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13.12.24

Ha suscitato indignazione la decisione dell’Amministrazione di Palermo di concedere UN BOSS DI MAFIA, MAI PENTITO, HA PARLATO DEL SUO LIBRO IN COMUNE!

 L'intervento  di nando della chiesa   riportato precedentemente  su questo blog  capita   a fagiolo davanti alla notizia e all'indignazione ed polemiche che ha creato e sta creando la notizia che Antonino Mandalà,detto Nino, 85 anni noto ache come L’Avvocato”, condannato a sette anni e otto mesi per associazione mafiosa,è stato vicino al boss Bernardo Provenzano.Suo !glio Nicola è all’ergastolo per omicidio: fu tra gli uomini di fiducia del capo di Cosa Nostra .  Ora   , non ci sarebbe  niente  di male   se  ,  un  ex denetuto per mafia  pentito  o  non pentito   , non avesse    elogiato    anche se  indirettamente  gli esponenti  mafiosi ,  e quindi mandìcando di rispetto a  familiari   delle  vittime    cosa  che  purtropppo   è  avvenuto    con  la  complicità di un istituzione 



 da Giallo di questa settimana


 A sollevare il caso è Ismaele La Vardera,31 anni, il deputato regionale, nonché ex inviato della trasmissione “Le Iene”, Mandalà sono stati vicinissimi a Provenzano. Eppure ad Antonino Mandalà è stata concessa una sala ufficiale del Comune di Palermo per presentare il suo ultimo libro. Sì, avete capito bene, a un boss che non si è mai pentito e che non ha mai collaborato con la giustizia viene concesso di tornare, in pompa magna, nei luoghi delle istituzioni con tanto di autorizzazione da parte del
Comune. Signor sindaco di Palermo, come è possibile una cosa simile? Mi auguro che prenderà
provvedimenti”. È indignato il deputato regionale nonché ex inviato della trasmissione Le Iene Ismaele La Vardera. C’È CHI LO DIFENDE: «HA SCONTATO LA PENA» In una terra di contraddizioni come la Sicilia, succede che Antonino “Nino” Mandalà, 85 anni, considerato dagli
inquirenti il capomafia di Villabate e vicino al boss Bernardo Provenzano, già condannato nel 2014 in via de"nitiva a seme anni per associazione mafiuosa e mai pentito, l'estate scorsa abbia presentato il suo romanzo “Marika” all'interno dei locali della Real Fonderia Oretea del Comune di Palermo. La vicenda ha suscitato clamore ed è defragrata in questi giorni con la denuncia pubblica da parte di La Vardera. La presentazione era stata organizzata dall'associazione “Amicizia fra i popoli”. Oltre all'autore c'rano il moderatore Antonio Dolce, la scrittrice Sandra Guddo, l'ex provveditore agli studi di Palermo Rosario Gianni Leone e Pino Apprendi, garante comunale per i diritti delle persone detenute. Quest'ultimo ha
difeso l!iniziativa: «Mandalà ha scontato la sua pena. Nei pochi incontri avuti con lui, ha manifestato la volontà di riconciliarsi con la vita a"raverso la scri"ura. Non sono un prete e non do assoluzioni, non sono un magistrato e non condanno nessuno, credo solo nel carcere che riabilita e alla vi"oria dello Stato». Non è però la prima volta che Mandalà, noto anche come “l!Avvocato” per la sua laurea in Giurisprudenza, presentava un proprio libro negli spazi del Comune di Palermo. Era già accaduto nel 2016, sempre alla Real Fonderia Oretea, per “La vita di un uomo”, romanzo dedicato al figlio Nicola all!epoca detenuto in regime di 41bis. In quella occasione al centro del diba"ito c!erano la vita dei detenuti e lo stato delle carceri, temi sempre cari a Nino Mandalà, che nel suo blog ha de#nito il 41bis «una misura disumana che contraddice tu"i gli standard proclamati dalla Costituzione italiana e dalla Dichiarazione internazionale sui diriti dell!uomo». La latitanza di Bernardo Provenzano è stata resa possibile da una rete capillare di pizzini, meticolosamente smistati da collaboratori ben rodati, mentre il boss rimaneva nascosto nelle sue masserie, nella sua terra, pronto a fuggire da un covo all!altro. Nicola Mandalà, figlio di Antonino e capo della famiglia di Villabate, condannato all!ergastolo per l!omicidio dell!imprenditore Salvatore Geraci, è stato proprio un uomo di #ducia di Provenzano, al punto da accompagnarlo nei suoi viaggi in Francia, dove veniva sottoposto a delle cure. In tanti oggi si chiedono: a cosa serve la memoria quando la stessa poi magicamente svanisce nelle sedi istituzionali in cui dovrebbe essere saldamente preservata? Nei giorni delle commemorazioni di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, lungo le strade di Palermo e nei luoghi della memoria si celebrano manifestazioni e si organizzano concerti e iniziative per sensibilizzare i giovani. Tu"o questo, con la ferma volontà di comunicare alle nuove generazioni la linea di demarcazione tra ciò che è giusto e sbagliato. Ma qualcosa, evidentemente, non ha funzionato.

