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19.2.25

In Italia c'è patriarcato o no ? il caso Il sistema dei rider va in tilt sulle donne i fatti avvenuti a Torino. Ricevevano ore e consegne fisse, poi i messaggi: “Non capisco perché non me la dai...”

 In  Italia    c'è  patriarcato  o no  ?  

 N.b   per    eventuali  analfabeti  funzionali    o   per chi  si basa  solo sul  titolo     .  leggete  l'articolo perchè  il  titolo soprattutto la  prima  parte   è provocatorio  sarcastico 


Nei  giorni scorsi  dopo  il mio   post  :  Non c'è Festival senza polemica e puntuale come ogni anno in cui non vince una donna ecco che il femminismo militante si riprende la scena ho ricevuto diverse  email  del tipo : <<     bravo finalmente  uno  di  sinistra     che  dice una  cosa   giusta   .,   non se  ne  può  più    sentirti  dire   dalle  nazifemministe   che  pratichi  il patriacarto  per  ogni cosa  critica  che dici sulle  donne    ., ecc  >> .
Oppure     si  confondono i termini  preferendo    usare sessismo e  maschilismo   e ritenendo il termine   patriarcato fazioso    è  ideologico      
Ora   tali termini       

  1. Patriarcato: Il patriarcato è un sistema sociale e politico in cui gli uomini detengono il potere primario e predominano nei ruoli di leadership politica, autorità morale, privilegio sociale e controllo della proprietà. Questo sistema implica una gerarchia di genere in cui gli uomini hanno un ruolo dominante sulle donne.

  2. Sessismo: Il sessismo è una discriminazione basata sul sesso o sul genere. Si manifesta attraverso atteggiamenti, pratiche e istituzioni che perpetuano l'ineguaglianza tra i sessi. Il sessismo può colpire sia uomini che donne, ma storicamente e culturalmente colpisce più frequentemente le donne, rafforzando stereotipi di genere e disuguaglianze.

  3. Maschilismo: Il maschilismo è un insieme di atteggiamenti e comportamenti che valorizzano la superiorità e l'autorità degli uomini sulle donne. Si manifesta attraverso una visione del mondo che esalta la virilità, la forza fisica e l'aggressività come caratteristiche maschili, spesso a discapito delle donne. Il maschilismo è strettamente legato al sessismo, ma si concentra più specificamente sulla promozione di ideali e comportamenti tradizionalmente maschili.

In sintesi, il patriarcato è un sistema di potere che favorisce gli uomini, il sessismo è la discriminazione basata sul genere, e il maschilismo promuove la superiorità maschile attraverso atteggiamenti e comportamenti. Questi concetti   \  termini   nonostante    le   differenze  semantiche  sono interconnessi e  contribuiscono alle disuguaglianze di genere nella società.
Quindi    si in Italia      anche   se     non più come  un tempo (fino a  gli  anni 80  quando fu abolito il    delitto  d'onore   )   dove    il patriarcato era   istituzionalizzato  c'è a  mio   avviso    ancora  . Infatti  esso è  come  un  i fenomeni carsici   che    sembrano  fermi ma   in realtà  continuano . Quindi   fin quando  da  una parte    si  sttovaluterà o s'esalterà  \  rimpiangerà e  dall'altra  a  sovravalutalo   \ vedere   dove   non c'è    ,  l'emergenza   :  sociale  , antropologica \  culturale   deiu femminicii  o vilenza di genere   persisterà   e si raffozerà i più    facendo  si che   fatti  come  questi   riportatoi sotto    aumentino .


 da il Fatto quotidiano del 18\2\2025  


Molestie alle “troie” Il sistema dei rider va in tilt sulle donne

I privilegi I fatti avvenuti a Torino. Ricevevano ore e consegne fisse, poi i messaggi: “Non capisco perché non me la dai...”

l confine tra la responsabilità del singolo e quella dell’azienda che crea condizioni di lavoro favorevoli a molestie e offese è molto labile nei casi come quello delle due rider donne di Torino che sono pronte a fare causa alla piattaforma di consegne Glovo, dopo anni incastrate in un meccanismo di avances, sfottò
e molestie verbali. Una modalità viziata dagli algoritmi, dai punteggi necessari per lavorare, dalle corse per non perdere i vantaggi da cui derivava il loro stipendio e anche dalla creazione di una sacca di lavoratori “privilegiati” tutti uomini che distribuivano a loro volta vantaggi ai membri di un gruppo denominato “Veteran”.I FAVORI E LE AVANCES MASCHERATE DA SCHERZI
Chi era nel gruppo – non ammesso nelle policy dell’azienda, ma comunque gestito da un dipendente dell’azienda stessa – godeva di trattamenti di favore: ore e consegne fissate indipendentemente dalle prestazioni e dalle dinamiche dell’algoritmo, una manna dal cielo soprattutto per Erika, madre di due figli, che poteva così garantirsi di lavorare di giorno. Peccato che, per non perdere questo vantaggio, riceveva messaggi e battutine a sfondo sessuale, con riferimenti precisi e fin troppo dettagliati, che evitiamo di riportare per rispetto della lavoratrice. “Guardo il calendario ma non capisco come tu non me l’abbia ancora data” è il più pulito. Parole a cui la donna rispondeva con delle faccine. “Non volevo rischiare di perdere quei vantaggi così importanti per permettermi di avere cura dei miei due figli e di lavorare” ci racconta. “Lo sai che scherzo – le diceva il responsabile che l’aveva inserita da subito nel gruppo di privilegiati – non posso negare che ci sia un fondo di verità, ma sono abbastanza intelligente da scherzarci su”.

