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21.8.24

il caso sinner e la disinformazione



 la  mi  figuraccia odierna   la faccio sempre   cioè 


  ringrazio   chi  civilmente     chi meno   me lo  ha  fatto notare   vedere   commenti

ma  soprattutto  ringrazio     Lorenzo Tosa    che   smonta   le  varie  fesserie     che   circolano su sinner   e   a  cui ha creduto  anche il sottoscritto 


Nelle ultime ore ho letto una tale quantità di sciocchezze, inesattezze, in buona e in pessima fede, sul caso Sinner che vale la pena rimettere dall’inizio i puntini sulle i. Basterebbe leggere le trentatré - non 1200, 33 - pagine della risoluzione del tribunale per smontare una ad una tutte le fake news e l’odio gratuito che stanno piovendo su Sinner. Ma, siccome non nutro molte speranze, proviamo con un agile riassuntino.
“Ha preso un farmaco dopante”.
Falso. Jannik Sinner è stato sottoposto a quella che tecnicamente si definisce una contaminazione. Un fisioterapista del suo staff, Umberto Ferrara, ha acquistato in una farmacia italiana un farmaco per le ferite, il Trofodermin, senza sapere che contenesse il Clostebol, uno steroide anabolizzante considerato dopante, e lo ha portato a Indian Wells, torneo nel quale in quei giorni (6-17 marzo) era impegnato Sinner. Lì il farmaco è stato utilizzato da un altro fisio, Giacomo Naldi, per curare una sua ferita al dito. Lo stesso Naldi che, proprio in quei giorni, ha praticato vari massaggi anche di un’ora e mezza a Sinner a mani nude, venendo a contatto con altre varie ferite che Jannik aveva a sua volta al piede, provocando così la contaminazione e l’assunzione involontaria del Clostebol.
“Che sia intenzionale o meno, ha avuto un vantaggio. Deve pagare almeno 2 anni”.
Balla anche questa. Sostenuta, per altro, da vari “esimi” (si fa per dire) colleghi di Jannik.
Vediamola.
Nel corpo di Sinner sono stati trovati metaboliti del Clostebol in quantità infinitesimali: 86pg/mL la prima volta il 10 marzo e addirittura 76pg/mL la seconda, il 18 marzo. Valori assolutamente compatibili con la versione fornita da Sinner (che lo ha quindi scagionato) e assolutamente insignificanti in termini di vantaggi sportivi. Non lo dico io ma tre diversi esperti medici indipendenti chiamati dal tribunale a valutare il caso.
“Lo hanno fatto giocare da dopato”.
Assolutamente no. Sinner è stato rilevato positivo la prima volta il 10 marzo, durante Indian Wells, e la seconda il 18, a torneo finito. Sinner è stato effettivamente sospeso (provvisoriamente) due volte in aprile, ma in entrambi i casi ha fatto appello urgente al tribunale indipendente nominato da Sport Resolutions, che si occupa di questi casi specifici. E in entrambi i casi a Sinner è stata revocata la sospensione con effetto immediato, potendo continuare a giocare e incamerare soldi e punti, con la sola eccezione di Indian Wells (il torneo incriminato), dove Sinner ha accettato - o sarebbe più corretto dire patteggiato - di perdere i 400 punti della semifinale conquistata e i 300.000 dollari di premio. Nell’unico torneo in cui era tecnicamente positivo, è stata cancellata qualunque vincita in punti o denaro.
“Sì, ma se fosse stato il numero 300 al mondo, lo avrebbero squalificato…”
Interessante tesi, ma falsa anche questa.
Abbiamo un precedente tutto italiano, quello di Marco Bortolotti, onesto tennista con un best ranking proprio di 355 e oggi doppista. Bortolotti è stato trovato positivo in gennaio alla stessa sostanza di Sinner, il Clostebol, più o meno con le stesse modalità e quantità, e con la stessa rapidità è stato scagionato da ogni accusa. Cavandosela con 440 euro e 16 punti Atp decurtati. Esattamente come Sinner, con le dovute (enormi) sproporzioni. Nessun trattamento di favore, dunque, nessun privilegio. Nessun complotto.
“Jannik Sinner trovato positivo al doping”
strillavano ieri nei titoli molti giornali web (con alcune sane eccezioni).
In realtà la notizia è esattamente quella opposta.
“Jannik Sinner è stato assolto dall’accusa di doping e considerato innocente”.
Ma mi rendo conto che non avrebbe avuto né lo stesso impatto, né lo stesso numero di click, men che meno avrebbe provocato lo stesso odio che questo ragazzo di 23 anni PULITO (in tutti i sensi), numero uno al mondo (!!!!), attira quotidianamente da orde di odiatori professionali che sanno di tennis come io di edilizia acrobatica.
Riportare i fatti, metterli in fila, contestualizzarli, costa fatica, lavoro, ore (un post così richiede ore di ricerca), non porta click e men che meno like, anzi attira anche la bile dei soliti disagiati, ma ne vale sempre, sempre, la pena.










