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7.6.25

DIARIO DI BORDO N 126 ANNO III . chi l' ha detto che per parlare della questione israelo - palestinese , per le foibe e l'sodo giuliano dalmata, femminicidi , si debba essere esperti ed altre storie

 Gli intellettuali e la  gente    che non ha  il prosciutto  sugli occhi   e   che ancora  ragiona   con la propria    testa  non mancano certo di opinioni, ma quando un tema scotta davvero, quando la
locandina del  video  che  trovate      sotto   leggendo    il  post  



controversia diventa un campo minato morale e politico, c'è un rifugio a cui ricorrono spesso: definirlo «complesso».Ma La questione plaestinese  e  la guerra a Gaza   ,   ed  la questione del confine   fra  italia e  Balcani  e la  jugoslavia  prima   e poi la  croazia e  la  slovenia   ridotta  solo  alle  foibe  ,
all'esodo   ed alla  ritorno di triste all'italia   nel 1954    sono   uno di quei casi.
 E sì, la storia  intricata, le ferite religiose ed  gli    effetti degli odi nazionalistici  mai rimarginate, i conflitti culturali e geopolitici rendono davvero complessi  tali   temi .
- Ogni parte accusa l'altra di ignoranza, sventola le proprie verità e rivendica il possesso esclusivo dei fatti. Ma qui voglio fare una premessa necessaria: Non    sono  laureato   alla  facoltà  di storia  o   a scienza e politiche   , ma  di lettere   moderne    ad indirizzo storico ., non sono un esperto   d'oriente    in particolare    di  Medio Oriente.   Infatti    per  la  questione    del conflitto  arabo  istraeliano ed  israeliano    palestinese    , non parlo né ebraico né arabo. Non ho mai visitato né Israele né Gaza,in quanto  quando  alcuni membri dell'associazione    nord  sud  \ bottega   del mondo  - commercio equo e  solidale   sono andati  in viaggio in quelle zone    con un viaggio  organizzato  dallì'associazione \  rivista  confronti  ,  ero canvalesciente     da  un intervento . Ma   essendomi documentato   leggendo la storia    della palestina fra il crollo  dell'impero ottomano  eil mandato britannico   e  poi  del conflitto   arabo- israeliano e  israele  palestinese   ,  sentendo entrambe  le  parti  E so riconoscere le ombre che questa guerra ha proiettato dentro casa nostra.




Io vedo chi radicalizza le università, chi brinda al massacro    chi   appoggia   quello      che israele   sta  facendo   e lo giustifica    con l'affermazione  "  si sta  difendendo     , vuole  distruggee hamas   , ecc  . Non ho bisogno di essere un esperto per sapere da che parte stare. 
   Per  quanto riguarda  invece la questione del confine orientale   cioè  le  celebrazioni  del 10  febbraio   di cui si celebrano   per  l'80 %   l'aspetto culminante    le  foibe ,  dittature  comunista   e l'esodo   giliano  dalmata  , congiura  del silenzio e si tralascia o  quasi il 20% cioè tutto quello  che è  avvenuto prima  leggi antislave , deportazioni   e  violenze  fasciste  .  Ho scelto  non  per  ignavia   o cerchiobottismo  ma perchè oltre  ad essere  una situazione  complessa     dove  memorie   e storie  personali  s'intrecciano   con le vicede  storiche  , ma  soprattutto   non si è ancora  fatto  completamente   i  conti    da parte  dell'italia     i  conti  con le proprie brutture  e    con le cose  ingnobili commesse  , di non schierarmi  e  parlare  a  360  gradi  .
Per  i femminicidi    è  vero     non sono  esperto  di  politiche  sociali , ma esperienza  di vita  vissuta  che   mi  ha  fatto  (ed  ancora  lo fa  adesso)  fare i  conti  e  lottare contro  la mia  cultura  sessista  e  maschilista   mi  sembra    che   per  iundignarsi   , esprimere  la  propria   indignazione  e  sgomento  non sia  per  forza  necessario  essere  ,  anche   se  preferisco integrarla con pareri d'esperti  ,  psicologici  e\o laureati in scienze  sociali   . 


