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18.5.25

diario di bordo n 121 anno III . La disparita' di trattamento tra le donne e gli uomini anche agli internazionali di tennis di Roma. ., come educare i bambini d'infanzia in maiera non violenta ed al rispetto., I talenti sardi che restano: Federico ersu «Servono progetti, non idee»

  di  Maria Vittoria Dettoto di Cronache Dalla Sardegna

Ieri a seguito della vittoria di Jasmine Paolini ho scritto che la sua vittoria, purtroppo, non ha lo stesso valore di quella di un uomo e che avrebbe avuto un rilievo diverso se avesse fosse stato un uomo e avesse praticato il calcio. E lo ribadisco. Partiamo dal montepremi vinto dalla Paolini con la vittoria di ieri pari a 877.390 euro. Che potrebbe salire a quota 1.030.640 se dovesse vincere nel doppio con Sara Errani.Jannik Sinner invece se dovesse vincere oggi contro Carlos Alcaraz otterrebbe un montepremi di 985.030, ovvero
oltre 100.000 euro in più rispetto a quello percepto per la vittoria nello stesso torneo dalla Paolini. Sinner ha già guadagnato per aver meritato l'accesso alla finale di stasera 523.870 euro. Al netto di emolumenti vari e premi degli sponsor, naturalmente per entrambi.
Vi pare giusta questa disparita' di trattamento? A me no. Perché una donna anche in un torneo tennistico, come in qualsiasi lavoro svolto, a parita' di mansions deve essere pagata meno di un uomo? Quale sarebbe in questo caso la motivazione?O lo sforzo fisico, gli allenamenti, la passione di una donna per lo sport, quello di una campionessa mondiale come la Paolini non meritano la stessa ricompensa di un altrettanto campione come Sinner? Per me si.E non è questione di essere femministe. Ma di essere egualitari tra generi. Lo
stesso ragionamento l'avrei fatto se al posto della Paolini o Sinner ci fosse stato chiunque altro.
Veniamo ora al tipo di sport giocato, ovvero il tennis, che negli ultimi anni anche grazie proprio a Sinner ed alla Paolini ha avuto un grande richiamo mediatico. Ma parliamoci chiaro. Se la Paolini o Sinner vincono gli internazionali di tennis, nessuno scende in piazza a festeggiare come quando la Nazionale italiana di calcio vince un Europeo o un mondiale. Siamo tutti contenti della vittoria, certo. Che dopo due giorni passera' nel dimenticatoio o se ne ricorderanno solo gli addetti ai lavori. Quando in realtà ogni prestazione sportiva di massimo livello, di qualsiasi sport, andrebbe valorizzata allo stesso modo. Nel calcio come nel tennis o nella boxe o nel canottaggio o nella danza. Solo per citarne alcuni. Poi ognuno/a di voi può essere o meno d'accordo con il mio pensiero, ma purtroppo questa è ancora oggi la realtà dei fatti.

 Infatti  


Jasmine Paolini ha appena vinto gli Internazionali d’Italia!!!!Davanti a un pubblico fantastico e al Presidente della Repubblica Mattarella.Dopo un torneo clamoroso per resistenza, tenacia, dedizione, testa ma anche colpi e variazioni che ha fatto impazzire tutte le avversarie.Non succedeva da 40 anni!È il secondo 1000 in carriera. E da lunedì Jas tornerà numero 4 al mondo, eguagliando il suo best ranking.
Non c’è solo Sinner. Questa è anche l’era di Jasmine Paolini.

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  come  educare i bambini    al  rispetto  e  a un rapporto non  tossicoe  non  violento da


