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31.1.25

A 19 anni compra un'edicola contro lo spopolamento dell'Appennino modenese ,Gli insulti e le minacce a Francesca Santolini per il libro “Ecofascisti”: «Cercano un bersaglio per la loro rabbia. Dopo quanto diremo basta? ,




 da msn.it   


Farneta di Montefiorino un piccolo comune dell’Appennino modenese, ha riacquistato un’importante risorsa per la comunità: l’edicola.
Grazie all'intraprendenza di Giulia Piras, una giovane di soli 19 anni, ( per fosse  interessato trovagte un intervista  servizio  su  di  lei su  tgcom24   ) gestire un’attività tutta sua, dimostrando che anche nei luoghi più isolati è possibile fare impresa e contribuire al benessere della comunità.
Una scelta controcorrente la  sua
In un’epoca in cui molti giovani scelgono di trasferirsi nelle città per cercare opportunità lavorative, Giulia ha fatto una scelta controcorrente. “Tutti vanno in città, io resto qui” ha dichiarato in un’intervista a Tgcom24. Questa affermazione non è solo un modo di dire, ma un vero e proprio manifesto della sua volontà di rimanere legata alle radici e al territorio. La sua decisione di aprire l’edicola rappresenta un atto di coraggio e determinazione, un segnale di speranza per le zone montane che stanno affrontando il problema dello spopolamento.
Un punto di riferimento per la comunità
La presenza di un’edicola non è solo una questione commerciale; è un elemento fondamentale per la vita sociale di un paese soprattutto  nei  piccoli borghi   e  paesi  . L’edicola di Giulia non offre solo giornali e riviste, ma diventa anche un luogo di incontro per gli abitanti di Farneta. Qui, le persone possono scambiare opinioni, condividere notizie e mantenere vive le tradizioni locali. Giulia ha saputo creare un ambiente accogliente, dove ogni cliente si sente parte di una comunità. La sua iniziativa ha già attirato l’attenzione di molti, contribuendo a rivitalizzare l’intera area.
Un esempio da seguire
La storia di Giulia Piras è un esempio di come la passione e la determinazione possano fare la differenza. In un periodo in cui le aree montane sono spesso trascurate, la sua iniziativa rappresenta un modello per altri giovani imprenditori. La sua edicola non è solo un’attività commerciale, ma un simbolo di resistenza e speranza per il futuro delle comunità montane. Giulia dimostra che è possibile investire nel proprio territorio, creando opportunità e contribuendo al benessere collettivo. Infatti
Solo da pochi giorni sono ricomparsi i giornali e per Farneta, questa piccola località appenninica in territorio di Montefiorino, sotto il monte Modino, è stato come allargare l’orizzonte del mondo. La vecchia attività di edicola sul finire del 2024 era stata messa in vendita dalla titolare. Ora però, grazie alla determinazione ed alla tenace volontà di una giovane proveniente da La Ca’ di Cerredolo in comune di Toano nel Reggiano, Giulia Piras, appena 19 anni, la vendita dei giornali è ripresa e questo piccolo negozio di appena 18 metri quadri è tornato ad essere punto catalizzatore per i poco più di duecento abitanti della frazione e per gli avventori di passaggio che quotidianamente devono percorrere la strada Comunale per Romanoro, dove affaccia l’edicola, la seconda della gloriosa cittadina già sede della Repubblica partigiana di Montefiorino.


Giulia come è nata la decisione di dedicarsi a questa attività?

"Mi sono diplomata l’anno scorso presso l’Istituto Tecnico per geometri di Castelnuovo ne’ Monti. Da mesi stavo cercando un lavoro che mi interessasse, quando mia madre mi disse che qui a Farneta stavano chiudendo l’edicola. Mi sono detta, perché non rilevarla? Non era proprio nei miei piani e non avrei mai pensato di dedicarmi a questo, ma poi l’ho presa sul serio perché fin da piccola ho sempre sognato di avere una mia piccola attività. Così mi sono recata dalla proprietaria per comunicarle che ero interessata. Da quel giorno è iniziato tutto il procedimento burocratico che c’è dietro a questa avventura professionale e mi sono buttata".

Ha incontrato difficoltà? Ricevuto aiuti?

"Non è facile aprire un’attività e ho fatto molte valutazioni. Non mi sono buttata a caso e non ho aperto senza sapere cosa c’è dietro pensando – come qualcuno potrebbe dire – che avendo io 19 ani l’ho fatto perché mi piaceva e basta. Ho valutato attentamente i rischi legati a questa attività e logicamente non vendo solo giornali. Perciò accanto alla attività di edicola, ho giochi, trucchi, bigiotteria, saponeria, cartoleria una gamma ampia di prodotti, che comprendono anche abbigliamento e articoli da regalo".



Quando ha aperto?

"Il 21 dicembre, ma i giornali mi sono arrivati martedì della scorsa settimana. I primi giorni è stato sempre pieno perché eravamo nel periodo natalizio. Dopo c’è stato un calo, ma ora che sono arrivati i giornali l’attività è ripresa notevolmente. Oggi tutti i giorni con la vendita dei giornali c’è una clientela fissa, che difficilmente è raro compri solo il giornale".

