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1.2.25

risposta a chi dice che L'ulisse di omero è portavoce di una mascolinità tossica

 

Sapete che nell’Odissea c’è una delle scene d’amore più belle e commoventi di tutta la letteratura? E no, non sto parlando di Penelope. So che oggi va di moda dire che Omero è il capostipite della <<mascolinita tossica >>, eppure quest’autore ci ha lasciato una delle scene d’amore più commoventi mai scritte! Vedete, la storia di Ulisse è una storia di viaggi, di avventure, ma soprattutto la storia di un uomo che desidera una cosa sopra tutte: tornare a casa! E finalmente dopo vent’anni Ulisse torna nella sua amata Itaca.
Questo è uno dei momenti, a mio avviso , più intessi di tutta l’Odissea: Ulisse vede la sua città, vede suo figlio Telemaco che ormai è diventato un uomo. E in quell’istante lo assale un moto di nostalgia, perché si accorge di quanto il tempo sia volato. Ulisse però si traveste da mendicante per non farsi riconoscere dal Proci che avevano usurpato il suo trono. E cosa accade? Che nessuno lo riconosce !Non lo riconosce suo figlio, non lo riconosce sua moglie, non lo riconosce la sua gente! Tutti vedono soltanto i suoi abiti laceri, i suoi capelli incolti e lo scambiano per un << vecchio mendicante>>. Soltanto uno tra tutta la gente di Itaca , lo conosce: Argo , il suo cane. Vedete, per un cane puoi essere un principe, un re o un mendicante , un cane ti ama a prescindere. Ad Argo non gli importa nulla dell’aspetto di Ulisse, non si cura di cosa indossa, di come appare, gli basta sentire la sua voce per riconoscerlo! E subito dopo muore. Ecco, io mi ricordo che quando lessi questa scena, ero alle scuole medie , per la prima volta mi commossi. Argo aveva conservato il suo ultimo respiro per Ulisse. E si, un’epoca di relazioni usa e getta, vi diranno che in fondo non c’è nulla di così straordinario in questa scena. Perché cose come l’amicizia la realtà e l’amore che sopravvive alla lontananza sono riconpensibili in una società che ha fatto dell’assenza dei legami una coda. Ecco perché in un mondo tanto cinico come quello di oggi vi auguro di avere qualcuno che vi ami non per ciò che siete, ma per chi siete, e che vi guardi negli occhi con la stessa dedizione che Argo ha avuto per Ulisse.

27.12.24

"Io, ebreo, dirigo Wagner perché la cultura è verità" il gesto coraggioso del il direttore d'orchestra Omer Meir Wellber, 43 anni, ebreo-israeliano,

 Che coraggio


  da  msn.it 

Se non avesse coraggio, dovrebbe darselo dati i tempi. Ma non difetta certo per ardore e temperamento il direttore d'orchestra Omer Meir Wellber, 43 anni, ebreo-israeliano, agli sgoccioli del suo mandato al Massimo di Palermo, e in partenza per Amburgo dove ha già pianificato le tre prossime stagioni da direttore musicale della Staatsoper e della Philharmonisches Staatsorchester. Bisogna avere del fegato ad aprire la stagione, come

ha fatto lui a Palermo, con Le Grand Macabre di György Ligeti, non lo conoscete? non preoccupatevi, siete tra i tanti; in compenso sarà a misura d'uomo il concerto di Capodanno con Mendelssohn. Non è finita qui per Wellber, di Gerusalemme da sette generazioni ma nato a cresciuto a Beer Sheva poiché il padre vi si era trasferito su richiesta di David Ben Gurion (fondatore di Israele) per dare dinamismo a questo luogo nel deserto.
Lei esegue spesso Wagner, bandito in Israele essendo il più antisemita dei musicisti. « Invece è importante eseguirlo perché cultura vuol dire verità. Che si corrompe quando entra in campo il politicamente corretto. L'artista dovrebbe identificarsi con ciò che è scomodo e di cui non si parla. Gli artisti sono il termometro della società, ma per poter misurare la febbre bisogna prendere le distanze dalla società, coltivare il dubbio».

Come è cambiata la sua vita professionale dal 7 ottobre 2023?

