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30.10.25

"La vita va così ": quando dire no è un atto d’amore Radici contro resort: la Sardegna che resiste

 

Una  commedia  che  fotografa  un italia legata  alle  proprie radici  anche davanti  alla necessità   di adeguarsi e  conformarsi al presente  . Riccardo Milani dopo il bel  Un mondo a parte, firma una nuova commedia sociale, La vita va così, sempre con Virginia Raffaele. Ad affiancare la popolare attrice c’è un attore che mastica risate da trent’anni, Aldo Baglio. La scintilla del film è la storia vera di un pastore
sardo che ha lottato contro i palazzinari per impedire la costruzione di un resort di lusso in Sardegna proprio sopra casa sua. . Infatti << la vita va così” non è solo la storia di un uomo che ha avuto il coraggio di dire di no. È anche la storia, ispirata a una vicenda reale, di una Comunità del nostro Paese stretta tra la necessità del lavoro e il rispetto del territorio, dove capita da sempre di essere messi uno contro l’altro, dove il conflitto porta spaccature, dolore e sofferenza. Ed è in storie come questa che cerco l’umanità che è rimasta nascosta in ognuno di noi, cercando sempre un punto di incontro possibile tra fronti opposti anche quando l’ostilità, fomentata, sembra prevalere.>> Riccardo Milani.
Esso  è    tratto abbbastanza  fedelmente   da una storia    vera  (  qui maggiori dettagli   https://tg24.sky.it/spettacolo/cinema/2025/10/27/la-vita-va-cosi-storia-vera  )  quella  di OvidioMarras: la sua determinazione, gli ostacoli, i sostenitori e le offerte milionarie rifiutate.  IL  film di Riccardo Milani ricalca fedelmente la storia di  “Dividere una comunità è una strategia vincente per esercitare il potere”, ha dichiarato il regista, riflettendo poi sul messaggio della pellicola: “Credo che si possa e si debba creare sviluppo rispettando il territorio, perché il sogno del lavoro e la difesa dell’identità dovrebbero sempre trovare un equilibrio. Depredare e deturpare l’ambiente ne diminuisce sempre il valore. Ovidio, con la sua semplicità e il suo rigore morale, ci dà una lezione di etica e dignità: non tutto si può comprare. Oggi più che mai, in un mondo dove tutto sembra piegarsi al profitto, è importante parlare di radici, valori e senso di appartenenza. L’identità dei luoghi va custodita: bisogna avere il coraggio di dire no.Ne “La vita va così come  fa  notare  https://www.locchiodelcineasta.com/l non esistono eroi mascherati o nemesi pronte a conquistare il mondo. Niente effetti spettacolari tra i palazzi newyorkesi o battaglie combattute a colpi di  cgi    cioè   senza   l’impiego di effetti visivi digitali per creare scene, personaggi o ambienti che non esistono nella realtà.E quindo   senza   un approccio narrativo o estetico esagerato, artificiale, spettacolare, dove la sostanza viene spesso sacrificata in favore della forma. Riccardo Milani, tuttavia, abbraccia una classica storia di buoni e cattivi, veicolando lo sguardo dello spettatore così da non lasciare troppi dubbi su dove sia il torto e dove la ragione. Al netto quindi di un soggetto eccessivamente deciso, che risparmia al pubblico la fatica di prendere una propria posizione, la sceneggiatura naviga in un mare tortuoso, caratterizzato da molteplici personaggi e da altrettante motivazioni che ne muovono i fili. A uno a uno, gli abitanti di questa piccola cittadina della Sardegna ci raccontano i loro sogni, le loro aspettative e la loro instancabile voglia di cambiamento. Tutto sembra integrarsi con armonia, tanto da suscitare il desiderio di scavare più a fondo nella vita di quei personaggi che, a conti fatti, restano fissati sullo sfondo come semplici comparse. Nel computo di una pellicola di appena due ore e piuttosto misurata nelle sue aspirazioni, questo grido rimane inascoltato. Così, la rappresentazione dell’Isola Tuerredda appare concreta e tangibile, ma altresì mascherata da un inesorabile velo di incompletezza.A supporto di questa lieve ma sostanziale superficialità, arrivano in soccorso i protagonisti. Se Aldo Baglio può risultare macchiettistico perché ingabbiato nei suoi tormentoni, Diego Abatantuono e Geppi Cucciari incarnano alla perfezione i loro personaggi: in un caso per il physique du rôle di cinico imprenditore e nell’altro per la naturale affinità con l’ambientazione. Il cast è impreziosito dalla straordinaria adattabilità di Virginia Raffaele, la quale appare capace di conformarsi a ruoli culturalmente e geograficamente distanti dalla sua romanità, come fosse la versione femminile dell’interprete tuttofare del cinema italiano: Pierfrancesco Favino.Le attenzioni di pubblico e critica sono inesorabilmente rivolte all’esordio cinematografico dell’ottantaquattrenne Giuseppe Ignazio Loi che, ricalcando la propria quotidianità di mansueto pastore, conferisce al personaggio un invidiabile taglio realistico e sincero, definendo così un carattere iconico e indimenticabile.Sullo sfondo di questa variopinta sfilata di comprimari, Riccardo Milani disegna un’Italia in evoluzione, la cui storia inizia all’alba del nuovo millennio e arriva sino ai nostri giorni. A cambiare sono le città, che via via sia piegano alla globalizzazione, e la tecnologia che si fa sempre più opprimente. Per contro, così come i paesaggi naturali appaiono insensibili al passare del tempo, anche i protagonisti non mostrano alcun deterioramento fisico. Lungi dall’essere un banale errore di messa in scena, seppur in contrasto con la coerenza e la continuità della narrazione, questo elemento si erge a metafora di un ideale inscalfibile e di un’immutabile solidità d’animo.  Infatti da un lato per sorreggere il ritmo di un film che si racconta tra diverse ellissi temporali, dall’altro per restituire l’idea di una società lontana di decenni, il film ricorre invano a effetti visivi posticci e si dota di una colonna sonora particolarmente coinvolgente, che con oculatezza fonda tradizione e modernità, ma a cui si fa ricorso in modo decisamente invasivo.Riscontrando ne “La vita va così” una versione apocrifa e meno spettacolare del western hollywoodiano “Mezzogiorno di fuoco”, l’esordiente non professionista Giuseppe Ignazio Loi si prende la scena e sfila tra i fotografi della Festa del Cinema di Roma come il più grande dei divi. In un Paese riconosciuto all’estero come anacronistico e stantio, Riccardo Milani indaga con intelligenza la dicotomia tra memoria e progresso, forgiando una narrazione imperfetta ma profondamente umana.

per  ulteriori   recensioni
https://www.mymovies.it/film/2025/la-vita-va-cosi/


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