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14.12.24

Quando la scuola non si fa carico dei problemi e non educa in profondità . Oramai è più comodo vietare che risolvere i problemi.il caso del liceo di torino dove «Resta a mangiare in classe dalle 14 alle 14,30 nonostante il divieto»: sul registro la nota a due liceali




la responsabilità se escono e succede qualcosa deve essere della scuola, l'orario non è spezzabile se entrano alle 8,30 e escono alle 16 anche se c'è pausa per il pranzo la responsabilità ricade all'istituto, aspetto il momento che uno studente si faccia male (anche se spero non accada mai) come farà la scuola a giustificarsi . come    ho  già  detto non  titolo   Non solo la scuola, ma tutte le istituzioni. Avete comunque mai visto un cartello con su scritto "è permesso fare..." oltre  a  quelli   vietato  ..... ?.  Infatti a  Torino  

Resta in classe dalle 14 alle 14,30 nonostante il divieto». Questo è il testo della nota sul registro presa dai liceali che si sono fermati a mangiare a scuola. Segno dei tempi. Una volta veniva sanzionato chi era trovato fuori a bighellonare, oggi chi vorrebbe stare dentro, al sicuro. È successo giovedì al liceo Regina Margherita di Torino, linguistico, scienze umane ed economico sociale, dove è obbligatorio uscire nella pausa pranzo anche nei giorni in cui l’orario arriva a otto ore. Non c’è nessuno che possa sorvegliare. Per protesta alcuni ragazzi della classe 3AS, liceo economico sociale Cambridge, hanno deciso di restare, evitando di mangiare il panino fuori come fatto finora. Seduti sulle panchine o cercando ripari di fortuna in caso di pioggia. Persino in una lavanderia a gettone. I genitori avevano già scritto il mese scorso al direttore dell’Ufficio scolastico regionale Stefano Suraniti nel tentativo di trovare una soluzione al problema, dopo aver affrontato la questione con la dirigente scolastica Francesca Di Liberti. Non essendo una scuola a tempo pieno, il liceo non dispone di una mensa e non è possibile obbligare i docenti o il personale Ata a fare sorveglianza sui minori durante la pausa. Ma sta di fatto che una volta alla settimana alcune classi hanno il rientro pomeridiano per altre due ore di lezione. In questo caso, due ore di inglese in più. Quindi entrano alle 8 ed escono alle 16,30, con appena mezz’ora di pausa pranzo. Da trascorrere fuori. «La scuola ha allestito dei bellissimi spazi riposo con i fondi del Pnrr, soldi che sono stati investiti per il recupero del benessere dei ragazzi – hanno fatto notare le rappresentanti di classe nella lettera all’Usr –, ma se poi non si possono utilizzare in momenti di reale necessità non ne comprendiamo la spesa». I ragazzi hanno violato la regola che impone loro di uscire da scuola, dove non possono stare se non per le lezioni e ben sorvegliati. Ne potrebbero dedurre che non sia un luogo adeguato dove studiare, incontrarsi, dibattere. Si dirà che a scuola non si può restare fuori orario per una questione di responsabilità nei loro confronti, norme burocratiche varie, contratto collettivo nazionale del lavoro, locali inadeguati. Succede in molte altre scuole superiori, un problema simile si era presentato l’anno scorso al liceo artistico Cottini. I genitori si sono anche offerti di pagare una sorveglianza extra, come alle elementari. Ma davvero i liceali non si possono autogestire per mezz’ora? La questione sarà esaminata lunedì dal Consiglio d’istituto del Regina Margherita, chiamato a decidere per tutte le classi che hanno la pausa di mezz’ora. Ma si teme che qualunque scelta venga adottata debba aspettare il prossimo anno scolastico. Altre norme, altra burocrazia a bloccare le scuole che per altro cercano disperatamente di cambiare. Alle superiori si moltiplicano gli indirizzi, i programmi, le curvature. Ma l’organizzazione del tempo e degli spazi non si adegua e resta indietro. Sarà per il prossimo anno.Infatti   «Se possiamo insegnare l’inglese ai bambini delle elementari, perché non possiamo fare lo stesso con l’educazione emotiva ed  alla legalità ?». Gabriele Plumari, manager e autore di narrative psicopedagogiche, ha ben chiaro il tipo di approccio che, al giorno d’oggi, sarebbe indispensabile tra giovani e adolescenti. Nei suoi libri, infatti, l’autore affronta i drammi adolescenziali per proporre una rivoluzione educativa e culturale, ma che possa essere alla portata di tutti. «Si tratta di un’educazione non solo della mente, ma soprattutto del cuore» racconta Plumari: i suoi libri, "Paolo e i Quattro Mostri" e "10 – La Perfezione dell’Imperfezione" fanno

