (rosa, viola o violetto bluastro) nel caso dell'uva nera.Il raspo, o rachide, è l'asse centrale del grappolo, ramificato in racimoli e quindi in pedicelli, che portano i fiori ed in seguito i frutti, gli acini.In generale gli acini sono pigmentati solo nell'ipoderma (lo strato di cellule dell'epicarpo intermedio tra l'epidermide ed il mesoderma), mentre gli altri tessuti non accumulano pigmenti o lo fanno in maniera molto ridotta. Fanno eccezione alcune varietà di Vitis vinifera sp.sativa che accumulano pigmenti anche nel mesocarpo, sono le varietà tintorie (in francese teinturiers), ad esempio il Gamay di Borgogna. Talvolta si confondono le varietà molto colorate con le varietà tintorie; la differenza risiede nella morfologia dell'acino, che nelle varietà molto colorate (ad esempio l'Ancellotta dell'Emilia) presenta un'ipoderma molto spesso (anche 20 strati cellulari), mentre nelle varietà tintorie al di là dell'ipoderma anche la polpa è pigmentata e non traslucida.All'interno degli acini sono portati i vinaccioli, semi piriformici, in numero massimo di 4 ma più sovente di 1 o 2. Non mancano uve prive di semi (apirene), particolarmente apprezzate dai consumatori per il consumo fresco, ma utilizzate anche per la produzione di uva sultanina essiccata (la presenza di semi che potrebbero germinare è da evitare, in questo ambito è molto utilizzata la varietà Sultana).

Utilizzo[modifica | modifica wikitesto]

Grappoli d'uva rossa

L'uva viene utilizzata soprattutto per la produzione del vino, e si parla in questo caso di uva da vino, ma anche per il consumo alimentare come frutta, sia fresca (uva da tavola), sia secca (uva passa, utilizzata in cucina e nella preparazione dei dolci); infine dall'uva si estrae il succo d'uva (bevanda non alcolica) e dai semi si estrae l'olio di vinaccioli.
Le due specie di vite più importanti per la produzione di uva sono:

Le specie di vite americane e i loro ibridi, essendo immuni dalla fillossera per quanto riguarda la parte radicale (infatti essa colpisce la parte aerea della vite americana e la parte radicale dalla Vitis vinifera), sono utilizzate sia come porta-innesto per la vite europea, sia come incrocio con alcune varietà della Vitis vinifera a produrre ibridi.L'Italia è stata per molto tempo la prima produttrice al mondo di uva per il consumo fresco, con una viticoltura specializzata concentrata per lo più nelle regioni meridionali (Sicilia e Puglia) . Tra le principali varietà di uva da tavola: Italia, Vittoria, Regina, per le uve bianche; Moscato d'Amburgo, Red Globe e Rosada per le uve rosse. Oggi il principale produttore di uva da tavola è la Cina (prevalentemente varietà Kyoho), ma per la produzione di uva da vino sono ancora ItaliaSpagna e Francia i leader. Gli USA si caratterizzano anche per una sostenuta quota destinata alla trasformazione in succhi, mentre la Turchia è leader nella produzione di uve essiccate.[1]

Proprietà di uva e derivati[modifica | modifica wikitesto]

Grappoli d'uva bianca

Le ricerche scientifiche hanno evidenziato che l'assunzione di vino rosso in moderata quantità comporta una migliore stabilità del plasma, una diminuita aggregazione piastrinica, un calo dell'LDL (lipoproteine a bassa densità) e un corrispondente aumento dell'HDL (lipoproteine ad alta densità), grazie alla presenza di sostanze appartenenti ai polifenoli comprendenti i flavonoidi, che attuano una efficace protezione contro il fenomeno dell'ossidazione.[2] 
La capacità dei polifenoli di inibire l'ossidazione delle LDL è in funzione del loro contenuto di catechinaacido gallicomiricetinaquercitinaacido caffeico. Queste proprietà, dimostrate per la verità principalmente in vitro, vengono spesso utilizzate per dare supporto scientifico al cosiddetto paradosso francese, ovvero il fenomeno per il quale in Francia, nonostante il consumo relativamente alto di alimenti ricchi di acidi grassi saturi, la mortalità per malattie cardiovascolari è relativamente bassa.Secondo la ricerca, mangiare uva può aumentare la protezione naturale della nostra pelle dai raggi ultravioletti del 74,8%.[3]


