Visualizzazione post con etichetta linguaggio. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta linguaggio. Mostra tutti i post

16.11.24

Meloni e company facessero leggi più serie anzichè Vietare le parole «handicappato» e «diversamente abile» nei documenti ufficiali. un linguaggio più inclusivo non si fa per via legislativa

  se invece  di  fare  una legge  per una   cosa di poco conto   visto che  la  sostanza  non cambia 

 facessero leggi più  serie   o  almeno modificasero quelle esistenti , dato che    da quanto dice  il fondatore Nico Acampora,  il fondatore  di  PizzAut, il fondatore Nico Acampora: "Alcune aziende preferiscono pagare multe piuttosto che assumere una persona disabile": "Alcune aziende preferiscono pagare multe piuttosto che assumere una persona disabile"
Ora  secondo  la legge  proposta  dal governo Meloni  tutte le amministrazioni pubbliche dovranno adottare una nuova terminologia per le persone con disabilità: ecco quali parole devono cambiare e come mai.
Addio quindi  ai termini «handicappato» o «diversamente abile». È tempo di adottare un linguaggio rispettoso e inclusivo quando si parla e si scrive di persone con disabilità, affinché vengano evitate espressioni considerate obsolete o stigmatizzanti, a favore di altre che rispecchino il valore della dignità e della diversità umana. È l’invito contenuto ,  da quanto riporta  quest articolo  <<  Vietate le parole «handicappato» e «diversamente abile» nei documenti ufficiali: perché il governo Meloni sceglie un linguaggio inclusivo per la disabilità>> di  open , in una recente nota dell’ufficio di gabinetto del ministero per le Disabilità, che sollecita ad aggiornare e uniformare la terminologia ufficiale delle amministrazioni pubbliche. Si tratta di un aggiornamento che fa capo all’articolo 4 del Decreto legislativo n. 62 del 2024 (entrato in vigore il 30 giugno) e interessa sia la comunicazione istituzionale (comunicati stampa, siti web, documentazione informativa) sia l’attività amministrativa vera e propria, come decreti, provvedimenti o modulistica.
I termini da cambiare
Nella nota vengono indicate le seguenti modifiche:

«Handicap» viene sostituito da «condizione di disabilità» in tutti i documenti ufficiali.
Termini come «persona handicappata», «portatore di handicap», «persona affetta da disabilità», «disabile» e «diversamente abile» vengono unificati in «persona con disabilità».
Le espressioni «con connotazione di gravità» e «in situazione di gravità» sono sostituite da «con necessità di sostegno elevato o molto elevato».
Infine, «disabile grave» diventa «persona con necessità di sostegno intensivo».
Perché usare «persona con disabilità» invece di «disabile»

Perché usare l’espressione «persona con disabilità» invece di «disabile» o «handicappato»? La differenza principale sta nel fatto che, nel primo caso, si mette al centro la persona, mentre negli altri due si rischia di ridurre l’individuo alla sua disabilità. L’obiettivo di queste modifiche linguistiche è quindi di spostare l’attenzione sulla persona, piuttosto che sulla sua condizione, per evitare che venga etichettata unicamente in base alla disabilità. Si tratta di un approccio che promuove un linguaggio che rispetta e valorizza la dignità e la complessità di ogni individuo. Sebbene la modifica del linguaggio possa sembrare un cambiamento puramente formale, in realtà riflette una visione più moderna e inclusiva della società, che ora sta trovando spazio anche negli ambienti istituzionali. 
Un cambio di rotta del governo?
Si tratta di una mossa apparentemente dissonante nella linea adottata finora dalla maggioranza di governo, che alle sollecitazioni sulla necessità di utilizzare un linguaggio più inclusivo, ha più volte risposto in modo respingente. La premier stessa ha scelto di farsi chiamare «Il presidente», rifiutando l’utilizzo di «la presidente». La scorsa estate, il senatore della Lega Manfredi Potenti ha presentato un disegno di legge per vietare l’uso di termini femminili come «sindaca», «questora», «avvocatessa» e «rettrice» negli atti pubblici, sostenendo che il maschile universale dovesse prevalere in tutti i contesti ufficiali, pena sanzioni. E, solo pochi giorni fa, Meloni ha dichiarato: «Alcune femministe credono che la parità di genere si realizzi declinando titoli al femminile». Eppure, quando si parla di disabilità, il governo sceglie una strada diversa, più soft e meno controversa.
Forse un cambio di rotta o, più probabilmente, una mossa dettata dal fatto che il tema della disabilità è percepito come meno divisivo e, ad esempio, meno polarizzante rispetto alla questione di genere. In altre parole, parlare di linguaggio inclusivo per le persone con disabilità non solleva le stesse tensioni politiche e culturali che, invece, si accendono quando si discute della parità di genere. La disabilità continua ad essere erroneamente vista come una questione semplicemente di rispetto, mentre il tema della parità di genere sfida direttamente gli equilibri di potere esistenti. Sorge dunque spontaneo chiedersi se questo intervento faccia parte di un reale cambiamento di paradigma, o se si tratti semplicemente di un tentativo di presentarsi come inclusivi su un tema che, al momento, non scotta come altri. 