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 il fatto quotidiano    del 5  giugno 2025



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 da  facebook
“Non avevo nulla… ma sono riuscito ad addolcire il mondo intero con un bastoncino e una caramella.” Tutto cominciò alla fine del XIX secolo.
Io ero Enric Bernat, un sognatore spagnolo, nipote di un pasticciere che faceva dolci in casa.Mi ossessionava vedere i bambini con le mani sporche infilarsi le dita nei dolci…e pensai:
“E se inventassi un dolce che non si tocca con le dita?”In un’epoca in cui nessuno credeva a idee simili, mi diedero del pazzo.Ma io sapevo che un’idea semplice può cambiare tutto. Provai a lanciare il prodotto da solo,ma non fu affatto facile.Mi rifiutarono, mi presero in giro,arrivai perfino a ipotecare casa per poter produrre i primi bonbon con lo stecco.Molti giorni non mangiavo, pur di pagare gli
stampi.
Una volta mi addormentai in fabbrica con le scarpe rotte,perché non riuscivo a fermarmi.Ma la costanza è testarda.E un giorno, nacque la mitica Chupa Chups.Indovina un po’?Fu un successo clamoroso.
La cosa più incredibile?
Quando ormai avevo già vinto la mia scommessa,chiesi a Salvador Dalí di disegnare il logo…e lui lo fece davvero!Una caramella nata nella miseria,è finita nelle mani di milioni di bambini in tutto il mondo:dal Giappone alla Colombia,dalla Spagna alla Russia.Non ho inventato solo un dolce…
ho inventato un sorriso in forma rotonda. “A volte, quella che sembra un’idea infantile…è in realtà una rivoluzione travestita da tenerezza.” — Enric Bernat (Chupa Chups ) 

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«Mi hanno tolto la lingua per salvarmi la vita… ma con le mani, ho imparato a parlare al mondo.»  Avevo 33 anni quando mi hanno diagnosticato un cancro alla lingua. Non fumavo, non bevevo… ma la malattia non bussa, entra e basta. All’inizio dissero che bastava una piccola operazione. Poi la verità: bisognava rimuoverla tutta.
Mi sono svegliata dall’intervento con la gola in fiamme e un silenzio così forte… da spezzarmi. Non poter parlare era come guardare il mondo da una finestra chiusa. 
Per mesi ho pianto in silenzio. Cercavo di comunicare, ma nessuno capiva. Vedevo mio figlio chiedermi qualcosa… e io non riuscivo a rispondergli. Una notte ho urlato dentro così forte, che ho deciso di reagire. Mi sono iscritta a un corso intensivo di lingua dei segni. Ho imparato con rabbia, con le lacrime, con una fame immensa di farmi capire. Ogni parola con le mani era una ferita che guariva. 
Oggi tengo incontri motivazionali con interpreti e segni. Sono viva, sono madre, e sono voce di chi crede di non averne più. Ho fondato una rete di sostegno per persone laringectomizzate. Giro per le scuole insegnando che il corpo ha tanti linguaggi, e che il messaggio più potente… è quello che nasce dall’anima. 
«A volte la vita ti zittisce… per farti scoprire quanto hai ancora da dire.» 
                            – Alejandra Paz


conferma    questo  






  cioè   Dove le Parole non ArrivanoSentire a volte non basta, ascolta.