«Non è stato cancellato un solo concerto. Mi sento però cambiato a livello psicologico. Giorni fa, a Tolosa, prima di salire sul podio mi ha assalito il timore che qualcuno mi urlasse qualcosa. È risaputo che sono contro Netanyahu, ma oggi non conta cosa uno pensa ma da dove viene».

Lo si è visto con la cantante Anna Netrebko «buata» alla Scala perché russa.   «Assurdo. È come se un siciliano venisse buuato a Tel Aviv perché ritenuto mafioso. E poi non mi piacciono i movimenti che chiedono agli artisti di esprimere giudizi sulla propria nazione».

In Israele lei è considerato uno di sinistra.
«Sì, ma in Europa come uomo di sinistra mi trovo in grande difficoltà, tanto che non mi stupisce che in Germania la comunità ebraica voti a destra. Paradossale? No, perché la sinistra ha perso il rapporto con la gente, si è innamorata delle proprie idee. Come è possibile che siano stati levati i crocefissi dalle scuole per esempio? In questi anni non è stata difesa a sufficienza la vostra identità».

Cosa dice delle manifestazioni Pro Pal?
«La Palestina ha il diritto di esistere ma non ha il diritto di tagliare le teste. Mia mamma è andata al funerale di due amici di 80 anni seppelliti senza teste perché non le hanno trovate».

«Nessuno vuole che la propria città si trasformi in un suk, ma tutti si vergognano ad esprimere questa posizione», ha detto.

«Aggiungo che non potersi esprimere liberamente crea rabbia e frustrazione, che vengono espresse attraverso il voto anziché a parole».

Le sale e teatri di musica d'Occidente nel mondo arabo, dal Qatar all'Arabia Saudita, stanno creando ponti o sono vetrine?

«Poiché israeliano, non ci posso andare. Nell'immediato dopoguerra, i militari inglesi in Italia erano invitati ad andare a teatro, alcuni conobbero lì la lirica. L'idea che un Paese consideri i propri teatri come un biglietto da visita è bellissima. Ben vengano in teatri nel mondo arabo quindi».

Il che vale anche per l'Italia contemporanea.

«Un teatro deve avere il respiro internazionale, ma anche essere emanazione delle realtà locali, vivere del proprio territorio e così offrire un prodotto artistico unico. Che senso ha vedere uno spettacolo a Palermo o a Milano che potresti trovare su qualsiasi altro palcoscenico al mondo?».

Come imposterà il suo lavoro ad Amburgo?

«È una città intrigante, ha avuto una vita musicale dinamica, all'avanguardia ma negli ultimi anni più tranquilla».

Quindi spariglierà le carte, corretto? Qualche esempio di programmazione.

«Mi piacerebbe che gli ascoltatori, nel momento del concerto, abbandonassero i soliti meccanismi di difesa. Inizio dalla forma, sostituendo il termine Concerto con Spazio per giochi. Ho commissionato a dieci compositori, tra cui l'italiana Daniela Terranova, nuovi pezzi che vengono inseriti in sinfonie o pezzi storici. Per esempio, una sinfonia di Beethoven avrà al suo interno un movimento di nuova creazione, scritto rispettando ferrei parametri: deve durare come quello di Beethoven, iniziare e chiudere con lo stesso accordo e via discorrendo».

16.11.24

Meloni e company facessero leggi più serie anzichè Vietare le parole «handicappato» e «diversamente abile» nei documenti ufficiali. un linguaggio più inclusivo non si fa per via legislativa

  se invece  di  fare  una legge  per una   cosa di poco conto   visto che  la  sostanza  non cambia 