Oggi in classe ho portato due mele.Entrambe belle, rosse, lucide. A vederle così, nessuna
differenza.
Ma solo io sapevo che una delle due era stata fatta cadere più volte prima della lezione.
L’avevo raccolta con cura, senza romperla all’esterno. Era ancora perfetta… almeno in apparenza.Abbiamo osservato insieme le due mele. I bambini le descrivevano:
“Sembrano uguali”,
“Sono buone”,
“Mi viene voglia di mangiarle”.
Poi ho fatto qualcosa di insolito.Ho preso la mela che avevo fatto cadere e ho cominciato a parlarle male davanti a tutti.Ho detto che era brutta, che non mi piaceva, che aveva un colore orribile e un picciolo troppo corto.E ho chiesto ai bambini di fare lo stesso:di dirle cose cattive, come se fosse un’altra persona.Alcuni mi hanno guardata con esitazione.Uno ha detto: “Ma è solo una mela…”Ma sono andati avanti:
«Fai schifo»,«Nessuno ti vuole»,«Sembri marcia»,«Non vali niente».
Poi abbiamo preso l’altra mela.Quella che nessuno aveva insultato.E le abbiamo detto solo parole belle: «Sei splendida», «Hai un profumo buonissimo»,«Scommetto che sei dolcissima». Dopo, le ho tagliate davanti a loro.La mela trattata con amore era fresca, chiara, croccante.Quella insultata… era piena di lividi. Molle. Scura.Era danneggiata dentro, anche se fuori sembrava intatta.E in quel momento, nella classe è calato il silenzio.Nessuno rideva. Nessuno parlava.Gli sguardi erano diversi: avevano capito.Quelle parole che avevamo detto per finta a una mela,sono le stesse che ogni giorno tante persone — e tanti bambini — sentono davvero.Parole che non si vedono.Parole che non lasciano segni sulla pelle…Ma che lasciano lividi dentro.Ho raccontato ai bambini che anche a me, solo qualche giorno fa, qualcuno ha detto qualcosa che mi ha fatto male.Eppure sorridevo, sembravo serena. Nessuno se ne è accorto.Ma dentro mi sentivo come quella mela: rotta. Ammaccata. Ferita in silenzio.La verità è che le parole possono fare più male di uno schiaffo.E spesso quel dolore resta. Anche quando gli altri non lo vedono.Per questo dobbiamo insegnare ai nostri figli — e a noi stessi —che ogni parola ha un peso.Che si può ferire anche con una frase detta per gioco.Che la gentilezza non è debolezza: è forza, coraggio, scelta.E voglio raccontarvi una cosa che mi ha colpita più di tutto:mentre gli altri insultavano la mela,una bambina si è rifiutata.Ha detto: “Io non voglio dire cose brutte. Anche se è solo una mela”.Quel piccolo gesto vale più di mille lezioni.Le parole possono costruire ponti.O scavare ferite.Possono sollevare.O distruggere.E il loro effetto spesso resta per molto, molto tempo.La lingua non ha ossa,ma può spezzare un cuore.Scegliamo le parole con cura.Usiamole per amare, non per ferire.Per accogliere, non per escludere.Per guarire, non per distruggere.Che i nostri figli crescano imparando il valore del rispetto,della gentilezza, dell’empatia.Perché dietro ogni sorriso, potrebbe nascondersi una mela ammaccata.E noi possiamo fare la differenza.

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nuova sardegna 18\5\2025

Sassari 
Non c’è solo una Sardegna che vede partire i suoi talenti ma un’isola in cui chi decide di rimanere o di ritornare nella propria terra costruisce reti e crea opportunità condivise di sviluppo. Un esempio è rappresentato da Federico Esu. Dopo anni all’estero ha deciso di ritornare ma non si è limitato a quello. Ha fondato “Itaca”, un podcast che raccoglie storie