UN SISTEMA LUDOPATICO: “SPIA” PER POTERNE USCIRE

“Guido la bici meccanica – ci racconta invece Amelia – lo faccio da decenni, ho iniziato a Londra dove questo lavoro era bellissimo. Speravo di trovare lo stesso in Italia e invece mi sono ritrovata schiava di un algoritmo e di un sistema di punteggi che fa impazzire e che ti rende schiavo quanto la ludopatia, nella speranza di vedere apparire la notifica che ti assegna una consegna per pochi euro”. Amelia entra così nel gruppo dei “Veteran” dopo Erika. “Io lavoravo già per Foodora – ci spiega – e stavo per fare causa all’azienda. Poi Foodora è stata acquisita da Glovo, con cui avevo iniziato a e ho lasciato stare la causa”. Da allora, come una sorta di “premio”, Amelia è stata fatta accedere al gruppo privilegiato e anche esplicitamente le venivano chieste informazioni sulla causa, sui sindacati, sulle piattaforme concorrenti (ma questo avveniva con tutti i veterani) e sulla loro stessa avvocata attuale, Giulia Druetta, che si occupa di diritto del lavoro e che da anni si batte per i rider. “È come se mi avessero chiesto di fare praticamente l’infiltrata”. Era il suo prezzo da pagare per poter uscire da quella folle dinamica che la teneva sveglia di notte a scrollare in cerca degli ordini liberi. Amelia, oggi, dopo anni trascorsi a pedalare a più non posso ha dovuto lasciare quella sella che pure le piaceva dopo una diagnosi di aritmia cardiaca. “Penso ai miei colleghi, mi deridevano perché avevo una bici meccanica invece che i loro scooter o le loro bici con la pedalata assistita: dovevo star loro dietro, avevano un vantaggio competitivo che io non avevo e dovevo pedalare sempre più forte”.

I CRITERI DISCRIMINATORI SU DONNE E STATO DI SALUTE

Un aspetto, quello della salute, che potrebbe trovare spazio ampio nella causa oltre al riconoscimento del lavoro subordinato a tutti gli effetti (le piattaforme ritengono quasi sempre che i loro rider non siano dipendenti a tutti gli effetti), e il fatto che gli algoritmi non abbiano criteri neutri, o meglio che applichino criteri che di fatto non tengono in consilavorare derazione le caratteristiche personali dei rider, dal genere ai carichi di cura alle condizioni fisiche. Al punto che, per garantire dignità di lavoro, nascono sacche di “privilegi” illeciti come il gruppo dei veterani torinesi. E gli stessi veterani, raccontano le due donne, devono tenere ritmi da lavoro dipendente con una media di tre ordini l’ora per almeno otto ore. Una organizzazione, insomma, nei fatti reiterata e strutturata. “Siamo stati nel gruppo per un paio d’anni”, raccontano. Agli altri rider, quelli non privilegiati e ignari, andavano gli ordini che avanzavano dai nostri, contesi sulla base di efficienza e punteggi. Anche in questo caso, le donne sono le più discriminate. Gli ordini maggiori arrivano infatti di sera, racconta Erika, e chi ha figli a carico spesso ha difficoltà ad accettarli. “I primi tempi – dice – quando ho iniziato per arrotondare in cioccolateria, portavo spesso con me i miei figli che si addormentavano in auto”. Ha vissuto anche situazioni pericolose: “Da uomini che mi chiedevano di entrare in casa loro anche insistentemente a consegne in situazioni difficili, al buio e in luoghi poco sicuri”. Da questo punto di vista, avere dei vantaggi le è sembrata una manna dal cielo.

TUTTI CONTRO TUTTI “PERCHÉ DENUNCI COME QUELLA TROIA?”

Questo complesso sistema, però, crea volente o nolente il contesto ideale per il proliferare di comportamenti sessisti e molesti. E nutre anche l’omertà di chi per anni, all’ombra di un’azienda che non è chiaro quanto fosse inconsapevole di questi privilegi, ha gestito a piacimento dei lavoratori nei fatti privi di diritti e tutele. Abbiamo scritto un messaggio nel pomeriggio di ieri a un portavoce di Glovo per l’italia, ma al momento in cui andiamo in stampa non abbiamo ancora ricevuto risposta. Certo è che i riferimenti del gruppo “Veteran” sono stati sostituiti con altri più giovani, che hanno azzerato questi privilegi.

Intanto, i messaggi indirizzati in queste ore a Erika sono un esempio del clima generale, come le offese ad Amelia. Dopo il primo articolo pubblicato sull’edizione locale di Repubblica, le due donne hanno ricevuto dai colleghi del gruppo improperi e richieste di spiegazioni sul perché non abbiano tenuto un comportamento omertoso nei confronti di chi non ha fatto altro che “aiutarle” per così tanto tempo. Proprio lei che è “una madre” avrebbe “dovuto capire”: è uno dei concetti dei messaggi. Avrebbe dovuto evitare di parlare delle avances per non mettere in difficoltà chi le ha fatte. Proprio lei, che non sarebbe come “quella troia” di Amelia.



3.1.25

Beatrice Venezi subissata di insulti: le frasi irripetibili. Ecco perché invece va difesa cosi come Marco Liorni vittima del deepfake, insulti e bestemmie in diretta Rai a Capodanno generate con l’IA

 premetto che non ho  visto  se  non di sfuggita  la  trasmissione in questione  e   non  sono  uno  specialista,  ma  un semplice  profano  e  fruitore   neppure tanto assiduo se non certi pezzi immortali , in tale campo  / genere musicale   tanto da evitare di criticarla e recensirla musicalmente e lasciare  spazio  agli  speialisti  .  Sono   all'apposto    di lei  politicamente e culturalmente  e a pelle  non mi sta  tanto simpatica   . Ma  odiando  le  censure  ,  il sessismo (  con  cui sono  in lotta   anche  contro me  stesso tutti i giorni )  la difendo dagli  haters  \ odiatori  -
Quindi  concordo in linea  di massima  con l'articolo   riportato dotto tranne   per  quello che dice  su  Augias  . infatti https://www.facebook.com/lorenzotosa.antigone



Quella di Corrado Augias all’inizio di “Viva Puccini” su Rai 3 (o quello che ne resta) non è un’imitazione - che è sempre legittima, per tutti - ma un becero tentativo di insultare, offendere e delegittimare uno straordinario professionista come Augias, presentato come una specie di vecchio rincogl***** con lo sguardo vacuo e da accompagnare alla porta.
È la misera vendetta dei servi Rai (lo capisci da quel riferimento a La7) nei confronti di un giornalista libero e un grande uomo di cultura che ha scelto di andare altrove per continuare a fare in autonomia il proprio mestiere e che osa criticare la Presidente del Consiglio.
Tutti possono essere imitati, anche in modo salace, e non a caso lo stesso Augias era stato brillantemente imitato da Ubaldo Pantano proprio in Rai qualche anno fa senza che nessuno abbia alzato un sopracciglio. Perché era stato fatto con intelligenza e satira, da un imitatore serio.
In “Viva Puccini” c’era solo il trionfo della piccineria, del dilettantismo e della raccomandazione (con Beatrice Venezi improvvisamente assurta a novella Muti).
Nessuno è immune alla satira, neanche Augias. Solo che la satira bisogna saperla fare.E su Telemeloni non sanno neanche dove stia di casa.
Certa gente, uno come Augias, non è neanche degna di nominarlo. Altro che imitarlo.

