un presidente che si comporta come i comuni mortali e non fa prevaricazioni usando il potere per passare prima per la vaccinazione . Ed la sottosegretaria alla cultura una che si vanta che sono tre anni che non legge un libro ringrazia ed assume un giullare e ops menestrello leghista del papete . Insomma un potere che fa favori a tutti ma stranamente non ringrazia le sue geisha ... ehm ... #olgiatine che ingrato .
Fa scalpore che, stamane, Mattarella abbia fatto il vaccino, rispettando la fila come tutti.
L’Italia è così: le cose che all’estero sono normali, da queste parti vengono elevate come straordinarie.
Infatti sono cose elevate a straordinarie” per chi è abituato a non avere rispetto del prossimo. Ovvero per parafrasare de Andre queste sono storie normali per gente speciale \ storie speciali per gente normale
dal il fatto quotidiano d'oggi
Ora analizzando quest'ultimom fatto mi chiedo : ma le ballerine di bunga bunga o meglio le olgiatine le hanno dimenticate oppure le hanno usate solo per i loro porci comodi e per .... spurgarsi ? che ingrati .
erano anni che il potere in Italia non faceva vittime . C'eravamo disabituati
visto che alle morti s'era sostituite le valanghe di merda o il tenttivo di farti passare come n comunista o un rincoglionito se denunciano gli abusi del potere . Ora si è ritornati all'micidioo Aveva ragione un poeta ( qui testo completo )
Certo bisogna farne di strada
da una ginnastica d'obbedienza
fino ad un gesto molto più umano
che ti dia il senso della violenza
però bisogna farne altrettanta
per diventare così coglioni
da non riuscire più a capire
che non ci sono poteri buoni
da non riuscire più a capire
che non ci sono poteri buoni.
sul resto aspettiamo cosa dirà la magistratura quella onesta e non quella da porto delle nebbie e processi \indagini insabbiate
Le ex olgettine Guerra e Sorcinelli in una delle tante pose lesbo
da l'unione sarda Guerra e Sorcinelli, tweet (falsi) "Chi ti piglia?". L'altra: "Sei cessa".
Tweet al vetriolo tra le due ex olgettine Barbara Guerra e Alessandra Sorcinelli. La notizia fa il giro del web ma poi le due svelano che era tutta una bufala per attirare l'attenzione. Ci sono riuscite. Barbara Guerra e Alessandra Sorcinelli, ex olgettine, per una giornata intera sono sembrate essere anche ex socie in affari ed ex amiche. Hanno fatto finta di insultarsi su Twitter dopo aver registrato insieme un marchio di abbigliamento, facendo intendere che il disguido era partito proprio da lì ma dopo 24 ore, le due si complimentano tra loro - chiamandosi sempre "socie" - per aver tenuto incollati fans e curiosi ai loro tweet volgari e carichi d'insulti studiati a tavolino. Una trovata pubblicitaria, l'ennesima. Ecco quello che hanno avuto il coraggio di scriversi.
I TWEET AL VETRIOLO - Pronte le accuse della Guerra. "Esclusiva!!! Tra poco pubblico Sorcinelli e il suo sessantenne alcolizzato... Mentre ti lecca nuda la cioccolata. Poi sul lettone bacio", scrive sul suo profilo. "Brutta l'invidia. Le sue amiche sposate e innamorate e lei con il panzone vecchio. Ecco perché si sveglia al mattino rompendo i c..., cinguetta ancora la Guerra, senza ricevere risposta. Poi spunta anche la foto di una conversazione su Whats App delle due che si insultano. "Ti rispondo esclusivamente per farti sapere che con te non voglio più avere a che fare visto le tue belle parole di ieri, lasciami vivere, io sono felice e fidanzata non ho bisogno di te ripeto! Per quanto riguarda la mia metà (della linea di abbigliamento, ndr) lascia esattamente tutto com'è li regalerò ai poveri in Africa", scrive la Sorcinelli. E giù con il tema "forte", la chirurgia estetica e i fisici mozzafiato mostrati nelle foto lesbo pubblicate a più riprese dalle due. Ecco altri finti tweet: "Bella sorcina! Prima di dimagrire come me ti eri già rifatta ma sempre cessa eri. E ora l'esclusiva sorcina con il suo salam solo per voi" e "Ora capisco perché Claudia Galante e Aida la snobbano sta disperata ci imita a tutte e poi accusa noi. Ahh rifatta quanto cazzo ericessaaa!", scrive la Guerra. La replica: "Stolker adesso fa la vittima che ho finalmente risposto alle sue calunnie e insulti". Poi ancora: "Il suo pseudo fidanzato ci ha provato con me per fare una cosa a tre e io non ci sn stata per questo parla male di me", scrive sul social la Sorcinelli tirando ancora in ballo il presunto amore della Guerra. "Io ho talento e non mi andava più di mostrare solo tette e culo tu l hai presa molto male", per poi pubblicare le foto della Guerra (che l'accusava di essere una rifattona) che si fa pompare le labbra dal chirurgo: "Hajajajaj ma chi te piglia, questa sei tu b.... , prima e dopo il chirurgo faicagare lo stesso". LA RIVELAZIONE: "CI SONO CASCATI" - Fine di un'amicizia? Macché, era tutto uno scherzo. Come le foto lesbo e le tante immagini delle due paparazzate mentre fanno shopping per le vie di Milano. Tutto studiato e costruito da due ragazze che evidentemente amano sentirsi addosso i riflettori.