1.3.21

Al 41 bis è vietato anche scegliere come morire Un detenuto ha chiesto i moduli per depositare il proprio testamento biologico, ma il magistrato di sorveglianza glieli ha negati. Il motivo? Surreale: avrebbe potuto veicolare messaggi criminali

  va  bene  la legge  è legge . Ma  questo  è un arbitrio .

Leggi  

https://it.wikipedia.org/wiki/Articolo_41-bis

da

  • Il Riformista (Italy)
  • Maria Brucale *Membro del Comitato di giuristi dell’Associazione Luca Coscioni



  • Al 41 bis è vietato anche scegliere come morire

    Un detenuto ha chiesto i moduli per depositare il proprio testamento biologico, ma il magistrato di sorveglianza glieli ha negati. Il motivo? Surreale: avrebbe potuto veicolare messaggi criminali. E il suo diritto all’autodeterminazione che fine fa?




    La legge “in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento, n. 219/2017, entra in vigore dal 31.01.2018. Nel rispetto dei princìpi di cui agli articoli 2, 13 e 32 della Costituzione e degli articoli 1, 2 e 3 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, tutela il diritto alla vita,

    alla salute, alla dignità e all’autodeterminazione della persona e stabilisce che nessun trattamento sanitario può essere iniziato o proseguito se privo del consenso libero e informato della persona interessata, tranne che nei casi espressamente previsti dalla legge.” Ogni persona capace di agire ha il diritto di rifiutare, in tutto o in parte, qualsiasi accertamento diagnostico o trattamento sanitario indicato dal medico per la sua patologia o singoli atti del trattamento stesso. Ha, inoltre, il diritto di revocare in qualsiasi momento il consenso prestato, anche quando la revoca comporti l’interruzione del trattamento. Qualora il paziente esprima la rinuncia o il rifiuto di trattamenti sanitari necessari alla propria sopravvivenza, il medico prospetta al paziente e, se questi acconsente, ai suoi familiari, le conseguenze di tale decisione e le possibili alternative e promuove ogni azione di sostegno al paziente medesimo, anche avvalendosi dei servizi di assistenza psicologica. Ferma restando la possibilità per il paziente di modificare la propria volontà, l’accettazione, la revoca e il rifiuto sono annotati nella cartella clinica e nel fascicolo sanitario elettronico.

    È un approdo importante che si nutre delle battaglie storiche di Marco Pannella e di quanti, come l’Associazione Luca Coscioni, fondata da Luca Coscioni nel 2002, hanno posto la libertà di scelta individuale, in particolare per quel che concerne il fine vita (ma ogni libertà di scelta, dall’inizio alla fine della vita, per tutti) al centro della propria azione politica. Un cammino ancora incompiuto, una materia certamente difficile che raccoglie in sé l’evoluzione del sentire collettivo rispetto al concetto della dignità della vita e della dignità della morte e, soprattutto, alla lenta affermazione del principio che le scelte sulla propria vita sono personalissime e che c’è, nella malattia, una soglia del dolore tanto insopportabile da mutare la stessa semantica della parola suicidio che diventa fine di una non vita. Accade allora che un detenuto in 41 bis immagini di contrarre il virus in tempo di pandemia e decida di depositare il proprio testamento biologico. I familiari, allora, su sua richiesta, gli mandano i moduli dell’Associazione Luca Coscioni. La corrispondenza è soggetta, come sempre, a censura ma

    Proibito pensare

    Oltre alla feroce violazione di un diritto garantito a tutti dalla legge, si trova nell’assurdo provvedimento la negazione per il ristretto di scrivere alcunché restando aperta la possibilità che trasmetta il proprio comando oltre le sbarre

    dovrebbe essere legale un modello del tutto asettico da compilare con le proprie disposizioni, ai sensi della legge 219/2017. Già, perché è per tutti “il diritto alla vita, alla salute, alla dignità e all’autodeterminazione della persona”. Anche per i detenuti, perfino per i ristretti nel luogo di silenzio trattamentale ed emozionale del 41 bis. E invece no! Perché un magistrato di sorveglianza di Roma decide di non consegnare la corrispondenza al ristretto. La motivazione è che, ritenuto ancora di alto spessore criminale (in 41 bis da 24 anni!) “attraverso eventuali interpolazioni del testo, lo stesso potrebbe veicolare messaggi illeciti.” [...] “Occorre contemperare il principio dell’efficienza dell’attività amministrativa con le esigenze poste alla base della sicurezza interna ed esterna che si concretizza attraverso la puntuale verifica di contenuti criptici eventualmente inseriti mediante la possibilità di interpolare i documenti inviati”.

