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29.10.24
cosa è morte e il suo culto ., «Io, sacerdote tra le tombe dei grandi. Il dolore parla del valore della vita»
all'account Facebook https://www.facebook.com/silenzioaoreoriginalfanpage
Una vita di sacrifici e rinunce per arrivare fin qui.
Il premio? Due metri per uno.
Buoni o cattivi, ricchi o poveri, tutti uguali alla fine.
E mentre lotti per un pugno di false certezze o sicurezze, non ti accorgi che stai perdendo ogni giorno l'unico vero e grande valore che possiedi:
il tuo Tempo.
(Giorgio Malavolta)
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Pensava di arrivarci «da morto», frate Arturo Busetti, al cimitero. Che fosse quello di casa a Bergamo, «che è silenzioso e più raccolto», o il Monumentale di Milano, affollato questo primo di novembre come Gardaland, con le scolaresche in coda per la foto ricordo sui gradini davanti al Famedio e i vasi di fiori colorati sistemati ovunque per accogliere l’arcivescovo Mario Delpini alla tradizionale Messa di Ognissanti. «E invece – scherza il religioso, dei frati minori – sono vivo e vegeto, il cimitero è diventata la mia casa». La “chiamata” è arrivata un giorno del 2019, in un convento di Cermenate, vicino Cantù,
«dove ero arrivato dopo tanti giri: non sono mai stato fermo, io, prima gli Spedali Civili di Brescia, poi Como, poi Monza». Infine Milano, appunto, col ruolo di cappellano del grande cimitero dove sono sepolti i cittadini illustri del passato lontanissimo e vicino e dove la chiesa è un gioiellino incastonato esattamente sotto la tomba di Alessandro Manzoni. Un’emozione, celebrare Messa tutti i giorni qui? «Non lo so, a dire il vero non ci penso tanto. È più un’emozione vedere le panche stracolme e dover spesso lasciare aperte le porte di domenica, quando la chiesa si riempie di giovani famiglie e di bambini che scorrazzano a destra sinistra».
Il piccolo prodigio della vita, al Cimitero Monumentale, si compie soprattutto grazie al grande popolo di Comunione e Liberazione, devoto al culto della tomba di don Luigi Giussani: un parallelepipedo di vetro, in fondo alla direttrice principale, sulla sinistra, con una foto semplice e un cassetta per le lettere e i messaggi lasciati dalle migliaia di pellegrini. «Per visitarla arrivano a gruppi sui pullman, da Milano o anche dal Veneto e dal Piemonte – racconta frate Arturo –: attraversano il cimitero, vanno sulla tomba di Giussani, poi ne approfittano per celebrare Messa qui da me». Ma ci sono anche gli affezionati del Pret de Ratanà, al secolo don Giuseppe Gervasini, un sacerdote molto conosciuto in Lombardia per le sue capacità taumaturgiche e anche lui sepolto lungo i viali costellati di statue e monumenti. Il risultato è «che ho una parrocchia più viva di molte altre, nel mezzo di un cimitero, e parrocchiani sempre diversi».
È ai vivi, d’altronde, che frate Arturo cerca sempre di parlare nelle lunghe giornate trascorse tra funerali e tumulazioni: «I primi assomigliano sempre a degli esami. Le famiglie si presentano qui facendo una breve descrizione di persone che non conosco ovviamente, che non fanno parte della mia comunità, dal momento che non ne ho una precisa. Ed è difficile, capire, è difficile prepararsi un discorso. Così quando cominciano a dirmi “desiderava questo e questo” io li ascolto e poi chiedo “e voi? Voi che cosa desiderate? Penso sempre che quel momento, e la Messa a seguire, mi serviranno per parlare ai vivi appunto – continua –. E non per convertirli, o per offrire loro risposte, ma per far sì che davanti a una cosa grande come la morte si facciano delle domande: chi sono? Che cosa voglio? Cosa mi dice il fatto che anche la mia vita potrebbe finire, all’improvviso, e cosa ne rimarrebbe?».