immergere i suoi lettori in un mondo vero e diretto, fatto di dolore, di sofferenza, ma anche di rinascita e speranza. Nel primo libro, Paolo cresce in un ambiente crudele, segnato da abusi sessuali, violenza fisica e bullismo. L’unico conforto è il cibo, che diventa il suo “quarto mostro”.Ma  potrebbero essere   anche  le  droghe e  lo  sballo  . Questi mostri, metafora delle sue dipendenze e traumi, lo accompagnano fino all’età adulta, trasformandolo in una persona che perpetua la stessa violenza subita. Ma grazie all’amore e al supporto, “le catene di odio” possono essere spezzate.  E  fenomeni come  violenza  di genere  e   femminicidio   debellare o ridurre  
Nel secondo libro, invece, si parla di Marta, un’adolescente brillante e disciplinata, che insegue la perfezione in ogni aspetto della sua vita: a scuola, nella danza e persino nel controllo del cibo. Cresciuta in una famiglia ossessionata dal successo e dall’apparenza, si trova schiacciata sotto il peso di standard irrealistici. È un viaggio tra pressioni sociali e complessità dell’adolescenza, ma che permette una profonda riflessione sul concetto di felicità. «I miei libri non sono semplici racconti – spiega Plumari – ma degli specchi che riflettono la realtà di oggi. Gli adolescenti devono affrontare sempre più drammi, e spesso si ritrovano ad “affogare” nella loro solitudine. Vorrei davvero che ci fosse un cambiamento, che può avvenire solo attraverso l’impegno di noi adulti». Dietro le sue storie, infatti, c’è un progetto più grande: il sogno di una rivoluzione educativa. Secondo Plumari, infatti, ci sarebbe la necessità di introdurre dei percorsi di educazione sentimentale nelle scuole, supportati dalla presenza di terapeuti che possano fungere da ponte tra insegnanti, genitori e alunni. «La nostra società è sempre più connessa, ma sempre più fragile – sottolinea l’autore – e i nostri ragazzi si ritrovano soli, i genitori e i docenti sono spesso impreparati ad affrontare le nuove sfide emotive. Vorrei un mondo in cui i problemi fossero prevenuti attraverso un cambiamento culturale e scolastico, in cui ogni bambino possa essere accolto e guidato verso una crescita emotiva consapevole». La sua scrittura evidenzia come una maggiore consapevolezza emotiva potrebbe prevenire molti dei drammi che popolano le cronache: suicidi, violenze, isolamento e disturbi psicologici.  

Video correlato: Pedagogista di genere Biemmi: "Il patriarcato è nei libri di scuola" (Il Messaggero)

Per Plumari, la chiave è formare una generazione capace di affrontare le difficoltà con empatia e resilienza, rompendo il ciclo di sofferenza che troppo spesso caratterizza la crescita. L’anima creativa del manager, inoltre, ha uno stile ben preciso, basato sulla semplicità e la chiarezza. «Vorrei raggiungere tutti, anche chi non legge abitualmente. Non mi interessa impressionare con lo stile. Mi interessa che il mio messaggio arrivi forte e chiaro, e che sia capace di sostenere i bambini più vulnerabili, di formare genitori più consapevoli e di aiutare gli insegnanti a gestire la complessità delle nuove generazioni. «Dietro ogni tragedia c’è l’opportunità di riscatto, e dietro ogni difficoltà si nasconde una possibilità di crescita», aggiunge Plumari, convinto che una rivoluzione “gentile” sia indispensabile, ma perfettamente attuabile. «Basta solo volerlo. Lo dobbiamo ai nostri ragazzi». 

