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| locandina del video che trovate sotto leggendo il post |
controversia diventa un campo minato morale e politico, c'è un rifugio a cui ricorrono spesso: definirlo «complesso».Ma La questione plaestinese e la guerra a Gaza , ed la questione del confine fra italia e Balcani e la jugoslavia prima e poi la croazia e la slovenia ridotta solo alle foibe ,
- Ogni parte accusa l'altra di ignoranza, sventola le proprie verità e rivendica il possesso esclusivo dei fatti. Ma qui voglio fare una premessa necessaria: Non sono laureato alla facoltà di storia o a scienza e politiche , ma di lettere moderne ad indirizzo storico ., non sono un esperto d'oriente in particolare di Medio Oriente. Infatti per la questione del conflitto arabo istraeliano ed israeliano palestinese , non parlo né ebraico né arabo. Non ho mai visitato né Israele né Gaza,in quanto quando alcuni membri dell'associazione nord sud \ bottega del mondo - commercio equo e solidale sono andati in viaggio in quelle zone con un viaggio organizzato dallì'associazione \ rivista confronti , ero canvalesciente da un intervento . Ma essendomi documentato leggendo la storia della palestina fra il crollo dell'impero ottomano eil mandato britannico e poi del conflitto arabo- israeliano e israele palestinese , sentendo entrambe le parti E so riconoscere le ombre che questa guerra ha proiettato dentro casa nostra.

Tutto cominciò alla fine del XIX secolo.Io ero Enric Bernat, un sognatore spagnolo, nipote di un pasticciere che faceva dolci in casa.Mi ossessionava vedere i bambini con le mani sporche infilarsi le dita nei dolci…e pensai:
“E se inventassi un dolce che non si tocca con le dita?”In un’epoca in cui nessuno credeva a idee simili, mi diedero del pazzo.Ma io sapevo che un’idea semplice può cambiare tutto.

Provai a lanciare il prodotto da solo,ma non fu affatto facile.Mi rifiutarono, mi presero in giro,arrivai perfino a ipotecare casa per poter produrre i primi bonbon con lo stecco.Molti giorni non mangiavo, pur di pagare gli stampi.
Una volta mi addormentai in fabbrica con le scarpe rotte,perché non riuscivo a fermarmi.Ma la costanza è testarda.E un giorno, nacque la mitica Chupa Chups.Indovina un po’?Fu un successo clamoroso.


La cosa più incredibile?
Quando ormai avevo già vinto la mia scommessa,chiesi a Salvador Dalí di disegnare il logo…e lui lo fece davvero!Una caramella nata nella miseria,è finita nelle mani di milioni di bambini in tutto il mondo:dal Giappone alla Colombia,dalla Spagna alla Russia.Non ho inventato solo un dolce…
ho inventato un sorriso in forma rotonda.

“A volte, quella che sembra un’idea infantile…è in realtà una rivoluzione travestita da tenerezza.” 
— Enric Bernat (Chupa Chups ) «Mi hanno tolto la lingua per salvarmi la vita… ma con le mani, ho imparato a parlare al mondo.»

Avevo 33 anni quando mi hanno diagnosticato un cancro alla lingua. Non fumavo, non bevevo… ma la malattia non bussa, entra e basta. All’inizio dissero che bastava una piccola operazione. Poi la verità: bisognava rimuoverla tutta.Mi sono svegliata dall’intervento con la gola in fiamme e un silenzio così forte… da spezzarmi. Non poter parlare era come guardare il mondo da una finestra chiusa.


Per mesi ho pianto in silenzio. Cercavo di comunicare, ma nessuno capiva. Vedevo mio figlio chiedermi qualcosa… e io non riuscivo a rispondergli. Una notte ho urlato dentro così forte, che ho deciso di reagire. Mi sono iscritta a un corso intensivo di lingua dei segni. Ho imparato con rabbia, con le lacrime, con una fame immensa di farmi capire. Ogni parola con le mani era una ferita che guariva.


Oggi tengo incontri motivazionali con interpreti e segni. Sono viva, sono madre, e sono voce di chi crede di non averne più. Ho fondato una rete di sostegno per persone laringectomizzate. Giro per le scuole insegnando che il corpo ha tanti linguaggi, e che il messaggio più potente… è quello che nasce dall’anima.


«A volte la vita ti zittisce… per farti scoprire quanto hai ancora da dire.»


– Alejandra Paz














