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14.9.21

in italia stiamo regredendo fra sessimo , razzismo , talebani nostrani parte " II . Lascialo stare, il tagliaerba, te la rasiamo noi.’ slogan imbelle cantato dai tifosiad uan donna che rasava il prato prima dela partita Sampdoria-Inter

leggi prima 

Centinaia di uomini, che in uno stadio, davanti ad altre migliaia di persone, intonano questo coro rivolto a una ragazza che sta tosando il campo di gioco prima del match. È successo domenica, a Marassi, prima dell’incontro della squadra di casa contro l’Inter. Lei al centro di tutti e tutto che lavora. Mentre quegli uomini che sono lì per divertirsi intonano cori sulla sua vagina. Cori “scherzosi”, “goliardici” li definiscono loro. Come anche tanti siti di sport che usano la stessa parola: “goliardia”. Perché certo, è goliardico no? È divertente. Le matte risate. Per chi canta  forse  , meno  per chi  li subisce  .  Infatti  c'è da  chiedersi   se tale  tifosi   sarebbero stati dello stesso parere se al posto di quella ragazza ci fosse stata una loro figlia o sorella o fidanzata o mamma. Anzi, loro stessi. Che mentre lavorano, sentono cori di migliaia di persone sul proprio buco del c***. O sulle piccole dimensioni del proprio pene. Bello eh? Goliardico. Dicono che la ragazza sorridesse. Quindi tutto a posto no? Magari sorrideva per il nervosismo, o magari che diavolo avrebbe mai dovuto fare, fuggire in lacrime e lasciare il lavoro a metà prima di un match di serie A? Il punto è che sembri una goliardata che migliaia di uomini che sono allo stadio per vedere una partita di calcio, si mettano a fare cori sulla vagina di una lavoratrice. Il punto è sessualizzare una donna anche quando sta semplicemente lavorando. Il punto è farle sapere col megafono e i cori, che centinaia di uomini stanno pensando a come “rasargliela”. Il punto è che tu non sai mai chi hai di fronte, non sai se una ragazza possa esserne divertita (e in questo caso ci sarebbe da aprire un altro capitolo) o sconvolta. Non sai come possa sentirsi mentre centinaia di uomini che la circondano decantano la sua vagina rasata. Il punto è questa roba qui non è una goliardata. È violenza. Ed essere qui a doverlo ribadire, ancora una volta, è la cosa più drammatica di tutte.”
 Ecco che  La rabbia monta e in un mese in cui il calcio è tornato, allo stadio in prima fila ci sono stati razzismo e sessismo. Buon ritorno alle terribili abitudini del passato.
Il VIDEO (allucinante), rilanciato gioiosamente ( e da me ripreso ) da varie testate come una “simpatica goliardata”.Giudicate voi se questa, in un mondo appena decente, possa essere definita una goliardata. Per me che quando ero giovane mi comportavo come tali morti di figa , mandrili arrappati , ecc e che poi ha capito i suoi errori ed adesso lotta contro il suo maschio alfa .Ora  Chi ha definito i fatti di Marassi un siparietto simpatico è stato assente alle lezioni di sviluppo sociale degli ultimi 100 anni . No, non c’è nulla di simpatico nel “siparietto” che i tifosi dell’Inter avrebbero dedicato alla giardiniera di Marassi la scorsa domenica mattina, poco prima di Sampdoria-Inter quando lei era impegnata nel turno che le compete tra le 12 e le 15.




Due parole  con cui bisogna cominciare a fare i conti nella quotidianità: siparietto e goliardico. Cosa vorranno mai dire? Il più importante però è il secondo.

goliardia
/go·liar·dì·a/

sostantivo femminile
La comunità dei giovani universitari.
Lo spirito cameratesco e spensierato tipico dei goliardi.



Ecco che Goliardia per il vocabolario Treccani deriva dai goliardi medievali. Loro erano famosi per le poesie latine scritte e cantate i cui motivi principali erano l’esaltazione dell’amore, della giovinezza, del vino, della primavera, la critica sociale rivolta specialmente contro il mondo ecclesiastico. Cosa nel video possa in qualche modo richiamare i concetti sopra espressi, rimane un mistero.Quello che rimane, e stavolta sì, è l’umiliazione. Quella che fa più male. Perchè c’è tutto, il branco, lo stile (poco), il disinteresse per la vittima e il risultato di trasformare una persona che in quel momento è un lavoratore in una donna che a fine serata sarà una vittima.

