Niccky mi è comparsa in un commento qualche post fa. Sono rimasta incuriosita dal nome del blog e sono andata a spulciare.Beh, ho scoperto che Niccky è una donna molto coraggiosa che si presenta così:
“ Sono una ragazza di 39 anni. Ho scoperto due anni fa la mia sieropositività. Amo raccontare di me…Questo blog “sieropositiva ” è una raccolta del virus. ( …) Ognuno affronta la sieropositività come sa e come può. Le donne hanno una possibilità di contrarre l’HIV durante rapporti sessuali non protetti da due a quattro volte superiore rispetto agli uomini, poiché la loro fisiologia le posiziona ad un livello di rischio più elevato (…) Appena risulti sieropositivo,ti viene una gran voglia di sapere tutto e subito…ecco io ce la sto mettendo tutta. Sto raccogliendo più informazioni possibili (…) la gente deve trovare qualcosa da fare mentre aspetta di morire.”
Le ho chiesto di scrivere un post perché testimonianze come la sua sono rare, ma servono terribilmente a far capire la portata del problema; questo è il suo sito:
http://sieropositiva.splinder.com/E questo è quello che le è successo:
“ L'HIV non l'ho scelta, ma lei a scelto me. Credevo fosse una banale influenza tardiva nel dicembre 2006 e invece il mio virus ormai latente da tempo, mi aveva abbassato i cd4 a 250. Un tantino piu' in là e andavo in AIDS conclamato.
Ti lascia sbigottito non sai se ridere o piangere, hai un umorismo a dir poco grottesco e surreale.
Di preavvisi negli ultimi due anni ne avevo avuti: febbre alte , febbricole persistenti, raffreddori, ghiandole ingrossate, un herpes zoster, rash cutanee… sarebbe bastato fare due più due per non arrivare a tanto.
E invece ho scoperto di essere sieropositiva con un virus ormai vecchio dentro di me.
L'influenza e la febbre a 39 si erano tramutate in una candidosi orofaringea. E' un’infezione provocata da un fungo diffuso, detto Candida, presente normalmente nel corpo di quasi tutti gli esseri umani. Un sistema immunitario sano riesce a tenere il fungo sotto controllo. La candidosi è l’infezione opportunistica più diffusa nei soggetti il cui sistema immunitario è stato danneggiato dall’HIV; l’infezione è solitamente localizzata nella bocca, nella gola o nella vagina.
La vita sa aspettare il momento opportuno per fotterti, e il suo imbroglio è un dono che ti fa per consentire di voler cambiare. Credevo che sarei morta a mesi o addirittura a giorni. La candidosi è un infezione che ti sfianca, il non poter deglutire e quindi non mangiare mi ha fatto perdere 10 kg in un mese, ero talmente debole e insieme alla mia ingenuità e ignoranza a riguardo sulla patologia non avrei neanche scommesso un centesimo su me stessa. Come ci si sente dopo aver scoperto di essere Sieropositivi? Ho avuto bisogno di tempo... non mesi, poco tempo giusto per fare mente locale, credevo fosse una grande perdita di tempo stare là a rimuginare sul latte versato, e non vivere quel poco che mi sarebbe rimasto. Alcune persone mi dicono che sono forte, ma è solo un'apparenza esteriore, uno scudo per proteggermi. Certo, a volte, quando sono sola, la paura mi assale. E allora alzo di nuovo la testa e cerco di allontanare le idee negative. Perché voglio andare avanti, voglio ViVeRe. Così ho cominciato subito anche la terapia, qualche medico mi disse che dovevo aspettare che i valori scendessero secondo le linee guida. Ma la pelle è mia e me la gestisco come voglio. Ho voluto subito la terapia, battendo i pugni sulla scrivania, forse per paura che sarei morta a poco...e invece sono qui... A raccontare, a vivere, ad amare, a mandare avanti un blog,e a fare le cose di sempre. Oggettivamente nulla è cambiato nella mia persona, in un certo modo è un’ esperienza che ti fa crescere, ti insegna ad accettare tutto quello che prima sottovalutavi. Ho un virus con cui devo convivere, tutto qua… le pastiglie da prendere ogni sera, fino adesso fila liscio... poi chi vivrà...vedrà... Mai Mollare. NicckyblogHiv” Se avete voglia di fare domande, di sapere, o semplicemente di farvi sentire, Niccky è dei nostri, e non si farà problemi a rispondervi anche da qui!