post anzi  ( usiamo per  una volta tanto un termine italiano dovecesistevil corrispettivo linguistico ) articolo preso da  https://www.milleunadonna.it/spettacoli/ del  3\1\2025  preso tramite il portale 

di Massimiliano Lussana


Le critiche a Venezi pare siano sostanzialmente basate su sei circostanze: è donna, è bella, è giovane, è elegante, è bionda ed è di destra

Ogni giorno, aprire i social significa imbattersi in un nuovo “mostro”. E il mostro di Capodanno era Beatrice Venezi, la direttrice - anzi, “direttore” come piace a lei, scelta linguistica che le ha attirato strali di ogni tipo, come fosse un’offesa - d’orchestra lucchese protagonista di “Viva Puccini!”,





il programma che ha raccontato il più grande genio della
lirica a cavallo fra Ottocento e Novecento (a parere di chi scrive secondo solo a Mozart, ma questi sono gusti) su Raitre la sera del primo gennaio.
"Scuotimenti di chiome e di anche" Potrei riempire centinaia di righe con le parole riservate alla Venezi, ma mi limito ad alcune, quelle che era possibile trovare sui suoi profili e ve ne propongo alcune, fior da fiore. A partire dal primo commento, che scatena immediatamente il dibattito: “Uno spettacolo sempre più modesto, tra scuotimenti di chiome e di anche. Quanto poi alla pretesa di essere chiamata "maestro", si evidenzia la totale mancanza di conoscenza della lingua italiana, come nel caso della sua amica Giorgia!”. Commenti sempre più cattivi
Insomma, la povera Beatrice è trasformata in una sorta di punching ball vivente, su cui scatenarsi, nemmeno fosse una pericolosa delinquente o un’usurpatrice di ruoli.
E poi, andando avanti: “Pubblicità per lo shampoo”, “Arte totalmente assente”, “Leccaf... della canara albanese” (ho messo i puntini per l’assoluta inconsistenza e volgarità dell’argomentazione), “Se resti in Argentina per sempre ci fai piacere”, “L'assalto è stato ben lanciato e riuscito: il mediocre ha preso il sopravvento. L'abilità principale di un mediocre? Riconoscere un altro mediocre”. E via di questo passo. Venezi come punching ball vivente E poi, anche a livello di critica, legittima per carità, ci mancherebbe altro, ci si è imbattuti nella “giovane Bellicapelli lucchese” e nel “balcone di piazza Venezi” che almeno fa intuire una qualche reminiscenza storica del titolista. Ignobile tiro al bersaglio E invece. E invece vi racconto perché la difendo e perché penso che questo osceno tiro al bersaglio non colpisca affatto il bersaglio, ma anzi in qualche modo la rafforzi ulteriormente, anche perché lei sa essere ironica e autoironica: il giorno prima della
trasmissione su Puccini aveva previsto le stroncature e persino nell’imitazione di Corrado Augias – forse un po’ eccessiva e magari non raffinatissima, ma ad esempio non è mai stato detto niente di simile quando le imitazioni prendevano in giro personaggi non ascrivibili all’area culturale di Augias, penso ad esempio ad alcuni antichi personaggi di Neri Marcorè o a quelli di Maurizio Crozza, entrambi straordinari e vivaddio capaci di prendere in giro indifferentemente gli uni e gli altri – il “simil Augias” ironizzava sul fatto che “dirige solo perché è bionda”. Il perché delle critiche Insomma, sinceramente penso che le critiche a Beatrice Venezi siano dovute sostanzialmente a fattori che con la musica non hanno nulla a che fare. Come direttore può piacere più o meno – a me pare che, nonostante una gestualità un po’ troppo eccessiva sia in crescita continua e, visto che è ancora giovanissima, possiamo aspettarci per il futuro livelli di eccellenza assoluta, ma anche qui siamo nel campo dei gusti personali - ma il punto è che le critiche alla Venezi siano sostanzialmente basate su sei circostanze: è donna, è bella, è giovane, è elegante, è bionda ed è di destra. Le simpatie politiche Credo che nessuna delle circostanze sia una colpa, anzi apprezzo anche il fatto di non aver paura di esprimere anche le sue simpatie politiche, senza vergognarsi delle sue idee, in un mondo dove essere “di destra” non è certamente un valore aggiunto, come quello dello spettacolo. Simpatie che che le sono costate in passato attacchi da parte di musicisti palermitani (“è solo un fenomeno mediatico”) o urla degli spettatori al concerto di Capodanno a Nizza (“Via i fascisti dall’opera”), che fecero giustamente insorgere non solo il governo, ma anche artisti di sinistra illuminati come Alessandro Gassmann. Quindi, uscirei dai pregiudizi per dedicarmi ai giudizi rispetto alla trasmissione di ieri sera, di cui Beatrice è stata non solo direttore d’orchestra e presentatrice insieme a Bianca Guaccero, ma anche ideatrice, forte della sua passione da concittadina lucchese del divino Puccini. Gli ascolti E quindi parto dalla fine, cioè dai risultati d’ascolto con 750mila spettatori pari al 5,02 per cento di share, i televisori accesi su Raitre su cento, e 842mila spettatori per i 13 minuti di anteprima pari al 4,52 per cento di share, che hanno collocato il programma a un passo dal podio dei più visti della serata, ed è un grandissimo risultato considerando che si parlava di lirica, che non è il più facile degli argomenti in televisione e che si era su Raitre e non su Raiuno, sede probabilmente più adatta a questo spettacolo, come mi ha fatto giustamente notare la persona che mi ha fatto amare la lirica. Quindi, non stiamo parlando di un programma perfetto, anzi c’erano alcune ingenuità e i classici problemi connaturati alla contaminazione fra linguaggi diversi; ma la chitarra elettrica di Maurizio Solieri che richiama Jeff Beck su “Nessun dorma”, il brano del “Fantastico” di Franca Rame sullo stupro per raccontare il laido Scarpia nell’approccio a Tosca, così come fare vedere “quanto si era più liberi” quando cantavano in prima serata Mina e Johnny Dorelli, sono effettivamente idee. Così come la raffinatezza di Malika Ayane che emoziona cantando “Adesso e qui (Nostalgico presente)”, la splendida canzone scritta fra gli altri con Gino De Crescenzo, Pacifico, ricordando che fu proprio la “Tosca” il suo approccio alla Scala come provino per le voci bianche. E poi molto ha funzionato bene, a partire da Enrico Stinchelli nei panni di Virgilio attraverso l’opera, ripercorrendo lo stile de “La Barcaccia”, uno dei tanti gioiellini della Radiotre di Andrea Montanari. Ma forse il vero capolavoro della serata è stata l’intervista di Beatrice Venezi a Giordano Bruno Guerri sui rapporti fra Gabriele D’Annunzio e Giacomo Puccini. Ma, soprattutto, un’intervista sui “disorganici”, su quelli che non piacciono alla gente che piace, su quelli che non sono mainstream. Ed è chiarissimo che Guerri e Venezi si identificano appieno in queste categorie, tanto che poi tocca nuovamente a Maurizio Solieri e a “C’è chi dice no”, che è forse la canzone di Vasco Rossi che più fotografa tutto questo. L’altra è “Gli spari sopra”. Perché gli spari sopra sono per Beatrice Venezi. Troppo donna. Troppo bionda. Troppo di successo. Troppo di personalità e diretta. Troppo adatta alla prima serata tv.