Qualcuno dirà il saluto sorridente, altri la condanneranno perchè avrebbe dovuto denunciare subito l’accaduto (come? in che modo?) e per qualcuno addirittura ha apprezzato. E’ irrilevante. Il branco, l’ululato, la pubblica mancanza di rispetto. Tanto bastano.

 ha  ragione 

Lorenzo Tosa

In fondo è semplice. Immaginate se, al posto della giardiniera di Marassi, ci fosse stata la loro figlia, fidanzata, moglie, sorella. Immaginateli per un attimo questi perfetti sfigati (questo sono) che si fanno forti nel gruppo, nascosti nel branco, come ognuno dei maschi che vengono qui a commentare forti di una tastiera mentre una ragazza a loro cara (ne avranno una anche loro, forse) si sente urlare da cento uomini che le raserebbero volentieri la vagina in pubblica piazza. O perché no, direttamente loro, mentre cento uomini (non donne) scherzano e ridacchiano e intonano cori sui loro genitali davanti a migliaia di persone.
Uh, sai le risate... Triste anche doverlo spiegare così, ma è l’unico modo perché un concetto, per sbaglio, si faccia largo clandestinamente nella corteccia e attecchisca ..... Ma poi la cosa che non si sottolinea mai abbastanza è: ma quanto sono sfigati? No, dico, ma, al di là della meschinità, ma quanta sfiga devi avere nella vita per star dentro un branco di acefali ignoranti come scarpe a urlare da una balaustra a una donna queste schifezze? Gente così di donne nella loro vita deve averne viste poche (e quelle poche col binocolo) perché una donna di fronte a omuncoli così scappa per l’imbarazzo. Poveretti, non sanno cosa si perdono. ..... 

23.3.11

la storia di Franca Viola farà cambiare ide alle nuove gatte morte dei festini d'Arcore















in tempi di bunga bunga e meretricio sempre obbligato o ricattatorio sempre più incalzante e diffuso voglio raccontare la storia di Franca Viola di una donna coraggiosa che con i suoi NO cambiò la legge e il costume maschilista dell'epoca che permetteva nel caso di violenza \ stupro un matrimonio riparatore . Una storia che le giovani gatte morte ( metaforicamente parlando ) dei festini del vecchio bavoso che va minorenni e della sua congrega d'amici e dei loro genitori mai sazi di prebende e denaro facile sembrano ignorare o considerare retaggio del passato, disposti ad immolare le proprie figlie all'altare della celebrità e della ricchezza , gettandole fra e braccia (e non solo) potente anfitrione di turno .