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     concludo  con  questa  ,  lo  so che  sembrerà banale   e  che  da  trapiantato     sarà  di parte  , ma   in  u periodo a  cui a  causa  di fake news     stano  diminuendo  le  donazioni  di  organi ,  storie  come  questa  non  finiranno d'essere  banali  






(✏️ Barbara Todesco) Simone Mazzocchin aveva solo 27 anni quando, lo scorso 12 maggio, si è spento nel reparto di rianimazione dell’ospedale San Bortolo di Vicenza. Per due giorni aveva cercato di rimanere aggrappato con tutte le sue forze alla vita, ma le lesioni riportate nell’incidente che l’aveva visto coinvolto, mentre in sella alla sua moto viaggiava lungo la provinciale 69, non gli avevano dato scampo. Nonostante la sua giovane età, Simone, che viveva con la famiglia a Cartigliano, aveva manifestato già la sua volontà di diventare donatore di organi e così la sua scelta si è trasformata in un trapianto da record, effettuato le scorse settimane nelle sale operatorie dell’Usl 8.Il cuore, i reni, il fegato come i polmoni, gli occhi, il pancreas e i suoi tessuti hanno regalato una nuova vita a 12 pazienti che da Simone hanno ricevuto il dono più grande: quello della vita

Infatti Simone, tempo prima, aveva fatto una scelta precisa e convinta. Aveva deciso di diventare donatore di organi.C’è voluto un trapianto multiplo da record che ha coinvolto cuore, reni, polmoni, fegato, occhi e pancreas e ha visto l’intervento di medici specialisti da Roma, Milano, Padova e Pisa.E, alla fine, quell’atto di generosità ha permesso di salvare addirittura 12 persone, tra cui anche diversi bambini.È una storia che parla di agape e tanatos. Amore, quello disinteressato, universale, e morte, in una catena che invece di spezzarsi unisce e genera vita, la ricrea, la nutre e la moltiplica dove e quando sembrava ormai impossibile.
Un pensiero va a Simone, alla sua famiglia, al suo gesto enorme, a chi grazie a quel gesto ha una nuova vita davanti, ai medici e agli operatori sanitari senza i quali tutto questo non sarebbe stato possibile. Ed è così ogni giorno.
Quello che ha fatto Simone è qualcosa che ci riguarda e ci richiama tutti.
Perché questa storia non commuova e basta. Insegni.



17.11.23

figli del demonio ? Dunque Netanyahu paragona i palestinesi agli amaleciti. di Daniela Tuscano

   Dedico  questo post  dellamia  amica  ed  utente   decennale   del nostro blog  Daniela  Tuscano  di Diaconia "Santa Maria Egiziaca" in Bresso a   chi  (  familari  compresi ) che   parlo e  si parla   di  religione  (  argomento  purtroppo anche  alla  base   fin dall'antichità  di guerre  di odi   e  abberrazioni dei dirittti umani   condotte   dagli stati in nome  d'essa )  er descrivere   conflitti moderni  esempio la  guerra   1992\5     nella  ex Jugoslavia  ed  ora  nei conflitti   nel medioriente   in particolare    quello  israeliano  palestinese  . 