di chi resta, torna, arriva, o parte dalla Sardegna, e “Nodi”, un movimento culturale e un progetto di comunità che connette queste persone tra loro, dando vita a una rete viva, concreta, che supera le etichette e ricompone una nuova geografia umana dell’isola.
«Le connessioni che abbiamo creato e che continuiamo a coltivare stanno dimostrando che esiste un capitale umano attivo, intraprendente e pieno di visione, che sceglie di vivere in Sardegna non per nostalgia, ma per convinzione. Perché crede che proprio qui, nella nostra isola, si possano fare le cose. E si possano fare bene. Mettere in rete tutte queste persone significa creare un ecosistema di fiducia e collaborazione. Un contesto in cui chi arriva trova accoglienza, chi torna – come è stato anche il mio caso – trova alleati, e chi resta non si sente più l’unico rimasto. Così la Sardegna può tornare ad essere fertile: non solo bella, ma viva di idee, relazioni, progetti, possibilità. Solo così può tornare ad attrarre persone, energie e anche nuove nascite».Questa rete si propone come una risposta concreta alla crisi demografica: non basta attirare nuovi residenti con incentivi o slogan. Serve costruire relazioni, occasioni di incontro, condizioni abitative e lavorative degne. Serve far sentire le persone parte di qualcosa.«Stiamo vedendo nascere progetti proprio dagli incontri, dal programma di mentoring, dagli eventi che organizziamo in tutta la Sardegna ma anche online. E si stanno creando le precondizioni per collaborare in modo sistemico, tra territori, discipline e generazioni. In un contesto insulare come quello sardo, dove l’isolamento è spesso duplice – fisico e simbolico – il “fare rete” è una forma di riattivazione culturale, economica ed emotiva. È come smuovere il terreno per far emergere tutto ciò».I risultati raggiunti fino ad oggi sono tangibili e in progressiva crescita. Dalle tante interviste del podcast “Itaca” sono nate nuove storie di ritorno o arrivo. Dalle connessioni di “Nodi” sono emersi progetti imprenditoriali, iniziative condivise, scambi tra professionisti e realtà locali. Il programma di mentoring sta facilitando transizioni, integrazioni, nuovi inizi. Tutto questo in modo organico ma con metodo, cura, ascolto e visione.«La nostra forza è nelle persone, e nella capacità di metterle nella giusta connessione», aggiunge Federico Esu.
Avete già instaurato un rapporto e una collaborazione con le istituzioni regionali ?
«Più che fare richieste, ci interessa costruire un dialogo continuo e costruttivo, tra pari, tra professionisti, amministratori, realtà del terzo settore e stakeholder privati. È un processo che stiamo già vivendo: sempre più spesso con “Nodi” ci troviamo a collaborare con attori pubblici e privati, come è accaduto pochi giorni fa a Laconi, durante un incontro internazionale tra spazi creativi europei, dove erano presenti anche CRENoS, l’Assessorato all’Industria e la Presidenza della Regione Sardegna. Questi momenti dimostrano che c’è un terreno fertile per collaborazioni trasversali e che, lavorando insieme, possiamo individuare modalità più agili e accessibili per sostenere chi vuole restare, tornare o arrivare in Sardegna. Facilitare l’avvio di nuove attività, ridurre le complessità burocratiche e mettere in campo strumenti più flessibili può contribuire in modo concreto a rendere l’isola più attrattiva per nuove energie, competenze e progettualità. Non si tratta di puntare il dito contro nessuno, ma di riconoscere che solo con una visione condivisa e relazionale possiamo affrontare sfide complesse come quella demografica e sociale».
Alla domanda sulla visione demografica per i prossimi 10-15 anni, Esu risponde con chiarezza: «Immagino una Sardegna che non si definisca più per ciò che perde, ma per ciò che decide di generare. Non mi piace la parola 'trattenere': dà un’idea di costrizione. Meglio pensare a un’isola che attira, perché offre qualità della vita, relazioni, spazi rigenerati, opportunità di contribuire. Una Sardegna che riabita i paesi in modo intelligente, con servizi, infrastrutture digitali, spazi di comunità, che riconosce i “nuovi sardi” – anche se nati altrove – come parte attiva del tessuto sociale. Che sostiene l’autoimprenditorialità diffusa, e valorizza i tanti sardi nel mondo come alleati dello sviluppo locale, non solo come nostalgici da evocare a fasi alterne».Con i progetti di “Itaca” e di “Nodi” Federico Esu vuole quindi cercare di disegnare un’altra mappa della Sardegna, fatta non solo di luoghi, ma di legami. Una visione complessiva nella quale la demografia non è solo una curva da invertire, ma un invito a immaginare nuove rotte e nuovi approdi per chi rimane, per chi ritorna e per chi decide di arrivare nell’isola. 

con questo è tutto alla prossima sempre che Dio lo voghlia e i carabinieri lo permettano

17.3.23

Un viandante sulle tracce dell'Altrove. Giuseppe Scano intervista il Prof. Cristian A. Porcino Ferrara



 1) Questo altrove è diverso dal precedente oppure è la continuità d’esso ?