stavo fimedo di scrivere questo post quando mi arriva da msn.it la notifica di un uso distorto e d'analfabetismo funzionale di chi prende per oro colatro ogni cosa . Il caso di Marco Liorni
( non sono suo fans in quanto non lo cago neppure tanto da non sapere quasi chi
sia in quanto mi stanno sulle palle tali insulsi programmi e trasmissioni tv )

Anche Marco Liorni è rimasto vittima del deepfake. In rete e sui social è circolato un video in cui rpnuncia insulti e bestemmie, che avrebbe esclamato durante la serata di Rai1 in diretta a L’Anno che verrà, il programma che accompagna il pubblico nell’ultima notte dell’anno. Il conduttore televisivo, che già si è dovuto scusare per le parolacce di uno degli ospiti (  fatto vero   questo si  😛😇  corsivo  mio  ) sfuggite in un fuorionda, ha voluto chiarire che il video diventato virale che lo vede protagonista è un falso. « Sicuramente quasi tutti riconosceranno il falso. Ma ne basta uno che invece ci crede… Altra occasione per farci qualche domanda sulla facilità di creare fake quasi perfetti con l’intelligenza artificiale», ha scritto nei commenti al suo post in cui annuncia il deepfake, «ho già chiesto all’autore di rimuoverlo, mi riservo azione legale».

L'articolo Marco Liorni vittima del deepfake, insulti e bestemmie in diretta Rai a Capodanno generate con l’IA: «Mi riservo di denunciare» proviene da Open.



19.12.24

Paradosso della tolleranza: il caso Tony Effe e la libertà di espressione le reazioni mediatiche dei colleghi

Rileggendo   l'articolo della lucarelli  sul  FQ  del    18\12\2024   da me  citato nel post precedente  per  chi  non avesse  voglia  di andare    a  rileggerselo o    di andare  a cercarselo  ecco  che lo  trova  sotto al  centro .
 Mi accorgo    che   C’è una cosa che proprio non riesco a togliermi dalla mente in queste ore.
Quando, a febbraio, Ghali e Dargen D’Amico erano stati pubblicamente liquidati, sbeffeggiati, persino “smentiti” pubblicamente da un terrificante comunicato stile Minculpop fatto leggere in diretta a Mara Venier su Telemeloni, non ricordo la fila di artisti pronti ad alzarsi in piedi per difendere due colleghi a cui era stato, di fatto, negato il diritto di esprimere un proprio punto di vista sul Servizio Pubblico



Forse parlare di genocidio o raccontare i veri numeri sui migranti non sono argomenti abbastanza comodi per prendere una posizione. 
Forse semplicemente non si sta difendendo la libertà di un “artista” di cantare canzoni di una violenza sessista ignobile da una (inesistente) censura, ma interessi di altra natura.
Ognuno ha il diritto di fare le battaglie che vuole, vere   o  false  , piccole  o  grandoi  ,  ma mi sarebbe piaciuto vedere un centesimo di quello spirito battagliero per Ghali e Dargen, per cause degne di questo nome.
IL   fatto  come giustamente fa  notare  nella  discussione    su  tale argomenti     da      cui    ho preso la  foto     e  parte  dello  scritto    sulla   bacheca  doi Lorenzo  tosa 

Solleva una riflessione importante sul modo in cui la libertà di espressione viene difesa (o meno) in contesti diversi, e su quali battaglie attirano solidarietà collettiva e quali no.
Bisogna ribadire che la coerenza è fondamentale quando si parla di diritti, libertà e giustizia. Se difendiamo la libertà di un artista o di un individuo in un caso, dobbiamo essere altrettanto pronti a farlo quando si tratta di temi più scomodi o di persone meno popolari. Il silenzio selettivo, soprattutto nel mondo dello spettacolo e della cultura, rischia di trasformarsi in complicità con un sistema che limita il dissenso e premia chi si allinea.
La questione di Ghali e Dargen D’Amico è emblematica: due artisti che hanno sollevato temi cruciali, come il genocidio o i numeri sui migranti, sono stati liquidati in modo autoritario senza che ci fosse una mobilitazione significativa in loro difesa. Questo dimostra quanto sia facile ignorare battaglie che non offrono un ritorno immediato in termini di visibilità o consenso.
La libertà di espressione non può essere una causa “a intermittenza”. Difenderla significa farlo sempre, anche quando richiede coraggio o va controcorrente. È giusto chiedersi: dove sono gli artisti, gli intellettuali e il pubblico quando si tratta di sostenere cause realmente significative?
cosi    pur e l'interessante  discussione    che  n'è  nata  

Soumaila Diawara peraltro anche il paragone tra i due casi mi sembra assurdo. Difendere la libertà di espressione non significa accettare testi violenti e sessisti. Non si tratta di censura in questo caso ma di una scelta giusta: non dare spazio e risonanza a canzoni intrise di violenza e sessismo con soldi pubblici.