 facessero leggi più  serie   o  almeno modificasero quelle esistenti , dato che    da quanto dice  il fondatore Nico Acampora,  il fondatore  di  PizzAut, il fondatore Nico Acampora: "Alcune aziende preferiscono pagare multe piuttosto che assumere una persona disabile": "Alcune aziende preferiscono pagare multe piuttosto che assumere una persona disabile"
Ora  secondo  la legge  proposta  dal governo Meloni  tutte le amministrazioni pubbliche dovranno adottare una nuova terminologia per le persone con disabilità: ecco quali parole devono cambiare e come mai.
Addio quindi  ai termini «handicappato» o «diversamente abile». È tempo di adottare un linguaggio rispettoso e inclusivo quando si parla e si scrive di persone con disabilità, affinché vengano evitate espressioni considerate obsolete o stigmatizzanti, a favore di altre che rispecchino il valore della dignità e della diversità umana. È l’invito contenuto ,  da quanto riporta  quest articolo  <<  Vietate le parole «handicappato» e «diversamente abile» nei documenti ufficiali: perché il governo Meloni sceglie un linguaggio inclusivo per la disabilità>> di  open , in una recente nota dell’ufficio di gabinetto del ministero per le Disabilità, che sollecita ad aggiornare e uniformare la terminologia ufficiale delle amministrazioni pubbliche. Si tratta di un aggiornamento che fa capo all’articolo 4 del Decreto legislativo n. 62 del 2024 (entrato in vigore il 30 giugno) e interessa sia la comunicazione istituzionale (comunicati stampa, siti web, documentazione informativa) sia l’attività amministrativa vera e propria, come decreti, provvedimenti o modulistica.
I termini da cambiare
Nella nota vengono indicate le seguenti modifiche:

«Handicap» viene sostituito da «condizione di disabilità» in tutti i documenti ufficiali.
Termini come «persona handicappata», «portatore di handicap», «persona affetta da disabilità», «disabile» e «diversamente abile» vengono unificati in «persona con disabilità».
Le espressioni «con connotazione di gravità» e «in situazione di gravità» sono sostituite da «con necessità di sostegno elevato o molto elevato».
Infine, «disabile grave» diventa «persona con necessità di sostegno intensivo».
Perché usare «persona con disabilità» invece di «disabile»

Perché usare l’espressione «persona con disabilità» invece di «disabile» o «handicappato»? La differenza principale sta nel fatto che, nel primo caso, si mette al centro la persona, mentre negli altri due si rischia di ridurre l’individuo alla sua disabilità. L’obiettivo di queste modifiche linguistiche è quindi di spostare l’attenzione sulla persona, piuttosto che sulla sua condizione, per evitare che venga etichettata unicamente in base alla disabilità. Si tratta di un approccio che promuove un linguaggio che rispetta e valorizza la dignità e la complessità di ogni individuo. Sebbene la modifica del linguaggio possa sembrare un cambiamento puramente formale, in realtà riflette una visione più moderna e inclusiva della società, che ora sta trovando spazio anche negli ambienti istituzionali. 
Un cambio di rotta del governo?
Si tratta di una mossa apparentemente dissonante nella linea adottata finora dalla maggioranza di governo, che alle sollecitazioni sulla necessità di utilizzare un linguaggio più inclusivo, ha più volte risposto in modo respingente. La premier stessa ha scelto di farsi chiamare «Il presidente», rifiutando l’utilizzo di «la presidente». La scorsa estate, il senatore della Lega Manfredi Potenti ha presentato un disegno di legge per vietare l’uso di termini femminili come «sindaca», «questora», «avvocatessa» e «rettrice» negli atti pubblici, sostenendo che il maschile universale dovesse prevalere in tutti i contesti ufficiali, pena sanzioni. E, solo pochi giorni fa, Meloni ha dichiarato: «Alcune femministe credono che la parità di genere si realizzi declinando titoli al femminile». Eppure, quando si parla di disabilità, il governo sceglie una strada diversa, più soft e meno controversa.
Forse un cambio di rotta o, più probabilmente, una mossa dettata dal fatto che il tema della disabilità è percepito come meno divisivo e, ad esempio, meno polarizzante rispetto alla questione di genere. In altre parole, parlare di linguaggio inclusivo per le persone con disabilità non solleva le stesse tensioni politiche e culturali che, invece, si accendono quando si discute della parità di genere. La disabilità continua ad essere erroneamente vista come una questione semplicemente di rispetto, mentre il tema della parità di genere sfida direttamente gli equilibri di potere esistenti. Sorge dunque spontaneo chiedersi se questo intervento faccia parte di un reale cambiamento di paradigma, o se si tratti semplicemente di un tentativo di presentarsi come inclusivi su un tema che, al momento, non scotta come altri. 