[...  continua    su Wikipedia  ]

Così come per i solstizi, diverse tradizioni sono legate agli equinozi. Quello d'autunno ha profondi significati culturali celebrati per esempio in Iran (primo giorno del Mehr o della Bilancia e festività nazionale), oppure in Cina e Giappone o ad Hampshire in Inghilterra, dove i cittadini hanno festeggiato l'evento vestiti come antichi sassoni e vichinghi dando fuoco alla "barca dell'equinozio", in una iniziativa all'interno della Butser Ancient Farm. Eccone alcune  in Italia  che   culminano   con la  notte  del 31-1  novembre   consigliate  da : 

LE FESTE D'AUTUNNO

Zucche, funghi e tartufi Ottobre è anche il mese in cui le zucche affollano i campi.

Zucche, funghi e tartufi

Ottobre è anche il mese in cui le zucche affollano i campi. Non a caso, durante la festa statunitense di Halloween, che si celebra il 31 ottobre, con le zucche vengono fatte delle lampade, che servono a creare il clima suggestivo della festa di Ognissanti.
Restando in territorio italiano, la nascita di questo ortaggio, porta in tavola notevoli specialità culinarie come i ravioli di zucca, i dolci alla zucca, etc.. In Friuli, inoltre, i primi del mese si tengono specifiche sagre, in cui viene premiata la zucca più grande e bella e quindi si mangiano specialità locali a base della polpa arancione della medesima.

Ad Alba, invece, ogni anno si tiene un palio beffardo in onore del tartufo. Questo palio, in cui corrono asini e non cavalli, risale al 1932, per volere degli abitanti della città, stanchi di essere umiliati dagli abitanti di Asti e dal loro prestigioso palio.
Il 10 agosto 1275, giorno di San Lorenzo, gli astigiani circondarono Alba, correndo intorno alle mura per dimostrare la loro invincibilità, e gli albesi decisero di prendersi gioco di loro, correndo dentro le mura della città con i loro asinelli.
Nel 1932, poi, gli albesi, punzecchiati un'altra volta dagli astigiani, che li avevano invitati a partecipare al loro palio, per poi ritirare l'invito all'ultimo minuto, decisero di rievocare quell'evento scherzoso, e da allora mettono in scena la loro particolare giostra.
Questa festa serve anche ad inaugurare l'inizio della famosissima Fiera nazionale del Tarufo, l'evento legato al tartufo più importante del mondo.

Oltre a queste, molte altre feste di origine agreste animano l'autunno italiano, portando in tavola deliziose specialità stagionali ed aiutando quindi l'animo a ben disporsi verso all'imminenza del freddo e delle privazioni dell'inverno. 



Mentre  chiudo   mi sono  tornate  in mente    ques  articolo  che      avevo messo da parte  qualche  giorno  prima  in preparazione  di questo  post  


da   https://www.meteoweb.eu/2018/09/autunno-feste-leggende/1155388/






 

Autunno è sinonimo di vendemmia, di festeggiamenti legati al vino, ma non solo. Tra le feste più famose: festa dei donni e ricordo degli Angeli Custodi (entrambe cadono il 2 ottobre); Oktoberfest (festa della birra); Halloween, Ognissanti e Commemorazione dei defunti ( dal 31 ottobre al 2 novembre); notte dei falò (5 novembre) in ricordo della congiura delle polveri, la famosa estate di San Martino (11 novembre); il giorno del Ringraziamento, l’Immacolata Concezione. Non mancano le leggende riguardanti l’autunno. La più famosa ha per protagonisti dei simpatici folletti che dopo aver trascorso l’estate a ridere, giovare e bivaccare all’ombra degli alberi, ora si preparano a raccogliere la legna e a mettere le provviste in dispensa, alo stesso modo degli animali che preparano le tane e il cibo per andare in letargo.