Non c’è un altro posto dove sia così chiaro, d’altronde, come l’ordine delle priorità di questo nostro mondo sia fragile e inconsistente: «Celebro sotto le spoglie di Manzoni, appunto, l’uscita posteriore della mia chiesa affaccia sulle tombe di Giorgio Gaber e Alda Merini, poco più in là tocca a Jannacci e a Fogar – continua frate Arturo – eppure davanti alla morte siamo tutti uguali». Sarà per quello che lui, cappellano del Monumentale da 5 anni, del cimitero sa ancora poco: «Mi piace scoprirlo poco a poco, ancora mi serve la mappa per capire dove mi trovo, e quando mi chiamano sulle tombe per le benedizioni chiedo sempre d’essere prelevato qui in chiesa da un familiare. Camminando mi guardo intorno, leggo le frasi sulle tombe o davanti alle cappelle di famiglia. In questi spostamenti ho scoperto che ci sono tante statue di san Francesco, per esempio, poco conosciute». E poi? «E poi di nuovo i vivi: i turisti di passaggio che vengono a confessarsi, quelli che mi chiedono se serve aiuto e si mettono a spolverare, quelli che vogliono fare una donazione: a volte me ne hanno fatte di impressionanti». Ad Arturo piace immaginare la sua chiesa del cimitero come un albero, su cui ci si posa per caso, inciampandoci, si sta un po’ fermi per guardarsi intorno e prendere fiato, «per poi volare via di nuovo». Lui lo fa di pomeriggio: attraversa la grande piazza e raggiunge il convento con gli altri frati di Sant’Antonio, la grande mensa dei poveri, il centro d’ascolto: «Non finisce al cimitero, in fondo, la mia vita».
concludo con questo meme di ester bonomo
1.11.23
smettiamola di dire che le feste pagane del 1 e 2 novembre o halloween come .... lo fhanno etoichettato non sono parte della nostra cultura e tradizione
Lo so che anche quest'anno ho già detto la mia nei post precedenti , ma ogni anno ci sono le solite polemiche halloween si halloween si Ai primi cioè quelli che dicono che non è unanostra trazione e che è demoniaca Smettiamla dire che Halloween o meglio i riti pagani dei morti non fanno parte della nostra cultura . Infatti essa pur avendo dal IV secolo dopo cristo in particolare dal 330 connotazione cristiano cattolica, ha radici ben più antiche come di mostra l'articolo : << Halloween, origine e significato di una festa antica anche in Italia: intervista a Eraldo Baldini di elisabetta barberio>> da me precedente citato qui 👉🏼https://urly.it/3y3br
E poi la festa di ogni santi è Il giorno di tutti i Santi, noto anche come Ognissanti, è una festa di certe chiese cristiane che celebrano insieme la gloria e l'onore di tutti i santi, compresi quelli non canonizzati
fu istituita da Il 1º novembre venne decretato festa di precetto da parte del re franco Luigi il Pio nell'835. Il decreto fu emesso "su richiesta del papa Gregorio IV e con il consenso di tutti i vescovi". La festa si dotò di ottava solenne durante il pontificato del papa Sisto IV, quando bandì la crociata per la liberazione di Otranto. La solennità di Tutti i Santi sostituì l'antica festa romana dedicata a San Cesario di Terracina (santo tutelare degli imperatori romani), fissata proprio al 1º novembre: in questo giorno una solenne processione partiva dalla Basilica dei Santi Cosma e Damiano e si dirigeva sul Palatino in onore di San Cesario e degli imperatori. Il papa Gregorio IV avrebbe deciso di trarne partito per sradicare questo culto idolatrico; gli imperiali installati sul Palatino gli ricordavano ogni anno, con la festa di San Cesario, lo spettacolo delle loro pratiche semipagane e semicristiane. Inoltre In Italia per la ricorrenza dei morti c'erano riti particolari in varie parti d'Italia, a parte la visita ai cimiteri, che era tradizione Comune di tutto il Paese. In certe parti della Toscana ai bambini venivano fatti trovare dolcetti o frutta secca che i grandi gli dicevano essere donati dai morti della famiglia. La mia