Io per natura e cultura ( come potete notare voi che mi seguite o qui su facebook , soprattutto quelli della prim'ora ) sono contrario ad ogni forma di proibizionismo e non sono stato bacchettone sono sempre stato per la libertà del vestirsi e dei costumi perchè penso che gli avvertimenti allarmistici e i divieti , se non diventano auto-divieti cioè scelte consapevoli , non solo non aiutano anzi possono controproducenti .Ma comprendo e non riesco a biasimare ( trovate sotto a vicenda ) il docente universitario F.Cocco . Perchè come dicono questi due commenti
Serena R.Secondo me, con l'abbigliamento si mostra la parte di noi che decidiamo di fare emergere.
Se quando siamo in compagnia degli amici vogliamo sembrare al massimo, oppure più rilassati, quando siamo in contesti più formali come la scuola, l'università e, un giorno, il lavoro, dobbiamo adattarci alla situazione. Insomma, se indossassimo una felpa ed un jeans (abbigliamento che va benissimo per la scuola) ad un colloquio di lavoro, aiuteremo il datore a capire se stiamo prendendo con serietà l'opportunità che ci si presenta
21 ore 50 minuti fa
sese98secondo me è vero che l'abito non fa il monaco però bisogna dire che se una persona si veste in modo "volgare" allora in questo caso dall'abito si capisce se è seria o meno e penso che in questo caso non lo sia
tratti da http://www.skuola.net/ ( trovate gli altri e l'articolo in questione qui ) la situazione si dovrebbe risolvere con il buon senso e il rispetto . Ecco perchè considero il gesto di Cocco non un divieto \ proibizione nel vero senso della parola ma un gesto d'invito al buon senso . non ci riesci tu allora sono costretto a farlo io . Quindi , è anche per questo che davanti a tali andazzi , di cui la moda delle mutande fuori dai pantaloni è solo l'ultima ( forse una boutade ) di una serie di pacchianerie alla Trimalchione del Satyricon di Petronio ( ne trovate qualche esempio in questi post Ie II del bellissimo e sagace blog http://www.lucyvansaint.com/blog/ o nella denuncia delle pacchianerie politiche del potere in questo caso quello della giunta regionale del Lazio descritte nell'ottimo articolo su repubblica del 20 settembre 2012 di francesco Merlo . Ecco che hanno ragione op quanto meno non hanno tutti i torti,come dico dal titolo, i conservatori come Francesco Merlo sia il professore universitario di Cagliari dio cui trovate sotto la news . dall' Unione sarda Giovedì 20 settembre 2012 09:12
Cagliari, prof di Giurisprudenza sbotta:"Agli esami basta mutande in vista""Invito gli studenti a presentarsi agli esami e alle lezioni con un abbigliamento consono al contesto di studio e di ricerca in cui si trovano". Insomma basta mutande in vista è questo l'invito che un professore di Diritto Penale della facoltà di Giurisprudenza a Cagliari, rivolge ai suoi studenti.