Anche    se  come ho spiegato dal titolo   lo reputo assurdo che ci voglia  una legge dello stato  per tale cambiamenti  , fare un  circolare   era meglio . Ciò non toglie, che la revisione della terminologia sui temi della disabilità rappresenti un passo avanti e un segno di civiltà   anche se  formale  

31.8.24

paraolimpiadi 20024 : quale linguaggio usare . amore in gara e nella vita , rifugiati , politica , ed altre storie

vedendo sia indiretta che in differita le gare delle paraolimpiadi mi chiedo quali espressioni , in questo mondo ricco di umanità, usare o non usare o cancellare al mio vocabolario frasi come handicappato, invalido, disabile, diversamente abile, meglio persona con disabilità... .
Ma sopratutto come parlare Come parlare delle donne e dei transgender \ lgbtq alle Olimpiadi senza sembrare un viscido retrogrado.Credo  che  proverò  a seguire quanto    consigliato  da  questi  due   articoli     che     ho  trovato   cercando  una riuspostra   al mio  dubbio  in rete   : <<   Paralimpici, via ai Giochi: quali parole usare. >>  da  La Gazzetta dello Sport   sule  paraolimpiadi    di Rio   se   ho letto   bene  e   un altro articolo molto interessante << Disabili o diversamente abili : cosa usare per parlare di disabilità?>>  da  disablog.it    in sintesi se  ho ben  capito ecco  evitare le parole passive e vittimistiche. Usare un linguaggio che rispetti le persone disabili come individui attivi con controllo sulla propria vita. Ecco un elenco delle parole da evitare e la loro terminologia corretta:
  • Da evitare: Handicappato, disabile; da usare: persone disabili.
  • Da evitare: afflitto da, soffre di, vittima di; da usare: ha (seguito dal tipo di disabilità).
  • Da evitare: confinato su una sedia a rotelle, relegato su sedia a rotelle; da usare: utente su sedia a rotelle.
  • Da evitare: handicappato mentale, mentalmente carente, ritardato, subnormale; da usare: con difficoltà di apprendimento.
  • Da evitare: paralizzato, invalido; da usare: persona con disabilità o persona disabile.
  • Da evitare: spastico o spastica; da usare: persona con paralisi cerebrale.
  • Da evitare: malato di mente, pazzo; da usare: persona con una condizione di salute mentale.
  • Da evitare: sordo e muto, sordomuto; da usare: sordo, persona con problemi di udito.
  • Da evitare: cieco; da usare: persone con disabilità visive, persone cieche, persone non vedenti e ipovedenti.
  • Da evitare: un epilettico, un diabetico, un depresso e così via; da usare: persona con epilessia, diabete, depressione o qualcuno con epilessia, diabete, depressione.
  • Da evitare: nano; da usare: qualcuno con crescita limitata o bassa statura.

Dopo    queste  precisazioni Eccoci  al il terzo giorno di Paralimpiadi .
Se vi era già venuta nostalgia delle nazionali italiane di pallavolo, soprattutto  quella  femminile,da ieri ne  abbiamo un'altra da seguire e  a  cui eventualmente appassionarci una  squadra molto detterminata  ed 
combattiva   visto  che ha  sconfitto  quella  Francese    per   tre set  a  0  . 
 In questi  giorni    si stanno svolgendo   anche le  gare  In questi giorni pieni di gare di atletica leggera forse qualcuno si sarà chiesto: perché “leggera”? Serve a distinguerla da altri tipi di atletica? C'è un'atletica pesante? In effetti sì, o almeno c'era: fino a qualche decennio fa infatti a livello internazionale gli sport di lotta e il sollevamento pesi erano gestiti da un'unica federazione di atletica pesante, che peraltro in Italia ha ancora una rappresentanza  rispetto a  gli altri paesi europei  . Infatti  Le Olimpiadi moderne si ispirarono ai Giochi dell'antica Grecia, in cui erano previste sia gare di lotta che di sollevamento pesi: tutte le gare che erano state ispirate a quel modello vennero comprese nella definizione di atletica, che poi si distinse in “leggera” e “pesante”: non è comunque così sorprendente che si usi la parola “atletica” anche per questi sport, visto che viene dal greco antico athlos, che significa proprio “lotta”, “combattimento”. Nel corso del Novecento le discipline dell'atletica pesante si organizzarono in federazioni distinte e quindi si smise di chiamarle con quell'unica definizione. Oggi la distinzione tra “leggera” e “pesante” di fatto non è più rilevante .



 dalla  newsletter  paris   de  ilpost.it




La partenza della finale dei 100 metri maschili T47 disputata ieri, tra le gare d'atletica (David Ramos/Getty Images)


Un po' troppo entusiasmo allo Stade de France

In diverse discipline per ciechi alle Paralimpiadi – ne avevamo già parlato – c'è bisogno che il pubblico faccia silenzio: tra queste c'è anche il salto in lungo, dove ogni saltatore o saltatrice ha una guida posizionata in prossimità della buca con la sabbia che dà un'indicazione sonora per far capire dove l'atleta deve indirizzare la corsa. Ciascuno ha un suo metodo: ci sono guide che battono solo le mani, altre che danno indicazioni con la voce e altre ancora che fanno entrambe le cose. La guida dell'italoalbanese Arjola Dedaj, per esempio, dice molte volte «vai!».
Più l'atleta si avvicina al punto in cui deve saltare, più la guida aumenta il ritmo del segnale acustico per farle aumentare anche il ritmo della corsa. La guida deve poi spostarsi in tempo dalla traiettoria di corsa per evitare che l'atleta le finisca addosso (alcune lo fanno molto all'ultimo momento).
Ieri durante la finale femminile della categoria T11 (che è appunto quella per saltatrici cieche) tutte queste operazioni sono state molto complicate: il pubblico dello Stade de France – dove si svolgono le gare – era molto esaltato per l'atletica, pure troppo, e faceva un gran rumore anche nei momenti in cui si chiedeva silenzio. Il personale sugli spalti non riusciva a zittire le persone, e alcune atlete hanno dovuto aspettare molto tempo prima di ogni salto. È stato forse il primo grande intoppo organizzativo di queste Paralimpiadi.
Arjola Dedaj è stata tra le atlete penalizzate da questa situazione e a tratti è sembrata piuttosto sconfortata. Alla fine è arrivata quarta con un salto di 4,75 metri, a un centimetro dal terzo posto: un ottimo risultato soprattutto se si considera che ha 42 anni e questa sarà con ogni probabilità la sua ultima Paralimpiade. Nelle sue gare Dedaj è spesso tra le più fotografate per via delle eccentriche mascherine che indossa sugli occhi: tutte le saltatrici cieche ne hanno una, ma nella gran parte dei casi sono oggetti del tutto anonimi. Ieri ne aveva una a forma di farfalla che è molto piaciuta (non è l'unica atleta fantasiosa, comunque).