Fabio Marino
Trent’anni fa si facevano gli stessi identici discorsi per Doom e GTA, due dei videogiochi più venduti della storia. Nello stesso periodo, comitati e associazioni di tutto il mondo si scagliavano contro Eminem, Snoop Dogg e altri rapper per i contenuti violenti e misogini dei testi delle loro canzoni. A distanza di trent’anni, chi ha giocato a GTA non è diventato un serial killer, Eminem e Snoop hanno fatturato miliardi e continuano a cantare quelle che vogliono, e la gente continua a indignarsi parlando di “decoro”.
Il messaggio che ne  scaturisce   solleva un tema cruciale: il ruolo della cultura e dell’arte nella diffusione di valori, soprattutto tra i giovani. È innegabile che testi come     testi riportati   dall'articolo  della  famosa  blogger   (  vedi   inizio post   )   trasmettano un’immagine distorta e dannosa dei rapporti interpersonali, in particolare per quanto riguarda la violenza contro le donne.
La musica, come ogni forma d’arte, ha un enorme potere di influenzare comportamenti e mentalità. Quando un artista sceglie di esprimersi con parole che normalizzano o addirittura glorificano la violenza, contribuisce a perpetuare una cultura tossica. Questo è particolarmente pericoloso quando si tratta di personaggi pubblici con una grande visibilità, soprattutto in contesti istituzionali o popolari come il Capodanno di Roma o il Festival di Sanremo, dove il pubblico comprende anche giovani e giovanissimi.
Sostenere che tali contenuti non debbano trovare spazio in eventi pubblici non significa censurare l’arte, ma promuovere una responsabilità sociale. Gli artisti e gli organizzatori di eventi hanno il dovere di riflettere sull’impatto delle loro scelte, soprattutto in un momento storico in cui la lotta contro la violenza di genere richiede un impegno collettivo e deciso.
È importante continuare a sensibilizzare su questi temi, chiedendo che vengano promossi esempi positivi e che si dia voce a messaggi che incoraggino il rispetto, l’uguaglianza e la dignità di ogni persona 

Ecco  quindi che    i media  stanno facendo passare sto Tony Effe come un paladino di non si sa bene cosa! Gli stessi artisti ( e artiste  🙄😥😢) che alzano la voce sui diritti delle donne...  si schierano     a suo  favore  -A me sembra come   ho  detto nel  post  precedente   una    "  censura   "  \  veto      ridicolo  cioè  l' ennesima buffonata all' italiana dove l'errore più grande lo ha commesso il comune di Roma a chiamare sto tizio perché #portaggente
Infatti secondo

 Tony Effe non parteciperà al concerto di Capodanno a Roma. E la ragione è semplicissima: perché il sindaco di Roma Gualtieri ha deciso di non volerlo su un palco promosso, organizzato e patrocinato dal Comune di Roma.
Il motivo? Perché i testi sessisti, misogini, oltreché artisticamente discutibili (per usare un eufemismo) non sono stati considerati all’altezza di un palco e di una manifestazione all’insegna dei diritti e del rispetto delle donne.
Punto, fine.
Tony Effe può piacere o meno, ma qui la censura non c’entra letteralmente NULLA. Come non c’entrava quando Povia è stato escluso da un’altra amministrazione o come quando una libraia decide di non vendere il libro di Giorgia Meloni.
Tony Effe viene ascoltato ogni mese da 4 milioni e mezzo di persone, arriva ogni giorno al doppio e al triplo in radio, su Youtube, partecipa a Sanremo (che a sua volta ha tutto il diritto di non invitarlo), è libero di fare concerti ovunque in Italia senza alcun controllo in qualunque locale o spazio privato o pubblico in cui qualcuno lo voglia invitare.
Il Capodanno a Roma non è tra quelli. Capita, succede.
Com’è successo ad altri centinaia di cantanti o gruppi molto più interessanti, capaci e dai testi molto meno tossici di Tony Effe senza che nessuno abbia alzato un sopracciglio, perché privi di amicizie, protezioni, agente o casa discografica giusta.
Se il governo italiano ritira dal mercato tutti i dischi di Tony Effe, quella è censura.
Se lo Stato impedisce a qualunque emittente radiofonica nazionale di trasmettere le canzoni di Tony Effe, quella è censura.
Se il sindaco di Roma proibisce a qualunque locale, spazio o associazione sul suolo metropolitano di far suonare Tony Effe, quella è censura.
Se il Comune di Roma decide di non invitare (o ritirare l’invito) a Tony Effe al proprio concerto di Capodanno, quella non è censura.
Si chiama libera scelta.
La censura è una cosa serissima, oltreché gravissima.
Solo che qui, semplicemente, non c’entra nulla.

Ps
a me non piace Toni F   cosi come   il nuovo  rap    o  la  trap     ma   quello che  mi chiedo   prima lo invitano e poi gli impediscono di partecipare ? Non conoscevano i suoi testi? oppure   si  sono     accorti   della  figura  di   💩    che  avrebbero  fatto   se  avesse tenuto  il concerto   con quei  testi  ?  oppure  hanno ceduto per  opportunità politiche   alle  pressioni delle  associazioni  delle donne ?   e  con questo è tutto   , chiudo qui  tale  vicenda  gli è stato dato    fin  troppo  spazio 




19.10.23

Diario di viaggio n17 anno I . Piangi , che ben hai donde , Italia mia .... i casi di Cristiano Giuntoli e di Fabiano Barbisan

 

                        «Piangi, che ben hai donde, Italia mia,                                                                                       le genti a vincer nata                                                                                                               e nella fausta sorte e nella ria.»                                                                                             (Giacomo Leopardi, All'Italia, versi 18-20)


  Il primo  caso   è  quello di   Cristiano Giuntoli, direttore sportivo della Juventus  e  il secondo  del  consigliere veneto  appartenenente  alla  lega  che   afferma  :    Donne favorevoli all'integrazione perché attratte sessualmente dai neri»