la facoltà di Giurisprudenza di cagliari
L'avviso è comparso qualche giorno fa sul sito online della facoltà di Giurisprudenza di Cagliari. A scriverlo il professor Giovanni Cocco, ordinario di Diritto Penale. Il messaggio rivolto ai suoi studenti ha per oggetto: "ABBIGLIAMENTO CON CUI PRESENTARSI AD ESAMI E LEZIONI" e dice: "Essendo per primo stupito di dovere imporre minime regole di rispetto nei miei confronti e della commissione con riguardo all'abbigliamento (dovendo essere evidente a tutti il contesto di studio e ricerca in cui ci si trova e non ludico quali la discoteca o la spiaggia, o l’intimità della propria abitazione), preciso ai signori studenti che non verrà più tollerata la esibizione di mutande od altro abbigliamento intimo, a cui recentemente mi è capitato di dovere assistere con la presentazione agli esami con pantaloni ampiamente calati ad esibire pressoché integralmente le mutande (pare che sia la penultima moda idiota). A parte la ridicolaggine di chi pensa di fare la rivoluzione o affermare la propria personalità in - e con le - mutande (ancorché acquistate a caro prezzo e con il marchietto da esibire), è appena il caso di sottolineare che il rispetto reciproco è alla base di qualsiasi convivenza e d’ora in poi una siffatta mancanza di rispetto impedirà che si proceda ad esaminare l’autore (ovviamente di qualsivoglia genere) di questa esibizione, che dovrà ripresentarsi vestito in consonanza con le aule universitarie frequentate".
E l'avviso in bacheca sta già facendo 'parlare' gli studenti della facoltà. "Il messaggio del professor Cocco sta raccogliendo favore tra gli studenti - dice Roberto Mura del giornale universitario Le Clou - e questo, in un mondo universitario che sembra ormai aver perso stima in se stesso, appare certamente strano. E' per questo che forse l'iniziativa viene accolta da alcuni come ironica".
P.s
poiché molto spesso i link lasciano il tempo che trovano cioè vanno e vengono riporto qui tratto dal sito stesso della facoltà
Essendo per primo stupito di dovere imporre minime regole di rispetto nei miei confronti e della commissione con riguardo all'abbigliamento, dovendo essere evidente a tutti il contesto di studio e ricerca in cui ci si trova - e non ludico quali la discoteca o la spiaggia, o l’intimità della propria abitazione - preciso ai signori studenti che non verrà più tollerata la esibizione di mutande od altro abbigliamento intimo, a cui recentemente mi è capitato di dovere assistere con la presentazione agli esami con pantaloni ampiamente calati ad esibire pressoché integralmente le mutande (pare che sia la penultima moda idiota); a parte la ridicolaggine di chi pensa di fare la rivoluzione o affermare la propria personalità in - e con le - mutande (ancorché acquistate a caro prezzo e con il marchietto da esibire), è appena il caso di sottolineare che il rispetto reciproco è alla base di qualsiasi convivenza e d’ora in poi una siffatta mancanza di rispetto impedirà che si proceda ad esaminare l’autore (ovviamente di qualsivoglia genere) di una siffatta esibizione, che dovrà ripresentarsi vestito in consonanza con le aule universitarie frequentate.
Prof. Giovanni Cocco
di cui ne vedremo delle belle visto che gli studenti non ne vogliono sapere e << rispondono al professore ci presenteremo cosi anche alle lezioni. >>
da http://www.sardegnaoggi.it/Costume/2012-09-21/19374/ Venerdì, 21 settembre 2012 Mutande fuori agli esami. Gli studenti rispondono al professore: ci presenteremo così anche alle lezioni Gli studenti di giurisprudenza rispondono al professor Cocco. “Non esiste nessun regolamento che specifica un limite di decoro ” spiega qualcuno. “Mostrare le mutande sarà pure esagerato, ma il buon costume non deve essere verificato soltanto il giorno dell’esame”. CAGLIARI - Pochi giorni fa un professore ordinario di Giurisprudenza ha denunciato, con un comunicato scritto sul sito della facoltà, il degrado etico che dimostrano alcuni studenti universitari nella scelta di un abbigliamento consono per sostenere gli esami. Il docente di diritto penale Professor Cocco nel suo monito assicura che “non verrà più tollerata l’esibizione di mutande od altro abbigliamento intimo, a cui recentemente mi è capitato di dovere assistere con la presentazione agli esami con pantaloni ampiamente calati ad esibire pressoché integralmente le mutande”. La pena per lo studente