Solo Timoty, il folletto più giocherellone di tutti, ha l’idea di dare un arrivederci speciale alla bella stagione, colorando le foglie degli alberi di tanti colori dal giallo all’arancio, dal rosso al marrone, facendo quest’operazione di notte, mentre al mattino, lo spettacolo cromatico delle mille sfumature del fogliame rende il bosco incantato. Viene fatta una festa tutto il giorno al punto che anche il castagno chiede ai folletti di lasciar stare gli alberi così colorati ancora per un po prima di perdere le foglie. Da quel giorno si dice che i folletti ogni autunno colorino gli alberi per vestire il bosco prima dell’arrivo dell’inverno.



20.9.21

l'autunno non è solo malinconia ed tristezza Tanti falsi miti, altrettante leggende e una soria ricca, quella del frutto più sensuale e versatile dell'estate e dell'autunno




Leggi anche   

In genere  oltre  alle   varie  varietà    (   vedi primo url  sopra  )   che  solo in italia  sono 24\25   senza  contare  quelle  estointe   perchè    estranee   alle regole della grand e distribuzione  o  (  dimensioni ,   forma  , no  fuori stagione , ecc  )   si hanno due tipi di fichi: i fioroni, che maturano a inizio estate  cioè maggio\  giugno , e i fichi veri, che giungono a maturazione tra   giugno\  luglio  fino a settembre\  ottobre   . 


FICO

Fico, foto da Digital Library

Arbusto o albero di piccole dimensioni alto fino a 10 metri, con chioma espansa, larga ed irregolare. Fusto spesso tortuoso e contorto, ramificato principalmente dalla base. Corteccia liscia, grigiastra. Foglie grandi di 10-20 cm, semplice, caduca, lobata con 3-5 lobi, color verde scuro, pubescenti e scabre superiormente, verde-grigiastro e tomentose inferiormente. Nervature prominenti, latiginose. Fiori unissessuali piccolissimi racchiusi nella parte interna del ricettacolo (fico) carnosi, piriforme, glabro, di colore vario, ricco di zuccheri con una piccola apertura apicale. Semi minuti.

Corologia:
Specie originaria dell’Asia occidentale, da dove si è diffuso nei paesi mediterranei e caldi in genere. Tipo corologico: Medit.-Turan.
Fenologia:
I minuscoli fiori crescono all'interno di una struttura carnosa, chiamata ricettacolo, da cui in seguito si sviluppa il frutto. Si sviluppano contemporaneamente alle nuove foglie e maturano nel periodo estivo-autunnale quelli della parte basale e nella primavera quelli della parte terminale.
Habitat:
Specie termofila, che allo stato selvatico, si adatta a qualsiasi substrato. Non tollera bene climi molto rigidi e gelate intense e prolungate. Vegeta dal livello del mare fino agli 800 metri di altitudine.
Forma biologica:
Microfanerofita o mesofanerofita.
Curiosità:
E’ una pianta ad accrescimento rapido nei primi anni. Il legno, di colore bianco giallognolo, senza netta distinzione degli anelli annuali, è tenero, poco consistente idoneo solo per piccoli lavori; è di modestissimo valore anche come combustibile. Il cosiddetto frutto del fico è considerato un buon lassativo, delicato e non irritante; è anche un buon emolliente pettorale, lenitivo per le affezioni del cavo orale. Gli enzimi presenti nel fico sono simili, come valore digestivo, al succo pancreatico. In Sardegna veniva distribuito insieme ad altri frutti in occasione delle festività di novembre.
   Nell'articolo   qui sotto     preso da repubblica  del  20\9\2021  ulteriori  dettagli 

Fichi: amati, dolci e poco capiti

Tanti falsi miti, altrettante leggende e una soria ricca, quella del frutto più sensuale e versatile dell'estate






