Cari lettori \ lettrici eccoci a un nuovo n del " diario di bordo " cioè al commento( vedi news di Allegri ) e a quellla che insieme alle storie , diventerà da questo numero rassegna stampa di articoli che generalmente non otteranno le prima pagine dei media , ma vengono relegati in flash d'agenzia o in poche righe all'interno o nei servizi a pagmento del web .
fonte https://www.fanpage.it/
A cura di Andrea Centini
Addio pesticidi, una rivoluzionaria colla biologica potrebbe sostituirli ?
Ispirandosi alle sostanze adesive secrete da alcune piante carnivore, scienziati dei Paesi Bassi hanno creato una colla biologica sperimentale a base di goccioline appiccicose in grado di intrappolare i parassiti. Può essere irrorata e spruzzata sulle piante come i pesticidi, ma è sostenibile e biodegradabile.
I ricercatori hanno sviluppato una ""rivoluzionaria" colla biologica sperimentale, sostenibile e biodegradabile in grado di intrappolare i parassiti che infestano le coltivazioni. L'obiettivo è creare un'alternativa efficace e valida ai pesticidi chimici, estremamente dannosi per la biodiversità e l'ambiente, ma il cui utilizzo è in costante incremento a causa della necessità di sostenere il fabbisogno alimentare della popolazione mondiale in crescita. Questo composto appiccicoso può essere spruzzato efficacemente sulle piantagioni – sia alimentari che ornamentali – con gli stessi metodi e strumenti per l'irrorazione dei pesticidi; resta attivo a lungo sulle piante prima di degradarsi naturalmente. I test condotti su alcune colture hanno evidenziato la significativa capacità di intrappolare insetti particolarmente dannosi e di preservare al contempo gli impollinatori più grandi come le api. Ulteriori esperimenti su grande scala attesi per l'estate saranno fondamentali per determinare l'efficacia del prodotto.A sviluppare la colla biologica contro i parassiti è stato un team di ricerca dei Paesi Bassi guidato da scienziati del Gruppo di scienze agrotecnologiche e alimentari dell'Università e Ricerca di Wageningen, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Dipartimento del Gruppo di Interazioni Sopra-Sottosuolo – Istituto di Biologia dell'Università di Leida. I ricercatori, coordinati dal professor Thomas E. Kodger, docente presso la sezione di Chimica fisica dell'ateneo olandese, hanno messo a punto la colla traendo ispirazione dalla natura. Più nello specifico, dai tricomi ghiandolari di alcune piante carnivore come quelle del genere Drosera, che secernono gocce appiccicose in grado di intrappolare le prede. Per realizzare il composto il professor Kodger e colleghi hanno generato particelle adesive a partire da trigliceridi reticolati di origine vegetale, sottoposti a ossidazione. In base alla composizione di questi oli è possibile ottenere un composto più o meno adesivo. Attraverso un apposito trattamento di separazione (all'interno di un frullatore) si ottengono le singole goccioline appiccicose che possono essere irrorate sulle piante, pronte a intrappolare gli insetti nocivi per le colture.
I ricercatori hanno condotto test su piante di fragola, crisantemi e altre colture nei Paesi Bassi, riuscendo a intrappolare in soli due giorni oltre il 60 percento dei tripidi occidentali delle serre o tripidi occidentali dei fiori (Frankliniella occidentalis). Questi insetti sono noti per attaccare centinaia di piante e provocare enormi danni alle colture alimentari e ornamentali; non c'è da stupirsi che sia stato il bersaglio privilegiato di questa nuova colla biologia, che sembra aver funzionato a dovere nei primi esperimenti. Le goccioline sono infatti rimaste appiccicose per settimane.
Come evidenziato dagli autori dello studio, la carta moschicida è ben nota da tempo, ma questa può essere letale anche per i preziosi insetti impollinatori come api e farfalle. Le goccioline del nuovo composto sono progettate per bloccare piccoli insetti come i tripidi, anche se non si può escludere che possano danneggiare anche insetti "buoni". I ricercatori stanno studiando la possibilità di integrare al loro interno sostanze odorose naturali, in grado di attrarre i tripidi oppure i loro predatori, come Orius laevigatus, un insetto che viene ampiamente impiegato in agricoltura proprio per combattere i parassiti golosi di piante. La speranza dei ricercatori è che test più approfonditi possano certificare la sostenibilità della sostanza appiccicosa, una potenziale validissima alternativa ai pesticidi tradizionali. I dettagli della ricerca “Mimicking natural deterrent strategies in plants using adhesive spheres” sono stati pubblicati su PNAS.
-----------
complimenti a Birra Ichnusa per la campagna pubblicitaria! Bisogna cominciare a multare per porre fine a questo comportamento.
----
La #Juventus caccia #Allegri per gli insulti ( poi si sono chiariti ) aldirettore di #tuttosport . << condotte non compatibili con i nostri #valori >> . Quali ci si chiede quelli di #calciopoli o delle #pluavalenze ?
-----
fonte repubblica
LONDRA – È uno dei misteri delle piramidi: come fecero gli egiziani di 4 mila anni or sono a trasportare le pesanti pietre necessarie a costruire questi giganteschi monumenti, diventati il simbolo di un’antica civiltà? Una squadra di ricercatori americani sembra avere risolto il quesito: almeno 31 piramidi, incluse quelle più famose che sorgono a Giza, in prossimità del Cairo, vennero erette lungo un affluente del Nilo, scomparso da lungo tempo e ora nascosto sotto il deserto.Da tempo gli archeologi pensavano che l’Egitto dei faraoni avesse usato qualche via d’acqua per portare a destinazione i blocchi di pietra da utilizzare per la costruzione delle piramidi. Ma finora nessuno era certo di dove si trovasse il fiume o il canale su cui le pietre erano trasportare a bordo di imbarcazioni. Usando immagini riprese da satelliti, mappe storiche, indagini geologiche e sedimenti del terreno, un gruppo di studiosi dell’università di North Carolina a Wilmington ha scoperto le tracce di un corso d’acqua,
apparentemente sepolto sottoterra dalla siccità e dalle tempeste di sabbia migliaia di anni fa.Grazie a una tecnologia radar, gli scienziati hanno riprodotto immagini di “un fiume sotterraneo e antiche strutture” che portavano esattamente ai piedi dei luoghi in cui sorgono la maggior parte delle piramidi nell’odierno Egitto, afferma il professor Erman Ghoneim, uno degli autori della ricerca, pubblicata dalla rivista Nature e anticipata dalla Bbc. Gli archeologi hanno calcolato che l’affluente del Nilo, ribattezzato Ahramat (piramidi in arabo), fosse lungo circa 64 chilometri e largo tra 200 e 700 metri. Nel suo percorso sfiorava 31 piramidi erette fra 4700 e 3700 anni or sono: un tracciato che spiegherebbe l’alta densità di queste gigantesche costruzioni nella zona tra Giza e Lisht, in quella che ora è un’area inospitale del deserto del Sahara.“La prossimità del fiume con il complesso di piramidi suggerisce che era usato durante la loro costruzione per utilizzare la via d’acqua nel trasporto di pesanti blocchi di pietra, che altrimenti avrebbero dovuto essere trasportati dagli uomini, con uno sforzo molto maggiore e assai più lentamente”, osserva la professoressa Suzanne Onstine, un’altra co-autrice dello studio. Quattromila anni fa il Nilo costituiva la linfa vitale dell’Egitto, commenta la Bbc, così come lo è ancora oggi.