troppo attento alla moda del momento è l’impossibilità di poter sostenere l’esame. Gli studenti rispondono. “E’ chiaro che prof. Cocco ha le sue ragioni”, ammette qualche studente. “Probabile che abbia retto per un po’ di tempo la situazione. Il messaggio in bacheca prova che il fenomeno stava diventando una consuetudine.” Altri invece ammettono sì che ci vorrebbe più decoro, ma non condividono su alcuni punti. “E’chiaro che ci debba essere un limite, ma è un confine che per ora è soggettivo. Non esiste un regolamento universitario che dia delle direttive di buon costume. Nessuna regola etica mi dice che per sostenere un esame ho l’obbligo di indossare una camicia, oppure posso optare per un vestito con una leggera scollatura”. E qualcuno ci scherza su: “Dateci pure una divisa uguale per tutti, così rispetteremo il così detto decoro”. Secondo gli studenti di Giurisprudenza professor Cocco ha mancato l’obiettivo nel suo monito. Molti criticano la ‘ramanzina’ perché si fonda sulla minaccia del non poter sostenere l’esame. “E alle lezioni? Non si è mai lamentato. Se professor Cocco puntava a darci lezioni di buon costume e di etica doveva esser fatta in nodo generale, e non doveva valere specificatamente per il giorno delle sessioni esaminative.” Foto di repertorio
Ora,qui vado a concludere, ricollegandomi a quanto dicevo prima avranno ragione i ragazzi\e che dicono : << E’ chiaro che ci debba essere un limite, ma è un confine che per ora è soggettivo. Non esiste un regolamento universitario che dia delle direttive di buon costume. Nessuna regola etica mi dice che per sostenere un esame ho l’obbligo di indossare una camicia, oppure posso optare per un vestito con una leggera scollatura”. E qualcuno ci scherza su: “Dateci pure una divisa uguale per tutti, così rispetteremo il così detto decoro”. >> ( da sardegnaoggi ) ma è vero anche l'avviso del prof dovrebbe valere anche per le lezioni non solo per gli esami , ma se un insegnante lo lancia e lo mette in bacheca vorrà dire qualcosa del degrado culturale e dello seguire in maniera acritica \ passiva delle mode c'è . Tra poco se andrà di moda portare le mutande in testa vedremo all'università o nele aule scolastiche cose di questo genere . Quindi è più saggio : << METTERE IN MOSTRA… LA TESTA - Insomma, basta mutande in bella mostra e minigonne che scoprono un po’ troppo le gambe. In fondo, per citare Rita Levi Montalcini, “gli uomini e le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla, se non la loro intelligenza” >>( da Skuolanet )
in tempi di bunga bunga e meretricio sempre obbligato o ricattatorio sempre più incalzante e diffuso voglio raccontare la storia di Franca Viola di una donna coraggiosa che con i suoi NO cambiò la legge e il costume maschilista dell'epoca che permetteva nel caso di violenza \ stupro un matrimonio riparatore . Una storia che le giovani gatte morte ( metaforicamente parlando ) dei festini del vecchio bavoso che va minorenni e della sua congrega d'amici e dei loro genitori mai sazi di prebende e denaro facile sembrano ignorare o considerare retaggio del passato, disposti ad immolare le proprie figlie all'altare della celebrità e della ricchezza , gettandole fra e braccia (e non solo) potente anfitrione di turno .
La storia avvenne , ma visto il clima culturale del nuovo edonismo e del successo a tutti i costi sembra oggi , a metà degli anni ' 60 a d Alcamo in una Sicilia ( ma poteva essere una zona qualunque del meridione e del sud dell'Italia del tempo ) rurale ed arretrata ma che fu proprio grazie a Viola e a suo padre capace di ribellarsi e d ad infrangere un tabù quello "dello stupro istituzionalizzato \ legalizzato " lo Stato Italiano la supportava nel codice penale. Il vecchio articolo 544 (abrogato solo nel 1981) ammetteva il "matrimonio riparatore", considerando la violenza sessuale come un oltraggio alla morale e non alla persona. L'accusato di delitti di violenza carnale, anche su minorenne, avrebbe avuto estinto il reato nel caso di matrimonio con la persona offesa. Insomma Melodia aveva la legge dalla sua parte e soprattutto la tradizione.. E poi ridotto \ sminuto fino alla nuova legge sulla violazione sessuale agli anni '90 ( ma questa è un altra storia ) considerato dai codici come reato contro il patrimonio e non come ora contro la persona .Gli ulteriori particolari della storia sono presi da ricerche in rete .