La mascherina a forma di farfalla usata ieri da Dedaj (Julian Stratenschulte/dpa)




  Amore   e  amicizia 

Alla cerimonia di chiusura delle Olimpiadi Tony Estanguet, presidente del comitato organizzatore di Parigi 2024, aveva celebrato con una certa fierezza un record dell'edizione che si era appena conclusa: era stata, aveva detto, quella con più proposte di matrimonio di sempre, ben 6. Secondo Estanguet il record era da attribuire in qualche modo all'influenza di Parigi, che lui definiva la città dell'amore per eccellenza.
Lì per lì quella frase di Estanguet era sembrata semplicemente uno dei tanti espedienti retorici per celebrare i Giochi che lui stesso aveva organizzato, ma in effetti per qualche ragione difficilmente spiegabile a Parigi 2024 le storie d'amore e relazioni tra gli atleti sembrano molto più visibili del solito (i social c'entrano, certo), e la tendenza sta continuando anche a queste Paralimpiadi. C'è stata addirittura una storia che ha fatto da “ponte” tra i due eventi, molto raccontata: quella della recente campionessa olimpica di salto in lungo Tara Davis e del marito Hunter Woodhall, atleta paralimpico specializzato nelle gare di velocità. È probabile che il video di lui che segue molto emozionato la finale di lei, e che piange dopo la vittoria, vi sia già capitato sotto mano.
Dopo di loro è stata la volta dei nigeriani Christiana e Kayode Alabi, che sono sposati e sono entrambi nella nazionale di tennistavolo a queste Paralimpiadi: è una storia d'amore piuttosto normale, in realtà, ma anche questa è finita un po' ovunque.
(Alex Slitz/Getty Images)
 Poi sono cominciate le proposte di matrimonio anche alle Paralimpiadi: la prima l'ha fatta fuori dalla mensa del villaggio olimpico il triatleta spagnolo Lionel Morales Gonzalez; la seconda, in una location forse un po' migliore, è stata fatta sui campi da badminton ieri mattina dal brasiliano Rogerio de Oliveira, che dopo una partita si è inginocchiato con in mano un anello e un cartello che diceva «Edwarda vuoi sposarmi?». E siamo solo al secondo giorno.
 per  altre  storie   d'amore  ma  anche  d'amicizia  eccovi altri   url :

  come   nelle  olimpiadi non  paraolimpiche   anche   il quarto   posto  o   non arrivare  a medaglia   può  essere  prezioso     soprattutto  in queste  parolimpiadi  le  cose    storie   \  vicende    sono  più sofferte  di  noi    che  abbiamo  problemi non invalidanti  

   sempre  dalla  Nw   pari  de  ilpost.it 


Eliminata con stile


Se siete tra quelli che si erano appassionati all'inaspettata coolness di certi tiratori di pistola alle Olimpiadi, allora forse vorrete almeno sapere qualcosa di lei: Asia Pellizzari, 22enne tiratrice con l'arco trentina che stamattina è stata eliminata agli ottavi di finale della categoria W1. Anche se è molto giovane Pellizzari è già alla sua seconda Paralimpiade e ha diversi titoli nei tornei internazionali: non è difficile immaginare che la ritroveremo in altre edizioni dei Giochi. Nel frattempo potete cominciare ad appassionarvi alla sua posa molto fotogenica di quando fa scoccare la freccia dall'arco.

In quanto
(Dal sito del Comitato paralimpico italiano)


Il tiro con l'arco è il primo sport paralimpico di sempre, e anche quello dov'è ormai comune che gli atleti con disabilità gareggino con quelli normodotati.

.......

  da   Open 30 Agosto 2024 - 16:42

Paralimpiadi di Parigi, atleta tunisino boicotta la sfida di bocce con un israeliano: «È per la causa palestinese»

                         di Ugo Milano

EPA/CHRISTOPHE PETIT TESSON I Alcuni portabandiera durante la cerimonia di chiusura di Parigi 2024, Francia, 11 August 2024.




Achraf Tayahi non si è presentato alla gara con lo sfidante Nadav Lev



Un atleta tunisino, Achraf Tayahi, ha deciso di boicottare la gara di bocce contro lo sfidante israeliano Nadav Lev per dare voce alla «causa palestinese». Una scelta, quella portata avanti dall’atleta, che in modo automatico lo esclude dalle competizioni alle Paralimpiadi di Parigi 2024. Decisione che per il tunisino «rappresenta una vittoria per la causa». A riferirlo è stata una fonte della delegazione tunisina al sito di informazione Al-Araby Al-Jadeed. Lev approda quindi alla fase successiva dove incontrerà stasera il brasiliano Maciel Santos. Non è la prima volta che lo scontro tra Tel Aviv e Hamas approda a Parigi. Già durante lo svolgimento delle Olimpiadi era circolato un video della propaganda iraniana in cui si criticava la partecipazione di Israele ai Giochi.