«Sicuramente ti riferisci al mio libro precedente "Altro e Altrove" uscito nel 2018, ma la mia ricerca della Verità è quotidiana e costante. Sono sempre proiettato in quell'altrove che fa parte della mia vita. Esiste ovviamente un filo conduttore che lega i miei lavori ma "Sulle tracce dell'altrove" indaga nella mia vita con spietata sincerità e imparzialità. Non lo avevo mai fatto prima per paura delle conseguenze emotive e alla fine ho vinto le mie insicurezze»



2) Dici che il parlare non è comunicare allora cosa sarebbe? Se ho ben capito stai rifiutando e mandando a ramengo la cultura orale ?



«Parlare non vuol sempre dire veicolare contenuti di valore. Ci trinceriamo dietro parole vuote che sono lo specchio delle nostre effimere esistenze. Nella nostra società non c'è più spazio per i sentimenti e le emozioni. Il virtuale ha preso nettamente il sopravvento sul reale. Purtroppo continuiamo a ripetere parole trite e ritrite che non hanno più un vero significato. Siamo arrivati all'assassinio linguistico della Parola. L'idea di condivisione è solo un modo per acchiappare like e follower. In questa pratica riscontro la negazione del concetto di condivisione. 

Le parole sono importanti ma le abbiamo talmente svilite che fatichiamo a comprenderle davvero»



3) Oltre a Battiato e Sgalambro e agli altri riferimenti ce ne sono altri/e che ti hanno spronato per il tuo coming out ?



«Non sono stato spinto da nessuno. Come ha ben scritto Ferzan Özpetek: “E quando trovi il coraggio di raccontarla, la tua storia, tutto cambia. Perché nel momento stesso in cui la vita si fa racconto, il buio si fa luce e la luce ti indica una strada”. È andata proprio così. Ho deciso innanzitutto di raccontare la mia storia per aiutare coloro i quali vivono il proprio orientamento sentimentale con difficoltà. Volevo semplicemente essere d'aiuto ma per farlo dovevo raccontarmi senza infingimenti. Per essere credibile devi essere trasparente e non ricattabile.»



4) Rifiuti la religione considerandola come arma di distrazione di massa o oppio dei popoli ma poi citi esponenti delle religioni /fedi  diverse... non è una contraddizione? Forse sei come Battiato spirituale.



«L'unica contraddizione che noto è confondere la religiosità con la spiritualità. Come ben sai il discorso è spiegato nel libro in modo dettagliato. Chi legge "Sulle tracce dell'altrove" comprende le mie riflessioni e di conseguenza preferisco non aggiungere nulla. Per quanto riguarda Franco Battiato io eviterei le etichette. Lui era un essere speciale e non si può definire in alcun modo»



 5) Per chi muove i primi passi critici ed autocritici verso la fede /religione imposta  dalla società e dalle convenzioni puoi spiegare se c'è la differenza tra religione e spiritualità ?



«La spiritualità appartiene ad ogni essere umano mentre la religione è un percorso specifico che gli individui percorrono e in cui scelgono di credere. Spiritualità non è sinonimo di religiosità. Battiato ha scritto una canzone su quest'argomento e si chiama "I'm that". Io non posso fornire alcun consiglio in campo religioso. A me il cattolicesimo ha fatto molto male mentre a qualcun altro potrà invece essere d'aiuto. Io ho raccontato solo la mia esperienza e nulla più. Per tale motivo invito le persone interessate a leggere il libro per capire il percorso tracciato. A tal proposito Margherita Hack sosteneva che: "Le leggi morali non ce le ha date Dio, ma non per questo sono meno importanti. Questa dovrebbe essere l'etica dominante, senza aspettarsi una ricompensa nell'aldilà. Senza leggi etiche ci sarebbe il branco e non la società. E andrebbero insegnati valori comuni a credenti e non, il perdono, non fare del male agli altri, la solidarietà. Ma, soprattutto, bisognerebbe imparare a dubitare, a diventare scettici»



6) Dov’è il tuo  altrove



«Il mio altrove è ovunque e al contempo da nessuna parte. Si trova oltre l'arcobaleno e oltre gli steccati ideologici che ci rendono così superficiali. Sono così stanco di definirmi e definire che preferisco di gran lunga esistere e indagare altre piste. Sono un viandante sul sentiero dell'altrove»



7) Quali scenari di felicità e possibilità creative possono aprirsi quando smettiamo di aspirare a una crescita infinita su un pianeta finito e iniziamo invece a crescere come persone, comunità e noi stessi natura che vive ?