Fra le notizie degne di menzione, in quel volgere di anno 1965, la storia di Franca Viola sembra oggi sepolta da una miriade di fatti “più importanti”: proprio negli stessi giorni infatti l’Italia viene messa in allerta da una intervista al democristiano La Pira che dalle pagine del Borghese tuona contro l’amico Fanfani: “Attenti sarà il nuovo De Gaulle!”
Fra velleità golpiste, o solo dirigiste, e il boom di vendite dei televisori (il 49% degli italiani ne possiede uno) sembra strano pensare che una vicenda personale, piccola piccola, accaduta oltretutto laggiù, in Sicilia terra di emigrazione e malavita (basti pensare alla torinese La Stampa che tuona: “Attenti i criminali sono tutti figli di immigrati”) ed accaduta a una giovane di 18 anni possa essere ricordata per anni e diventare anzi l’alba di un nuovo atteggiamento delle donne verso leggi retrive e assurde oltre che discriminanti
Ammesso per legge il matrimonio riparatore (art.544), considerata la violenza sessuale un oltraggio alla morale e non alla persona, è chiaro che Franca Viola, 18 anni, residente a Alcamo, non possa desiderare altro che sposarsi dopo essere stata rapita e tenuta nascosta per otto giorni da un guappo del paese, tale Filippo Melodia.
Il giovane infatti, respinto dalla ragazza, ha una bella pensata: la rapisco, la violento e poi la sposo ( magari mi faccio aiutare da 12 amici caso mai dovesse ribellarsi). E anche se lei dovesse opporsi, il padre acconsentirà, ne va dell’onore di una famiglia.
nella foto grande dietro le sbarre i rapitori e sotto a sinistra lei foto presa da n °1 BBC di history aprile 2011
Ma le cose non vanno proprio così, e forse una “questione privata”, per dirla con il titolo di un libro di Fenoglio uscito proprio quell’anno, diventa una questione pubblica che più pubblica non si può.
Il padre finge di acconsentire alle nozze e concorda, con i Carabinieri di Alcamo, una trappola: quando il Melodia scende in paese attorniato dai suoi ‘bravi’ e con la donna al seguito, scatta la trappola: ad attenderli c’è il padre con i Carabinieri. Filippo Melodia viene condannato a 11 anni di carcere ridotti poi a 10.
Nel 1968 Franca Viola sposerà, adesso si per scelta, il giovane Giuseppe Ruisi. Melodia invece, uscito dal carcere nel 1976, finirà assai male: il 13 aprile del 1978 si ‘scontra’ con una lupara e muore.
Nel 1970 anche il cinema onorò Franca Viola e il regista Damiano Damiani girò con Ornella Muti il film La sposa più bella.
Il 26 dicembre 1965, all'età di 17 anni, Franca Viola, figlia di una coppia di coltivatori diretti, venne rapita (assieme al fratellino Mariano di 8 anni, subito rilasciato) da Filippo Melodia, un suo spasimante sempre respinto, imparentato con la potente famiglia mafiosa dei Rimi, che agì con l'aiuto di dodici amici. La ragazza venne violentata e quindi segregata per otto giorni in un casolare al di fuori del paese; fu liberata con un blitz dei carabinieri il 2 gennaio 1966.
Secondo la morale del tempo, una ragazza uscita da una simile vicenda, ossia non più vergine, avrebbe dovuto necessariamente sposare il suo rapitore, salvando l'onore suo e quello familiare. In caso contrario sarebbe rimasta zitella, venendo additata come "donna svergognata".
All'epoca la legislazione italiana, in particolare l'articolo 544 del codice penale, ammetteva la possibilità di estinguere il reato di violenza carnale, anche ai danni di minorenne, qualora fosse stato seguito dal cosiddetto "matrimonio riparatore", contratto tra l'accusato e la persona offesa; la violenza sessuale era considerato oltraggio alla morale e non reato contro la persona.
Ma, contrariamente alle consuetudini del tempo, Franca Viola non accettò il matrimonio riparatore. Suo padre, contattato da emissari durante il rapimento, finse di acconsentire alle nozze, mentre con i carabinieri di Alcamo preparavano una trappola: infatti, quando rapitore e complici rientrarono in paese con la ragazza furono arrestati.
Subito dopo il fatto, la famiglia Viola, che aveva contravvenuto alle regole di vita locale, fu soggetta ad intimidazioni: il padre Bernardo venne minacciato di morte, la vigna fu rasa al suolo ed il casolare annesso bruciato.