nonna e mia madre ancora se lo ricordava. E in effetti era una tradizione che contribuiva a creare un senso di legame positivo con le memorie della famigliae con la terra e la società contadina . La festa di halloween nella sua versione commerciale internazionale contemporanea pure io faccio fatica a comprenderla ed non mi piace perchè solo moda e buiness. Quindi smettetela di fare crociate contro chi vuole divertirsi anche se forzatamente conformisticamente se proprio volete non potete fare a meno di dire che H è demoniaca fatelo pure ma non attaccate chi non è d'accordo con voi . Potete se proprio siete legati al modello religioso creare un "halloween cristiano" cioè "sostituire" i mostri ai Santi, come fanno già molti educatori in famiglia e nelle parrocchie e come suggerisce qui questa lettrice di famiglia cristiana
Ai secondi dico non fate come i primi e non giudicate e deridete come sfigato , ecc chi non vuole conformarsi alla moda dominante ovvero quello che da riti tradizionali sono diventati sono fenomeno di massa Ma soprattutto non abbassatevi allo stesso livello dei primi . E se proprio volete festeggiare in alternativa al modello religioso il 1 e il 2 novembre riscoprite le vere tradizioni in merito non le mode importante o come questo casoritorno perchè le origini sono europee . O se ostinati volete festeggiarlo secondo la cultura pop non rompete che non lo vuole festeggiare o festeggia solo l'aspetto religioso
31.10.23
Halloween, origine e significato di una festa antica anche in Italia: intervista a Eraldo Baldini di elisabetta barberio
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https://ulisse-compagnidistrada.blogspot.com/2023/10/una-guida-insuperabile-per-gli-amanti.html

Halloween è tra le feste più attese. Ogni anno crescono le tendenze, gli eventi e le pubblicazioni che omaggiano la tradizione legata al 31 ottobre e i giorni a seguire. Per molto tempo si è pensato che fosse una festa americana, poi, mano mano che la divulgazione ha preso piede, sono emersi gli antichissimi culti praticati dai Celti e da tutte le popolazioni germaniche che, fino a oggi, ci hanno tramandato leggende, miti e rituali dai molteplici significati, molti dei quali ritroviamo dislocati in tutta Europa. Quello che è sempre mancato in questa affascinante narrazione è il fatto che anche l’Italia è anticamente legata a questa festa, e non è affatto vero che l’abbiamo ereditata dagli Stati Uniti, ma è un retaggio arcaico che attinge dalle nostre radici pagane. Eraldo Baldini, saggista e ricercatore nel campo dell’antropologia culturale, e Giuseppe Bellosi, specializzato in documentazione e nello studio dei dialetti, scrivono a quattro mani un testo articolato ed esaustivo sull’origine, sul significato e sulle tradizioni di Halloween, in un viaggio nel folklore del nostro Paese, regione per regione. Non solo, gli autori ci raccontano come la celebrazione di questa festività (la versione americana) è diventata così celebre, facendo dimenticare agli italiani ciò che un tempo, negli stessi giorni, i propri antenati festeggiavano attraverso cibi specifici, usanze, leggende sovrannaturali, riti propiziatori, e tanto altro. Questo prezioso testo ha l’obiettivo di ripristinare un’antica memoria, persa nei secoli, che solo pochi territori ricordano ancora.

Una celebrazione neopagana di Samhain (fonte: wikipedia.org)
Oggi Halloween sconfigge e surclassa Ognissanti?
Sì, è piuttosto evidente. E questo quasi mille e trecento anni dopo che fu introdotta in questa data una festa dedicata a tutti i Santi, e poi un paio di secoli più tardi quella del giorno dei Morti (2 novembre), per cercare di cristianizzare le celebrazioni manistiche (cioè dedicate al culto dei defunti), osservate negli stessi giorni, che appartenevano da tempo immemorabile a religiosità precristiane e poi a culture e tradizionali europee.