-----

Parigi, 30 agosto 2024 – Le Paralimpiadi di Parigi 2024, già alla seconda giornata di finali, hanno fatto segnare un momento storico, con la prima medaglia vinta dal Team Rifugiati. È accaduto nel parataekwondo femminile (categoria 47 kg), con il bronzo ottenuto da Zakia Khodadadi, ragazza afghana, nata e vissuta fino al 2021 nella provincia di Herat, da dove venne evacuata tre anni fa dopo il ritorno al potere dei talebani. Infatti Zakia Khudadadi porta con sé molti titoli che potrebbero
appesantirla nella vita quotidiana: rifugiata, donna, persona con disabilità.Anche a causa della sua disabilità (è nata senza l’avambraccio sinistro), e non solo per questioni politiche ma culturali, fatte di discriminazioni, già da ragazzina Khodadadi – che oggi vive e si allena proprio a Parigi – aveva dovuto vivere una quotidianità molto difficile in Afghanistan, sino a pensare addirittura al suicidio ancora bambina. “Ho combattuto per anni per dimostrare che quella non fosse una limitazione”, ha detto in una recente intervista al sito ufficiale delle Paralimpiadi, e se in qualche modo era riuscita a uscire da quella situazione, nulla ha potuto contro le privazioni imposte dal regime talebano.



Ma questo, a Parigi 2024, le ha consentito di realizzare il sogno di una medaglia paralimpica, e di farlo entrando appunto nella storia avendo portato il primo alloro al Team Rifugiati. Lo scorso 9 agosto, anche alle Olimpiadi era arrivata la prima medaglia nella storia del Team Rifugiati: a ottenerla era stata ancora una volta una donna, la pugile Cindy Ngamba (bronzo nei pesi medi), camerunense fuggita dal proprio Paese, dove avrebbe rischiato l’arresto a causa della sua omosessualità. Oggi vive in InghilterraQuando le è stato chiesto quale sia il titolo più pesante da portare, l'atleta nata in Afghanistan che giovedì (29 agosto) ha vinto la prima medaglia in assoluto per la Squadra Paralimpica dei Rifugiati, non ha esitato a rispondere: donna.
“Per me, il bronzo, è come l'oro perché vengo in Francia. Prima ero in Afghanistan e in Afghanistan non era possibile (praticare) questo sport”, ha dichiarato Khudadadi a Olympics.com dopo aver festeggiato la sua medaglia nel Para taekwondo K44, classe -47 kg.
L'atleta 25enne è stata evacuata dall'Afghanistan dopo che i Talebani hanno preso il potere nel suo Paese nell'agosto 2021. All'epoca, Khudadadi si stava preparando a fare il suo debutto Paralimpico a Tokyo 2020, dove è diventata la seconda atleta donna a rappresentare l'Afghanistan ai Giochi Paralimpici e la prima donna Paralimpica del Paese da Atene 2004.
Come atleta donna, Khudadadi ha subito minacce di morte in Afghanistan ed è stata evacuata da Kabul dopo la presa del potere, una settimana prima dell'inizio di Tokyo 2020, insieme al velocista Hossain Rasouli. In seguito si è stabilita a Parigi, in Francia, e ha partecipato ai Giochi Paralimpici del 2024 come unica atleta donna della Squadra Paralimpica dei Rifugiati, composta da otto membri.
Simbolicamente, è stata un'allenatrice donna, la medaglia d'argento di Rio 2016 Haby Niare, a guidarla verso lo storico podio. Niare è stata anche la prima a correre a congratularsi con un'emozionata Khudadadi dopo il suo storico risultato.
“Sono così emozionata. Sono così felice perché questo è il mio sogno”, ha detto Khudadadi. “Oggi ho vinto una medaglia di bronzo e sono la prima donna Paralimpica rifugiata (medagliata) al mondo e ho vinto una medaglia di bronzo. Questo per me è un sogno. E ora sono in un sogno”.


21.6.22

i genitori che fanno i bulli e gli haters su un account social di Elisa Esposito una ragazzina che non loro figlia dandogli della ..... che ..... esempio danno ai loro figli ?


Sono andato giusto ieri a vedere chi fossela tizia vedere foto sopra e video sotto

 

   di  cui si parla    in  un post  che ho trovato  sulla home generale di facebook e cosa facesse. Una volta finito il video, avrei voluto darmi fuoco alle orecchie.
Il che, immediatamente, mi ha fatto sentire molto vecchio nonostante abbia 46 anni .
Sì perché quando eravamo ragazzini ne dicevamo di assurdità ... Eccome se ne dicevamo. Ci siamo tutti inventati una lingua segreta da bambini e da ragazzini, è un gioco un  modo  si reagire  al  conformismo e  all'autoritarismo  genitoriale  . Gli adulti d'oggi   , ovveroi ragazzi  d'ieri  dimenticanoo non ricordano  , non dovrebbero.
Avevamo un modo di parlare che faceva sollevare lo sguardo al cielo ai miei vecchi genitori oltre  che  agliinsegnanti  . 
 Ed era ( ed è ) tutt'ora giusto visto che ogni generazione precedente alla tua rimproveri o rimanga ammutolito e sfotta quando non vuole sforzarsi d'aprirsi al nuovo .
Eravamo stupidi, ci comportavamo da stupidi e sono felice che lo facessimo. Era fisiologico.chi non lo  ha  mai fatto  alzi  la  mano 😃 
Ora ci siamo trasformati negli adulti, nei vecchi che ci rompevano le palle ai tempi e che eravamo noi a guardare con sufficienza. Perché se ti dimentichi di essere stato un ragazzino stupido, significa che sei diventato un adulto deficiente. Il che è molto peggio, e oltretutto non passa con gli anni a differenza della stupidità della gioventù ... .
Detto questo, mi chiedo   come    un adulto che consideri lecito  andare ad insultare una ragazzina che  peraltro  non è  un suo  familiare   per come parla mi fa orrore. È una sconfitta dell'intera società. come può venire in mente a una persona anche solo vagamente normodotata di andare sotto al video di una ragazzina che dice “amiooooo”  ed    espressione    simili   ad insultarla dandole della “puttana” ?


