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20.10.25

Sette minuti per salvarla, quarantotto ore per liberarlo .Varese: cronaca di una protezione mancata


dopo il caso di Varese, in cui la ragazza picchiata dall'ex lo fa arrestare e  di cui   trovate soto  l'audio della telefonata della 19enne in lacrime con la polizia

 e  la    scarcerazione     con il mancato bracialetto elettronico    e  con il solo divieto d'avvicinarsi alla persona violentata . Mi chiedo , sic,  come la  rubrica il  caffè avvelenato  di  nicola  Porro  : « [...] cosa succede se le forze dell’ordine fanno il loro dovere ma le Procure, piuttosto che il Codice rosso, usano il guanto di velluto? Come a Varese, dove un uomo di 45 anni era stato arrestato per atti persecutori nientemeno che nei confronti di una ragazzina diciannovenne. Il gip ha disposto per lui il divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla giovane, ma lo ha rimesso in libertà. E senza braccialetto elettronico. Non si è capito per quale motivo: alcuni dicono sia perché, in passato, il braccialetto elettronico non è bastato a impedire le aggressioni. Sarà. Allora evitiamo pure questa precauzione ? [...] » .
Mentre  finivo di leggere   le news    riguardanti   tale   fatto mi è venuta  di getto questo scritto sotto  forma di lettera    a maschi  plurali  e  alle  donne non alfa   che   si battono    e  s'indignano   davanti  ai femminicidi e   alle violenze  verso  le  donne   , e le invitano  a denunciare    come se    fosse semplice.

Care Associazioni  antifemmicidi , cari uomini plurale   e care donne  nonalfa  , non limitatevi a dire  alle vittime   di denuciare  o d'abbandonare  il partener  violento ,  altimenti   finirete   per  essere  come  gli   ipocriti   del  25  novembre  




 ma  proponete   raccolte  firme  per  leggi d'iniziative popolare  che   portino   alla  riforma  del codici penali e  civili  iun ambito di   femminicidi   onde  evitare  sconcezze  simili    che tutelino meglio   la   vittime   esempi   di  miglioramentio legislativo    trovati in  rete  in particolare  da Openpolis :« 
Bisogna cambiare strategia per contrastare la violenza di genere »
Per migliorare le leggi sul femminicidio, il dibattito si concentra su due aspetti principali: il rafforzamento delle misure punitive e l'implementazione di azioni di prevenzione più efficaci. Una legislazione efficace deve intervenire su più fronti: la definizione e l'autonomia del reato, la protezione delle vittime e la formazione degli operatori del settore. 
1. Aspetti normativi e di definizione del reato
  • Introduzione di un reato specifico di femminicidio: Attualmente in Italia il femminicidio non è un reato autonomo, ma un omicidio con l'aggravante del legame affettivo o di motivi abbietti legati al genere. Una proposta recente è l'introduzione di un reato specifico, come previsto dal Ddl 1433 del 2025, che definisce il femminicidio come l'omicidio di una donna per motivi di discriminazione di genere. L'obiettivo è evidenziare la specificità di questi delitti, spesso radicata in un contesto di potere, controllo e discriminazione.
  • Abolizione di attenuanti e rafforzamento delle aggravanti: Si propone di limitare o eliminare le attenuanti come la provocazione e rafforzare le aggravanti esistenti, come quelle legate al legame affettivo o alla violenza domestica, rendendo le pene più severe. 
2. Rafforzamento degli strumenti di prevenzione
  • Prevenzione culturale e sensibilizzazione: La legge da sola non basta. È fondamentale promuovere un cambiamento culturale attraverso campagne educative nelle scuole e nella società che contrastino gli stereotipi di genere e diffondano una cultura del rispetto.
  • Investimenti nella formazione: È cruciale una formazione specifica per le forze dell'ordine, i magistrati, gli operatori sanitari e sociali e i medici legali. La formazione deve mirare a riconoscere tempestivamente i segnali di violenza di genere e a gestire i casi con la dovuta sensibilità e competenza.
  • Protocolli di intervento standardizzati: Adottare protocolli standard di intervento e indagine per le forze dell'ordine e le procure, per assicurare una risposta adeguata e omogenea.
  • Maggiore attenzione ai fattori di rischio: La formazione deve anche includere la valutazione di fattori di rischio specifici, come la gravidanza, la dipendenza da sostanze e le disabilità della vittima. 
3. Miglioramento della tutela delle vittime e degli strumenti processuali
  • Potenziamento della rete di supporto: Destinare maggiori fondi ai centri antiviolenza, che offrono sostegno legale e psicologico alle donne vittime di violenza.
  • Accesso a risarcimenti e riparazioni: Garantire alle vittime e ai loro familiari un accesso effettivo a risarcimenti economici e riparazioni, come il supporto psicologico.
  • Maggiore efficacia del "Codice Rosso": Rafforzare gli strumenti investigativi e processuali introdotti dal "Codice Rosso" per garantire una risposta più rapida alle denunce, tutelando meglio le donne a rischio.
  • Raccolta di dati e monitoraggio: Migliorare la raccolta e il monitoraggio dei dati sui casi di femminicidio per comprendere meglio il fenomeno, identificare i fattori di rischio e valutare l'efficacia delle misure adottate. 
  • Con questo è  tutto gente .Alla prossima se Dio vuole e i Carabinieri lo permetttono

