Una storia nella quale le foibe e l’esodo della popolazione italiana rappresentano soltanto un aspetto, certamente drammatico, doloroso e tragico, ma non l’unico, in quella che appare piuttosto come una tormentata pagina del Novecento europeo . Infattti il dramma dell’esodo è il dramma della lacerazione sociale e familiare. Un nucleo viene estirpato, perché la sua terra non è più sua». Lo spiega in poche parole Adriana, esule da Zara, cosa fu il dopoguerra per gli italiani dell’Adriatico orientale, al di là del fiume di dibattiti politici e storiografici sulle vicende del confine orientale.
Quella dei giuliano-dalmati è una storia di dolore.E di cui fino al 2004\5 a livello di massa ( era solo un fenomeno di nicchia usata per di più in chiave ieologico ed anticomunista dal Msi ) se ne parlava poco e solo fra specialisti , causa incapacità di fare i conti con il passato regime fascista ed i suoi crimini , il non voler ammettere da parte del Pci di aver sposato e accettato un dittatore e poi di non parlarne per non scontentare mosca con cui tito aveva rottto , non innimicarsi da parte degli Usa Tito perchè era un nemico del nemico Sovietticvo .Essa è costituita Di vite strappate e ricostruite faticosamente altrove. Per i suoi involontari protagonisti, l’esodo è memoria dello sradicamento, paura della polizia jugoslava, ricordo del padre ucciso sommariamente, l’abbraccio al nonno che sceglie di restare per morire nella sua casa, la disperazione di «lasciare tutto», l’onta dell’accoglienza ricevuta nei campi profughi. Gli occhi si riempiono di lacrime anche dopo settant’anni. In occasione dei suoi 140 anni, Il Piccolo usa lo sguardo dei testimoni per ripercorrere il filo di una storia che ha contribuito a raccontare sulle sue pagine.
Con l’esodo sparisce un’intera società: più di 300 mila italiani lasciano la propria terra. I centri costieri dell’Istria si svuotano, le radici si troncano. Poi «il silenzio ci ha colpiti per sessant’anni»: cala l’oblio su una vicenda scomoda per tutti, tenuta viva dalle associazioni dei profughi e oggetto di troppe strumentalizzazioni, che stanno lasciando il posto alla pacificazione fra italiani, sloveni e croati dopo una faticosa opera di distensione. Ciascuno con la sua memoria, ma pronti a tendere la mano, perché «i confini non dovrebbero più esistere», dice in uno dei filmati chi sa quale sia il valore della convivenza e quale il volto mostruoso dei nazionalismi e dei totalitarismi.
Ecco quindi che avere memoria non è solo ricordare come si sono susseguiti i fatti, ma restituire dignità a coloro che hanno vissuto sulla loro pelle questo terribile evento. Ma soprattutto lottare contro il'usoi strumentale che ancora persiste di tali eventi . Parlo di questo perchè Memoria e ricostruzione storica possono e devono oggi convivere serenamente, come dimostra la pagina nuova che i presidenti di Italia e Slovenia Sergio Mattarella e Borut Pahor hanno aperto, tenendosi per mano sui luoghi simbolo delle violenze perpetrate a Trieste da nazifascisti e comunisti.
Nostra patria è il mondo intero e nostra legge è la libertà
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4.2.22
10 febbraio 2022
2.2.22
si al giorno del ricordo ma non mettiamolo sullo stesso piano della giornata della memoria
Ma se ancora tali eventi drammatici vengono strumentalizzati e messi sullo stesso piano d'altri ( ecco il perchè della mia provocazione di rimuovere la giornata del ricordo \ 10 febbraio non il ricordo e la sua celebrazione di cui ho scritto precedentemente ) si rischia la banalizzazione e lo svuotamento di tali tragedie
Ecco quindi che la decisione di quelle amministrazioni e scuole che celebrano per problemi organizzativi ( non solo per motivazioni ideologiche ) con un’unica cerimonia l’olocausto del popolo ebraico soprattutto e i martiri delle foibe, non può assolutamente essere condivisa.