La storia avvenne , ma visto il clima culturale del nuovo edonismo e del successo a tutti i costi sembra oggi , a metà degli anni ' 60 a d Alcamo in una Sicilia ( ma poteva essere una zona qualunque del meridione e del sud dell'Italia del tempo ) rurale ed arretrata ma che fu proprio grazie a Viola e a suo padre capace di ribellarsi e d ad infrangere un tabù quello "dello stupro istituzionalizzato \ legalizzato " lo Stato Italiano la supportava nel codice penale. Il vecchio articolo 544 (abrogato solo nel 1981) ammetteva il "matrimonio riparatore", considerando la violenza sessuale come un oltraggio alla morale e non alla persona. L'accusato di delitti di violenza carnale, anche su minorenne, avrebbe avuto estinto il reato nel caso di matrimonio con la persona offesa. Insomma Melodia aveva la legge dalla sua parte e soprattutto la tradizione.. E poi ridotto \ sminuto fino alla nuova legge sulla violazione sessuale agli anni '90 ( ma questa è un altra storia ) considerato dai codici come reato contro il patrimonio e non come ora contro la persona .Gli ulteriori particolari della storia sono presi da ricerche in rete .
Fra le notizie degne di menzione, in quel volgere di anno 1965, la storia di Franca Viola sembra oggi sepolta da una miriade di fatti “più importanti”: proprio negli stessi giorni infatti l’Italia viene messa in allerta da una intervista al democristiano La Pira che dalle pagine del Borghese tuona contro l’amico Fanfani: “Attenti sarà il nuovo De Gaulle!”
Fra velleità golpiste, o solo dirigiste, e il boom di vendite dei televisori (il 49% degli italiani ne possiede uno) sembra strano pensare che una vicenda personale, piccola piccola, accaduta oltretutto laggiù, in Sicilia terra di emigrazione e malavita (basti pensare alla torinese La Stampa che tuona: “Attenti i criminali sono tutti figli di immigrati”) ed accaduta a una giovane di 18 anni possa essere ricordata per anni e diventare anzi l’alba di un nuovo atteggiamento delle donne verso leggi retrive e assurde oltre  che discriminanti 
Ammesso per legge il matrimonio riparatore (art.544), considerata la violenza sessuale un oltraggio alla morale e non alla persona, è chiaro che Franca Viola, 18 anni, residente a Alcamo, non possa desiderare altro che sposarsi dopo essere stata rapita e tenuta nascosta per otto giorni da un guappo del paese, tale Filippo Melodia.
Il giovane infatti, respinto dalla ragazza, ha una bella pensata: la rapisco, la violento e poi la sposo ( magari mi faccio aiutare da 12 amici caso mai dovesse ribellarsi). E anche se lei dovesse opporsi, il padre acconsentirà, ne va dell’onore di una famiglia.
nella  foto grande dietro le  sbarre   i rapitori e sotto  a  sinistra lei   foto presa  da n °1 BBC di history aprile  2011
 Ma le cose non vanno proprio così, e forse una “questione privata”, per dirla con il titolo di un libro di Fenoglio uscito proprio quell’anno, diventa una questione pubblica che più pubblica non si può.
Il padre finge di acconsentire alle nozze e concorda, con i Carabinieri di Alcamo, una trappola: quando il Melodia scende in paese attorniato dai suoi ‘bravi’ e con la donna al seguito, scatta la trappola: ad attenderli c’è il padre con i Carabinieri. Filippo Melodia viene condannato a 11 anni di carcere ridotti poi a 10.
Nel 1968 Franca Viola sposerà, adesso si per scelta, il giovane Giuseppe Ruisi. Melodia invece, uscito dal carcere nel 1976, finirà assai male: il 13 aprile del 1978 si ‘scontra’ con una lupara e muore.
Nel 1970 anche il cinema onorò Franca Viola e il regista Damiano Damiani girò con Ornella Muti il film La sposa più bella.

Approfondimenti:
Intervista a Franca Viola
Biografia scaricabile
Libro sul caso Viola
Tesi di laurea su Franca e il costume negli anni Sessanta

il secondo  dalla  voce  Franca  viola di Wikipedia 

Il 26 dicembre 1965, all'età di 17 anni, Franca Viola, figlia di una coppia di coltivatori diretti, venne rapita (assieme al fratellino Mariano di 8 anni, subito rilasciato) da Filippo Melodia, un suo spasimante sempre respinto, imparentato con la potente famiglia mafiosa dei Rimi, che agì con l'aiuto di dodici amici. La ragazza venne violentata e quindi segregata per otto giorni in un casolare al di fuori del paese; fu liberata con un blitz dei carabinieri il 2 gennaio 1966.
Secondo la morale del tempo, una ragazza uscita da una simile vicenda, ossia non più vergine, avrebbe dovuto necessariamente sposare il suo rapitore, salvando l'onore suo e quello familiare. In caso contrario sarebbe rimasta zitella, venendo additata come "donna svergognata".
All'epoca la legislazione italiana, in particolare l'articolo 544 del codice penale, ammetteva la possibilità di estinguere il reato di violenza carnale, anche ai danni di minorenne, qualora fosse stato seguito dal cosiddetto "matrimonio riparatore", contratto tra l'accusato e la persona offesa; la violenza sessuale era considerato oltraggio alla morale e non reato contro la persona.
Ma, contrariamente alle consuetudini del tempo, Franca Viola non accettò il matrimonio riparatore. Suo padre, contattato da emissari durante il rapimento, finse di acconsentire alle nozze, mentre con i carabinieri di Alcamo preparavano una trappola: infatti, quando rapitore e complici rientrarono in paese con la ragazza furono arrestati.
Subito dopo il fatto, la famiglia Viola, che aveva contravvenuto alle regole di vita locale, fu soggetta ad intimidazioni: il padre Bernardo venne minacciato di morte, la vigna fu rasa al suolo ed il casolare annesso bruciato.
Il caso sollevò in Italia forti polemiche divenendo oggetto di numerose interpellanze parlamentari. Durante il processo che seguì, la difesa tentò invano di screditare la ragazza, sostenendo che fosse consenziente alla fuga d'amore, la cosiddetta "fuitina", allo scopo di mettere la propria famiglia di fronte al fatto compiuto per ottenere il consenso al matrimonio.
Filippo Melodia venne condannato a 11 anni di carcere, ridotti a 10 e a 2 anni di soggiorno obbligato nei pressi di Modena. Pesanti condanne furono inflitte anche ai suoi complici dal tribunale di Trapani, presieduto dal giudice Giovanni Albeggiani. Melodia uscì dal carcere nel 1976 e venne ucciso, nei dintorni di Modena, da ignoti con un colpo di lupara il 13 aprile 1978.
Franca Viola diventerà in Sicilia un simbolo di libertà e dignità per tutte quelle donne che dopo di lei subirono le medesime violenze ed ebbero, dal suo esempio, il coraggio di "dire no" e rifiutare il matrimonio riparatore.
Franca Viola si sposò nel 1968 con il giovane compaesano Giuseppe Ruisi, ragioniere, con il quale era fidanzata, che insistette nel volerla sposare, nonostante lei cercasse di distoglierlo dal proposito per timori di rappresaglie. La coppia ebbe due figli: si trasferì a vivere a Monreale per i primi tre anni di matrimonio, per poi tornare ad Alcamo.
Giuseppe Saragat, Presidente della Repubblica, inviò alla coppia un dono di nozze per manifestare a Franca Viola la solidarietà e la simpatia sua e degli italiani. In quello stesso anno i due sposi vennero ricevuti dal papa Paolo VI in udienza privata.
Il regista Damiano Damiani, nel 1970, realizzò il film La moglie più bella, ispirato alla vicenda e interpretato da un'esordiente e giovanissima Ornella Muti.Franca Viola ha due figli e una nipote e vive ad Alcamo.
Passeranno ancora sedici anni per l'abrogazione di quella norma inutilmente invocata a propria discolpa dall'aggressore: l'articolo 544 del codice penale sarà abrogato dall'articolo 1 della legge 442, emanata il 5 agosto 1981, che abolisce la facoltà di cancellare una violenza sessuale tramite un successivo matrimonio.