Quale rito regionale ti ha colpito di più durante la tua ricerca? E tra le regioni italiane, quale si distingue per aver mantenute intatte le tradizioni legate al Giorno dei Morti?
Dovrei fare un elenco lunghissimo, i riti “regionali” (del resto piuttosto simili fra loro) sono numerosissimi. Ciò che mi ha colpito all’inizio delle mie ricerche, quando ancora privilegiavo l’idea che nel nostro Paese fossero esclusivamente o principalmente le zone storicamente celtizzate (quindi soprattutto il Nord della penisola) a mostrare e conservare forme tradizionali considerabili prodromi di Halloween, è che in realtà il Centro, il Sud e le Isole non sono da meno. Pare comunque di potere individuare forme più abbondanti e conservate lungo il versante adriatico: ma ciò può essere solo frutto di una maggiore mole di documentazione disponibile.
Un’area in ogni caso che mi ha affascinato per la ricchezza e la continuità (senza interruzioni nei secoli o forse nei millenni) delle tradizioni espresse relativamente alla celebrazione di culti manistici tra fine ottobre e inizi di novembre, con eclatanti forme sia individuali sia collettive che, dalle zucche intagliate, alle questue, alle rappresentazioni e a tutto il resto danno vita, diciamo così, ad una riconoscibilissima “Halloween”, è quella che riguarda una parte dell’Abruzzo, la Valle Peligna. Ma, come ho già detto, quasi tutte le regioni hanno conservato la tradizione o la memoria di simili morfologie del “festivo” in quelle date.
Foto generata con AI (fonte: www.canva.com)
Secondo la tua esperienza cosa dobbiamo aspettarci per il futuro? Ci saranno delle nuove interpretazioni di questa festività?
Credo che in futuro si arriverà soprattutto a considerare la celebrazione di Halloween per quel che è, cioè una tradizione che ha avuto corsi e ricorsi ma appartiene appieno alla realtà europea, dunque anche a quella italiana. Ciò avverrà in primo luogo perché, seppure lentamente, una maggiore e più corretta informazione convincerà di ciò un numero sempre maggiore di persone (perlomeno di quelle libere da pregiudizi, stereotipi e chiusure preconcette). In secondo luogo perché ormai sono molti i “nativi halloweeniani” (permettetemi il neologismo compreso in questa locuzione). In molte aree infatti (ad esempio nella mia Romagna) sono almeno trent’anni che si ri-celebra Halloween, quindi sono tanti i bambini, gli adolescenti, i giovani e persino gli adulti per i quali questa festa “c’è sempre stata” a prescindere da elucubrazioni o sguardi interrogativi rivolti passato. C’è sempre stata perché fin da piccoli l’hanno vista e vi hanno partecipato.
Cosa succedeva a Samhain? (fonte: milleunadonna.it)
Quali sono i tuoi progetti futuri?
Io scrivo sia saggistica, essendo per formazione un antropologo culturale, sia narrativa. Mi è sempre piaciuto, quindi, lavorare su due tavoli distinti ma non distanti. Al momento sto scrivendo un romanzo che sarà pubblicato da Rizzoli nella primavera prossima, ma finito quello tornerò certamente a occuparmi di tradizioni e culture popolari, campo affascinante nel quale c’è ancora molto da indagare.