Voi non state mica tanto bene, gente.Cioè: quella roba è certamente   abominevole e odiosa per chiunque abbia più di 16 anni, e siamo d’accordo, ma mica deve piacere a noi   che  abbiamo  40 anni è  più 
Io, ad esempio  collegandomi  al discorso  delle  righe  precedenti  , da ragazzino, dicevo per  esempio  “tozzo” per dire “fico” ed espressioni   gergali  simili  che   andavano  di  moda per un certo periodo  e   alcune  si  sono  anche   estinte sono scomparse   . O storpiavo  o accorgiavo parole con acronimi tipo tvb o scorcia per scorciatoiaobiblio per  biblioteca , ecc .
Adesso, probabilmente, se incrociassi il me stesso di allora, sentirei l’irrefrenabile impulso di  rimproverarmi(  ed  criticare   eventuali  figli\e  )   come    facevano i miei    perchè  parlassi  bene  o  quanto meno  facessi distinzione   quando e  con chi  usarlo 
Si invecchia e si finisce per dimenticare che, molto spesso, diverse idiozie che si fanno e si dicono a quell’età, si fanno per sentirsi parte di un gruppo, di una generazione, per riconoscersi, annusarsi, per uscire dalle imposizioni de genitori , ecc
È una cosa che serve a diventare grandi. Poi cresci e vorresti tagliarti le orecchie con un ferro arroventato quando senti una che dice “amioooo”, certo. Fa parte del processo. Ed è giusto così . Ma Se, invece, senti quella roba da una persona che non è tuo figlio\a o tuo\tua nipote e decidi di andare ad fare il cazziatone ed soprattutto ad insultare pesantemente una ragazzina sul suo profilo TikTok o Instagram, usando parole pesanti come  quella   citata     mi dispiace ma il problema è solo e soltanto tuo, non suo che usa tali espressioni . Quindi cari vecchi tromboni e censori lasciamo ai giovani il loro mondo ed al loro linguaggio ( come é stato a nostra volta con modi di dire e terminologie che ora ci farebbero accapponare la pelle) senza fare i boomer maleducati su un profilo social che non ci appartiene ed  non  è neppure  di  un nostro familiare .


12.3.19

banalità preziosa

E' vero che a volte sono banale e scontato quando faccio e tiro fuori riflessioni dal mio archivio cartaceo itineranteMoleskine Smart Writing Set, Notebook e Pen+ Smartpen, Taccuino con Copertina Rigida Nera Adatta all'Uso con Pen Moleskine+, Colore Nero, Fogli Puntinati


come    queste  : 
  • il non vedere  le  cose   come  non sentirle   non impedisce  loro  d'esistere
  • la  vita  è  tutto un quiz  non  si  sa mai   quello che t'aspetta 
Ed   forse  è  per  questoche molti   smettono di seguire  i miei  aggiornamenti   del mio account   e  della  nostra  pagina   di   facebook 
Ma   in una  società  \  in un mondo  dove  bisogna  essere originale  a tutti i  costi   e     e se  non lo sei      vieni quasi  emarginato   la banalità    ,   come detto   nel  titolo ,  può essere  preziosa  . Infatti meglio banale    che  nulla  o peggio non riuscire  a d esprimere    emozioni  ed opinioni proprie   o tenersele dentro 
Infatti    non sempre  la  il termine   banale      è negativo     alla  faccia     di  Alberoni     che  ne evidenzia  solo   il  lato negativo
Risultati immagini per banalità  il  giornale

  come dice  anche    l'articolo a pagamento    di  repubblica  di domenica     scorsa  e preso  gratuitamente  tramite il sito  http://www.dagospia.com


UN ARTICOLO DI BARTEZZAGHI SULLA BANALITÀ E UNA FEROCE LISTA DI FRANCESCO MERLO SUI GRANDI BANALI D'ITALIA, CON FABIO FAZIO '' BUONISTA EDUCATO, CHE ASSECONDA TROPPO I SUOI OSPITI E PROMUOVE LIBRI CHE NON HA LETTO'', ROBERTO BOLLE ''BANALITÀ DEL GLUTEO'', ELENA FERRANTE, ALFONSO SIGNORINI. COSA UNISCE MATTEO MESSINA DENARO E JOVANOTTI? CATTELAN, LA BANALITÀ DEL FINTO SCANDALO, LA PIÙ PAGATA DEL MONDO


1. LA BANALITÀ NON È BANALE
Stefano Bartezzaghi per ''la Repubblica - Robinson''

Visto da vicino, niente è davvero banale, niente è davvero originale. Cosa c' è di meno solenne e più dimesso del saluto "buonasera"? Eppure persino questa formula così quotidiana ha dato qualche brivido.

Stefano BartezzaghiSTEFANO BARTEZZAGHI
Il 26 agosto del 1978, il cardinal Albino Luciani era stato eletto Papa e aveva appena scelto il nome di Giovanni Paolo quando si affacciò alla Loggia di San Pietro e pronunciò in latino la sua benedizione alla folla plaudente. Sembrò voler aggiungere qualcosa, ma gli tolsero il microfono perché, gli dissero, "non usava". Non fu così meno di due mesi dopo, il 16 ottobre, quando il cardinale Karol Wojtyla si affacciò alla stessa Loggia in veste papale e con il nome di Giovanni Paolo II.

Rivolse alla folla il saluto "Sia lodato Gesù Cristo", a cui fece seguire l' apostrofe "Carissimi fratelli e sorelle" e quindi un breve discorso, divenuto celebre per la trovata del "Se mi sbaglio mi corigerete". Forse la novità di un Papa straniero convinse i cerimonieri della necessità di rassicurare subito i fedeli sulla sua padronanza della lingua italiana. Il successore di Wojtyla, Joseph Ratzinger, scelse il nome di Benedetto XVI e il 19 aprile del 2005 esordì con "Carissimi fratelli e sorelle".