Ora care ragazze che volete fare le veline e non , prendete esempio da questa storia di una ragazza ( all'epoca dei fatti ) che  Personaggio simbolo della libertà e dell'emancipazione femminile, fu la prima donna a rifiutare il matrimonio riparatore con colui che l'aveva violentata. coraggiosa che ha cambiato non solo le leggi ma anche i costumi che ora rischiano di essere nuovamente messi indiscussione dal vostro accondiscimento che vi portare ad accettare passivamente le brutture imposte da vili .
Concludo questo mio sfogo consigliandovi la lettura , io ho pianto dall'inizio alla fine , di quest'opera di Massimo Carlotto che descrive ampiamente e benissimo il mondo di ruby e company , scritto in tempi non sospetti e prima degli scandali sessuali del nostro ( anche se io non l'ho votato è stato democraticamente eletto ) presidente del consiglio . Ecco la trama <<  Il racconto teso e vibrante di una "quotidiana" tragedia familiare. Sullo sfondo la Torino dei quartieri operai che operai non sono più. L'arrivo e la difficoltà di convivenza con gli extracomunitari. La mancanza di lavoro. La totale assenza di prospettive di vita di "qualità": la pensione, la difficoltà di sbarcare il lunario quando non si è più produttivi. L'essere consumatori, comprare per essere vivi. L'assenza di strumenti culturali per opporsi allo squallore dell'esistenza. La tv modello e unico sbocco e sfogo. Lo stato che non è più in grado di garantire diritti e servizi cosicché le contraddizioni esplodono all'interno della famiglia. >>
e lasciandovi alla canzone iniziale di Renato Zero che poi è anche la colonna sonora del post d'oggi .Non  so che altro dire   se non le  parole della stessa  Franca  Viola  che  dovrebbero servire  da  monito allle  ragazze  d'oggi  : 
<<
Non fu un gesto coraggioso. Ho fatto solo quello che mi sentivo di fare, come farebbe oggi una qualsiasi ragazza: ho ascoltato il mio cuore, il resto è venuto da sé. Oggi consiglio ai giovani di seguire i loro sentimenti; non è difficile. Io l'ho fatto in una Sicilia molto diversa; loro possono farlo guardando semplicemente nei loro cuori 
>>
             

Il 29 dicembre 2020 veniva uccisa Agitu Ideo Gudeta, la regina delle capre felici.

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