......
da quotidiano.net tramite msn.it
"Dopo il coming out ho fatto tre cose in croce, ma tutto il resto non l'ho voluto fare, inimicandomi un sacco di gente. Adesso col cacchio che mi ospitano per fare promozione dello spettacolo. Ma io non volevo finire nel macello del dolore”. Ha custodito quel segreto per oltre vent’anni, un incontro – quello con la malattia, Hiv, aveva 28 anni – che le ha condizionato la vita. Poi la dichiarazione aperta e pubblica – “sono sieropositiva” – accompagnata nel 2023 da un’autobiografia (‘Cattivo sangue’, editore Vallardi) e da uno spettacolo teatrale (ProPositiva).
Elena Di Cioccio, 51 anni – figlia di Franz Di Cioccio, batterista della Pfm – attrice, stand up comedian, già
volto tv e inviata delle Iene, ha preparato un nuovo spettacolo teatrale complesso, comico, autobiografico e a suo modo divulgativo. – ProPositiva 2.0 – che parte il 1° dicembre da Bergamo e arriva il 17 dicembre ai Filodrammatici di Milano. “Il mio corpo ha avuto bisogno di tempo per riappropriarsi dello spazio. Non tutto si risolve, non tutto sparisce. Ma integrare l’esperienza della vita fino a cambiare prospettiva, questo è essere propositiva”, racconta lei, la prima donna eterosessuale a fare coming out sull’Hiv, in due interviste uscite in questi giorni a Vanity Fair e al Corriere: “Io ho visto veramente l'inferno in faccia, fino alla fine. Il mio coming out mi ha liberata come artista, la versione precedente dello spettacolo era più edulcorata: ‘Allora ragazze, allacciamo le cinture di sicurezza e si parte!’. Tutto molto infantilizzato, ma è una cosa di questo secolo che non mi piace. Io non sono ChatGPT, non devo rassicurarti ogni secondo”.

Elena Di Cioccio, 51 anni, attrice teatrale e conduttrice di programmi radio e tv, autrice del libro autobiografico "Chiunque ha un segreto di cui non vuole parlare, chiunque si è sentito inadeguato”
Ancora propositiva, dunque. “Questa era già la mia attitudine di prima, ma la comicità è diversa dal sarcasmo. Il sarcasmo ha una punta di cattiveria, perché in qualche modo a qualcuno vuoi far male. Invece il comico non vince mai sul palco. Il comico ribalta le cose per renderle raccontabili, e perché l'imperfezione è la nostra natura. Questo spettacolo è la versione rimodernata del precedente, molte cose per esempio le ho buttate via. Non ti devo per forza portare nell'emotività per dimostrarti che vale la pena, che si può ridere sulla tragedia”. Ridere di sé, condividere con gli altri a teatro. “Non è solo la mia storia. Chiunque ha un segreto di cui non vuole parlare, chiunque si è sentito inadeguato o ha avuto un'esperienza a letto sfigata, solo che la mia storia ha un elemento che non è comune a tutti. Sto cercando di costruire un pubblico partendo da oggi, perché io non ho un pubblico che viene a vedermi a teatro, non ho mai fatto questo tipo di racconto. Quando volevo fare la monologhista mi chiedevano: ‘Qual è la cosa che vuoi raccontare di più, Elena?’, e io pensavo: ‘Vorrei raccontare una serie di cose che non ti posso raccontare’”.