 da legge  prima   altrimenti non  si capisce  il riferimento 

Dunque Netanyahu paragona i palestinesi agli amaleciti.
L'affermazione, in Occidente, è passata inosservata, non la si è compresa o non le si è conferito il significato simbolico (potentissimo) a essa legato.
Per un'approfondita esegesi rimandiamo al post "Netanyahu e gli amaleciti", da "Oasis". Anche noi, più modestamente, ci siamo occupati di Amalek.
Amalek è, per Israele, il Nemico. Popolazione vera o manifestazione storica del male (gli Edomiti, i
Romani, Hitler...) o, ancora, metafora del peccato, Amalek evoca, comunque, guerra e distruzione. È un jihad - da cui l'Islam avrebbe poi attinto - o un piccolo jihad, dato che il grande jihad è puramente spirituale e consiste nella lotta contro le passioni malvagie. Ma "piccolo" solo di nome; in realtà foriero di morte e devastazione.
I libri "storici" della Bibbia non seguono i criteri storiografici attuali; tuttavia non v'ha dubbio che una base storica esista e se si parla di genocidio, s'intende genocidio. Saul viene punito per aver risparmiato Amalek.
Quando l'ateo Netanyahu ricorre al lessico biblico per designare i palestinesi non solo addita il nemico, ma lo demonizza, con categorie assai simili al famigerato "razzismo biologico".
Che i bimbi dell'ospedale di Shifa o altri siano figli del maligno, lo lasciamo giudicare ai lettori. Ma c'è altro: la questione della violenza nella religione.
I Carmelitani di Gerusalemme fuggirono in Europa dopo l'arrivo dei musulmani. Andò così, certo. Ma perché non si prendono in considerazione anche i passi bellicosi della Bibbia? Perché negar loro una consistenza storica, letterale? Il messaggio vero era un altro, si risponde. E poi oggi nessuno stermina in nome di JHWH. Le parole di Netanyahu smentiscono questo luogo comune.
Non stiamo minimizzando il fanatismo islamista. Ma finché non faremo seriamente i conti con la violenza nelle religioni gli usurpatori alla Netanyahu e l'antisemitismo neovoltairiano continueranno a provocar danni.

18.4.21

ecco un modo di combattere il bullismo e l'odio senza leggi eccezionali e repressione . Palermo Scuola, Arriva Il Baby Mediatore Per Le Liti Tra Compagni. E Niente Note Sul Registro

 Lo  so  che tale news  successa  in questi  giorni   farà  , come  è successo      sulla mia bacheca  deve    fra i commenti  c'erano  molti smile  sorridenti  ,  ridere  ma   secondo me  è una bella notizia   simbolo di resistenza  culturale   ,  all'odio e   alla  violenza   ancora  imperante  vedi i nuovi  fatti di Colleferro  . 

 da  https://palermo.repubblica.it/cronaca/


L'impresa più difficile è stata arrivare alla pace fra Leonardo e Marco. Si punzecchiavano sempre durante le lezioni e un giorno sono finiti a rincorrersi per tutta l'aula. A loro ci ha pensato Gioele Barletta, 13 anni, uno degli alunni mediatori dell'istituto comprensivo Antonio Ugo della Noce. "All'inizio non volevano neanche parlarsi, era un caso disperato. Poi a poco a poco ho cercato di farli calmare, mi sono fatto raccontare le due versioni dei fatti e per la prima volta si sono ascoltati a vicenda, hanno fatto pace e da allora sono amici", dice il ragazzo.



Si perché all'Antonio Ugo i litigi fra gli alunni non finiscono con una nota sul registro, un richiamo del professore o una convocazione dal preside. Vengono affrontati dagli stessi bambini alla presenza di un terzo bambino-mediatore in un'aula ad hoc riservata, appunto, alla delicata questione del superamento dei conflitti che anche fra i bambini delle elementari possono essere delle montagne invalicabili. I bambini-mediatori, una trentina in tutto l'istituto, dalle classi delle elementari alle medie, sono stati formati da tre anni a questa parte all'interno del progetto europeo "Deliberative mediator leader students" che ha visto impegnati in prima battuta i professori che poi hanno formato i ragazzi."La prima cosa che ci hanno insegnato è l'autocontrollo, molto utile in certe situazioni. A fare il mediatore si imparano tantissime cose, si ha un'arma in più rispetto agli altri. Si conosce se stessi, le proprie emozioni e si trova più facilmente una strada per risolvere i piccoli conflitti quotidiani", dice Barletta, mediatore ormai da due anni.