RIFERIMENTI DI ERALDO BALDINI
Facebook: https://www.facebook.com/eraldo.baldini.autore
Wikipedia: https://it.wikipedia.org/wiki/Eraldo_Baldini

Halloween è tra le feste più attese. Ogni anno crescono le tendenze, gli eventi e le pubblicazioni che omaggiano la tradizione legata al 31 ottobre e i giorni a seguire. Per molto tempo si è pensato che fosse una festa americana, poi, mano mano che la divulgazione ha preso piede, sono emersi gli antichissimi culti praticati dai Celti e da tutte le popolazioni germaniche che, fino a oggi, ci hanno tramandato leggende, miti e rituali dai molteplici significati, molti dei quali ritroviamo dislocati in tutta Europa. Quello che è sempre mancato in questa affascinante narrazione è il fatto che anche l’Italia è anticamente legata a questa festa, e non è affatto vero che l’abbiamo ereditata dagli Stati Uniti, ma è un retaggio arcaico che attinge dalle nostre radici pagane. Eraldo Baldini, saggista e ricercatore nel campo dell’antropologia culturale, e Giuseppe Bellosi, specializzato in documentazione e nello studio dei dialetti, scrivono a quattro mani un testo articolato ed esaustivo sull’origine, sul significato e sulle tradizioni di Halloween, in un viaggio nel folklore del nostro Paese, regione per regione. Non solo, gli autori ci raccontano come la celebrazione di questa festività (la versione americana) è diventata così celebre, facendo dimenticare agli italiani ciò che un tempo, negli stessi giorni, i propri antenati festeggiavano attraverso cibi specifici, usanze, leggende sovrannaturali, riti propiziatori, e tanto altro. Questo prezioso testo ha l’obiettivo di ripristinare un’antica memoria, persa nei secoli, che solo pochi territori ricordano ancora.

Una celebrazione neopagana di Samhain (fonte: wikipedia.org)
Oggi Halloween sconfigge e surclassa Ognissanti?
Sì, è piuttosto evidente. E questo quasi mille e trecento anni dopo che fu introdotta in questa data una festa dedicata a tutti i Santi, e poi un paio di secoli più tardi quella del giorno dei Morti (2 novembre), per cercare di cristianizzare le celebrazioni manistiche (cioè dedicate al culto dei defunti), osservate negli stessi giorni, che appartenevano da tempo immemorabile a religiosità precristiane e poi a culture e tradizionali europee.
Abbiamo già espresso la nostra opinione: la festa è quasi certamente preceltica, e interessa da tempi immemorabili molte genti europee, con affinità di date, forme e contenuti. Ma in ogni caso, comunque sia andata, la sostanza delle cose non cambierebbe affatto relativamente a ciò che vogliamo sottolineare con questo libro: che la festa di Halloween, cioè, da un po’ di anni in voga pure in Italia, anche se da noi giunta all’attuale successo in virtù di recenti suggestioni provenienti da lontano, ha nel nostro Paese un profondo ed evidente background storico-tradizionale, non solo nelle aree celtiche.
https://strokestownpark.ie/event/samhain-self-guided-trail/
Perché l’idea che Halloween abbia radici americane ha attecchito così tanto in Italia?
Quello di ritenere che la celebrazione di Halloween (parola che, ricordiamolo, non è altro che la contrazione di All Hallows Eve o All Hallows Even, rispettivamente “Vigilia di Ognissanti” e “Sera di Ognissanti”) sia nata in America, e altrove sia giunta, senza alcun background, solo in virtù di colonizzazione culturale o imitazione, è un errore frutto di disinformazione e di “ignoranza” (nel senso etimologico del termine): gli etnografi e gli antropologi culturali hanno, in larga parte, sempre sostenuto, e a ragione, che la ricorrenza è di ovvia origine europea, forse pan-europea, ed è molto antica. Anche se si è soliti ritenerla di origine celtica, a giudicare dalla sua morfologia e diffusione si può in realtà affermare che si tratti di una forma religioso-culturale arcaica, e dunque pre-celtica. I Celti furono comunque la popolazione che più a lungo ne conservò forme e continuità, attribuendole anche l’importante ruolo di capodanno.
La ricorrenza e suoi contenuti furono portati nel Nuovo Mondo dagli emigranti europei, e assunsero ampia diffusione soprattutto dalla metà dell’Ottocento in poi, cioè dopo le grandi ondate migratorie di popolazioni celto-cattoliche (irlandesi sopra tutti). In America poi, nel corso del tempo, vennero privilegiate e consolidate alcune forme celebrative fino ad arrivare a quelle oggi a tutti note.