molti sminuivano  tali  didichiarazioni 


considerandole  una  battuta  \  una  goliardata  visto  che  la  giornalista ha  riso      ed  il pubblico   hanno  applaudito   o  un qualcosa  di estrapolato   al  contesto  .Inoltre     alcuni (  non  vale  neppure  la  pena  di  rispondergli  con un  fncl o  un  vaff  tanto  non lo  capirebbero neppure    ed   è fatica  sprecata   )  mi  hanno preso a  sfotto  solo   perchè    ho condiviso    le  parole      di  lorenzo  tosa  :<<  Non c’è nulla, in queste dichiarazioni di Cristiano Giuntoli, direttore sportivo della Juventus, che non sia profondamente sbagliato, sessista, a tratti cavernicolo.Fate caso ai verbi, perché è tutto lì, nei verbi di possesso con cui si parla della donna:Prendere, portare, mettere (in casa). Non sta parlando di una persona ma di un oggetto, di cui disporre a piacimento. Ma, pensandoci bene, la cosa che fa più schifo di tutto questo non è neanche la frase in sé, pronunciata con la svaccata nonchalance di un gomito sul bancone del bar quanto le risatine divertite del pubblico e addirittura l’applauso scrosciante che ne è seguito.  >> ed  ho espresso  questo mio    pensiero  non ricordo  sein quale  canale  di telegram  o  di watzap  :   Finché qualcuno,   sia   in platea (o sui social) o   giornalisti  (  giornaliste   in questo  caso  )   riderà di questa schifezza   e  gli  da  spago     , ci sarà qualcuno\a    la  considererà normale. Ecco  perchè nonostantre  siano  diminuiti   gli omicidi  e  gli assasini     i  femminicidi    continuano   a    crescere     facendo  si   che   il fenomeno  sia   ormai   non più un emergenza  ma     endemico     ed sempre  più difficile  , nonostante  le    grida  manzoniane  (   leggi  applicate  a  ..... e  non applicate  )  e  prevenzione  scarsa  , da  sradicare   .

 P.s  

  qui non  c'entra    se il protagonista  è  juventino  o   di un altra  squadra  di  calcio   o  responsabile  di qualunque  altro  sport    sempre  un    caffone   è  . 




Per  quanto  il consigliere leghista      che   si  è  scusato  

«Sono profondamente rammaricato e mi scuso per quanto accaduto l'altra sera in televisione. Quelle mie parole non rappresentano né i miei valori, né, soprattutto, il pensiero del movimento e del gruppo al quale appartengo». Lo afferma in una nota il consigliere regionale del Gruppo Misto Fabiano Barbisan, sulle frasi dette nel corso di una trasmissione televisiva lo scorso 17 ottobre. «Sull'onda emotiva della diretta televisiva, purtroppo - sostiene Barbisan - mi sono fatto colpevolmente trascinare dagli argomenti e dalla discussione. Chi scappa da una guerra ha tutti i diritti ad essere assistito, a prescindere dalla propria corporatura. Mi scuso pertanto per queste mie parole, così come mi scuso se ho ferito la sensibilità delle donne e chiunque si sia sentito offeso - conclude - dagli improvvidi termini che ho utilizzato».  Sarebbero   sincere    se pur   ipocrite      visto  che  non  sono servite  ad evitare  l'espulsione  dala lega   . In quanto    Barbisan non è nuovo a esternazioni e comportamenti che hanno fatto discutere. Nel 2020 come imprenditore agricolo prese il bonus di 600 euro per le partite iva dando poi la colpa al commercialista. All'epoca spiegò che si era trattato di un errore, rimediato devolvendo tutto in beneficenza.


 a  voi  cari\e  utenti   \  compagni  di viaggio  o  di  strada   ogni  giudizio    in merito   . non   aggiungo altro  in quanto  una  parola   è troppo  e due  sono poche   per tali  individui  che  non riesco  a controllarsi e distinguere  i luoghi dove  dirle  e  dove  non  dirle   .  concludo  con il  sottofondo radiofonico      Voglio una  donnna  di   Roberto Vecchioni  

28.4.23

un giornalismo che guarda come si veste un politico e non a quello che dice o fa è un giornalismo da quattro soldi . il caso Elly Schlein

 

Invece di occuparsi dei 25 parlamentari strapagati che hanno fatto andare sotto il governo sul Def - mai accaduto da quel che ricordo nella storia repubblicana - molti pseudo-giornalisti e destrume vario attaccano Elly Schlein per come si veste, per chi e quanto paga come consulente d’immagine, come se fosse una bestemmia.
Ora A me sinceramente di come veste Elly Schlein ( stesso discorso per gli altri\e
rappresentanti parlamentari ) , di quali colori predilige, non me ne frega nulla. Mi interessa quello che fa e dovrebbe fare le sue idee politiche, la sua eventule coerenza e la dignità delle sue battaglie. E, se non fosse una donna giovane e capace, il fatto che indossi un eskimo o un trench non interesserebbe a nessuno.
Tanto per essere chiari secondo questi tipi qua : l’unico problema di Elly Schlein che si affida all’armocromia è di chi ne parla, di chi trasforma un’intervista a Vogue (a un mensile di moda, ma dai…) in un tema politico, di chi lo titola urlato come se fosse una notizia, dei moralisti da strapazzo che le fanno pulci sui 300 euro all’ora (e allora ? È un lavoro che ci piace o meno e costa quanto vale, se lo vale ). Vi do una notizia 😊😂😉: tutti i leader politici uomini hanno un consulente d’immagine. TUTTI. Spesso pagato anche molto di più di 300 euro l’ora, senza che nessuno abbia mai alzato un sopracciglio. Non è un problema di privilegio, che pure esiste e lei non ha mai pure negato. È come fa notare Lorenzo Tosa il solito, squallido, sessismo mischiato con un po’ di vetero populismo. Due facce della stessa medaglia. Infatti concodo con l'utente

 
Se si veste male, vi lamentate.
Se assume una tizia che le dice come vestirsi bene, vi lamentate. Le polemiche sulla consulente d'immagine sono a dir poco idiote. Sappiamo bene che quasi tutti i politici hanno i consulenti di immagine… chi li deve avere se non loro ? Comunque sono sicura che se si trattava di un politico uomo nessuno avrebbe trovato da obiettare niente …

Quindi    cari  amici     del  Fq     ritornate  in  voi   ed   smettetela  d'abbassarvi   a  quegli infidi  giornalisti    che   non  sanno   cosa  dire  pur  dire  pur  di  attaccarla  anche quando non lo merita  

14.1.23

"Niente sorrisi e abiti provocatori": polemica per l'opuscolo anti-stupro nelle scuole di Cividale del Friuli e vecchi stereotipi sulla violenza di genere

 Prima di iniziare il post in questione vorrei precisare alcune cose in modo a rispondere ad alcune accuse accuse di misoginia e di sessismo per aver riportato un post neppure mio (  Niente di nuovo da metoo italiano di Daniele carbini alias Alinetu pipe  ) sul Me Too (noto anche come #MeToo ) in italia