Settembre, tempo di fichi. È il mese in cui questo frutto, che poi botanicamente frutto non è, dà il suo meglio. Certo, a inizio estate ci sono i fioroni, belli grandi, e in autunno i cimaruoli, tipici delle zone molto calde. Ma adesso è il momento dei fòrniti, i fichi propriamente detti, che portano con sé la dolcezza del sole più caldo.
 Diffusa in tutti i paesi caldi, la pianta del fico punteggia soprattutto le nostre regioni meridionali, in particolare Puglia, Calabria e Campania. Si trova un po’ dappertutto: a ridosso delle spiagge, in campagna, in collina, in città. Non è raro vedere un albero crescere in mezzo alle rocce o direttamente dentro un vecchio muro: all’apparato radicale della pianta, infatti, basta poco per trovare acqua.
Per dare frutti, i fichi hanno bisogno di un processo di impollinazione che coinvolge piante maschio e piante femmina oltre all’aiuto di una piccola vespa che porta il polline dalle prime alle seconde; le piante coltivate sono però quasi tutte partenocarpiche e quindi non necessitano di impollinazione. Caratteristica comune è il tipico profumo che fa capire di essere vicino a un fico prima ancora di averlo visto. A quel punto basta alzare gli occhi e cercare i frutti maturi, perché non c’è niente di meglio che mangiarli appena colti, magari all’alba, dopo che la notte li ha naturalmente rinfrescati e la fuoriuscita del lattice, irritante per le mani, è ridotta. 
Il fico ha decine di varietà, alcune diffuse in maniera eterogenea, altre limitate a piccoli areali. Purtroppo è facilmente deperibile, una volta staccato dalla pianta tende a cambiare velocemente consistenza e a inacidirsi; in più la sua delicatezza mal sopporta il trasporto dalla pianta ai banchi del mercato. È anche questa la ragione che ne ha sempre fatto un frutto ideale per l’essicazione, il modo migliore per preservare la sua ricchezza di carboidrati. A tavola non è mai stato relegato al solo ruolo di fine pasto. Basti pensare all’espressione “Mica pizza e fichi!”, che richiama un pasto povero tipico, secondo alcuni, addirittura dell’epoca romana. E che proprio a Roma trova nel vulcanico Stefano Callegari uno straordinario interprete. Da Sbanco proprio in questi giorni si trova in carta la Cilentana, omaggio a un territorio ricchissimo da cui provengono ricotta di bufala, miele di agrumi, soppressata di Gioi e fichi: una pizza in cui il dolce e il salato si sposano in un susseguirsi di morsi golosi, lasciando ad entrambi il ruolo da protagonista, senza che uno prevalga sull’altro.
Altro abbinamento tradizionale, specialmente in Francia, è quello con il foie gras. Anche in questo caso le radici risalgono forse all’impero romano come lascia pensare Apicio, che racconta di animali nutriti con i fichi proprio per renderne più prelibato il fegato. Secondo alcuni linguisti, addirittura, il fegato, inizialmente chiamato in latino iecur, divenne poi iecur ficàtum (fegato riempito di fichi) e infine semplicemente ficàtum. Questioni etimologiche a parte, è certo che i due alimenti si sposano a meraviglia, con il frutto che può essere utilizzato al naturale oppure leggermente caramellato o ridotto in composta. In Italia rispondiamo con la classicità popolare di prosciutto e fichi accompagnato da focaccia o pane casareccio, con varianti di ogni genere (con aggiunta di pecorino più o meno stagionato, capocollo al posto del prosciutto, fico chiaro o scuro, con o senza buccia).


