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9.3.19

e poi i miei dicono di non pubblicare cose mie o sfoghi ed inc... vari su fb quando Pubblica una foto sui social e trova un lavoro, il successo della cagliaritana Carlotta Deriu

  di chi  stiano parlando 




Apro   la  pagina  fb  della www.lanuovasardegna.it/    e  trovo   questa   notizia   che  riporto  con  alcune   foto   prese  da  galleria     presente  nell'articolo     e  che  trovate  qui  le  altre  46 oltre  che  sul  suo  Instangram e  e  il  suo  Facebook  di cui trovate  sopra    gli url  

CAGLIARI. Ha trasformato la sua passione per la fotografia e per i social in un lavoro di successo. Il suo aspetto fisico e la sua bellezza hanno avuto un ruolo importante soltanto all'inizio della sua carriera, quando si è fatta conoscere indossando i costumi da bagno della BikiniColors: oggi, Carlotta Deriu, 27enne cagliaritana, cura i profili social, l'ecommerce e le campagne pubblicitarie

di numerose aziende cagliaritane. «Ho passato la mia infanzia in giro per il mondo, per via del lavoro di mio padre: ho vissuto in Qatar, Egitto, Arabia Saudita, Cina e Grecia. All'età di 14 anni sono rientrata in Sardegna e ho frequentato il liceo Classico Siotto Pintor di Cagliari. Dopo mi sono iscritta alla facoltà di Architettura, ma non ho concluso gli studi - racconta Carlotta -.

 Oggi sono una "social media manager": in buona sostanza creo, curo e gestisco le pagine social delle aziende che decidono di affidarsi a me». La carriera della giovane cagliaritana è nata un po’ per caso. «Ho sempre amato la fotografia e ho sempre curato in modo meticoloso i mie profili social - spiega l'imprenditrice -. Nell’estate del 2015 ho pubblicato una foto con un costume BikiniColors appena acquistato e dopo poche settimane il mio scatto è stato usato per la campagna pubblicitaria dell'azienda. Da lì è nata la prima collaborazione. Inizialmente mi occupavo solo di scattare foto con indosso i loro costumi, le editavo e le pubblicavo. Nel corso degli anni il rapporto si è evoluto e mi è stato riconosciuto un ruolo professionale che non avrei mai immaginato di ricoprire: oggi organizzo i servizi fotografici, scatto ed edito le foto sia per i social che per il sito internet, gestisco insieme a loro i social e programmo le campagne 






pubblicitarie. Sarò riconoscente per sempre a Bikinicolors per avermi concesso questa grande opportunità». Con il tempo sono arrivati nuovi clienti e oggi Carlotta Deriu cura gli account social di varie aziende: «Lavoro per Castangia, nel campo dell'abbigliamento, per la quale gestirò anche l'ecommerce, per Marino che si occupa di ristorazione, per SeaWater che opera nel campo dei gommoni di lusso, ovviamente per la BikiniColors e poi seguo diversi utenti privati. Ho una regola che seguo rigorosamente: acquisisco nuovi clienti solo se mi conquista l’attività e se condivido al 100 per cento il progetto. Il lavoro di social manager richiede grande attenzione, capacità organizzativa e continuità, insieme a tanta creatività. Non posso permettermi di abbandonare il telefono per più di un’ora e devo essere reperibile H24 7 giorni su 7. A oggi posso ritenermi soddisfatta ma la strada da percorrere è ancora lunga e in mente ho tanti nuovi progetti». 


Ora ,   come  è  mio solito  😀😜😁😄 ,  affermo c ciò  che  ho espresso nel titolo   ed è la  risposta  a chi   giovane    ma  soprattutto   vecchie  generazioni  ( come  quella  dei miei genitori   78  e 75 anni  )   vedono  nei  social  qualcosa  di negativo   e  una  pattumiera   . Loro   che  gridavano  e   portavano  cartelli    negli anni  60\70    slogan del  tipo   : << il privato è pubblico >>  partiti insomma  incendiari  ed  arrivati pompieri  paurosi     delle  novità  in ambito     dei  costumi   e della  morale che cambia .
E  come ho  già  detto altre  volte  su queste  pagine   , scusate  se  mi ripeto    ma  sfido  voi  in particolare     voi  millennials   ( cioè le  generazioni nate   negli anni  1980\2000  )    a  trovare    qualche  altra definizione    che  rispecchi   quello che è   gap   tra  generazioni   e  che   sta  influenzando  le  generazioni attuali  ,   sono  come   lo  erano  loro     verso  i loro  genitori e  nonni ,  una