I casi sono tantissimi. Il compagno che rivela alla classe qualcosa che doveva restare segreta, le offese sotto voce durante le interrogazioni, la paternità di un lavoro fatto insieme conteso fra più compagni. "Agli occhi di un adulto possono sembrare piccole cose, ma per i bambini sono enormi. E può anche capitare che dietro a una sciocchezza si nasconda un disagio più grande che in molti casi i bambini riescono a risolvere da soli. Di certo è un approccio innovativo di fronte ai conflitti che aiuta gli alunni a sentirsi protagonisti e responsabili allo stesso tempo. Serve una buona dose di empatia e la capacità di capire l'altro per essere un buon mediatore e loro ci riescono", dice Maria Chiara Billa, professoressa di inglese e coordinatrice del progetto.I margini di successo, a sentire la scuola, sono enormi. "Quasi sempre se la cavano da soli, senza l'intervento dell'adulto che resta come una sorta di supervisore. Seguono delle regole precise nel processo di mediazione, attendono il turno per parlare, espongono il problema e alla fine il mediatore fa delle domande per arrivare a un accordo finale", dice Marilena Salemi, vice preside dell'Antonio Ugo. Quando il conflitto è risolto, i bambini sottoscrivono un vero "trattato" di pace. "Firmano proprio un modulo e la pace è fatta. Non c'è cosa più bella", dice Billa.

7.10.19

La Curia gli paga gli studi in teologia: a Firenze il primo imam a insegnare religione cattolica a scuola

ho  letto    l'aggregatore per  smartphone  e    news  repubblica  questa  news  tratta


Hamdan Al Zeqri, 33 anni  (  foto     sottto  )  , da 16 in Italia, il 15 ottobre discuterà la tesi e diventerà dottore in scienze religiose, titolo che lo abilita anche a insegnare la religione cattolica nelle scuole. E sarà il primo imam a farlo. "Resto musulmano, ma amo Gesù, perché Islam e Cristo sono vicinissimi", afferma l'ex profugo yemenita, attuale guida spirituale musulmana nel carcere di Sollicciano. Gli studi alla Facoltà teologica dell'Italia centrale gli sono stati pagati dalla Curia di Firenze.

 cronaca, Hamdan Al-Zeqri, imam, teologia cattolica, firenze


Mediatore culturale in tribunale e, come detto, ministro di culto presso il carcere di Sollicciano, Al-Zeqri è cittadino italiano dal 2017 e lavora in un'azienda aerospaziale del Mugello.
I suoi studi sono stati pagati dalla Curia, mentre l'iscrizione a Teologia cristiana è stata fortemente voluta dalla Comunità islamica fiorentina nell'ottica di rafforzare il dialogo interreligioso anche attraverso la conoscenza diretta della religione cristiana. Per quattro anni Al-Zeqri ha studiato a fianco di seminaristi, sacerdoti e suore. "Molti dei miei migliori amici sono preti - spiega. - E' stata un'esperienza per andare oltre gli stereotipi e i pregiudizi, per conoscere gli altri oltre i luoghi comuni. Ho scoperto che Islam e Cristianesimo hanno tantissimo in comune sul piano umano e sociale. Resto un musulmano ma sono innamorato di Gesù. Più capivo chi era Gesù, meglio vivevo il mio essere islamico".
Per Al-Zeqri, "la verità è che studiare la religione degli altri non significa affatto rischiare di convertirsi ma capire loro fino in fondo". "Sia ben chiaro - osserva ancora - la Diocesi di Firenze, a tutti i livelli, non solo non ha tentato di convertirmi. ma mi ha appoggiato in tutti i modi e cercato di farmi sentire a mio agio come islamico".
Nella comunità islamica fiorentina Al-Zeqri siede nel consiglio direttivo ricoprendo il ruolo di responsabile del dialogo interreligioso e della formazione spirituale coranica dei giovani.
Il neo dottore diventerà il primo esponente di una comunità islamica italiana, con incarichi ufficiali, a laurearsi in Scienze religiose. Titolo della tesi "Profilo e responsabilità del ministro di culto islamico in carcere". Alla discussione della tesi sono attesi sacerdoti, imam e autorità religiose islamiche da tutta Italia.