Anche    se  come ho spiegato dal titolo   lo reputo assurdo che ci voglia  una legge dello stato  per tale cambiamenti  , fare un  circolare   era meglio . Ciò non toglie, che la revisione della terminologia sui temi della disabilità rappresenti un passo avanti e un segno di civiltà   anche se  formale  

24.5.24

Il caso della Divina Commedia censurata in una scuola di Treviso 2 studenti sono stati esonerati dallo studio della Divina Commedia ed è scoppiato il caso

 sempre  sulla  cancell  culture  leggi

il nostro post  : << ostracizzazione  del dissenso il caso di varoufakis per Gaza ., cancel culture o non cancel culture sulle : scritte, monumenti, nomi di vie, cittadinanza , ecc del fascismo >> è il secondo articolo 


“La saggezza è saper stare con la differenza senza voler eliminare la differenza. ” 
 (  Gregory Bateson  ) 




Un inferno, come nella Divina Commedia. È un caso che infiamma anche la politica quello dei due studenti musulmani di terza media di Treviso esentati dallo studio della Divina Commedia di Dante, che potrebbe risultare offensiva per chi abbraccia l'Islam. Sulla decisione, presa dal prof all'insaputa della dirigenza scolastica, si è scatenato un putiferio (a senso unico): tutti contro lo zelo eccessivo dell'insegnante. Perchè la dispensa da Inferno, Purgatorio e Paradiso non è arrivata dopo una protesta; è stato il professore a scrivere ai genitori dei due ragazzi, chiedendo se c'erano problemi nell'affrontare con i loro i figli l'opera a sfondo religioso del grande Alighieri. Le famiglie hanno risposto che andava evitato.  Siamo  alla  follia   .
 Ora  Non è la prima volta che la Divina Commedia è oggetto di controversie a scuola   e non  qui  i  precedenti .  Recentemente   In Olanda e Belgio l’opera è stata addirittura ritradotta per non offendere i fedeli musulmani, eliminando il nome di Maometto dal XXVIII canto dell’Inferno. ( sotto  al  centro    i  versi  22-45 )


da Inferno Canto XXVIII - La Divina Commedia weebly.com  



 La polemica intorno al poema dantesco è stata raccontata dal ‘Quotidiano Nazionale’ in un articolo del 29 marzo 2021. Nell’Inferno, Dante descrive Maometto sottoposto ad orrende mutilazioni del corpo da parte di un diavolo, con il corpo squartato e le interiora che fuoriescono. Nella Divina Commedia, “Maometto subisce un destino crudo e umiliante solo perché è il precursore dell’Islam”, aveva affermato l’editrice della nuova traduzione in Olanda e Belgio, Myrthe Spiteri
 La nuova versione dell’opera “si rivolge a lettori più giovani e il cambiamento è pensato per non ferire inutilmente gli islamici”, aveva spiegato la traduttrice Lies Lavrijsen.“È sempre il solito problema: accettare il punto di vista degli altri, da tutte e due le parti”, ha concluso il professor Pezzè.
sempre  secondo https://sapere.virgilio.it/scuola/mondo-scuola/il-caso-della-divina-commedia-censurata-in-una-scuola-a-treviso


Tutto è iniziato quando in classe è arrivato il momento di affrontare Dante Alighieri ed i suoi scritti, partendo da quella che è ritenuta uno dei più grandi capolavori della letteratura mondiale: la Divina Commedia. Come raccontato da ‘Antenna Tre Nordest’, prima di addentrarsi nello studio del poema, l’insegnante ha invitato gli studenti che non seguono l’ora di religione [ cosa caspita c'enmtra con il rogramma di Letteratura italliana se uno\a persona segue l'ora di religione o meno ] a scrivere sul diario una nota con la quale chiedere ai genitori di esprimersi sull’opportunità che i loro figli affrontino o meno lo studio della Commedia e di altri componimenti che abbiano riferimenti religiosi. Alla lezione successiva, è arrivata la risposta delle famiglie: 2 di queste, di religione musulmana, hanno comunicato all’insegnante la loro contrarietà. Pertanto, i ragazzi sono stati esonerati dallo studio dell’opera massima di Dante Alighieri, che racconta il suo viaggio immaginario attraverso l’inferno, il purgatorio ed il paradiso. Gli studenti che non studieranno la Divina Commedia faranno lezioni parallele su Giovanni Boccaccio, e su questo verranno interrogati, mentre il resto della classe sarà sottoposto a verifiche sull’opera dantesca.