Jorge Mario Bergoglio si presentò come Francesco il 13 marzo del 2013 e disse "Buonasera". Da una benedizione formale in latino, a una formula liturgica, a un appello discorsivo sino al più ordinario dei saluti, quello che si rivolge in ascensore al vicino incontrato rincasando: vorrà dire che con Francesco persino il papato è diventato "banale"?

PAPA FRANCESCO BERGOGLIOPAPA FRANCESCO BERGOGLIO
Accarezzavo già l' idea di dedicare uno studio particolare alla banalità ma la decisione definitiva arrivò quando lessi un tweet che accusava appunto papa Francesco di aver augurato la pace in Terrasanta in modo assolutamente non originale e di non essersi affatto impegnato per fare meglio. Ho pensato cioè che i social network costituiscono fra le altre cose l' ambiente in cui è possibile ritenere banale il Papa: quindi l' ambiente in cui è più interessante studiare la banalità contemporanea.

Non è molto probabile che a ispirare Bergoglio sia stato il Disperato erotico stomp di Lucio Dalla, che dice che "l' impresa eccezionale, dammi retta, è essere normale": eppure i paradossi fra norma e eccezione, trasgressione e conformismo, banalità e originalità sono noti da sempre e c' è tutta una letteratura al proposito.

Non solo le sintesi esilaranti che Alberto Arbasino ha sempre fatto dei tipici complimenti da recensione amica ("straordinario, come sempre!"): si può arretrare sino a Giacomo Leopardi, che annotava "Quegli uomini che i francesi chiamano originali, non solamente non sono rari, ma sono tanto comuni che sto per dire che la cosa più rara nella società è di trovare un uomo che veramente non sia, come si dice, un originale". Il fatto è che odiare i luoghi comuni è a sua volta un luogo comune.

Alberto ArbasinoALBERTO ARBASINO
La parola "banalità", nel senso in cui la usiamo oggi, ha la stessa provenienza francese e la stessa età della speculare "originalità", due gemelle che giocano a scambiarsi di posto per confonderci le idee. Nascono entrambe con la società borghese, crescono assieme a romanticismo, giornalismo, surrealismo e avanguardie varie, rispondono al motto di Arthur Rimbaud su Il faut être absolument moderne puntualizzando, da parte loro, che "moderno" e "moda" hanno lo stesso etimo (da modo, in latino "or ora"). Non si può essere moderni senza aneliti di originalità.

Resta però il fatto che se voglio essere notato dalla vicina di casa devo salutarla in qualsiasi modo che non sia "buonasera" (a meno che non lo pronunci come in un ormai antico spot, dove " buonasera" diventava una cosa da ridere); se il Papa neoeletto dice "buonasera" è invece tutt' altro che banale. La prima cosa da capire è dunque che la banalità non è mai assoluta, come non lo è l' originalità ( e neppure, Rimbaud ci scuserà, la modernità): è sempre funzione della circostanza e anche di quella che in semiotica si chiama " enunciazione", cioè la relazione fra chi parla e chi ascolta.

RIMBAUDRIMBAUD
" Banale" è il contenuto del " ban", il " bando", la novità che l' araldo rende pubblica a tutti, nel villaggio: ciò che è comune, il sapere condiviso che istituisce una società. Perché, allora, non può essere anche "originale", legato cioè alle fonti dell' identità comune? Il problema è che noi non diamo valore al risaputo, al già detto, alla verità attestata; perché la accettiamo la verità deve arrivarci da uno svelamento, da una smentita di una verità già nota. Il modello è: " Tutti dicono che (che Armstrong è stato sulla Luna, che è meglio vaccinare i figli, che la Terra è rotonda), ma a me non la si fa".

L' originale diventa così l' autentico (in etimo "ciò che è fatto da sé") e l' autentico coincide con il vero; ciò che sanno tutti è invece svalutato. Per le verità che ci terrebbero a essere oggettive, di conseguenza, sono tempi duri.

Oltre alla diffidenza che ispira ogni presupposto comune c' è anche il dato di fatto per cui nei social network ogni nostro intervento (ogni frase ma anche ogni singolo emoticon o like messo con un clic sull' icona del pollice levato) è inesorabilmente corredato dalle nostre impronte " digitali", nell' altro senso dell' aggettivo; cioè da nome e immagine dell' account. Potrei essere il massimo costituzionalista italiano e mai potrei dire: "L' Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro". Quello che ne esce è sempre, inesorabilmente: "Bartezzaghi dice che: 'l' Italia'". L' oggettività è erosa già da principio e viene facile a quel punto confutare non l' enunciato ma l' enunciatore. Perché lo dici?

umberto ecoUMBERTO ECO
Perché citi solo la prima parte dell' articolo? Perché citi l' articolo 1 e non, per esempio, il 3? Può capitare e capita sulla Costituzione, che è il fondamento della nostra vita sociale; può capitare e capita su tutto, con il corollario che non si riconosce più autorevolezza ad alcuno. Chi ha studiato una materia tutta la vita è un professorone; chi ha lavorato nel ramo è stato prezzolato; chi si oppone ai venti antivaccinisti, terrapiattisti ( e prossimamente, chi sa, asinovolisti) difende i privilegi di casta e non c' è verità " ufficiale" che non meriti qualche colpo d' ascia. Persino il Papa può risultarci banale e oggi non chiameremmo Giovanni XXIII "il Papa buono", ma "buonista".

Siamo dunque diventati tutti "originali"? Lo si può pensare solo non tenendo conto di ciò che Leopardi aveva già intuito e parodiato: quanto facilmente banalità e distinzione si scambino di posto e quanta forza l' ordinario eserciti sullo straordinario. Se prendiamo a esempio le polemiche filistee contro il " politicamente corretto" ( che in Italia non ha mai costituito quella cappa di conformismo poliziesco che si evoca fantasiosamente) vediamo che in tema di rapporti fra i sessi chi definisce banali e ipocriti gli scrupoli non fa che richiamare in servizio luoghi comuni anteriori e davvero insensati, come "l' uomo è cacciatore" e "la donna deve innanzitutto accudire la prole". Il discorso pubblico ritorna così alla "natura" ( dell' uomo, della donna, del bambino, degli italiani, dei francesi, dei settentrionali, dei meridionali, degli ebrei, dei musulmani, dei migranti, dei comunisti etc.), da dove la critica massmediologica e ideologica l' aveva scacciato, a partire dal primo Roland Barthes negli anni Cinquanta e dal primo Umberto Eco nei Sessanta.