Il caso sollevò in Italia forti polemiche divenendo oggetto di numerose interpellanze parlamentari. Durante il processo che seguì, la difesa tentò invano di screditare la ragazza, sostenendo che fosse consenziente alla fuga d'amore, la cosiddetta "fuitina", allo scopo di mettere la propria famiglia di fronte al fatto compiuto per ottenere il consenso al matrimonio.
Filippo Melodia venne condannato a 11 anni di carcere, ridotti a 10 e a 2 anni di soggiorno obbligato nei pressi di Modena. Pesanti condanne furono inflitte anche ai suoi complici dal tribunale di Trapani, presieduto dal giudice Giovanni Albeggiani. Melodia uscì dal carcere nel 1976 e venne ucciso, nei dintorni di Modena, da ignoti con un colpo di lupara il 13 aprile 1978.
Franca Viola diventerà in Sicilia un simbolo di libertà e dignità per tutte quelle donne che dopo di lei subirono le medesime violenze ed ebbero, dal suo esempio, il coraggio di "dire no" e rifiutare il matrimonio riparatore.
Franca Viola si sposò nel 1968 con il giovane compaesano Giuseppe Ruisi, ragioniere, con il quale era fidanzata, che insistette nel volerla sposare, nonostante lei cercasse di distoglierlo dal proposito per timori di rappresaglie. La coppia ebbe due figli: si trasferì a vivere a Monreale per i primi tre anni di matrimonio, per poi tornare ad Alcamo.
Giuseppe Saragat, Presidente della Repubblica, inviò alla coppia un dono di nozze per manifestare a Franca Viola la solidarietà e la simpatia sua e degli italiani. In quello stesso anno i due sposi vennero ricevuti dal papa Paolo VI in udienza privata.
Il regista Damiano Damiani, nel 1970, realizzò il film La moglie più bella, ispirato alla vicenda e interpretato da un'esordiente e giovanissima Ornella Muti.Franca Viola ha due figli e una nipote e vive ad Alcamo.
Passeranno ancora sedici anni per l'abrogazione di quella norma inutilmente invocata a propria discolpa dall'aggressore: l'articolo 544 del codice penale sarà abrogato dall'articolo 1 della legge 442, emanata il 5 agosto 1981, che abolisce la facoltà di cancellare una violenza sessuale tramite un successivo matrimonio.
Ora care ragazze che volete fare le veline e non , prendete esempio da questa storia di una ragazza ( all'epoca dei fatti ) che Personaggio simbolo della libertà e dell'emancipazione femminile, fu la prima donna a rifiutare il matrimonio riparatore con colui che l'aveva violentata. coraggiosa che ha cambiato non solo le leggi ma anche i costumi che ora rischiano di essere nuovamente messi indiscussione dal vostro accondiscimento che vi portare ad accettare passivamente le brutture imposte da vili .
Concludo questo mio sfogo consigliandovi la lettura , io ho pianto dall'inizio alla fine , di quest'opera di Massimo Carlotto che descrive ampiamente e benissimo il mondo di ruby e company , scritto in tempi non sospetti e prima degli scandali sessuali del nostro ( anche se io non l'ho votato è stato democraticamente eletto ) presidente del consiglio . Ecco la trama << Il racconto teso e vibrante di una "quotidiana" tragedia familiare. Sullo sfondo la Torino dei quartieri operai che operai non sono più. L'arrivo e la difficoltà di convivenza con gli extracomunitari. La mancanza di lavoro. La totale assenza di prospettive di vita di "qualità": la pensione, la difficoltà di sbarcare il lunario quando non si è più produttivi. L'essere consumatori, comprare per essere vivi. L'assenza di strumenti culturali per opporsi allo squallore dell'esistenza. La tv modello e unico sbocco e sfogo. Lo stato che non è più in grado di garantire diritti e servizi cosicché le contraddizioni esplodono all'interno della famiglia. >>
e lasciandovi alla canzone iniziale di Renato Zero che poi è anche la colonna sonora del post d'oggi .Non so che altro dire se non le parole della stessa Franca Viola che dovrebbero servire da monito allle ragazze d'oggi :
<<
Non fu un gesto coraggioso. Ho fatto solo quello che mi sentivo di fare, come farebbe oggi una qualsiasi ragazza: ho ascoltato il mio cuore, il resto è venuto da sé. Oggi consiglio ai giovani di seguire i loro sentimenti; non è difficile. Io l'ho fatto in una Sicilia molto diversa; loro possono farlo guardando semplicemente nei loro cuori