Per circoscrivere alla realtà italiana: non si può negare che il boom odierno di Halloween sia dovuto anche o soprattutto a suggestioni cine-televisive e letterarie provenienti da oltreoceano, ma è altrettanto vero che nel folklore delle nostre regioni, nei giorni che vanno dalla vigilia di Ognissanti, cioè dal 31 ottobre, a quello di San Martino, 11 novembre, legati in un continuum celebrativo, sono da tempo immemorabile presenti, o lo erano almeno fino a un passato recente, tutti gli elementi costitutivi della festa. E questo da ben prima che la Chiesa, nel medioevo, cristianizzasse tali ricorrenze riservate al culto dei defunti, dedicando il 1° novembre a Tutti i Santi e, più tardi, il 2 novembre ai Morti. Dalle Alpi alla Sicilia troviamo (o trovavamo) in abbondanza in quelle date riti di accoglienza per i morti e gli antenati, questue di bambini o di poveri nelle case, dolci tradizionali dal nome macabro (come ad esempio ossa di morto), zucche intagliate, pratiche divinatorie, racconti terrificanti.

Foto degli anni ’60, Alamy Foto Stock (fonte: today.com)

Perché l’idea che Halloween abbia radici americane ha attecchito così tanto in Italia?
Quello di ritenere che la celebrazione di Halloween (parola che, ricordiamolo, non è altro che la contrazione di All Hallows Eve o All Hallows Even, rispettivamente “Vigilia di Ognissanti” e “Sera di Ognissanti”) sia nata in America, e altrove sia giunta, senza alcun background, solo in virtù di colonizzazione culturale o imitazione, è un errore frutto di disinformazione e di “ignoranza” (nel senso etimologico del termine): gli etnografi e gli antropologi culturali hanno, in larga parte, sempre sostenuto, e a ragione, che la ricorrenza è di ovvia origine europea, forse pan-europea, ed è molto antica. Anche se si è soliti ritenerla di origine celtica, a giudicare dalla sua morfologia e diffusione si può in realtà affermare che si tratti di una forma religioso-culturale arcaica, e dunque pre-celtica. I Celti furono comunque la popolazione che più a lungo ne conservò forme e continuità, attribuendole anche l’importante ruolo di capodanno.
La ricorrenza e suoi contenuti furono portati nel Nuovo Mondo dagli emigranti europei, e assunsero ampia diffusione soprattutto dalla metà dell’Ottocento in poi, cioè dopo le grandi ondate migratorie di popolazioni celto-cattoliche (irlandesi sopra tutti). In America poi, nel corso del tempo, vennero privilegiate e consolidate alcune forme celebrative fino ad arrivare a quelle oggi a tutti note.
Per circoscrivere alla realtà italiana: non si può negare che il boom odierno di Halloween sia dovuto anche o soprattutto a suggestioni cine-televisive e letterarie provenienti da oltreoceano, ma è altrettanto vero che nel folklore delle nostre regioni, nei giorni che vanno dalla vigilia di Ognissanti, cioè dal 31 ottobre, a quello di San Martino, 11 novembre, legati in un continuum celebrativo, sono da tempo immemorabile presenti, o lo erano almeno fino a un passato recente, tutti gli elementi costitutivi della festa. E questo da ben prima che la Chiesa, nel medioevo, cristianizzasse tali ricorrenze riservate al culto dei defunti, dedicando il 1° novembre a Tutti i Santi e, più tardi, il 2 novembre ai Morti. Dalle Alpi alla Sicilia troviamo (o trovavamo) in abbondanza in quelle date riti di accoglienza per i morti e gli antenati, questue di bambini o di poveri nelle case, dolci tradizionali dal nome macabro (come ad esempio ossa di morto), zucche intagliate, pratiche divinatorie, racconti terrificanti.