27.5.21

Funivia Mottarone, Serena e Mohammadreza non potranno essere seppelliti insieme

 leggi anche  


non sempre il silenzio è possibile soprattutto davanti a situazioni che non rispettano l'amore di due persone .Mi chiedo e chiedo alle rispettive famiglie se invece di seppellirli li cremassero e unissero le loro ceneri per spargerle nel vento . si risolverebbe la cosa e si rispetterebbe il loro amore


da  repubblica  online  del 27\5\2021

Per Serena Cosentino e il suo compagno, Mohammadreza Hesam Shahaisavandi cattolica lei, musulmano lui, per loro "servirebbe un cimitero civile che a Diamante non c'è", dice il parroco. E il legale della famiglia aggiunge: "Problemi anche burocratici e diplomatici" Funivia Mottarone, Serena e Mohammadreza non potranno essere seppelliti insieme

Sono morti insieme ma non potranno riposare insieme Serena Cosentino, la giovane borsista del Cnr originaria di Diamante, e il suo compagno, Mohammadreza Hesam Shahaisavandiuccisi entrambi dal crollo della funivia del Mottarone. Cattolica lei, musulmano lui, alla cosa non hanno mai badato. Ma da vittime di quella strage che si scopre provocata da una consapevole manomissione dei freni, quello a cui mai hanno dato peso diventa barriera. "La famiglia di Serena avrebbe voluto che anche il compagno fosse sepolto con lei ma non sarà possibile, servirebbe un cimitero civile" dice don Eugenio Hounglonou, il parroco che domani officerà le esequie della ragazza di Diamante e in questi giorni è stato a stretto contatto con la famiglia. 

Trincerati nella loro casa al centro del paese, lontani dai media, dai curiosi, anche dall'eco di quella notizia che non vogliono accettare, i genitori - elettricista lui, casalinga lei, notissimi e benvoluti in paese - rimangono in silenzio. "Sono distrutti dal dolore, soprattutto la mamma. Il padre cerca di resistere come può" dice il sacerdote, spiegando anche che durante i funerali sarà predisposta un'area all'interno della chiesa perché nessuno li disturbi. A Diamante, sarà lutto cittadino. Così ha deciso il sindaco e senatore di Idv Ernesto Magorno, che spiega: "Vuol essere un segno di estrema vicinanza alla famiglia e a tutti i suoi affetti. Nello stesso tempo, vigiliamo sugli sviluppi giudiziari e sul lavoro che in queste ore gli inquirenti piemontesi stanno portando avanti per fare luce su cosa sia realmente accaduto". E se ci sarà un processo, annuncia, "il Comune di Diamante è pronto a costituirsi parte civile nella doverosa affermazione della verità".  Sugli ultimi sviluppi giudiziari la famiglia non dice nulla. L'avvocato Amerigo Cetraro, cui si sono affidati, fa da muro e filtro. "Dopo il funerale si vedrà" dice. Al legale hanno delegato tutte le incombenze che la burocrazia in questi casi impone non solo per la ragazza, ma anche per il compagno che avrebbero desiderato far riposare con lei. Ma è complicato, spiega il legale. Non si tratta solo di problemi logistici e religiosi, ma anche burocratici e diplomatici.  È stato fatto tutto il più in fretta possibile, grazie anche alla collaborazione del Comune di Verbania, degli amici di Hesam che hanno contattato l'ambasciata e il consolato iraniano e della Farnesina. Ma la procedura è lunga. Dall'Iran, dove ancora vivono la madre e la sorella del ragazzo, raggiunte dagli amici del ragazzo, sono già partite le procure che permettono a qualcuno che non sia familiare di occuparsi della salma.  Ma ci vorrà tempo perché arrivino e vangano protocollate e dovranno essere tradotte ufficialmente, quindi trasmesse. Burocrazia che allunga a dismisura tempi e strazio. Solo dopo la salma potrà lasciare Verbania e iniziare il viaggio verso l'Iran. "I familiari di Hesam non lo hanno chiesto espressamente e personalmente io ho condiviso il desiderio espresso dalla famiglia di Serena, ma il diritto della sepoltura spetta ai familiari". Quando le carte faranno il loro corso, Hesam tornerà a casa. Anche se per lui casa era da tempo l'Italia, dove progettava di vivere con Serena. Lo dicono chiaramente i messaggi di cordoglio e saluto dei suoi amici e colleghi della Sapienza a Roma, dei professori che lo ricordano come uno studente brillante e persino della rettrice Antonella Polimeni, che scrive "resterà il ricordo indelebile di due giovani che si impegnavano con entusiasmo e serietà nella vita universitaria".

