Le "dicerie" dell'untore
Ha in mano solo un poker di parole e non basta a vincere nel gioco della vita. E allora Gesualdo Bufalino si cala negli oggetti della tenerezza, nelle memorie, nei vecchi film trasmessi dalla televisione, nel crepuscolare pianto di tante perdite. Del resto, è vero che i vincitori non sapranno mai quello che si perdono.
Leonardo Sciascia |
Dicerie
dell'untore
Attore in un “teatrino della seduzione” Bufalino sa bene, stretto dall'inflessibilità dei giorni, che è meglio trascorrere l'esistenza come se fossero reali tutte le "larve" della fantasia, i pregiudizi, e le credenze o convinzioni infondate che è causa di idee, timori, sospetti non giustificato. Scrittore rivelatosi tardivamente nel 1981 a 62 anni con il romanzo “Diceria dell'untore”, grazie anche al prezioso e qualificato incoraggiamento di Leonardo Sciascia ed Elvira Sellerio.
L'hobby della lettura
Elvira Sellerio, editrice |
L'opera gli valse nello stesso anno il prestigioso Premio letterario Campiello. Bufalino, fin dai suoi primi anni, trascorre ore ed ore nella piccola biblioteca del padre, un fabbro con l'hobby della lettura. Sa di avere indossato spesse volte una maschera e di aver preferito il contraffatto all'autentico.
Però vuole anche entrare in sintonia con il quotidiano e inventare la verità. Tra due dimensioni, le lusinghe della letteratura e il crepitio del reale, questo madonnaro mentale ci consegna in “Bluff di parole”, un'ampia miscellanea di citazioni, motti, macerie di diario, pensieri a gogò, Bufalino, plasma un capolavoro.
esorcizza la morte
La polemica lo esalta, lo celebra come scrittore raffinato, ma lo rende anche prigioniero di qualche bersaglio, troppo insistite le frecciate al vetriolo dirette ai critici in solo "Sacrestani" di una messa di cui lo scrittore, anche il più indegno, è il celebrante. Piaceva a Bufalino, il fatto che si scrive per guarire sé stessi, per sfogarsi, per lavarsi il cuore. "Si scrive per dialogare anche con un lettore sconosciuto", scrisse sul Corriere della Sera.
Sfogarsi per lavarsi il cuore
Si scrive per guarire sé stessi, per sfogarsi, per lavarsi il cuore. Si scrive per dialogare anche con un lettore sconosciuto. Ritengo che nessuno senza memoria possa scrivere un libro, che l'uomo sia nessuno senza memoria. Io credo di essere un collezionista di ricordi, un seduttore di spettri. La realtà e la finzione sono due facce intercambiabili della vita e della letteratura. Ancora una volta l'autore ci propone una falsità, ma dichiarandola dimostra di non volere ingannare il "suo" lettore, bensì di farlo riflettere su come la finzione sia già presente nei luoghi che frequentiamo quotidianamente senza accorgercene.
Futuri polverosi
Ogni sguardo dello scrittore diventa visione, e viceversa. Ogni visione diventa uno sguardo che s'imprimerà sicuramente in qualche suo testo, magari anche fra venti anni. Uno scarto di dieci primavere, può oggi essere un capolavoro, questo per dire come il tempo, e le sue imperiose modifiche capaci di trasformare il gusto del lettore, i suoi desideri e le sue aspettative. In sostanza è la vita che si trasforma in sogno e il sogno che si trasforma in vita, così come avviene per la memoria, dove tutto risiede, ma poco si ricorda per l'afflusso confusionario di notizie overdose e incisiva su chi la segue. La realtà è così sfuggente ed effimera... Non esiste l'attimo in sé, ma esiste l'attimo nel momento in cui è già passato. Piuttosto che vagheggiare un futuro vaporoso ed elusivo, preferisco curvarmi sui fantasmi di ieri senza che però mi impediscano di vivere l'oggi nella sua pienezza.
Il paradosso gli accelera la possibilità di forzare la sua nativa inclinazione ad esorcizzare la morte con una nuvola di sillabe e grazie alla sua enfatizzazione della dissacrazione chiedendo conforto ai passatempi della scrittura e alle malinconie del pensiero. Malato di ricordi, Bufalino, ancora acerbo di esperienza ma già evoluto e strutturato, anche se ancora fiorente rispetto a ciò che poi col tempo porterà all'Indice.
Con estrema libertà
Pasolini con Laura Betti |
Ne scaturisce un“quadernaccio o scartafaccio” in cui Gesualdo Bufalino può coltivare i vizi più cari e muoversi con estrema libertà, andando a zonzo sopra e sotto le righe. Conviene, a chi nasce, molta oculatezza nella scelta del luogo, dell'anno, dei genitori. Un bluff di parole si affida ad un gioco di umori momentanei. Quel peso del mare siciliano che lo frustra e tutto seppellisce nel suo cimitero di minuti.
Gl'indispensabili
Dedicato a chi si pensa ancora giovane e dentro di sè
ha una paura fottuta della morte.
Il Camposanto è zeppo di figure del genere, gl'indispensabili
Satira in cassaintegrazione
Un velo di sarcasmo e di “maledettismo”, copre la rappresentazione di un io messo “in cassa integrazione” dalla vita. Un io che invecchia tra i libri, affonda in occasioni mancate ma risorge con aurorali stupori, fiere passioni, curiosità di capire il senso del suo tempo e decifrarne le ipocrisie.
Umberto Eco
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La filigrana della sua storia di artista, del suo cammino di rabdomantico cercatore di Atlantidi sommerse di lutti e derive, macerie e incanti e ricordi e trappole di suoni, amante delle prosodie, della schiavitù della rima, dalla sontuosa e mortuaria "Diceria", argomento prevalente è la morte per poi dipanare la dinamica del testo in modo trasversale nascondendosi per poi, all’improvviso e senza accenni provvisori, riapparire.
Un ragazzo effemminato |
E questo sotto i drappeggi di una scrittura in bilico fra strazio e falsetto, e in uno spazio che è sempre al di qua o al di là della storia - e potrebbe anche simulare un palcoscenico o la nebbia di un sogno dallo sguardo esiliato di Museo d'ombre, dalla torva e corteggiata malinconia di Argo il cieco.ovvero i sogni della memoria, edito per i tipi di Sellerio. Essendo siciliano, non poteva non occuparsi anche di mafia, affermando che sarà vinta da un esercito di maestre elementari.
La favola delle Cere
Sentenze, parabole, silhouette di moralità, citazioni letterarie, esili spunti di racconto, dannazioni e sogni e fili di fumo transitano in una scrittura raffinata, graffiata d'ironia e pervasa da una coscienza etica e civile che talora svicola nella favola sofisticata, come in "Cere perse", oppure si rifanno a suggestioni parcellari, a minimi intrecci d'avventura, tra evocazioni di un privato che si ingigantisce quanto più finge di civettare con umori e deliri.