Ed    non capisco  i commenti   indignati ,   fatti  d'ignoranza   preconcetti  ,    propagandistici  

25.8.16

Cagliari, prove di integrazioneed coesistenza a Monte Claro: cristiani e musulmani pregano insieme in moschea

Questo post   è una  risposta   a    tutti  quelli che  , vedere  il miei post  sul  burquini  ,  mi dicevano che  perché  ....    ti ostini a difenderli   e  dialogare    con loro  ,    quando   ti daranno una  coltellata    gridando Allah è grande , ecc.  sarà troppo   tardi .  
Io  non sto difendendo   nessuno   ,  qualunque  condanna    verso   i  fondamentalismi   e  pregiudizi da  qualunque  tipo  di religione  \  fede  provenga  . Sono   convinto   che l'unica via contro il terrorismo religioso ,  ma  soprattutto   sottrarre  giovani  non solo islamici  all'indottrinamento  estremista sia  proprio il dialogo   e  il cercare dei tratti in comune  
Infatti ben vengano iniziative  come quelle di luglio  i mussulmani  alla funzione  cattolica  e  ora  i cattolici   che pregano   con i Mussulmani ,  o  il papa  che  visita  una  moschea  o  se mai avverrà in futuro  un iman  in  vaticano   

  da l'unione  sarda del 20\8\2016   per  la gentile concessione dell'autore 

Era scocciato, e non ha fatto niente per nasconderlo. Anzi, la discussione con l’anziano Mohamed è servita solo a richiamare l’attenzione di tutti. E lui, il giovane
arrabbiato, dopo aver fatto notare che in moschea non si entra con le scarpe e che chiunque deve avere lo stesso rispetto per un luogo di culto, alla fine è rimasto
fuori, a pregare sotto il porticato sul tappetino che si era portato da casa.
Un prologo non previsto, e subito superato, in una giornata che è stata di gioia, di pace e di tolleranza. Quella di ieri pomeriggio, appuntamento alle 13.30,
era la prima volta in cui cristiani e musulmani assistevano insieme a una salat al zuhr - la preghiera del mezzogiorno. Addirittura, quella del centro culturale nel
parco di Monteclaro, che ogni settimana si trasforma in moschea per accogliere le migliaia di fedeli della provincia, è stata la prima in assoluto in Italia.