qui nella  versione  di  De  Andrè 












24.3.12

Nuoro Prende a schiaffi in tribunale il figlio accusato di scippo


Capisco e  anch'io avrei fatto una  cosa  simile come il padre   della vicenda  sotto riportata  sotto  . Se  a  certi ragazzini  oltre al dialogo  e alla severità   gli si desse   qualche ceffone  o sculacciata   come  me le davano da piccolo , ovviamente te  senza  abusarne  , altrimenti si finisce  ( esperienza  personale  )  di reagire  alla violenza   con la  violenza   o  d'essere  violenti  con  gli altri  o con se  stessi  .                                    Lo  so    che  passero  per  conservatore   e all'antica   e  forse  per  violento  ed  incoerente  visto  che   essendo passato dalla violenza  anche  di  reazione  , alla  non violenza   ma  l'andare  in direzione ostinata  e  contraria   fa parte    del mio carattere    fin dalla nascita e  non ho mai saputo   tenerlo  a freno   , neppure   nei momenti   in cui  sarebbe  stato necessario  perdendo  o  litigando  con  amici\ce  e  compagnidiviaggio -  compagnidistrada  . Ma   questo  è il prezzo  della  libertà  . Io non voglio  





da radiofaber  di facebook 
Ma  soprattutto  perchè  <<  non si  risenta  la gente per  bene  se non mi adatto a portare  catene  >>




Ma  ora   bado alle  ciance  ecco l'articolo in questione tratta  dalla  nuova sardegna  online del  24\3\2012



Prende a schiaffi in tribunale il figlio accusato di scippo

Prende a schiaffi in tribunale il figlio accusato di scippo

di Valeria Gianoglio
Due ceffoni sul volto del figlio a giudizio per lo scippo di una vecchina, e la giustizia paterna precede di molti mesi quella del codice penale. È accaduto in tribunale a Nuoro: il protagonista è un padre di Bitti

NUORO.
 Due sonori ceffoni sul volto del figlio a giudizio per lo scippo di una vecchina, e la giustizia paterna precede di molti mesi e senza troppe storie quella del codice penale. È accaduto in questi giorni in tribunale a Nuoro e il protagonista, involontario, è un papà di Bitti. Si è seduto di buon'ora su una panca del palazzo di giustizia barbaricino, ha atteso con pazienza che gli agenti di polizia penitenziaria conducessero il figlio nell'aula giudiziaria.
E alla fine, dopo ore a macerarsi tra rabbia e dolore, è esploso. E sono volati i ceffoni. Due rovesci sono arrivati dritti dritti sul volto del ragazzo, diventato maggiorenne da appena quindici giorni. Hanno lasciato di stucco gli stessi agenti che lo accompagnavano, e sorpreso il magistrato che si accingeva a giudicare il giovanissimo per scippo e per la detenzione illegale di un coltello a serramanico.
«Lo lasci giudicare a noi», si è limitato a commentare il giudice, dimostrando una grande compassione nei confronti del papà ferito nell'animo.
È una storia che ha fatto in pochi minuti il giro del tribunale, quella che è andata in onda in questi giorni al palazzo di gustizia nuorese. «Sbam, sbam» si è sentito risuonare nell'aula del primo piano. Qualcuno ha pensato che fossero cadute alcune sedie, altri non sapevano come spiegarsi quei due rumori distinti. Erano schiaffi belli e buoni.
La legge paterna, per una volta in Barbagia, ha preceduto quella del codice penale. Per il processo, infatti, bisognerà attendere il 2 aprile perché l'avvocato del giovane ha chiesto i cosiddetti «termini a difesa», ovvero ha preso tempo per studiare le carte. Ma il giudizio, in realtà, c'è già stato ed è arrivato senza troppe lungaggini e contorti rinvii. La sentenza, stavolta, l'ha confezionata ed emessa a tempo record un papà ferito e arrabbiato.
Un lavoratore onesto che ha tirato su i figli con il sudore della fronte e poche regole chiare. Poi un giorno, questo papà risponde a una telefonata. È la questura di Nuoro che gli fa sapere che uno dei figli, il più piccolo, da poco maggiorenne, è stato beccato a Nuoro, nei pressi del liceo scientifico, subito dopo aver scippato, insieme a un amico ancora minorenne, una vecchina.
Apriti cielo. Il papà di Bitti non ci vede più. Ma come, si chiede, è successa a me una cosa del genere? Io che i miei figli li ho sempre allevati a suon di regole?
Non perde tempo, il papà. Prende la macchina, si dirige in questura, parla con gli agenti della squadra mobile. E a quel punto realizza: mio figlio è davvero colpevole. L'indomani, dopo una notte certamente agitata, decide di andare in tribunale perché il figlio deve essere giudicato per direttissima. E qui il povero papà bittese non riesce più a contenere la rabbia e la profonda delusione. «Sbam, sbam», e assesta due sonori ceffoni al figlio che si accinge a entrare nell'aula giudiziaria, dopo una notte in camera di sicurezza in questura. E la legge del papà precede quella penale. 