Oggi chi si scaglia contro le banalità si trova a rivalutare come originali asserzioni equivalenti ai blasoni popolari, del genere " i liguri sono avari", " l' arabo è infido", " torinesi falsi e cortesi", " vicentini, magna- gati". Grattando la superficie della banalità si precipita negli abissi del sapere tradizionale.

roland barthesROLAND BARTHES
Tra l' ammirazione obbligatoria e rituale per il capolavoro di Sergej Michajlovi Ejzentejn e " La corazzata Potëmkin è una cagata pazzesca" di Fantozzi rag. Ugo il luogo comune vigente è il secondo e lo resta ancora, oggi quando certo non ha più alcun potere dissacrante. Il rimedio sarebbe allora quello di non rendere sacra né La corazzata Potëmkin né la sua stessa dissacrazione, ma chi ci darà tutta la laica saggezza che sarebbe necessaria a tanto?

Forse era meglio quando si riteneva che la gente fosse ingenua e quindi credulona e si esortava a diffidare. Ora le credenze infondate e stravaganti sono conseguenza non dell' ingenuità ma proprio di una malizia diffidente mal attrezzata.

Sulla scena pubblica, neppure tanto nuova, dei social network la competenza dei sapienti (che se ne stanno accorgendo, e a proprie spese) appare nei panni della sufficienza.
il bail in europeo cagata pazzescaIL BAIL IN EUROPEO CAGATA PAZZESCA
Gli hashtag di oggi, gli slogan innovativi invecchieranno presto e mostreranno le corde della loro stessa banalità. Ma i paradossi del senso comune insegnano alla logica che essa non è sufficiente a scongiurarli. Quale fondamento dare a una nuova credibilità del discorso del sapere è la vera questione.

Sarà appunto banale dirlo, ma occorre innanzitutto neutralizzare l' anatema con cui bolliamo come negativa la banalità. Pensiamoci, la prossima volta che qualcuno ci dice "buonasera" pur senza essere papa.


2. FENOMENOLOGIA DEL GRAND BANAL
Francesco Merlo per ''la Repubblica - Robinson''


Fabio Fazio

È la banalità di sinistra, bene ormai prezioso nella Rai militarizzata dalla banalità di destra. Buonista educato, asseconda troppo i suoi ospiti e promuove libri che non ha letto, ma preferisce l' accoglienza al razzismo e la corda civile alla corda pazza.

fabio fazioFABIO FAZIO
È dunque la virtuosa banalità del politicamente corretto, oggi espulso dalla coscienza nazionale, che resiste alla viziosa banalità del vaffa-sovranismo più scorretto, del potere che si spaccia per contropotere. È il garbo che intona contro lo sgarbo che rintrona, il suono che assopisce contro il tuono che stordisce l' intera tv, persino da Lilli Gruber che pure del garbo è la signora. Diceva Eco: "Ci siamo spinti alla comica banalità di chiamare non vedente il cieco, ma la civiltà del rispetto vale la fatica".

Elena Ferrante

È la banalità del Sud che piace agli americani e agli italiani del Nord.
Scarpe rotte, fame, padri violenti, e in tv dialetto sottotitolato come nella Terra Trema di Visconti: un tardo dickensismo partenopeo, la banalità del ma-re.
ANITA RAJA ELENA FERRANTEANITA RAJA ELENA FERRANTE
Ma la Napolitudine, la presunta specialità di essere napoletani, non è una chimica del liquido seminale, ma un' identità di carta che scala le classifiche, il luogo comune delle emozioni e dei friarielli, del rione pittoresco e straccione, la letteratura dell' irredimibile che scalda le coscienze.

Ed è banale il mistero del nom de plume in un mondo senza mistero, il gioco femminile dello pseudonimo: da Neera a Liala, dalle scrittrici rosa a Sveva Casati Modigliani. C' è pure la banalità di nascondersi dietro un uomo, (forse) un gran marito.

Alfonso Signorini

È la banalità del gossip e della tv trash.
alfonso signorini mangia il prosciutto in trasmissioneALFONSO SIGNORINI MANGIA IL PROSCIUTTO IN TRASMISSIONE
Si dichiara gay ed è bravo a raccontare l' Italia come un melodramma. Ma rimprovera, nientemeno, al cardinale Ravasi, coltissimo biblista ed ebraista, la simpatia per Mahmood: "Basta con questa Chiesa da Baci Perugina".

Tra i suoi scoop recenti: la gravidanza di Belén e le giostre sentimentali di Elisa Isoardi. Da almeno due decenni pubblica le foto in panza e braghe dei nemici di Berlusconi - il suo editore - che invece tratta e trucca come un re: "Per lui mi butterei dal balcone".
Però dice: "Il gossip deve essere irriverente e spudorato". Aggiunge, con buone ragioni: "I giornali blasonati ci copiano e fanno peggio di noi". Gli sono stati dedicati libri molto (troppo?) seri. "La banalità - scrive Bartezzaghi - non sempre è stupida e la stupidità non sempre è banale"


Roberto Bolle

roberto bolle nudoROBERTO BOLLE NUDO
È la banalità del gluteo. Nel 2009, recensendo l' Aida di Zeffirelli, il critico musicale Paolo Isotta scrisse sul Corriere che l' unica cosa memorabile erano le natiche "liberamente periziabili di Roberto Bolle" che "per miracolo mettevano d' accordo tutti i sessi e ceti e categorie". Ma Bolle mai esibisce la banalità della malizia, e mai ammicca al sesso: è l' eccellenza del diavolo buono, il ballo atletico senza la sensualità dei Nureyev.

roberto bolleROBERTO BOLLE
Ha scritto il New York Times che il nostro non è più il tempo delle ballerine, ma dei ballerini maschi: "There' s never been a better time to be a male dancer".
E però l' arte di Bolle, alla Scala e in tv, non solo non è di genere, ma è un' impresa inventata dalla mamma e gestita dalla sorella: una magnifica banalità italiana.