Elena Di Cioccio, 51 anni, attrice teatrale e conduttrice di programmi radio e tv, già volto delle Iene
"Non sono stata molto disponibile alle relazioni, perché avevo bisogno di sapere chi fossi io”
“Mi prendo la responsabilità di essere scartata”, dice Elena di Cioccio parlando di relazioni a Vanity Fair: “Ci ho messo un po’ per abituarmi. Prima avevo una paranoia costante, ma quando esci dalla comfort zone e ti togli un problema enorme che ha condizionato tutta la tua vita, ci vuole del tempo. È come slacciare un corpetto stretto, il mio corpo ha avuto bisogno di tempo per riappropriarsi dello spazio. Non sono stata molto disponibile alle relazioni, perché avevo bisogno di sapere chi fossi io. Mi sono svegliata e non avevo più un problema gigante, magari ne ho scoperti altri mille che non avevo guardato prima, perché quello si mangiava un po’ tutto, no? Diciamo che non è arrivato nessuno che abbia fatto breccia nel mio cuore”.
"Quella persona lì non esiste più, non posso più interpretare me stessa di prima”
Come si affronta il dolore? “È forse la cosa più difficile. Ti dicono: ‘Allora, tu esci con questo spettacolo comico, bello, molto divertente… Ma parliamo del dolore, quanto sei stata male? Il dolore te lo porti ancora dietro, eh? Com'è vivere col dolore?’. E tu dici: ‘Guarda, sto benissimo, è una cosa vecchia’. ‘Sì, però parliamo di quella cosa vecchia’. Ma se vogliono parlare di questo argomento, sono fuori tempo. Quella persona lì non esiste più, non posso più interpretare me stessa di prima. Io l'ho fatto per liberarmi, non per vivere con questo cappottino stretto tutta la vita”. Il libro, ‘Cattivo sangue’, è stato la liberazione di Elena Di Cioccio: “Ancora mi commuovo, perché quando ho scritto il finale mi sono messa a piangere, ho detto: ‘È finita’”.
"Ironizzare è un modo per disinnescare la fatica. Poi adoro essere il trauma altrui”
In questi mesi Elena Di Cioccio ha portato il monologo di ProPositiva in birrerie, ristoranti, posti in cui si fa stand up e ti danno un microfono per cinque minuti: “Sei lì, fai il tuo pezzo, la gente beve, mangia e magari non ti fila – racconta al Corriere – Ricordo una volta a Paderno Dugnano: quello prima di me faceva battute sul suo peso, quello dopo sul suo cane. In mezzo io: ciao, mi chiamo Elena Di Cioccio, sono sieropositiva”. La presentazione non mette comodo nessuno, in platea. “Quando dico che convivo con l’Hiv le reazioni sono due. Chi mi compatisce (poverinaaaaaaa), chi si gela: occhi spalancati, frizzati che nemmeno in Frozen”. Come ci riesce? “È il mio lavoro. Il comico parla di sé e questa sono io. Tutti abbiamo qualcosa di cui ci vergogniamo, che non va come vogliamo: ironizzare è un modo per disinnescare la fatica. Poi adoro essere il trauma altrui. È la prima volta che faccio stand up parlando di me così, con un monologo a teatro”.
"La sera tornavo a casa e mi stordivo, per non pensare”
Di Cioccio continua: “Non ho detto la verità quasi a nessuno per 21 anni, così facendo non ero davvero io. Poi è arrivato il Covid e mi sono trovata ferma a pensare, a non potere procrastinare. Durissima. Una botta. Buttavo giù pagine per me stessa, che poi sono diventate un libro”. La sieropositività l’ha scoperta con un esame, facendo controlli periodici: “Ma tra il test negativo e l’ultimo fidanzato qualcosa era andato storto”. Era l’11 febbraio 2002: “Mi sono buttata sul lavoro in radio e in tv: la sera tornavo a casa e mi stordivo, per non pensare”. Dopo avere raccontato di essere sieropositiva ha avuto ripercussioni sul lavoro? “No, a parte il fatto che le tante cose in cui mi cimento sono state un po’ offuscate perché tutti mi chiedevano quasi solo della malattia. È il motivo per cui ho scelto di non rilasciare più interviste sulla mia storia. La porto a teatro come dico io. Così do anche una risposta alle 100mila domande che tutti mi fanno sempre "
Nessun commento:
Posta un commento