3.4.21

la nuova dittatura quella del politicamente corretto

     canzone   in sottofondo     Another Brick In The Wall - Pink Floyd 


 Per     questo mio post      e  risposte   date  ai  commenti     



dopo il precedente una vignetta del libro Rossofuoco di Ardea Editore,nel settembre scorso per una vignetta del libro Rossofuoco di Ardea Editore, destinato alle prime tre classi di scuola primaria. Tra le pagine del testo appariva un bambino che si avvicina a una bambina dalla pelle scura e le chiede: «Sei sporca o sei tutta nera?». Adesso c'è il caso dell'edizione giunti . Ciò pone degli interrogativi . 1) sono leghisti e destra radicale \ extra parlamentare ., 2) si stanno abituando al nuovo corso cioè all'Ur-Fascismo £ sono addormentati e quindi non conoscono la multietnicità delle classi scolastiche 4) lo fanno apposta per farsi pubblicità ( cioè uso la tecnica del marketing \ promozione indiretta cioè basta che se ne parli per poi scusarsi \ fare mea culpa ) e promuovere le loro opere editoriali
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sono stato accusato oltre  che di buonismo   anche di   praticare la  dittatura    del politicamente  corretto  .   Cosa  lontana  da me   perchè   se  è vero che   : <<  le  parole sono importanti >>( cit  cinematografica)  la  cosa non è vera  . In quanto   anche   se  non sempre  ci  riesco   <<  Io al "Buon viso a cattivo gioco" preferisco la faccia di merda che gioca a carte scoperte.>>  ( Francesca  Alleva )
Infatti  

<< Quella del politicamente corretto è una maniera per spingere chiunque ad aver timore di esprimere un giudizio, una opinione diversa, oppure più semplicemente a confermare molto di quello che pure è stabilito dalla natura; basterebbe pensare alla famiglia naturale tra un uomo e una donna. Oltretutto, proprio sul concetto di famiglia nella sinistra  [ e  non solo  aggiunta mia    ]  si evince la più eclatante delle ipocrisie, perché se da una parte si è martellato il cervello della gente sulla discriminazione femminile, sulle quote rosa, sulla giusta e fondamentale importanza della donna, sulla famiglia per la sinistra non è così. Non è così perché se ci si azzarda a dire che la famiglia naturale si basi sulla indispensabilità di un uomo e di una donna in modo ovviamente paritetico, in questo caso la donna passa in secondo piano, perché non si ritiene che sia centrale; insomma, nella famiglia si può anche fare a meno della donna perché non è detto che serva. Ma quello che è insopportabile non è certo il fatto che il libero intelletto possa “pensare” appunto di considerare come famiglia unica e naturale quella tra un uomo e una donna, ma che non si possa dire, guai insomma, perché al solo annuncio da sinistra scatta l’inquisizione per manifesta discriminazione. [...  segue  qui ]>> 
                                       da   http://opinione.it/politica/  del 10\11\2020


 Sono d'accordo   , eccetto  l'ultima riga  ,  perchè  tali   fenomeni si trovano anche  nelle  parole    sia  dirette   che  quelle  edulcorate  \ politicamente  corrette    com  Umberto Brindani  su   Oggi 1 Apr 2021    ( lo cito   interamente    perchè  è difficile  oltre  che     da sintetizzare   \ riassumere  )    

IL POLITICALLYCORRECT? «NON RIUSCIREMO PIÙ A PARLARE SENZACHIEDERE SCUSA A QUALCUNO»