 
Sbagliatissima la scelta del professore. Come se un cattolico non volesse o non potesse studiare il Corano. Poi non venite a parlare di integrazione, non fate altro che innalzare muri. Ottima la decisione di Valditara di mandare gli ispettori in quanto secondo  da quel  che   ho letto   in rete  è  stato deciso senza  consultare  gli organi  d'istituto  ed  pare  che  i  genitori non fossero  d'accordo  . 
Ora invece di ricorre ad imbelle ed censoria situazione cioè il buonismo d'accato e il'ipocrita politicamente corretto si poteva risolvere 1) esonerando se vuole essere rispettosi della fede altrui esonerando gli studenti islamici dallo stuio di quel canto e di quei versi e non dall'intera cantatica dell'inferno 2) scelta da me preferità e più consona utile ad un sistema scolastico \ educativo spiegare ( magari facendocelo spiegare dagli stessi studenti islamici ) che il verso di Dante è una leggenda nera a cui credeva lo stesso Dante , credere ad una leggenda, nata probabilmente in ambiente crociato e che non ha nessun fondamento di verità, per la quale Maometto sarebbe stato addirittura un prete cristiano che non è riuscito a far carriera. Arrabbiato per questo, avrebbe così fondato questa nuova religione”, ovvero l’Islam. Ma sopratutto spiegare che la presenza di contenuti antisemiti e razzisti nelle opere letterarie, artistiche, storiche e filosofiche e contestualizzata al'epoca e che vengano fornite considerazioni critiche rispetto all’antisemitismo e al razzismo spiegando come oggi non siano più validi   Quindi  invece di adottare un approccio di cancellazione, sarebbe più costruttivo promuovere una comprensione più approfondita e rispettosa delle diverse prospettive culturali e religiose. Questa situazione solleva questioni fondamentali riguardo alla delicatezza nel trattare temi culturali e religiosi all’interno dell’insegnamento delle opere letterarie, in particolare la Divina Commedia di Dante Alighieri. È evidente che esistano sensibilità diverse e talvolta conflittuali tra le varie culture e religioni riguardo all’interpretazione di determinati testi.«Conoscere Dante non toglie nulla alla confessione religiosa dei ragazzi ma aggiunge molto alla conoscenza della cultura italiana. Integrazione si fa per aggiunta, mai per sottrazione» ha scritto su X la senatrice Pd Simona Malpezzi, mentre Deborah Serracchiani si è detta incredula «che si possa mettere in discussione lo studio nelle scuole della Divina Commedia, un patrimonio dell'umanità imprescindibile per qualunque formazione culturale non solo italiana». È seguita una cascata di commenti, da maggioranza e opposizione, increduli anche se  posizioni    diverse     d'incredibilità  , l'opposizione la prima , di malanpacista   diretto   ed  indiretto   , la  maggioranza  , accomune  comunque   dal fatto  che Dante possa 'turbarè qualcuno. «È un'assurdità cancellare Dante. Ma dietro questo si nasconde un problema ancora più grande: l'integralismo ha dichiarato il presidente veneto, Luca Zaia, mentre il sindaco di Treviso (e collega di partito) Mario Conte, ha giudicato la scelta «incomprensibile». Ancora più diretti il leader della Lega, Matteo Salvini - «è demenziale non studiare Dante perchè offende qualcuno» - e il ministro turismo Daniela Santanchè: «Dante? Continuiamo a sottometterci ai musulmani. Questi politicamente corretti li avrebbe messi tra gli ignavi». Tra i giudizi più severi, quello del generale-candidato Roberto Vannacci: «Eccoli - ha detto - quelli che vogliono distruggere la nostra Italia e la nostra identità».