Tale scelta si tratta, di un errore culturale, storico e politico. Non a caso il legislatore ha infatti voluto tenere ben distinte le due date. La celebrazione di queste ricorrenze non è solo un doveroso e commosso ricordo per lo più pulicoscienza di tutti gli scomparsi in questi tragici avvenimenti.
La Giornata della Memoria deve essere l’occasione per riflettere sulle persecuzioni razziali e sulle cause culturali, religiose e politiche (che in alcuni casi purtroppo ancora permangono) dell’antisemitismo e della xenofobia . Per ripensare a come, e perché, larghi strati di popolazione – non solo in Germania – siano stati accecati da una ideologia così assurda ed abbiano sostanzialmente avvallato una politica di sterminio del popolo ebraico e di tanti altri cittadini ritenuti “diversi”, inferiori, nemici. Per ricordare come anche l'Italia da prima minoritaria , poi dal 1936 e con l'apotesi 1938 con le leggi razziali , in , abbia purtroppo visto episodi di progressivo antisemitismo culminati nell’arresto e nell’assassinio di nostri concittadini ed la collaborazione con l'alleato \ poi occupante tedesco nella deportazione e nella soluzione finale unicamente colpevoli di essere, secondo la delirante propaganda nazista e fascista, di “razza ebraica” . Con diversi cha purtroppo, collaborano con delazioni e non solo alla persecuzione e con molti che finsero di non vedere o per paura non reagirono e stettero zitti .
Il giorno del ricordo ovvero La tragedia delle foibe, seguita poi dalle persecuzioni del regime di Tito e dall'esodo dalle loro terre , periodo storico finalmente riportato al ricordo di tutta la nazione e non solo di una ristretta cerchia di persone studiosi \ specialisti er lo più , ha cause – aberranti motivazioni – che sono diverse da quelle dell’olocausto e che richiedono meglio dovrebbero momenti di meditata riflessione senza reticenze né strumentalizzazioni. Per troppi anni, su questo tema, si è taciuto facendo calare il silenzio totale ( o quasi ) su immani ecatombe.
Occorre ora svegliarsi da questo “sonno della memoria” mirando però a superare la visceralità di un ricordo in qualche modo ancora inquinato proprio da quelle ideologie totalitarie – fascismo e comunismo – che hanno determinato il dramma della Venezia Giulia o meglio di quello che alcuni chiamano confine orientale L’odio sciovinista, i sentimenti anti-slavi e quelli anti-italiani, le violenze mussoliniane e quelle titoiste, hanno creato un groviglio di contrasti che ancora oggi non è superato ed è difficile superare.
Ma tacere, rimuovere, non ci aiuta: solo il parlare ed il raccontare in maniera obbiettiva tali eventi ci farà finalmente liberi. Ci vogliono però analisi storiche e politiche serie, serene e senza secondi fini. Ecco quindi che Celebrare la Giornata della Memoria dell’olocausto insieme a quella del Ricordo delle foibe non aiuta a capire le diverse motivazioni dei due drammi, rischia ( scusate la retorica celebrativa , ma è a volte davanti a tali ricorrenze storiche non è semplice non esserlo ) solo di togliere valore e sacralità a ciascuna delle due commemorazioni. Perché, se è vero che è la morte di tanti innocenti che le accomuna è pur vero che proprio a queste vittime e sopravvissuti noi dobbiamo un contributo di verità. Perché tutto ciò non si possa mai più ripetere. Si tengano ben distinti, quindi, i due diversi momenti di approfondimento nelle istituzioni civiche, nelle scuole, anche nelle chiese e sui media .Per evitare che la melassa della retorica, quella dei buoni sentimenti che durano un giorno, l’abbia vinta – ancora una volta – sulla forza della ragione.
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