20.6.25

Manuale di autodifesa I consigli dell’esperto antiviolenza antonio bianco . puntata n XXXI SE VEDETE UN’AGGRESSIONE NON FATE I SUPEREROI... + ., SERVONO SISTEMI DI PREVENZIONE ADATTI A CHI È PIÙ VULNERABILE L’ANALISI DI Marilisa D’Amico Ordinaria di diritto costituzionale all’Università Statale di Milano

stavolta a guida di Antoi bianco affronta un tema particolare che è quello i cosa fare quando s'assiste ad un violenza \ aggressione verso le donne ( ma non solo ) quindi non interveite direttamente a meno che non siate super eroi oppure esperti in arti marziali e tecniche di autodifesa .

Ogni settimana, da queste pagine, cerchiamo di darvi consigli su come affrontare al meglio una possibile aggressione e su come comportarsi per evitare di trovarsi in pericolo. Può però capitare che siate voi ad assistere a un’aggressione. In questo caso come è consigliabile agire? Non fatevi prendere dalla sindrome del supereroe, prima  di tutto. Date la priorità sempre e comunque alla sicurezza, ed evitate di mettere voi stessi in pericolo, perché peggiorereste una situazione già delicata. Intervenite solo ed  esclusivamente se siete certi di poterlo fare in modo sicuro. Evitate di avvicinarvi all’aggressore, soprattutto se avete l’impressione che possa essere sotto l’effetto di sostanze stupefacenti, di alcol, o in uno stato di rabbia. Mantenete una distanza di sicurezza tra voi e l’aggressore e non avvicinate oggetti che potrebbero trasformarsi in armi improprie. Chiedete l’intervento delle autorità e riferite l’accaduto, fornendo il maggior numero di dettagli sulla situazione e sulla posizione in cui si è consumato il reato. Se vi è possibile, annotate tuti i dettagli che riuscite a cogliere, perché potrebbero essere utili per il
riconoscimento del malvivente.Ad aggressione conclusa o meglio ancora sventata, rimanete accanto alla vittima, che potrebbe trovarsi in condizioni di shock. Statele vicino, e provate ad accompagnarla presso le forze dell’ordine per sporgere denuncia. Se ci sono altri testimoni che hanno assistito all’aggressione, cercate di contattarli per raccogliere eventuali ulteriori testimonianze. 
 ricordate che stare accanto a una persona che ha subìto un tentativo di aggressione o un’aggressione vera e propria può richiedere una quantità di energia importante dal punto di vista emotivo. Questo significa che anche voi potreste sentirvi in difficoltà. In questo caso non abbiate paura di chiedere aiuto o una qualche forma di supporto psicologico. Tenete a mente che spesso, anche e soprattutto in casi traumatici, condividere il proprio fardello con un’altra persona può essere un sollievo prezioso.


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“Una tragedia come quella  di Camelia  Ion uccisa  dall'ex    che  aveva  il bracialetto  elettronico   raccontata questa settimana  sul  settimanale  giallo   mette in luce quanto la vulnerabilità sociale dei senzatetto renda ogni strumento di protezione più difficile da applicare in modo efficace. Quando una donna si trova ai margini, senza una rete familiare o sociale, ogni provvedimento può rivelarsi fragile di fronte a una situazione di pericolo. È una s!da che richiede una valutazione profonda, perché non può bastare un divieto di avvicinamento o un braccialetto elettronico se le persone non sono messe in condizione di utilizzarlo. È fondamentale che le istituzioni, dalla polizia ai servizi sociali, collaborino per costruire una rete di cura intorno a chi vive una situazione di esclusione. Inoltre bisogna considerare quanto le persone senza !ssa dimora abbiano difficoltà ad accedere alla comunicazione, a partire dalla mancanza di uno smartphone, che può ostacolare l’uso di applicazioni di allarme o geolocalizzazione. È quindi importante che le misure siano adattate alle specifiche vulnerabilità, perché ogni situazione è unica e richiede una valutazione puntuale per evitare che la macchina della tutela resti inefficiente. 







Manuale di autodifesa I consigli dell’esperto anti aggressione Antonio Bianco puntata n LX IMPARATE A “LEGGERE” IL LINGUAGGIO DEL CORPO

 Il linguaggio del corpo da solo non basta a prevenire femminicidi o violenze, ma può essere un segnale precoce utile se integrato con educ...