«Nel libro rifletto sul nostro egoismo e sui vari meccanismi che ci portano a disumanizzarci. Il libro si apre proprio con una riflessione sulla nostra infelicità. Siamo soggetti dediti all'apparenza e alla disarmonia. Rifiutiamo il concetto di parentela universale ma condividiamo un destino unico di fratellanza e sorellanza senza nessun tipo di distinzione. Fino a quando continueremo a violentare la natura con il nostro forsennato egoismo non ci potrà mai essere uno scenario felice per tutti noi.»



per    chi  volesse  acquistare  il libro   lo trova qui  https://amzn.eu/d/eNGaofY

1.11.22

il cretino ed il filosofo

 Cr devi andare  oltre  all'evidenza   delle  cose  e dei fatti  perchè niente  è quello che sembra   

realmente 

FI  certo  c'è  un fondo di  verità   in quello  che dici . Ma senza  esagerare  . Perchè  come dice (  anche  il video sotto  )   non è  che  a  forza   di staccarsi dalla  realtà     finiamo    andare tra le nuvole  ?



 


Cr  quindi  secondo te  la risposta  a tale  domanda  sta ....

  FI  esatto la  risposta sta nel mezzo   cioè nel usare l'andare oltre   la realtà quando   i  fatti\  gli eventi   bìnon sono  chiarissimi  ed oscuri  .  

Cr  Ma  come fare  a capirlo  

Fi  ..... 

Cr 😲

Fi Bisogna fare attenzione a non andare troppo nelle nuvole... perchè molto  spesso  evadere troppo dalla realtà è pericoloso, perché si rischia di sfociare nel complottismo. Allo stesso modo però ragionare solo per semplificazioni lo è altrettanto. Il vero problema è che non siamo più capaci di confrontarci senza pregiudizi e senza insultare chi ha posizioni diverse dalle nostre, e così le posizioni si polarizzano e si radicalizzano, sfociando in un complottismo contro semplificazione. 

Cr  Ok  ti saluto  caro  con i piedi per  terra 

Fi   😂😥🙄


alla  prossima  polemica . 


 l'ho richiamato  perchè  oltre  ala risata  , m'era  venuto  in mente    una  risposta più  articolata  . Ma   aveva già svoltato l'angolo  .   pazienza  .  gli la  lascio qui  , cosi   rispondo  a chi  , basansosi su  una parodia  ( che dei contatti di un gruppo di fans della trasmissione tv mai dire goal sul Ng ( newsgroups la preistoria dei social ) it.fan.tv.mai-dire-gol)  che  mi fecero  quasi 30 anni fa  ed  ancora  continua a  circolare  sul  web  , mi vedono sol come  un complottista  .  In realtà io   dopo anni   e  ani  ho trovato un equilibrio tra    fughe  \ evasioni  e  ritorni  , fra   piedi  per terra  e  testa   \ piedi fra le nuvole  , tra   dubbio e  certezza   , ma  fra  bufale  ( anche  se  ogni tanto   ne prendo   pure  io )  e  verità . tra informazione  e  contro informazione  .  Per  fornmazione    strorico politica  (  querra  gfredda  ,   strategia  dela tgensione  , anni  di  piombo  )  e  culturale  (  passione  per   i  gialli ed  i polizieschoi  , le s torie  di  topolino  ,  spionaggio  ,  complotti ,mistero  ) . Tutto ciò  unito alla  mia  voglia d'uscire  da i due  blocchi culturali  ed ideologici   ( fascismo e  comunismo ) che hanno caraterizzato  la  mia  infanzoia ed  adolescienza   cerco sempre  verità alternative a quelle  ufficilalio  di comodo  .  Ma  a differenza dei   complottisti  ed  complottismi  ,   quando  vedo che   una  tesi o una  contro  analisi  di un fatto \  evento    non regge ala logica   ed  sfocia   nell'assurdo più totale   (  ma  chi  lo paga ,  non ce  lo dicono  , ecc  )      e  soprattutto  nella mancanza  di rispetto  delle  persone coinvolte (  esempio  ci sono siti  e  d  persone che  dicono i  che   i morti del bataclan  non  sono  veroi  e  che    sono finti e   che le  vittime  sono  ancora  vive  nascoste  da quel che parte   o micamion   con le bare   dei morti del coivid   è un falso     ecc  )   non continuo   e rientro  a terra  