23.3.12

Bimbi imitano Banda Magliana Fiumicino, timori a scuola e i genitori nsi preoccupano . ma lo facciano per cose più serie





  fonte  unita  online 

La serie tv di pochi anni fa “Romanzo criminale” con le malefatte – rivisitate – negli anni 80 della Banda della Magliana ha fatto epoca. E ha lasciato il segno nell'immaginazione. Talvolta, è già stato detto, con effetti di imitazione negativi, nonostante non fosse quella l'intenzione degli autori del serial. Emerge ora dalle cronache di Fiumicino che in una scuola elementare i piccoli maschi di otto – nove anni facevano  “Dandi”, del “Libanese”, del “Freddo”, minacciavano coetanei e prendevano di mira le bambine. E I genitori si sono allarmati. Dalle notizie pare tutto rientrato, ma è il fatto 'imitativo' di modelli criminali che suscita preoccupazioni in molti adulti. 
I piccoli giocavano a fare i criminali. Da bambini, soprattutto nelle passate generazioni, i maschi giocavano regolarmente a soldati o cow boys, il punto che ha preccupato a Fiumicino però è come il gioco stesse prendendo. E che i modelli di quei piccoli – come accaduto già in passato – fossero i protagonisti di “Romanzo criminale”, gente che aveva come obiettivo i soldi facili trafficando magari droga, la sopraffazione, la violenza, le minacce. Ma le madri e i padri dei bambini della “banda” in versione imitazione infantile non sonon stati disposti a vedere i loro figli preso di mira. E hanno chiesto l'intervento della scuola. Che ha avvertito i diretti interessati. La faccenda pare arriata a una soluzione, ma che i modelli criminali in tv possano condizionare i più giovani è un problema già emerso in passato e naturalmente non riguarda solo la fortunata serie tv italiana (che peraltro era ben fatta e aveva una robusta sceneggiatura: non per niente partiva dal romanzo di Giancarlo De Cataldo). 
   
il mio commento  è  questo   : se invece di preoccuparsi per minchiate ( chi è che non ha mai giocato ad indiani e cowboy o guardie e ladri ) slo facessero per cose più gravi tipo quello di certe adolescenti che accettano le richieste di vecchi bavosi pur d'avere abiti firmati o ricariche sul cellulare .   concludo con  gli altri due  commenti in all'articolo 
1
2. daniel cohen
35 minuti fa ( 23-03-2012 )
meglio la banda della magliana che la banda monti
1. cavazzi franca
3 ore fa ( 23-03-2012 )
per i bimbi la BANDA DELLA MAGLIANA
piu' educativa delle BANCHE DELLA MAGLIANA DEI 2 PENNELLONI AL GOVERNO STRA_MILIARDARI !

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...