Si vendono giornali?

"La vendita è buona e penso, anzi che se ne vendano più in un paesino come Farneta che in altri posti. L’età media è più alta e i giornali vanno molto. Quando la vecchia proprietaria ha detto che avrebbe chiuso erano tutti disperati perché molti non hanno l’auto e non possono recarsi ogni giorno ad acquistare il giornale".

Soddisfatta di questa scelta? La gratifica?

"La cosa più bella di questo lavoro sono le soddisfazioni che possono dare i clienti, perché - a differenza della città - con il cliente si chiacchiera e si crea un rapporto personale di amicizia e comunità".


......
 
 Open.

Gli insulti e le minacce a Francesca Santolini per il libro “Ecofascisti”: «Cercano un bersaglio per la loro rabbia. Dopo quanto diremo basta? 



La decontestualizzazione su giornali e social media   Inizia tutto proprio con l’uscita di Ecofascisti,  (  foto  a  destra  ) 
edito da Einaudi e pubblicato il 23 aprile dello scorso anno. Il saggio, che passa in rassegna il rapporto tra ecologia ed estrema destra, viene accolto con recensioni stroncatorie sulla maggior parte dei giornali conservatori. «La lettura  suggeriva che fossero state scritte senza essere precedute dalla fastidiosa formalità di leggere il libro», scrive sardonica Santolini. Ma questo stesso meccanismo, di decontestualizzazione e estrapolazione a piacimento, si riversa elevato all’ennesima potenza sui social media.
 E in particolare dopo un video postato online in cui Santolini, ospite a una trasmissione tv, cita uno studio americano in cui vengono collegati la cultura patriarcale e la difesa dei combustibili fossili.
Gli insulti e le intimidazioni: «Segni di un tempo complicato»

«Stupida idiota senza cervello» è il più lieve degli insulti che riempiono i commenti. E poi minacce da parte di negazionisti climatici, «un incrocio tra propaganda di estrema destra, disinformazione e analfabetismo funzionale». un approccio quasi sistematico alle argomentazioni contrarie che ha portato, secondo i dati del Dipartimento della pubblica sicurezza del Ministero dell’Interno, a registrare 46 intimidazioni nei confronti dei giornalisti nei primi sei mesi del 2024. Ma, avverte Francesca Santolini, «le intimidazioni sono reati, ma sono anche segni di un tempo molto complicato». In cui chiunque può sfogare le sue frustrazioni o il suo disagio a discapito di qualcun altro. E allora «dopo quante shitstorm e minacce diremo basta, come individui e collettività?». Per il momento, ammette la giornalista, c’è solo l’opzione della denuncia.





13.3.20

perchè i tabacchi e le edicole si e le librerie no ?

  passando  a  fare la  spesa  , uno  di pochi momenti liberi   della  quarantena  ,    ho visto  la  libreria    chiusa  .  ed  è  iniziato  la  mia  elucubrazione   sega  mentale     \  complottista ( perchè  bene  o  male      complottisti     chi più   che meno  lo siamo un po'  tutti     che  esprimiamo un dubbio  o mettiamo in discussione le  teorie  ufficiali  ma  moti superano il labile confine  fra  prove    diverse \  altyernative  da quelle  ufficiali    sconfinando nelle  panzane  \  fake  news  )    che  si voglia  favorire  : 1) l'incultura  ., 2) la  cultura  di massa  ed  omologante     a  scapito di quella  libera  e  pura  .  Questo   articolo   di  Simonetta  Fiori   su repubblica  d'oggi    mi  ha  dato  la  conferma  

Virus, la rivolta delle librerie

Il decreto di chiusura scatena la rabbia del settore: “Leggere è essenziale per chi resta in casa. Perché le tabaccherie restano aperte e noi no?”