    Non c’è (ovviamente) nulla di criptico, indebito, fraintendibile nel modulo che non viene consegnato, ma nel compilarlo il recluso potrebbe veicolare messaggi criminali. È surreale, abominevole, tanto assurdamente in violazione di legge da sembrare una burla. E, invece, è proprio scritto, nero su bianco. È una censura all’ipotesi di intenzione, una aberrazione del sospetto sulla eventuale e futuribile possibilità che la persona detenuta, per comunicare un volere delittuoso all’esterno, si faccia mandare un modulo per le disposizioni anticipate di trattamento e nel compilarlo introduca indicazioni per i sodali che saranno sempre filtrate dall’ufficio censura del carcere che ogni scritto, in entrata o in uscita, capillarmente analizza. Oltre alla feroce violazione di un diritto garantito a tutti dalla legge che involge principi fondamentali di rango costituzionale - la libertà, la salute, la vita si trova nell’assurdo provvedimento, la negazione per il ristretto di scrivere alcunché restando aperta la possibilità che trasmetta il proprio comando oltre le sbarre. Vietato pensare, sperare, desiderare. Perfino scegliere come morire.

    8.12.13

    Maledetto per sempre: la vita non è che una lunga morte di Carmelo Musumeci



    Musica  consigliata  Nella mia ora  di liberta  - Fabrizio  De  Andrè 



     mi trovo nella mia email  principale  non quella  del blog    , non ricordo come  (  se  mi hanno iscritto   visto le tematiche  che tratto  in  quasi  10 anni di blog  e  che trattavo prima  in  giro nella rete  collaborando  con l'amica Antonella Serafini di censurati.it o se  m'ero iscritto io )  ricevo la newsletters  di  Carmelo Musumeci  ( qui una sua biografia  )  una  email  di  ergastolani@gmail.com.
    questa   email  che riporto sotto 




    Oggetto: La vita non è che una lunga morte
    Data: Sun, 8 Dec 2013 12:37:01 +0100
    Mittente: ergastolani@gmail.com>e
    A    :          ******
    Cc :          Undisclosed-Recipient 




    Dall'enciclopedia di Wikipedia : << La parola avvento deriva dal latino adventus e significa "venuta" anche se, nell'accezione più diffusa, viene indicato come "attesa".>>
    Può esserci un tempo di "venuta" anche per un uomo condannato a vivere per sempre in galera ? Si può parlare di "attesa" per chi è un uomo ombra? Quale luce e quale Natale possono aspettarsi questi uomini ? 

    Pubblichiamo qui di seguito una lettera di Carmelo Musumeci ( www.carmelomusumeci.com   zannablumusumeci@libero.it 
    Maledetto per sempre:
    la vita non è che una lunga morte


    Gli uomini ombra che si aggrappano alla speranza smettono di vivere prima del tempo. (“ L’urlo di un uomo ombra” di Carmelo Musumeci -Edizioni Smasher).

    In nome del popolo italiano sono stato condannato a una condanna perpetua.
    Questa pena fino alla fine della vita è un castigo inumano e poco degno di una nazione civile perché trasforma un uomo in un morto che vive.
    I primi anni di galera cercavo di vivere perché avevo fiducia in me stesso, ora non né ho più.
    E cerco solo di sopravvivere, perché da pochi giorni sono entrato nel ventitreesimo anno di carcere.
    Devo ammettere che per me è sempre più difficile vivere per nulla e di nulla.
    Ci sono delle notti che mi sembra che vivo solo per fare dispetto a me stesso perché sento che questo corpo che porto addosso non mi apparterrà più fino alla fine della mia vita,  e rimarrà, fino all’ultimo dei miei giorni, di proprietà dell’Assassino dei Sogni (il carcere nel gergo carceraio).
    Anche oggi pensavo che ho più nessun motivo per vivere. E forse continuo a respirare solo perché non ho abbastanza coraggio per morire.
    La pena dell’ergastolo ostativo a qualsiasi beneficio ti condanna a essere sepolto vivo e a  essere perduto per sempre, senza speranza.
    Tutto quello che esiste nel mondo e nell’universo può essere misurato, pesato e contato, ma nessuno, a parte Dio, può farlo con una condanna perpetua,  perché questa è una pena del diavolo e non ha nulla di umano.
    Da ventitré anni lotto contro di tutto e contro ogni speranza, ma non riesco a migliorare la mia posizione di un millimetro.
    Non riesco neppure a ottenere una semplice declassificazione per un regime carcerario meno duro.
    Fuori non hai tempo per guardare la vita negli occhi,  invece dentro ne hai troppo.
    E penso che forse molti uomini ombra vivono solo per vendicarsi con loro stessi, perché non ha nessun senso continuare a scontare una pena che non finirà mai e che forse sopravvivrà alla nostra morte.
     Normalmente non mi piace scrivere frasi, come fanno tanti prigionieri, nelle pareti delle celle, questa notte, però, nel muro accanto alla mia branda ho scritto:
     “La vita, per un uomo ombra, non è che una lunga morte”
    per ricordarmi ogni sera quando vado a letto che sto morendo senza vivere, ogni giorno un po’ di più.

    Carmelo Musumeci
    Carcere di Padova,  dicembre 2013

    Il 29 dicembre 2020 veniva uccisa Agitu Ideo Gudeta, la regina delle capre felici.

    Il 29 dicembre 2020 veniva uccisa la regina delle capre felici.È stata ferocemente uccisa Agitu, la regina delle capre felici, con un colpo...