Oggi il nono giorno di Paralimpiadi e ieri dopo l'oro nel lancio del disco a Oney Tapia è venuta voglia di cantare “Io vagabondo” in diretta sulla Rai: sessantatré secondi strani, ma voi come me ,
riuscite a non ascoltarli fino in fondo?
Ieri l'italiana Francesca Porcellato
è arrivata quarta nella prova in linea di ciclismo su strada sulla handbike, la bicicletta in cui si “pedala” con le mani. Era molto vicina sia alla seconda che alla terza classificata, ma all'arrivo ha esultato come
se avesse ottenuto lei stessa un piazzamento da medaglia. Il telecronista della Rai Stefano Rizzato ha commentato: «Quell'esultanza ci aiuta a sottolineare che [ sia alle olimpidai che alle paraolimpiadi ] non tutti i quarti posti sono uguali ». In effetti il suo quarto posto era particolare per diversi motivi, a partire dal fatto che era la sua ultima gara alle Paralimpiadi: a 54 anni, alla fine della gara Porcellato ha annunciato il suo ritiro, dopo una carriera eccezionale in cui ha vinto 14 medaglie in molti sport e in 12 (!) diverse Paralimpiadi (9 estive e 3 invernali).
Un altro motivo, più banale, riguarda invece la gara di ieri, perché Porcellato era stata costretta a una lunga rimonta da un piccolo incidente avuto all'inizio del percorso e causato da un'altra ciclista, che l'aveva fatta fermare per diversi secondi: alla fine sono stati decisivi, visto che è arrivata a 4 secondi dalla medaglia d'argento.
L'ultimo buon motivo per considerare diverso quel quarto posto è che la gara di ieri comprendeva atlete di ben quattro categorie paralimpiche, dalla H1 all'H4, e quindi con gradi diversi di disabilità: più è alto il numero, meno la disabilità è impattante sulla prestazione. Chi è in H4 per esempio ha il controllo del tronco e spesso tutti gli addominali, mentre chi è in H3 no: Porcellato, che è un'H3, è arrivata quarta dietro a tre atlete di categoria H4, e quindi prima tra chi aveva disabilità paragonabili alla sua in termini di prestazioni. Se n'è apertamente lamentata dopo la gara: «Io spingo solo di braccia mentre gli altri si aiutano con molti altri muscoli», ha detto alla Rai. E poi: «Fa male essere battuti da chi è meno disabile di te». L'atleta è una vera istituzione dei Giochi e ha fatto sentire la sua voce al termine di una gara ingiusta, in cui ha dovuto gareggiare contro rivali che dal punto di vista fisico hanno molte più possibilità: li ha definiti, "regolamenti discutibili" e "confusione di classificazione" per essere diplomatica, ma dietro alla sua intervista c'è una richiesta per rendere più equa la competizione e dare medaglie "a chi davvero se le merita". continua su: https://www.fanpage.it/sport/altri-sport/francesca-porcellato-delusa-alle-paralimpiadi-regole-assurde-perdo-con-chi-e-meno-disabile-di-me/
Infatti Da quest'anno in diversi sport il Comitato paralimpico ha accorpato le gare di alcune categorie, con l'obiettivo da una parte di limitare le gare meno competitive perché meno partecipate, e dall'altra di risparmiare tempo nel programma e rendere lo spettacolo più fruibile: sono entrambi propositi in contraddizione con lo spirito paralimpico – ne avevamo parlato su Parì – e già prima di Porcellato c'erano state polemiche.
Signature move
Nel tiro con l'arco tutti gli atleti e le atlete hanno sviluppato un proprio modo molto personale di svolgere le varie fasi del gesto tecnico fondamentale su cui si basa lo sport: ciascuno incocca la freccia,
posiziona l'arco e lascia andare la freccia a modo suo, con una serie di movimenti quasi rituali.
Ma il momento in cui più di ogni altro si riconosce la singolarità della tecnica di ciascuno, almeno a uno sguardo non esperto, è quello in cui viene tesa la corda appena prima del tiro, perché tutti la appoggiano in un punto diverso della propria faccia: ci sono arciere e arcieri che in quei punti hanno segni visibili, e ieri l'indiana Pooja aveva persino un cerotto sul mento nel punto in cui appoggiava la corda. È un po' la mossa distintiva di ciascun arciere, una signature move, e tra quelle che si notano più facilmente c'è senz'altro la mossa dell'italiana Elisabetta Mijno, che si appoggia la corda sul naso e poi se lo sposta verso destra, sempre nello stesso modo.
Dopo il bronzo nel torneo individuale, ieri Mijno ha vinto l'oro nel torneo a squadre miste in coppia con Stefano Travisani.
Come fanno le persone cieche \ non vedenti a seguire uno sport?
A Parigi 2024 – sia Olimpiadi che Paralimpiadi – le persone cieche che volevano assistere a uno sport dal vivo potevano chiedere un vision pad, una tavoletta sulla quale si può seguire, con il tatto, l’andamento delle partite di alcuni sport di squadra: basket, rugby e calcio alle Olimpiadi; goalball e blind football alle Paralimpiadi (due sport che sono peraltro praticati da persone cieche o ipovedenti). Sui vision pad ci sono le linee del campo in rilievo e una palla magnetica che si muove come fa la palla vera in tempo reale. La tavoletta, inoltre, vibra più volte quando viene segnato un gol (o un canestro, o una meta). In questo video si vede come funziona col goalball.
Allo stadio c'è proprio una persona che cerca di ricreare nel modo più fedele possibile il movimento della palla in tempo reale su un tablet, da cui poi le informazioni vengono trasmesse ai vision pad del pubblico.
Per il momento quindi il vision pad si può usare solamente negli sport con la palla, e chi l’ha utilizzato ne ha parlato generalmente molto bene. A queste Olimpiadi e Paralimpiadi era disponibile un numero limitato di tavolette, 45, quindi chi ne aveva bisogno doveva prenotarla quando comprava il biglietto. Per le persone ipovedenti invece il comitato organizzatore ha messo a disposizione dei visori attraverso cui possono zoomare sugli atleti e con cui possono passare dall’azione dal vivo alla copertura televisiva, scegliendo inquadrature specifiche per capire meglio cosa sta succedendo.