Ve lo ricordate il piccolo Arnold, l’attore della celebre serie tv degli Anni 80? Il suo vero nome era Gary Coleman ed è morto nel 2010 in seguito a un incidente domestico. Non era un bambino: recitava quella parte ma era un adulto affetto da nanismo. Qualcuno, sbrigativamente, avrebbe potuto definirlo un «nano di colore». Be’, oggi non potrebbe più. Secondo le ultime indicazioni della Direzione generale del Parlamento europeo, avrebbe dovuto dire: «Persona con acondroplasia proveniente da un contesto migratorio». Per i burocrati di Bruxelles non va bene neanche la parola «sordo»: si deve dire «persona con disabilità sensoriale» (ma, chissà perché, «sordi» al plurale è lecito). L’espressione «cambio di sesso»? Orrore! La terminologia corretta è «chirurgia affermativa di genere». Non si può più dire «lesbiche» o «gay», ma bensì «persone lesbiche» e «persone gay» (scopri la differenza). Vietato parlare di «adozione gay»: è accettabile solo «adozione successiva». E se per caso a uno viene in mente di definire un individuo «sano, normale, normodotato»? Non si può più: vale soltanto «persona senza disabilità ». L’altro giorno mi ha scritto una lettrice: «Sto leggendo un bel saggio di Richard Ovenden che si intitola Bruciare libri. All’inizio, dove parla dei Sumeri o dei papiri egiziani, l’autore usa continuamente l’espressione “a.e.v.”. Per esempio: “Nel 400 a.e.v.”. Non sono scema, ho capito che si riferisce al 400 avanti Cristo. Mami domando: perché?». Confesso che mi ha colto impreparato, così sono andato su Wikipedia a controllare. E in effetti pare che adesso si debba utilizzare la dizione «a.e.v.» («avanti era volgare») «onde evitare riferimenti a una particolare religione». È ammessa anche l’espressione «a.e.c.», cioè «avanti era comune». Dal che si evince che da oltre 2 mila anni viviamo in un’era volgare o comune (e prima cos’era? Raffinata e singolare?). Poco importa che il riferimento sia sempre la nascita di Gesù: l’ipocrisia del politicamente corretto (anzi, in questo caso del religiosamente corretto) impone che non potendo far scomparire Cristo perlomeno si eviti di citarlo. Intanto Capitan America, la massima espressione del machismo americano, diventa un supereroe gay. La multinazionale Unilever toglie dal commercio lo shampoo con la dicitura «per capelli normali», perché discriminerebbe coloro che i capelli li hanno secchi, grassi, ricci o altro, in ogni caso «non normali». La modella Emily Ratajkowski è sotto accusa sui social perché ha osato postare una foto in cui allatta al seno suo figlio (operazione considerata «inappropriata» in pubblico) e, peccato capitale, lo chiama «beautiful boy». Come si permette di anticipare la scelta di genere? Sarà Sly (il piccolo si chiama così) a decidere se sarà maschio o femmina... In Oregon, Stati Uniti, vogliono «debellare il razzismo in matematica, poiché essa non è oggettiva, e farlo credere è un pensiero tipicamente suprematista, imperialista e razzista». Alcuni degli specialisti incaricati di tradurre le opere di Amanda Gorman, la poetessa diventata famosa il giorno dell’insediamento di Joe Biden, hanno dovuto rinunciare perché «ritenuti troppo bianchi per interpretare le poesie di un’autrice afro americana ».Devo proseguire? Capite che stiamo esagerando? Come dice il pedagogista Franco Nembrini, «tutto oggi è diventato politicamente scorretto: finirà che non riusciremo più neppure a parlare senza chiedere scusa a qualcuno». Quasi trent’anni fa Robert Hughes scrisse il saggio La cultura del piagnisteo, e pochi anni dopo uscì il mitico La versione di Barney di Mordecai Richler: due capisaldi della ribellione al politicamente corretto. Eppure, soprattutto negli ultimi tempi, è diventato chiaro che la battaglia è persa. Bisogna stare attentissimi a quello che si dice e come lo si dice, le parole vanno pesate e ripulite, il rischio di offendere una minoranza è sempre in agguato, anche se ormai il pericolo più concreto è quello di offendere la maggioranza. L’altra sera guardavo su Sky un bellissimo documentario su Quentin Tarantino ( The first eight), un regista che non è mai andato per il sottile trattando di neri, ebrei o qualsiasi altra categoria umana “sensibile”. Anche su di lui ci sono state polemiche. Ma ho capito una cosa: il razzismo, l’intolleranza, il fanatismo e la faziosità non sono nelle parole, ma negli occhi di chi le pronuncia.


  Sia chiaro, questi  sono   solo uno degli infiniti esempi del politicamente corretto che va adottato, pena il patibolo mediatico e l’accusa di reato, perché la dittatura di questo paradigma oramai si è estesa a tutto, dalle parole pronunciate, alle scelte preferite, alle soluzioni indicate, ai giudizi espressi, insomma il politicamente corretto è diventato una sorta di porta dell’inferno, se si supera e non rispetta si finisce bruciati ed  ai margini   oppure  come  spesso  mi succede,  ma  me ne   frego , derisi  o presi in giro    oppure   sparlano   di te  e  non con   te ed  spalle    .  Infatti    , permettetemi un altra   , l'ultima citazione   diretta     

 