1)   non sempre    condivido  i  post   dei   compagni  di strada  o  di  viaggio   che  scrivono   o  che mi  autorizzano  a prendere   i  loro  post   ed  a riportarli    qui .  Se  li  riporto    perché  il  blog  è nato  con l'intento  oltre  di  trovare  tematiche  in  comune  , per  confrontarsi  ,  ma soprattutto   per  dare  voce  a  chi  non ha  voce  o  diffondere   post   interessanti  (  dipende  dal punto  di  vista  ) che  avrebbero  una  diffusione  di  nicchia  e per  pochi  .,   2)  non  sono sessista  o misogino     o  almeno  non completamente  visto  che  ci  lotto    continuamente  \   giorno   per  giorno   contro  il mio  maschio alfa    ed  il post    che  riporto  sotto     testimonia  il  contrario  per  chi  vuole  vedere   oltre le  apparenze  e senza prosciutti  negli occhi  .  3 ) la  contraddizione ed  il  cambiare  idea   che  trovate     leggendo  qui  e  sui  miei  social  i miei scritti  \   prese  di posizione    fa  parte  dell'essere  umano soprattutto     quelli  che  non  vogliono  vivere    fissi ed  immobili   mentre  tutto fuori  cambia     cioè come  monumento  

Dopo  questo pippone  veniamo al post   d'oggi   .
Ho  letto su repubblica     del  113\1\2023   un articolo   di Viola Giannoli  in cui  si  parla   di     



Un vademecum rivolto alle donne con i consigli sui luoghi da frequentare, il modo in cui vestirsi e come comportarsi in discoteca. Gli studenti: "Criminalizza le vittime e non previene le aggressioni". L'opposizione: "Va ritirato, degno di un regime fondamentalista". Serracchiani (Pd): "Pregiudizi maschilisti". La replica della sindaca: "Diffuso già da tre anni, ma confrontiamoci sui contenuti" Evitate "abbigliamento stravagante o succinto" che può richiamare "l'attenzione di persone particolarmente violente che hanno travisato le intenzioni della vittima". "Non fate sorrisi ironici o provocatori a sconosciuti". "Ricordate che l'aggressore osserva e seleziona le vittime anche sulla base di alcuni particolari come gioielli e l'abbigliamento eccessivamente elegante o vistoso". La ricetta anti-stupri rivolta alle donne arriva da un opuscolo distribuito dal Comune di Cividale del Friuli e dalla Regione Friuli Venezia anche nelle scuole superiori della cittadina da poco più di 10mila abitanti. Ed è polemica. A partire dagli studenti secondo i quali il vademecum è "inaccettabile" per le frasi contenute, soprattutto perché parte da "consigli" dati alle potenziali vittime di violenze di genere, anziché da una strategia di prevenzione che inizi dagli aggressori.
  e  delle    giustissime    proteste  degli studenti 

"Le nostre rivendicazioni riguardano l'educazione all'affettività all'interno delle scuole, per un reale cambiamento - spiega Beatrice Bertossi, coordinatrice del Movimento studentesco per il futuro - Non vogliamo opinioni su come ci dobbiamo vestire".
Nei corridoi del Convitto nazionale Paolo Diacono sono comparsi anche cartelli di dissenso: "Condanniamo la violenza patriarcale nelle scuole", "Giù le mani dai nostri corpi, la violenza non è mai giustificata", "Contro ogni oppressione, contro ogni oppressore". E i ragazzi si sono riuniti in assemblea "per verificare quali altre iniziative di protesta possiamo organizzare per ribadire la nostra corale condanna a un'iniziativa di questo tipo. Siamo convinti che alla violenza ci si oppone con l'educazione e la prevenzione delle aggressioni, non con la loro legittimazione, non con una narrativa tossica che colpevolizza le vittime", aggiunge Bertossi.

  e  del fatto  che   ,  giuntamente,  le  opposizioni       ne  hanno  chiesto  il  ritiro   .  Infatti   l'opuscolo "Prevenire le aggressioni, combattere la violenza" è finito al centro anche della polemica politica con interrogazioni da parte dei consiglieri comunali e regionali di opposizione e la repliche indignate del Pd nazionale.
"Siamo senza parole - è intervenuto il consigliere Alberto Diacoli a nome di Prospettica Civica - davanti a un opuscolo in cui si colpevolizzano comportamenti che invece dovrebbero appartenere alla normale vita e alla libertà di ogni individuo". Sempre dai banchi dell'opposizione, Emanuela Gorgone (Civi_Ci), aggiunge che "è sconfortante verificare una volta di più come l'argomento della violenza, in particolar modo quella sulle donne, sia affrontato in maniera superficiale e stereotipata". Mentre il consigliere regionale Furio Honsell (Open Sinistra Fvg) chiede il ritiro immediato dell'opuscolo "che viola le pari opportunità ed è discriminatorio nei confronti di chi subisce" e le scuse "per aver suggerito comportamenti degni di un regime fondamentalista". Honsell si dice "intenzionato a presentare un'interrogazione" perché "la prevenzione non può ridursi a capovolgere il ruolo tra vittime e carnefici. Si deve invece investire il denaro pubblico nell'educazione attraverso corsi di educazione all'affettività e prendere posizione in modo netto e forte contro la cultura maschilista e patriarcale, ancora così presente in tanti ambienti della nostra società".
La replica della sindaca di Cividale, Daniela Bernardi, non  solo    si  difende   << Sono contenta che l'opuscolo, redatto da psicologi, che realizziamo già da tre anni, sia stato finalmente letto dagli studenti delle nostre scuole con spirito critico. >>   Infatti    che  sempre  più persone     non solo  esponenti    dell'opposizione  considerino i consigli dati 'anacronistici' testimonia che sono giovani che vivono situazioni normali e senza particolari disagi  ed   il   fatto   che  << L'amministrazione è naturalmente a disposizione - prosegue la prima cittadina - a sedersi attorno a un tavolo per confrontarsi con gli studenti e le scuole, capire quali siano le loro effettive esigenze e rimodellare i contenuti di un opuscolo che voleva essere un momento di riflessione >>.