Negativo anche il parere degli scrittori Rita Monaldi e Francesco Sorti, che definiscono un autogol preferire Boccaccio, che «è molto più difficile da digerire, immorale anche dal punto di vista islamico», a Dante che «era inclusivo» e «lascia a porta aperta ai pagani».  L'unica  In difficoltà pare soprattutto la preside dell'istituto Felissent, che si è chiusa in una riunione fiume. «Sto cercando di chiarire cosa sia accaduto - ha detto Francesca Magnano - Di certo è un errore dire che c'è stato un via libera, io non sapevo nulla di questa storia e sto cercando di fare chiarezza con i docenti coinvolti».   concludo    che l'alternativa proposta  loro di   sostituire  Dante   con  Il Decamerone di Boccaccio è ridicolo, è un autogol assoluto. Perchè se ben ricordo dai miei  studi di letteraratura italiana  lo stesso Boccaccio in fin di vita si è pentito del Decameron e lo ha disconosciuto, ha avuto una forte crisi di coscienza e questo dovrebbe suggerire qualcosa. È molto più difficile da digerire, immorale anche dal punto di vista islamico. Dante lascia invece a porta aperta ai pagani. È del tutto insensato rifiutarlo e ignorare questa sua grande apertura.Infatti  Nel canto XX del Paradiso Dante si stupisce della salvezza dei non cristiani Traiano e Rifeo (Traiano in vita aveva addirittura perseguitato i cristiani). Già nel canto precedente, il XIX, aveva posto la questione della salvezza degli appartenenti a un'altra religione" ricorda Rita Monaldi. "Se il problema è Maometto all'Inferno, Dante pone all'Inferno (tra gli ignavi) anche Papa Celestino V, che è stato canonizzato .  <<Allora i cattolici dovrebbero rifiutare di studiare la Divina Commedia?" sottolineano Monaldi & Sorti che in alcune scene del secondo volume della loro trilogia mostrano Dante discutere animatamente di questa questione.  Mala  tempora  currunt  


29.8.23

il problema degli stupri specie quelli condotti da minorenni non va affrontato di pancia di Gennaro Pagano

 visto  che mi dice  che  esagero quado parlo  degli stupri  e dei femminicidio    che   siamo di fronte  ad  emergenza  culturale  ed  sociale  , lascio la  parola  ad  un esperto     che  ne   sà  più di  me 


Quanto accaduto a Caivano, come a Palermo, atterrisce. E atterrisce altrettanto gli opinionisti e i
tuttologi che sparano la soluzione mediatica ad alto impatto oppure che si limitano a descrivere l'evidente senza andare oltre. Il problema della sessualità, dell'abuso da parte di giovanissimi verso ragazze poco meno che coetanee, della violenza gratuita e bestiale è un problema complesso e che come tale va affrontato, analizzato, affrontato di pancia capito, andando oltre il politicamente corretto di uno sdegno sterile, tutto pancia e niente testa (la “pancia” è utile, necessaria e sacrosanta ma se non muove ad un pensiero capace di dirigere un’azione è socialmente sterile).In questo breve post voglio fermarmi su quattro parole chiave che meriterebbero un'analisi ulteriore. Condivido questi pensieri assolutamente non esaustivi per spingere a riflettere e ad andare oltre gli slogan :

1. Empatia. Spesso durante il mio servizio all’Ipm di Nisida e durante l’attività di psicoterapeuta mi è capitato di incontrare adolescenti "sotto anestesia"emotiva, completamente incapace non solo di elaborare ma anche di riconoscere le proprie emozioni e quelle della loro vittima. Negli ultimi anni vi è un "distanziamento emotivo" molto preoccupante e pericoloso, correlato senz'altro in molti giovani all'utilizzo smodato di social network, video, schermi e tastiere: non si tratta di "influenza" dei social, attenzione, ma di un vero e proprio mutamento di reti neuronali che nei nativi digitali sta avvenendo, come dimostrano numerosi studi avviati. Se a questo si aggiunge spesso la mancanza di mediazione e narrazione della realtà da parte del mondo adulto, tutto diventa più comprensibile.
2. Porno. Non se ne parla. Pare un discorso da bigotti e politicamente scorretto. Ma chiunque abbia esperienza di accompagnamento psicologico di adolescenti e ragazzi sa bene quanto l'esposizione pressoché quotidiana - che non di rado sfocia in una vera e propria dipendenza - a siti e video pornografici abbia delle ricadute importanti sulla concezione del sesso, delle pratiche sessuali, del rapporto e degli atteggiamenti da assumere. L'altra/o viene "cosificata", ridotta a merce da consumare e buttar via. Non si gode della relazione (anche sessuale) ma dell'oggetto da consumo che diventa il corpo dell'altro. Del porno e del suo effetto sugli adolescenti si parla poco: ricordiamoci che è una delle industrie più fiorenti di sempre. Ricordiamoci anche che ci troviamo dinanzi ad un inedito storico: mai l'accesso alla pornografia è stato così facile e potenzialmente continuo come negli ultimi venti anni. Questo vuol dire che chi liquida questo problema lo fa con superficialità e senza pensare.
3. Consumismo. Il "consumismo", parola che andava tanto di moda negli anni '80 e '90 , è diventato sempre più un concetto anche relazionale ed esperienziale. Non si tratta più di consumare merci e cose ma anche persone, corpi, relazioni. Non superando mai la fase infantile, narcisistica ed egocentrica, in cui l'altro viene concepito unicamente come funzionale al mio bene e, perché no, al mio piacere. L’altro non è più persona ma merce, cosa fa consumare. Anche sessualmente.
4. Povertà. Abusi e stupri possono avvenire ovunque come dimostra la storia e la casistica ma in alcuni casi, soprattutto in quello che vede protagonisti minori o giovanissimi, vediamo che avviene più spesso in contesti sociali o territoriali segnati dalla povertà educativa, dalla marginalità sociale, dal degrado morale. Questo significa che anche in quest'ambito i più poveri sono quelli che subiscono di più: nascere in una famiglia difficile, di un quartiere difficile di una realtà difficile espone maggiormente a traiettorie di vita deviate.
In tutti questi ambiti occorre lavorare con un metodo seriamente preventivo, transdisciplinare e di rete. E nonostante l'urgenza occorre essere preparati ai frutti che non arriveranno domani ma dopo domani: si tratta di cambiamenti della mente "sociale" e questo richiede tempo.E in questo tempo occorre lavorare con solerzia, coraggio, passione e senza protagonismi di sorta ad aiutare le vittime e ad evitare, vigilando, che ve ne siano altre.