                                   di SIMONETTA FIORI12 marzo 2020


Una libreria aperta nel centro di Genova,
nonostante l'allarme virus, lo scorso 11 marzo 
Ma allora il libro non è un bene necessario? La cura dell’anima non vale quanto quella della persona? Va bene che c’è la pandemia, va bene che la salute della collettività viene prima di ogni cosa. Ma perché lasciare aperte le profumerie o le tintorie e per le librerie saracinesche abbassate? I librai questa volta protestano. «Anche perché il nuovo provvedimento è arrivato come una doccia scozzese, dopo le speranze coltivate in questi giorni», dice Maria Laterza, titolare della centenaria libreria di Bari. «Avevamo deciso di restare aperti, come una prova di testimonianza civile. Poche ore al giorno, e il trasposto a casa dei libri scelti al telefono dai lettori. Perché impedire anche questo? Se è possibile farlo per le pietanze, perché non per la lettura?».
Una giornata faticosa, quella di ieri, tra vorticosi scambi di mail tra librai spiazzati dal nuovo provvedimento restrittivo. Anche Paolo Ambrosini, presidente dell’Associazione dei Librai, ritiene arbitraria la scelta del governo. «È chiaro che siamo in una situazione di emergenza, e che questo richiede senso di responsabilità da parte di tutti. Ma è molto singolare che restino aperti i negozi che forniscono il cibo per i cani e non le librerie: penso che si sia trattato di un errore, peraltro comprensibile nella gravità del momento».
Ambrosini ha una libreria a San Bonifacio, in provincia di Verona, e tocca con mano la drammaticità della pandemia. «Noi non chiediamo la riapertura, ma il servizio a domicilio sì. I librai sono stati costretti a rinunciarvi dopo un brevissimo esperimento che si è rivelato fortunato». Poi la provocazione, dettata dalla ferita sanguinante: «Ma se il governo ha deciso che i libri non sono necessari, perché non fermare anche Amazon? Nella preparazione dei pacchi e nella consegna dei libri, i rischi sono gli stessi». Amazon, ossia il nuovo paradiso per i lettori reclusi a casa. E una beffa per i librai indipendenti, spesso costretti a chiudere proprio dal gigante di Jeff Bezos.
Insieme alla grande distribuzione, ossia i supermercati, Amazon e le piattaforme online sono i grandi beneficiari del coronavirus. «Le vendite nelle librerie digitali sono aumentate ben oltre il cinquanta per cento», dice Filippo Guglielmone, responsabile commerciale di tutti i marchi Mondadori, il primo gruppo italiano. Se Guglielmone si tiene basso, Luca Domeniconi parla esplicitamente di raddoppio. «Gli ordini sono aumentati del cento per cento», dice il direttore commerciale di Ibs, la più importante libreria online (di proprietà Feltrinelli e Messaggerie). «È evidente che non riusciamo a essere puntualissimi nella consegna, ma nel giro di qualche giorno riusciamo a raggiungere tutte le case degli italiani».
Per loro come per Amazon, la distribuzione dei libri continua, mentre per le librerie indipendenti viene sospesa fino al 26 marzo, giorno di riapertura. «Non potevano fare diversamente», dice Guglielmone. «Noi portiano i libri dove sappiamo che ci sia la possibilità di venderli». Le novità editoriali saltano per tutti. Le nuove uscite di metà marzo slittano alla fine del mese e alla prima settimana di aprile. Ma per le piattaforme digitali continua il rifornimento dei titoli che invece viene interrotto per le librerie indipendenti.
Eppure le iniziative porta a porta degli indi hanno avuto un grande successo. «Era l’alternativa calda e affettuosa all’algido servizio reso da Amazon», dice Maria Laterza, che è riuscita ad attivare la distribuzione a domicilio solo per una giornata. La libreria per ragazzi Tuttestorie ha ricevuto ordini da una famiglia di Codogno che la scorsa estate ha trascorso le vacanze a Cagliari: «Per intrattenere i bambini a casa», hanno detto alle libraie. Anche Fabrizio Piazza della libreria Modusvivendi racconta il suo viaggio attraverso Palermo con una vecchia valigia coloniale carica di libri destinati ai lettori. «Funziona così. Il cliente chiama e ci descrive i suoi gusti. Spetta a noi selezionare una scelta di libri che possa essere di suo gradimento. Per una spesa minima di sessanta euro portiamo la valigia dei sogni a casa. Ora però è tutto sospeso. Dobbiamo capire se siamo ancora autorizzati a farlo». Prima che arrivi la fine del mondo, aggiunge Piazza.
Solo in un romanzo distopico si può immaginare la distribuzione dei libri con guanti e mascherine bianche. «Ma chi può impedirlo?», interviene Romano Montroni, storico libraio e presidente del Centro per il Libro. «Nel decreto del governo non è scritto che sia vietato farlo. Le librerie possono rimanere chiuse. Però si attiva un telefono parlante che ascolti le richieste dei lettori e suggerisca titoli avvincenti. Poi si confezionano i pacchi e si portano a domicilio, anche in bicicletta. Che male c’è?».
Nel segno della speranza s’era aperto l’anno per le librerie, con la nuova legge sulla promozione del libro che tutela i loro diritti. Poi la tragedia del coronavirus, mitigata dalla illusione che gli arresti domiciliari potessero favorire la lettura. Infine la notte fonda della chiusura, con l’impossibilità del servizio a casa. «Però dalle crisi più nere possono scaturire nuove idee», dice Maria Laterza. «Stanno nascendo anche al Sud nuove solidarietà tra le librerie indipendenti alle quali potremo dare un assetto più organizzato».
Parevano traversie, sono opportunità. Una curiosità. Tra i favoriti degli italiani, oltre La Peste di Camus e Cecità di Saramago, Spillover di David Quammen, dedicato ai cacciatori di virus. Pubblicato tempo fa da Adelphi, viene riproposto con fascetta aggiornata alla nuova peste. Più che evasione, i lettori cercano un’immersione riflessiva nella pandemia. Nella speranza di sconfiggerla, con le armi della comprensione. Il libro bene necessario o superfluo? «Spero che la presidenza del consiglio ascolti il nostro appello», conclude il presidente dei librai Ambrosini.

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...