12.5.19

intervista alla Naturalista Etologa - Istruttore cinofilo - Cantafiabe cinzia Barillaro


musica   in sottofondo
Eugenio In Via Di Gioia - Altrove



di cosa  stiamo parlando


Da Vicenza, una bella storia a lieto fine: una mucca, Selene, era fuggita un allevamento, dove era destinata a diventare bistecche. La stalla le stava stretta e così ha deciso di scappare libera per la campagna. La fuga è durata VENTI GIORNI, tra campi, fiumi e strade. Imprendibile. Più volte avvistata, la mucca ha però fatto perdere ogni volta le tracce di sé un attimo prima dell'arrivo dei veterinari dell'Ulss.
Quando è stata trovata, in tre settimane di folli corse, apparizioni e sparizioni, aveva perso 50 chili.Questo era successo a Ottobre, dopo di che Cinzia Barillaro, un'etologa della zona[ che mi prometto d'intervistare prossimamente ] ha fatto di tutto e di più per salvarla dal macello e, pochi giorni fa, Selene è stata trasferita in un rifugio verde in Umbria. ....    incipit  del mio precedente post



volendo   approfondire  la  vicenda   da me  riportata  in sintesi   nel  mio post  precedente   e  con maggiori  dettagli   negli articoli    a pagamento   di repubblica  e  di  la   nuova  venezia , ho deciso    dopo  una  breve    chiacchierata  tramite  la   video  chiamata   di  messanger  e  la  lettura      del  suo  account fb da  cui sono tratte    le  immagini  di questo post  intervista    ho deciso  "  d'intervistare  "  la dottoressa  Cinzia  Barillaro 

Nessuna descrizione della foto disponibile.



1) come sei passata dai  cani  alle  mucche  ?
non sono mai passata dai cani alle mucche. Ogni animale è da sempre nel mio cuore, sia i cani, che le mucche, i gatti e i conigli, i maiali e le cavallette, i ragni persino.

2) vegana ? 

sì, sono vegana. Sono diventata vegetariana quando avevo quindici anni grazie a un librone di medicina naturale che trovai in erboristeria. Diceva che la carne faceva male alla salute, che, con la frollatura prima e con la cottura poi, sviluppava sostanze molto tossiche per la salute. Sicché presi la palla al balzo e con grande entusiasmo festeggiai la libertà di non mangiare animali. Scoprii allora che si poteva vivere bene, anzi meglio, osservandoli, amandoli, conoscendoli senza fare loro alcun male. Molto presto scoprii, in tempi in cui non c’era internet, visitando gli allevamenti in cerca di una fattoria didattica, che anche la produzione di latticini e uova ha ombre scure. Un mio caro amico mi disse: “Non posso mangiare una mozzarella, io ho sempre i loro occhi nei miei” e io ho gli occhi di una vitellina legata per le corna accanto alla mamma che mi fissava da una feritoia della stanza buia. Allora l’abbandonai lì, ero inerme; ma quello che faccio, è dedicato a lei.



per  approfondire i temi trattati

https://it.wikipedia.org/wiki/Rudolf_Steiner
https://www.rudolfsteiner.it/
https://it.wikipedia.org/wiki/Etologia



3)  potresti  spiegare    con  parole semplici    cosa  è l'etologia  
“etologia” è una parola composta da due termini presi dal greco antico: Ethos = usi e costumi e Logos = discorso o pensiero (dal verbo “Lego” = scegliere, raccontare). L’etologia è lo studio degli usi e costumi degli animali (esiste anche la branca dell’etologia umana). L’etologia di nuova generazione è chiamata Etologia cognitiva o Cognizione animale.