16.8.23

censura o polemica creata ad arte per sollevare l'audience al programma ? il caso del programma Reazione a catena, i Dai e Dai censurati dalla Rai. Marco Liorni allibito: «Ma cosa state dicendo? Parole che non si possono usare»

 premetto   che  sono anni  ( salvo qualche   capitina distratta   in attesa del programma  successivo  in prima  serata  )   precisamente  da quando sono morti  e  mie nonni ,   che  non seguo trasmissioni del genere   .  Ma  leggendo l'articolo sotto   mi  sembra    tutto  organizzato  visto che  i   concorrenti  poi hanno vinto   lo stesso  . Ma  conoscendo  la storia  della rai   e delle sue  censure polico /culturali potrebbe  essere   ancora   una  volta  una censura ed uno strapotere del politicamente  corretto . IL  che  conferma  l'intervista  rilasciata  al Fq  il 14\8\2023      dal  duo  Nuzzo - di Biase e da me riportata in : <<“Che guaio per i comici: il politicamente corretto è perbenismo ipocrita” >>

  da https://www.msn.com/it-it/notizie/italia/ del  16\8\2023


Reazione a catena, i Dai e Dai censurati dalla Rai. Marco Liorni allibito: «Ma cosa state dicendo? Parole che non si possono usare»
                                                     I Dai e Dai censurati ieri a Reazione a catena. Una scena mai successa nel quiz show condotto da Marco Liorni quella che è andata in onda ieri, 15 agosto su Rai1. Il trio nel gioco de L'intesa vincente dovevano indovinare una parola peccato che nel farlo abbiano preso uno scivolone enorme scatenando la reazione del conduttore che li ha prontamente ripresi. 

Reazione a catena, i Dai e dai censurati

Il termine da centrare era "borsetta", così i Dai e dai costruiscono una frase cadendo in un cliché infelice. “Cosa”, “Piccoletta”, “Prendi”, “Alla”, “Vecchietta”. Insomma, i due Dai e Dai hanno provato a far indovinare all'altro del trio la parola facendo riferimento allo scippo. Marco Liorni sgomento replica prontamente: «Ma che cosa state dicendo? Sono parole che non si possono usare, purtroppo perdete un punto». I concorrenti capito l'errore si sono prontamente scusati e nonostante la penalità si sono comunque confermati vincitori.


Cosa è successo

La vera stranezza in tutto ciò è la decisione della Rai, che certo non lascia passare l'accaduto ma nonostante le puntate siano registrate decide di mandare in onda il passaggio, bippando il contenuto spiacevole del riferimento. Un fatto del genere non era mai accaduto. 

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...