Foto degli anni ’60, Alamy Foto Stock (fonte: today.com)
Quale rito regionale ti ha colpito di più durante la tua ricerca? E tra le regioni italiane, quale si distingue per aver mantenute intatte le tradizioni legate al Giorno dei Morti?
Dovrei fare un elenco lunghissimo, i riti “regionali” (del resto piuttosto simili fra loro) sono numerosissimi. Ciò che mi ha colpito all’inizio delle mie ricerche, quando ancora privilegiavo l’idea che nel nostro Paese fossero esclusivamente o principalmente le zone storicamente celtizzate (quindi soprattutto il Nord della penisola) a mostrare e conservare forme tradizionali considerabili prodromi di Halloween, è che in realtà il Centro, il Sud e le Isole non sono da meno. Pare comunque di potere individuare forme più abbondanti e conservate lungo il versante adriatico: ma ciò può essere solo frutto di una maggiore mole di documentazione disponibile.
Un’area in ogni caso che mi ha affascinato per la ricchezza e la continuità (senza interruzioni nei secoli o forse nei millenni) delle tradizioni espresse relativamente alla celebrazione di culti manistici tra fine ottobre e inizi di novembre, con eclatanti forme sia individuali sia collettive che, dalle zucche intagliate, alle questue, alle rappresentazioni e a tutto il resto danno vita, diciamo così, ad una riconoscibilissima “Halloween”, è quella che riguarda una parte dell’Abruzzo, la Valle Peligna. Ma, come ho già detto, quasi tutte le regioni hanno conservato la tradizione o la memoria di simili morfologie del “festivo” in quelle date.

Secondo la tua esperienza cosa dobbiamo aspettarci per il futuro? Ci saranno delle nuove interpretazioni di questa festività?
Credo che in futuro si arriverà soprattutto a considerare la celebrazione di Halloween per quel che è, cioè una tradizione che ha avuto corsi e ricorsi ma appartiene appieno alla realtà europea, dunque anche a quella italiana. Ciò avverrà in primo luogo perché, seppure lentamente, una maggiore e più corretta informazione convincerà di ciò un numero sempre maggiore di persone (perlomeno di quelle libere da pregiudizi, stereotipi e chiusure preconcette). In secondo luogo perché ormai sono molti i “nativi halloweeniani” (permettetemi il neologismo compreso in questa locuzione). In molte aree infatti (ad esempio nella mia Romagna) sono almeno trent’anni che si ri-celebra Halloween, quindi sono tanti i bambini, gli adolescenti, i giovani e persino gli adulti per i quali questa festa “c’è sempre stata” a prescindere da elucubrazioni o sguardi interrogativi rivolti passato. C’è sempre stata perché fin da piccoli l’hanno vista e vi hanno partecipato.

Quali sono i tuoi progetti futuri?
Io scrivo sia saggistica, essendo per formazione un antropologo culturale, sia narrativa. Mi è sempre piaciuto, quindi, lavorare su due tavoli distinti ma non distanti. Al momento sto scrivendo un romanzo che sarà pubblicato da Rizzoli nella primavera prossima, ma finito quello tornerò certamente a occuparmi di tradizioni e culture popolari, campo affascinante nel quale c’è ancora molto da indagare.