LIBERTÀ E PAURA
Lizze James: "Penso che i fan dei Doors ti vedano come un Salvatore, il leader che li renderà tutti liberi. Che sensazione provi al riguardo? È una specie di pesante fardello, non è vero?"
Jim Morrison: "È un assurdo. Come posso liberare chiunque non abbia il fegato di sollevarsi da solo e di affermare la propria libertà? Penso che si tratti di una menzogna, quella della gente che afferma di voler essere libera - tutti insistono a dire che la libertà è ciò che vogliono di più, la cosa più sacra e preziosa che un essere umano possa avere. Ma queste sono stronzate! La gente è terrorizzata dall'idea di essere liberata - loro stessi serrano le loro catene, combattono chiunque cerchi di spezzare quelle catene. Sono la loro sicurezza... Come possono aspettarsi che io o chiunque altro li liberi se in realtà non vogliono essere liberi?"
Lizze: "Perché pensi che la gente tema la libertà?"
Jim: "Penso che la gente faccia resistenza alla libertà perché ha paura dell'ignoto. Ma è singolare... che l'ignoto una volta fosse davvero ben noto. E ciò a cui appartengono le nostre anime... L'unica soluzione è di confrontarsi - confrontare il proprio Io - con la più grande paura immaginabile. Di a te stesso le tue paure più profonde. Dopo di ciò, la paura non ha più potere, e la paura della libertà si restringe e svanisce. Tu sei libero".
Lizze: "Cosa intendi quando dici "libertà"?"
Jim: "Ci sono diversi tipi di libertà, e ci sono parecchi equivoci in proposito... Il genere più importante di libertà è di essere ciò che si è davvero. Si baratta la propria libertà per un ruolo. Si barattano i propri sensi per un atto. Si svende la propria capacità di sentire, e in cambio si indossa una maschera. Non potrà esserci alcuna rivoluzione di massa fino a che non ci sarà una rivoluzione personale, a livello individuale. Prima deve avvenire all'interno... Si può privare un uomo della sua libertà politica e non lo si ferirà - finché non lo si priverà della sua libertà di sentire. Questo può distruggerlo".
Lizze: "Ma come è possibile privare qualcuno della sua libertà di sentire?"
Jim: "Alcune persone rinunciano volentieri alla propria libertà - mentre altre sono costrette a rinunciarvi. L'imprigionamento comincia con la nascita: la società, i genitori, si rifiutano di lasciarti vivere la libertà per la quale sei nato. Ci sono modi sottili di punire una persona per metterne alla prova la capacità di sentire. Puoi ben vedere che chiunque attorno a te ha distrutto la sua vera natura emozionale. Si imita ciò che si vede".
Interviste a Jim Morrison, a cura di Lizze James,1968.


 con questo  è tutto  vilascio  allla colonna  sonora    e  gli approfondimenti 


 Colonna  sonora

il matto - Modena  city  ramblers
 Another Brick In The Wall - Pink Floyd


Approfondimenti  \    siti  consultati   



 https://www.nonsolocontro.eu/nsc2/in-piu/attualita/6027-ha-senso-parlare-di-una-dittatura-del-politically-correct.html


https://thevision.com/attualita/politicamente-corretto-satira-idiozia/


Fonti e approfondimenti

https://www.quasidi.com/senza-categoria/la-dittatura-del-politicamente-corretto/

Una società civilissima e balcanizzata, Daniele Lo Vetere, Le parole e le cose http://www.leparoleelecose.it/?p=33518

La lingua imbrigliata: a margine del politicamente corretto, Massimo Arcangeli, Italianistica online  http://www.italianisticaonline.it/2004/politicamente-corretto-01/

Come l’odio per il politicamente corretto ha sdoganato il fascismo verbale, Chiara Palumbo, The Vision https://thevision.com/attualita/fascismo-verbale/

http://acoma.it/sites/default/files/pdf-articoli/Acoma%2017%20def_0.pdf 
https://arxiv.org/abs/1812.03899
https://harpers.org/a-letter-on-justice-and-open-debate/
https://www.ultimavoce.it/la-dittatura-del-politicamente-corretto-cose-e-perche-se-ne-parla-tanto/
https://www.ilpost.it/flashes/premio-cesar-roman-polanski-attrici-adele-haenelhttps://www.nonsolocontro.eu/nsc2/in-piu/attualita/6027-ha-senso-parlare-di-una-dittatura-del-politically-correct.html




 




 

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...