Risultati immagini per cinzia barillaro
4)   l'etologia ha  attienza  con i  movimenti  antispeciesti o  sono  cose  diverse  ?
Sono cose diverse. L’etologia è una scienza e procede valutando le esperienze, è un processo di conoscenza operato attraverso metodologia scientifica. I movimenti antispecisti sono correnti di pensiero, diversificate al loro interno, che pensano e approfondiscono il rapporto fra l’agire umano e le ricadute di questo agire sulle altre specie animali. Il punto di contatto è questo: l’antispecismo nasce in verità in epoche antiche, in correnti filosofiche o sapienziali (per esempio i Pitagorici, Induisti, Buddhisti) che riconoscevano agli altri animali dignità e valore come esseri senzienti e pensanti. Ma oggi l’antispecismo si avvale anche e soprattutto delle recenti scoperte etologiche, che riconoscono universalmente l’esistenza dei processi cognitivi, di ragionamento e di pensiero, anche agli altri animali (quelli chiamati di solito: animali tout court) e dei sistemi emozionali base. In quali animali? Tutti! Dai delfini alle seppie, dai maiali alle galline, dalle formiche ai ragni, elefanti, cavalli, cani, gatti…e anche bovini appunto. 

5  ) cercando online  l'articolo   di repubblica  online sono capitato nel     tuo curriculum  vitae   ed  ho letto  che  sei una steineriana   come fai   a  conciliare  il metodo scientifico   visto  che sei laureata  in   scienze  naturali  con tale metodo  che  alcuni\e  considerano delle  pseudoscienze  ?
Questa è davvero una bella domanda! Io non credo di essere steineriana tout court, io ho un bagaglio di studio relativo all’antroposofia (la disciplina di ricerca e pensiero fondata da Roudolf Steiner) e alla pedagogia antroposofica che mi hanno sempre molto interessata e ispirata. Nondimeno mi ritengo un essere pensante e libero, come l’indomita amata Principessa Enola, la bovina ospite a La nostra Arca. Il processo scientifico non conduce mai a degli assoluti, non è dogmatico, ma è esperienziale. Il processo filosofico o sapienziale si basa sulle intuizioni e su quanto nasce nel cuore. Credo possano essere importanti entrambi ed entrambi vanno percorsi con equilibrio e accortezza, perché hanno luoghi critici e scuri.

6) è la  prima volta  che fai  una cosa  del genere  o l'hai  fatto altre  volte  ?  
Da quando ero bambina. Giocavo “agli animali” correndo brada e nitrendo come cavallina selvatica con gli altri bambini. In seconda elementare ho fondato il gruppetto salva natura. Arrivavo a scuola con coperte, cucce e viveri per i cani randagi o abbandonati. Presto molti miei compagni facevano uguale. Mia mamma mi comprava persino i collarini colorati con la medaglietta per proteggere i cani dagli accalappiacani.


7)   faresti se  ne  hai la  possibilità la stesa  cosa  che  hai  fatto con le mucche    con altri animali  ?
Ma certo! È quello che, nel mio piccolo, ho sempre tentato di fare. Con la Principessa Enola, io e i miei amici, abbiamo portato via anche una cavalla sciancata a fine carriera. Abbiamo adottato cinque maiali. Ho adottato, personalmente oppure accasato, oche, galline, anatre, conigli. Mi sono presa cura di uccellini caduti dai nidi, ramarri, scoiattolini orfani e topi feriti o impiastricciati nella colla. Invece di una casa, ho acquistato un piccolo campo sfruttato a mais intensivo, per rinaturalizzarlo con essenze vegetali tipiche del luogo e creato due stagni come ricovero per gli anfibi e gli insetti e piante acquatiche in via di estinzione. Ma non sono mai stata da sola, in questo ho sempre trovato moltissime persone sullo stesso sentiero con le quali collaborare.



Manuale di autodifesa I consigli dell’esperto anti aggressione Antonio Bianco puntata n LX IMPARATE A “LEGGERE” IL LINGUAGGIO DEL CORPO

 Il linguaggio del corpo da solo non basta a prevenire femminicidi o violenze, ma può essere un segnale precoce utile se integrato con educ...