RIFERIMENTI DI ERALDO BALDINI
Facebook: https://www.facebook.com/eraldo.baldini.autore
Wikipedia: https://it.wikipedia.org/wiki/Eraldo_Baldini
30.10.23
Una guida insuperabile per gli amanti delle lapidi un modo di festeggiare halloween alternativo
Menttre cercavo un post per le clebrazioni dei morti e dei ovvero halloween tematica che divide come dimostra questo mio post
in particolare questo da discussione
Laura Settimo
Spero che chi è disgustato dai prodotti americani si astenga anche dal consumare pomodori, patate, mais e tabacco. Solo per citare i più famosi 

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mi spiace ma non concordo . perché qui si, almeno mi sembra da quel che ho capito , contesta /si odia non prodotti ( in questo caso una rielaborazione e sfeuttamenro culturale di tradizioni altrui ) dell'America cioè degli Usa ma il modo omologante con cui lo hanno imposto e il modo in cui noi italiani lo abbiamo accolto e fatto nostro a scapito delle nostre tradizioni mortuarie pagane e cristiane facendolo diventare fenomenoi di massa vedi fumetti , film , ecc a tema
Ho trovato sia sul il Fq d'oggi ( screeen shot sotto )
Infatti fra loro c'è ancora qualcuno che si smarca con la propria originalità riuscendosi a ritagliare uno spazio sicuramente libero dalla concorrenza: i cimiteri, e tutto ciò che gli ruota intorno.A riscuotere un impensabile successo in quest'area decisamente poco battuta è Giulia Depentor, conosciuta ormai come "l'influencer dei cimiteri". Giulia è autrice di un podcast dal titolo che lascia poco spazio all'immaginazione: «Camposanto», podcast italiano sulle città ultraterrene. «Questo è camposanto, il podcast dedicato a chi ama i cimiteri - si legge nell'introduzione -. Io mi chiamo Giulia Depentor e amo leggere le storie scritte sulle lapidi, osservare le fotografie sbiadite dal tempo e immaginare le vite degli abitanti di queste immense città ultraterrene .
dal https://www.ilmessaggero.it/
Giulia Depentor ha 40 anni ed è originaria di San Donà, Venezia, ma vive Treviso. La sua passione per i cimiteri è nata durante la pandemia di Covid-19. «Non avevo grandi aspettative, all’inizio - spiega al Corriere della Sera - Pensavo, al contrario, che sarei stata vista come strana… Invece fin dalla prima puntata, ho avuto un grandissimo riscontro». Il suo podcast si può trovare su tutte le principali piattaforme, da Spotify al suo sito personale, giuliadepentor.it, e il suo successo si è accompagnato alla crescita del suo numero di follower su Instagram, conosciuti come "i Camposanter".
"Immemòriam", il primo libro di Giulia Depentor, è stato pubblicato da Feltrinelli Editore appena lo scorso 24 ottobre. «Una sorta di atlante cimiteriale», lo definisce l'autrice, «con il quale vi porterò con me in giro per l'Italia a visitare cimiteri e altri luoghi legai alla morte.Visitare i campisanti, leggere le lapidi, osservare le foto dei defunti sono attività piene di sorprese e un modo per conoscere culture e popoli», ha spiegato.
«Da piccola ero solita accompagnare le mie nonne in cimitero e le aspettavo mentre sistemavano le tombe dei miei nonni - ha raccontato al Corriere-. Passavo le ore ad ascoltare le loro storie e aneddoti. Ero affascinata dalle lapidi e soprattutto dalle foto, accompagnate da date ed epitaffi». Da adulta, questa fascinazione è diventata un obiettivo preciso, intellettuale e allo stesso tempo scientifico: esplorare, analizzare il contesto storico e artistico e scoprire le storie dimenticate dei defunti.
Dal cimitero dei suicidi di Grunewald a Berlino, a quello del Far West a Bodie in California, da quello di Aoyama a Tokyo, passando per i non cimiteri di Rarotonga nell’arcipelago delle isole Cook, i campi santi del mondo raccontanto della cultura e del rapporto di un popolo con la morte.
Ad accompagnarla nelle sue esplorazioni "cimiteriali" c'è Olga, la sua fedele cagnolina che Giulia definisce ironicamente "Camposanter's little helper".
Giulia Depentor, che su Instagram racconta di sé, semplicemente : "Leggo, viaggio, scopro cimiteri", parlando con il Corriere ha detto di avere un proprio cimitero preferito, quello di San Michele in isola, a Venezia, che è stato il soggetto del suo primo podcast. Viene istintivo quindi chiedersi dov'è che lei dove vorrebbe essere sepolta? La sua risposta al Corriere è inaspettata: «Voglio essere cremata - risponde -. Ho il terrore di essere sepolta viva, come in un racconto di Edgar Allan Poe».
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