Una sorta di scambio di cortesia dopo l’invito della Chiesa agli imam delle settimane scorse.
L’incontro, voluto e organizzato dalla comunità islamica cagliaritana, si è poi svolta nella più assoluta normalità. Così come voleva il messaggio di apertura e di  confronto tra religioni e culture diverse. Una risposta agli attentati registrati in Europa e, in particolare, all’episodio di Rouen del 26 giugno scorso, quando un sacerdote,padre Jaques Hamel, era stato sgozzato in chiesa da due giovani fanatici auto indottrinatisi su internet quali soldati del califfato dell’Isis.
«Sappiamo quante bugie si dicono in nome del nostro profeta - ha spiegato nella sua introduzione Hicham Mjidila, marocchino, in Italia da sette anni - la cui caratteristica fondamentale era l’onestà. Ed è su questa base che noi condanniamo ogni gesto di violenza perché non ci appartiene ». All’esterno della moschea una distesa di calzature, all’interno i tappeti, dove hanno preso posto un centinaio di fedeli musulmani, davanti a qualche fila di sedie per gli ospiti, tra i quali don Franco Puddu, vicario dell’arcivescovo Arrigo Miglio, e padre Stefano Messina.[  foto a sinistra   ]
Oltre, naturalmente, a una trentina di cattolici, con le donne che hanno dovuto coprirsi il capo .
Nascoste da una tenda, dietro il predicatore, le donne musulmane, anche questo fa parte della tradizione. «Dio non vuole guerra e violenza - ha ammonito Mohamed Mjidila, l’imam arrivato dal Marocco per un periodo di vacanza In Sardegna - perché queste vengono dal cuore dell’uomo non da Dio. Chi mente sulla religione non è corretto». Parole ed enunciati
che hanno trovato d’accordo don Franco: «Non c’è un Dio di odio e di vendetta. Il profeta Isaia immaginava un solo popolo per tutte le genti e il momento in
cui nessuno avrebbe alzato un’arma per rivolgerla contro qualcuno ».
Hassan Laoudini, è stato tra i promotori di un evento finora unico a livello nazionale. «Ma c’è stata la condivisione di tutta la comunità musulmana», precisa: «Mi auguro che questi incontri possano ripetersi con costanza anche in futuro». Il portavoce della comunità Omar Zaher aggiunge: «Dobbiamo lavorare per combattere i pregiudizi che ancora ostacolano i rapporti di comprensione e di fratellanza».
Insomma, il centro di Monteclaro diventerà laboratorio di idee. Qui, ogni mercoledì, i fedeli si riuniscono per la preghiera del mezzogiorno. Il locale è della Provincia ed era stata Angela Quaquero, all’epoca assessore alle Politiche sociali, ad assegnarlo, per un’ora alla settimana e a titolo gratuito, ai musulmani. Da quando gli
enti sovracomunali sono stati cancellati, e anche per esigenze di bilancio, adesso per il centro si paga un affitto da mille euro all’anno. Una cifra pressoché
simbolica che rivela disponibilità. «Questo lo avevamo capito da subito», ammette Hassan. La prima prova di integrazione religiosa sul campo è andata bene. Ne è convinto anche don Franco Puddu: «Ho apprezzato molto l’iniziativa e infatti son qui. La relazione è un dono di Dio, se non riusciamo ad accoglierla come tale è finita. Ma io sono convinto che questo di oggi sia solo il primo incontro di una serie che ci conduca a una unità di intenti nel perseguimento della pace e dell’amore. Ho pregato
con loro per la fratellanza e contro il terrorismo perché è giusto che lo si faccia insieme» A Monteclaro, giovani e meno giovani si infilano di nuovo le scarpe e prima di
incamminarsi salutano con una stretta di mano e un sorriso. Il sole del pomeriggio è caldissimo ma nessuno se ne preoccupa dopo un’ora e mezzo di preghiera. Tutti a casa o al lavoro, il sasso è stato lanciato e adesso occorre che altri lo raccolgano.

                                              Vito  Fiori.


Questo fatto non è altro  che  la continuazione  e l'applicazione   di quanto iniziato  da Giovanni paolo II  ad Assisi  e   continuato  anche   se  in un diverso contesto politico  , ma sempre   di contrasto all'odio  ed  ai pregiudizi   \ preconcetti   verso chi prega  e   crede  in maniera  diversa, della visita   di  Bergoglio  (  Francesco I  )  qualche tempo fa  in una moschea in Turchia


sempre   dallo stesso link

Dio è uno e unico, le religioni sono solo diverse strade X arrivare alla medesima cosa.
Personalmente mi fanno più schifo gli ignoranti che disprezzano il prossimo e gli eventi che dovrebbero ispirare pace e concordia o  quanto meno   una  coesistenza fra  religioni leggete  i  commenti  spesso  a  senso unico ed  ignoranti all'articolo versione web   sulla pagina fb dell 'unione sarda eccone alcuni



Mario Aresu
Ovviamente i musulmani pregano in arabo e non si capisce che minchia dicono.. vanno estinti anche quelli che ci pregano insieme.. per la loro stupidaggine..

Andrea Puddu Che onore, un medievale tra noi.

 
Mario Aresu No no è alla' e che ci rimanga..
Mario Aresu Andrea Puddu..tra noi..non credo proprio..se non ti senti onorato..prega in silenzio i tuoi feticci e non commentare..anzi porgi l'altra guancia che il musulmano evoluto che ti sta a fianco e che prega la tua morte prima o poi te la stacca..in quel momento capirai chi è veramente il medioevale

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