Il fico non si usa in cucina solamente quando è maturo. A Magliano Sabina la chef Laura Marciani, del Ristorante degli Angeli, cucina i ficoccetti, cioè i fichi appena spuntati sulla pianta, ancora totalmente acerbi. Un’antica ricetta delle campagne sabine che può essere realizzata solo per un brevissimo periodo, una ventina di giorni ad Aprile. I ficoccetti vengono spaccati a metà e saltati in padella con aglio e olio, a volte anche con l’aggiunta di asparagi selvatici. Il preparato può essere utilizzato per una squisita frittata oppure per condire gli strozzapreti, che poi sono arricchiti da una grattugiata di pecorino semi stagionato. Anche le foglie del fico sono utilizzate in cucina, ad esempio per gli involtini di riso, di carne o di verdura piuttosto comuni tra Grecia, Turchia e Medio Oriente, oppure impiegate nella stagionatura dei formaggi, specialmente pecorini di produzione umbra e toscana. Ma recentemente è stato Mauro Uliassi, chef tra i più grandi del Paese, a nobilitarle con un utilizzo davvero sorprendente. Dietro al piatto dal nome più semplice, pasta al pomodoro, si nascondono anni di lavoro per cercare di carpire il profumo dei raspi, quello che si sente, inconfondibile, entrando in un orto e che fatalmente svanisce nel momento in cui quei pomodori arrivano a tavola. La soluzione al rebus l’ha finalmente suggerita Hilde Soliani, artista dell’olfatto e del gusto, invitando lo chef a trovare quelle stesse molecole odorose in altre piante. E così Uliassi arriva alle foglie giovanissime di fico che mette in infusione nel burro, in un bagnomaria tenuto a sessanta gradi. Con quel burro condisce la pasta, e poi sopra, senza bisogno di mantecare, ci appoggia i pomodori vesuviani, appassiti in forno a bassa temperatura e poi setacciati per ottenere una polpa setosa e carica di gusto. Al momento dell’assaggio tutto torna, il pomodoro e la sua pianta si ricongiungono in un solo boccone, e ancor prima nell’effluvio che arriva dal piatto.



La stessa idea di mettere tutta una pianta in un solo piatto l’ha avuta Federico Cari, pastry chef del ristorante Luigi Lepore di Lamezia Terme, locale che coniuga al meglio territorio e fine dining dove viene proposta la “scirubetta” con gelato di foglie di fico e mosto cotto di fichi. Quest’ultimo è uno sciroppo molto denso, ottenuto dalla bollitura dei frutti maturi: il liquido che ne risulta viene filtrato e ridotto fino a ottenere una consistenza e una dolcezza che ricorda appunto quella del mosto cotto (di vino). La “scirubetta” è invece la granita dei poveri, che nelle montagne calabresi si prepara utilizzando la neve. Ovviamente Cari, che ad agosto la neve proprio non riesce a trovarla, prepara una classica granita a partire da un infuso di foglie di fico che poi arricchisce con il mosto cotto di fichi. Anche il gelato prevede un’infusione, questa volta in latte e panna (circa dodici ore a sessanta gradi). Il risultato finale racconta di aromi vegetali, note amare, freschezza, dolcezza appena accennata: un pre dessert perfetto per la sua capacità di pulire il palato e predisporlo alla parte finale del pranzo.
Il fico è protagonista anche di sorbetti e granite. In quest’ultimo caso tappa obbligata in Sicilia, al Bambar di Taormina oppure da Alfredo, nella splendida isola di Salina. Per i sorbetti, invece, non deludono né la scuola romana, ad esempio Fata Morgana, né quella milanese, come nel caso dei fichi neri pugliesi di Gnomo Gelato. Nella pasticceria classica, invece, i frutti freschi hanno spazio più come elemento decorativo che come veri e propri protagonisti dei dessert, dove invece troviamo spesso i fichi secchi. In inverno apriremo anche questo capitolo, per il momento godiamoci gli ultimi scampoli d’estate.

concludo riportando un a delle tante leggende riguardanti tali frutti




IL FRUTTO DELLA LONGEVITÀ È IL FICO NERO SARDO

da   http://www.itenovas.com/in-tavola/
Scritto da Effe_Pi




La varietà che si trova nella zona di Chia sarà al centro di un progetto di ricerca sul rapporto tra alimentazione e vecchiaia.











I fichi con le loro proprietà organolettiche aiutano e non poco a tenersi in buona salute, sono dolci, gustosi, ricchi di proteine vegetali, fibre, sali minerali e vitamine. Per questo le caratteristiche della specie endemica del Fico Nero di Chia, nel comune di Domus de Maria, così come i benefici delle acque sorgive, saranno al centro di un ampio progetto di ricerca sulla relazione tra alimentazione, stili di vita e vecchiaia. Lo porterà avanti la Comunità Mondiale della Longevità (CMdL), presieduta da Roberto Pili, grazie ad un accordo sottoscritto con il Comune che fa parte cintura dei Comuni della Longevità coordinata dalla Cmdl.   .....  segue  sul sito 

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...