Matteo Messina Denaro

È la banalità del male, senza volto e sempre in fuga. Nel 2010 Forbes lo descrisse ricchissimo: "È conosciuto ( sic) come Diabolik e come the italian mafia' s playboy, noto ( sic) per lo stile di vita veloce, le Porsche e i Rolex". Quando poi li prendono, questi imprendibili mafiosi, sono invece banalissimi panciuti con l' aria e il lessico dei sottoproletari.
messina denaroMESSINA DENARO

Lui è latitante da 26 anni benché siano stati arrestati un centinaio di complici e benché gli investigatori speciali - Sco, Ros, Gico, Scico, Aisi, Aise - siano sempre a un passo dal prenderlo: "È mai possibile che a Castelvetrano tutti incontrano Matteo tranne noi?". Ecco la banalità secondo Borges: "Somigliava a tutti gli uomini, tranne nel fatto che somigliava a tutti gli uomini"


Carlo Cracco

craccoCRACCO
È la banalità del sapore spacciato per sapere. Il tuorlo marinato, l' ostrica coi fichi e il cioccolato con le olive nere sono banalità creative che somigliano alle parodie di Antonio Albanese, al brodo arrosto e al riso tatuato all' incenso.

Ma intimidiscono il palato e friggono il giudizio perché sempre la banalità monta e gonfia come la sua maionese di liquirizia. Negli spot pubblicitari si compiace come un campione, come David Beckham: "Il mio bagno, il mio living, la mia cucina". Al contrario quando faceva il giudice di Masterchef era cattivo, (quasi) all' altezza delle sue grue di cacao sul salmone. Quando serve la pizza, cara perché gourmet, ricorda la signora Coriandoli (Maurizio Ferrini) che alla banda Arbore serviva il coniglio con le cozze cucinato con lo strutto.





Maurizio Cattelan
maurizio cattelanMAURIZIO CATTELAN

È la banalità del finto scandalo: un gabinetto d' oro, Papa Wojtyla steso dal meteorite, i bimbi - pupazzi impiccati all' albero, Hitler in ginocchio, e in un museo c' è pure la denunzia del furto di un' opera d' arte invisibile che, ha detto ai carabinieri, "tenevo nell' auto".
Niente più basco in testa e pennello in mano, si laurea artista negandosi alla banalità della popolarità.

"Per 7 anni - ha raccontato Massimiliano Gioni - rilasciavo interviste e ritiravo premi al suo posto. E l' ho fatto parlare con frasi di Breton, Kafka e Carmelo Bene.
Ma era quello il vero Cattelan: l' artista con l' identità cangiante".
Di sé dice: "Io sono le fake news".
Trasgredendo seppellisce la trasgressione e il mito dell' artista-diavolo. È la banalità più pagata del mondo.
INSTALLAZIONE DI MAURIZIO CATTELAN IL PAPA COLPITO DAL METEORITEINSTALLAZIONE DI MAURIZIO CATTELAN IL PAPA COLPITO DAL METEORITE


Lorenzo Jovanotti

È la banalità di cuore-amore da sempre in testa alle classifiche.
Non l' amore disperato del sempre tradito, lasciato e maltrattato, ma l' amore felice ed entusiasta: "sento il mare dentro una conchiglia / l' eternità è un battito di ciglia". Poca musica, poca voce, molta simpatia, è onesto sincero e dolce di pensiero, la banalità della passione timorata, ancora a 53 anni scavezzacollo per mamme.
rossi jovanottiROSSI JOVANOTTI

Il manifesto della sua banalità è "No Vasco / io non ci casco" rimario di un improbabile rock morigerato contro la smodatezza del rock degli spericolati. Leggi i titoli - Mi fido di te, Baciami ancora, Chiaro di luna, Un raggio di sole... - e senti in bocca l' acqua delle patate lesse. E però in confronto alle "banalità originali" di Fedez, Mahmood, Ultimo e Achille Lauro, sembra il canto del pastore leopardiano.


Santiago Calatrava

È il grand' uomo del ponte.
Alla struttura sempre uguale del ponte strallato, com' era quello di Genova, sospeso e sostenuto da cavi ancorati ai piloni, Calatrava aggiunge la griffe degli sfarzosi elementi decorativi: una cresta, l' arpa, le eliche o - a Bilbao e a Venezia - il pavimento di vetro per rovinosamente scivolare e farsi molto male nel modo più banale.
CALATRAVACALATRAVA

Costi altissimi, tempi lunghissimi, errori e tribunali sono le sue originalità. Eppure non c' è sindaco che non voglia un bel ponte di Calatrava. Quello di Cosenza è la banalità più alta d' Europa. A Reggio Emilia e a Dallas ce ne sono tre. In California e a New York, in Spagna e in Germania, a Londra e in Italia, non c' è ruscello che non abbia il suo Calatrava.


venezia calatravaVENEZIA CALATRAVA
























ecco quindi che essa può essere utile come dicevo nel post : << a volte anche la banalità può essere preziosa e servire per spiegare meglio la lettura ai bambini ed in alcuni casi reagire alla propaganda razzistica ..... >>

 concluso  sulle prime  note  di per me lo so - cccp


emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...