Infatti bisogna insegnare nelle scuole ai ragazzi e alle ragazze a : << non insegnare a tua figlia ad essere preda \insegna a tuo figlio a non essere cacciatore  >> ( joumana haddad ) cioè

  •  quando  c'è  un  consenso  e  quando  no
  •  che  non tutti    gli uomini    sono dei mandrilli arrapati   e  con gli ormoni a mille  pronti a  saltarti addosso  
  •   che  una   donna   dev'essere  libera  di scegliere   come potersi vestire   e   di " provocare  "  condurre  il  gioco  della  seduzione    \  corteggiamento  . Ma  allo stesso tempo   non  son  di proprietà  d nessuno   e  affamate  di .....  sesso   cioè  sempre  disponibili  v
non   Non insegnate ai bambini la  vostra  morale  .
Concludo co  quanto  mi  ha  risposto    , qui  la  discussione  ,  in  un  post    di Cristina Correani
  sull'ultimo  femminicidio  e  la  reazione  della  gente    visto    che     avvenuto    in  un  luogo  pubblico  ed  affollato   


[....]
Amantìa Aisha Martinelli
Giuseppe Scano il patriarcato crediamo sia retaggio medioevale, ma è sempre presente più o meno strisciante, in mille modalità. Ma pare che non si vogliano vedere perché dopo aver raggiunto la parità elettorale[e su quella e le quote rosa ci sarebbero da dire e scrivere tomi]sembra tutto fatto, mentre tutto il resto viene sistematicamente ignorato, forse perché metterebbe in discussione l'illusione che abbiamo di essere evolutə e di aver raggiunto un grado alto di civiltà. Ma davanti a questi terribili episodi capiamo quanto ci sia ancora da fare sulle disparità, che sono di matrice patriarcale, che ci piaccia o no. Anche gli uomini sono "vittime" del ruolo che il patriarcato ha imposto loro nel millenni:comportato da uomo, sono cose da femmina, non piangere come una femmina, devi essere forte, sei un eroe della patria , sei il capo famiglia. E poi quando i fatti o le situazioni si presentano diversamente, anche i maschi si destabilizzano e o non sanno reagire positivamente o ne escono frustrati e compiono azioni gravissime. Non è un caso che dopo aver uccisi si uccidano o ci tentino. Mi piacerebbe fare un'assemblea pubblica cittadina, in ogni luogo, su questo tema del patriarcato che schiaccia donne ma anche uomini che non lo accettano o se lo accettano, prima o poi anche loro ne saranno vittime . Bisognerebbe lavorare sulle nuove generazioni già dalla scuola materna, insieme ai genitori, portatori di modelli stereotipati e patriarcali, forse da lì si può iniziare a costruire una nuova educazione sentimentale

con questo   è tutto  

7.7.22

Torino, assolto dall'accusa di violenza sessuale: "La ragazza lo ha indotto a osare"



Pur non avendo fatto studi giuridici ed avendo amici\che e parenti avvocati questa sentenza mi pare vergognosa e scandalosa ed  sessista  .  Infatti chiunque   dovrebbe sapere  che  una persona  sotto l'effetto dell'alcool è in un stato  cognitivo alterato  e  quindi   l'accettazione o il rifiuto   non sono  consapevoli  .  Quindi l'articolo di repubblica  d'oggi  , che  riporto integralmente  sotto , conferma che << siamo già immersi sino al collo in una giustizia classista! C’è ormai un processo a due velocità che fluisce rapido e senza intoppi esclusivamente nei confronti degli ultimi della terra. Purtroppo è solo al di fuori di questa area che si comincia a discutere di garanzie e di ragionevole durata del processo. Diciamolo con chiarezza: un processo penale come il nostro, articolato in tre gradi di giudizio e fitto di subprocedimenti, non può essere breve. Occorreva moltiplicare le alternative al dibattimento, snellire le impugnazioni. La riforma Cartabia lo ha fatto solo in parte. E si è creduto di poter rimediare a questi vuoti mandando al macero i giudizi di impugnazione che superano una certa durata. Il macero: è questo il vero significato della formula esoterica “improcedibilità”. Era nettamente preferibile il sistema introdotto dalla legge Orlando». Intervista rilasciata all L’Espresso ( qui il testo integrale https://bit.ly/3P1aQCT ) da Nello Rossi, che dopo una lunga carriera giudiziaria oggi è il direttore editoriale di Questione giustizia, la rivista di Magistratura democratica, storico laboratorio di pensiero e riforme giuridiche progressiste .

 
Torino, assolto dall'accusa di violenza sessuale: "La ragazza lo ha indotto a osare"
Una manifestazione contro la violenza di genere
 
Condannato in primo piano, verdetto ribaltato in appello: per il giudice la vittima era "alterata per l'uso smodato di alcol" e la cerniera può avere ceduto "nell'esaltazione del momento" perché "di modesta qualità"


Condannato in primo grado per violenza sessuale, assolto dalla Corte d'Appello perché la vittima, con il suo comportamento, avrebbe indotto l'imputato a "osare". La sentenza di un giudice torinese che ha ribaltato il verdetto del primo grado - condanna a 2 anni 2 mesi e 20 giorni - riguarda un episodio del 2019 che ha coinvolto due giovani.
La sentenza è stata impugnata in Cassazione dal sostituto procuratore generale Nicoletta Quaglino sulla base delle parole della ragazza: "Gli dissi chiaramente: non voglio".
I ragazzi si conoscevano da tempo, ma il giovane avrebbe abusato dell'amica, nel bagno di un locale nel centro di Torino. Secondo i giudici della Corte d'Appello, invece, la ragazza "alterata per un uso smodato di alcol (...) provocò l'avvicinamento del giovane che la stava attendendo dietro la porta".
Non solo, aggiungono i giudici: "Si trattenne in bagno, senza chiudere la porta, così da fare insorgere nell’uomo l’idea che questa fosse l’occasione propizia che la giovane gli stesse offrendo. Occasione che non si fece sfuggire».
L'imputato "non ha negato di avere abbassato i pantaloni della giovane" rompendo addirittura la cerniera: secondo il giudice della Corte d'appello, tuttavia, "nulla può escludere che sull'esaltazione del momento, la cerniera, di modesta qualità, si sia deteriorata sotto forzatura". Tesi che il sostituto procuratore generale Quaglino respinge in toto nel suo ricorso: "Illogica appare la sentenza quando esclude la sussistenza del dissenso, sia perché tale dissenso risulta manifestato con parole e gesti, sia perché nessun comportamento precedente può aver indotto l’agente in errore sulla eventuale sussistenza di un presunto consenso". Dunque "non risulta provata la mancanza di dissenso da parte delle persona offesa, anzi risulta evidente la sussistenza di un dissenso manifesto".


emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...