5.7.24

adesso mi è chiaro il gesto di debora notari donna che ha fatto arrestare Gianluca Molinaro assasinio di Manuela Petrangeli



il mio giudizio espresso precedentemente sulla reazione di Debora Notari altra ex compagna del killer Gianluca Molinaro assassino di Mariangela  Petrangeli  ne   ho parlato   👉🏼qui era espresso a caldo . Ora leggendo gli aggiornamenti ( vedi articolo  sotto 👇🏼 preso  da  msn.it   ) mi accorgo che ha fatto benissimo a scegliere la legalità ed a controllare le proprie emozioni evitando d'esprimersi con la pancia



Manuela Petrangeli è stata uccisa a sangue freddo e in pieno giorno dal suo ex Gianluca Molinaro. Solo grazie all'intervento della sua prima compagna, Debora Notari, l'uomo si è costituito andando dai carabinieri della stazione di Casalotti. È proprio Notari che svela il lato oscuro del killer con cui ha avuto una figlia: l'operatore socio sanitario aveva dei precedenti per stalking e violenze
Il racconto dell'ex Debora Notari
Se le amiche e le colleghe di Manuela Petrangeli, la fisioterapista uccisa a Roma giovedì pomeriggio, non avevano avuto alcune avvisaglie di problemi o di possibili violenze dell'uomo, la sua ex invece conosce perfettamente Molinaro che ha anche precedenti per atti persecutori e stalking e indagini sono in corso anche sul possesso dell'arma. La prima compagna Debora Notari racconta: «lo denunciai per maltrattamenti, mi picchiava e lo feci arrestare. Poi però, dopo un paio di mesi in carcere, aveva fatto dei percorsi».Dopo il delitto Molinaro l'ha chiamata e lei lo ha convinto a costituirsi. «Voleva uccidersi, gli ho detto di andare dai carabinieri. Potevo esserci io al posto di quella donna. Ma ora non so che fare, mia figlia non sa niente, con lui aveva rapporti non buoni, ma un conto è un padre str**, che non paga gli alimenti, un altro un padre assassino

27.8.22

finalmente un po' d'autocritica e di umiltà dai giudici le dichiarazioni di Tommaso Mainenti, già presidente della Sezione lavoro del tribunale di Torre Annunziata (Napoli) ora in servizio a Nocera (Salerno)






Giudice: "Bisogna scusarsi se si sbaglia e spiegare la giustizia via social"

da webinfo@adnkronos.com (Web Info) - Ieri 19:39


© Fornito da Adnkronos
IL sistema non è infallibile, ma scendere dalla torre d’avorio e spiegare, con semplicità - e magari anche via social -, problemi ed errori è un passo che la magistratura deve compiere per riconquistare la fiducia dei cittadini. Tommaso Mainenti, già presidente della Sezione lavoro del tribunale di Torre Annunziata (Napoli) ora in servizio a Nocera (Salerno), è un magistrato diventato emblema della possibilità di smaltire l’arretrato e di far correre, o almeno più che camminare, una macchina che a partire dal tribunale di Roma, ma non solo, sembra ingolfata. Un giudice "controcorrente" capace di criticare la sua stessa categoria, a partire dagli ultimi fatti di cronaca
"Non conosco nei dettagli la vicenda del femminicidio di Bologna, ma mi sento di dire che ogni volta che si verifica l'evento da impedire significa che 'il sistema' non ha funzionato; e chi di quel sistema è l'asse portante (il magistrato) ne deve avvertire la responsabilità morale e non trincerarsi dietro quel che all'esterno viene sentito come un inammissibile discarico di colpe", le parole affidate all'Adnkronos. "La magistratura deve uscire dalle proprie torri d'avorio e fare i conti con il comune sentire, deve saper 'dialogare' senza chiudersi in recinti autoreferenziali e deve ammettere quando ci sono le proprie mancanze, spiegando con termini accessibili a tutti cosa c'è che non funziona e perché. La fiducia dei cittadini, nel cui nome la giustizia viene pronunciata, si perde e si conquista sul campo anche parlando sui social di quel che si fa (solo del funzionamento del sistema non dei singoli casi) ed esponendosi, com'è giusto che sia, a critiche e recriminazioni da cui si può trarre spunto per migliorare".
I magistrati "sbagliano, come tutti gli uomini. Il fatto che non paghino per i propri errori non è corretto, diciamo che a volte si avverte all'esterno un sistema di autodifesa corporativo che può essere solo frutto della normativa", ma non sempre è così: "arrestare chi poi viene assolto non necessariamente è un errore poiché i presupposti di legge sono diversi anche se poi è difficile spiegarlo all'esterno" evidenzia Mainenti che in carriera ha chiesto scusa ed è pronto a rifarlo, se necessario. "Capita e capiterà che, con tutta l’attenzione possibile, qualcosa sfugga. Per questo ci sono più gradi di giudizio. E, confesso, per questo ho dedicato tutta la mia vita al primo grado: perché i miei errori non siano mai definitivi. Alla famiglia di chi ha subito i danni di un sistema che non funziona vanno formulate le proprie scuse: non bastano, ma sono almeno un segno di rispetto".
Non solo qualche errore, tra gli evergreen dei problemi della giustizia ci sono i fascicoli arretrati. "Con la legislazione attuale, senza quindi che occorrano modifiche di sorta, io posso scommettere che se mi si mandasse in una qualsiasi sezione lavoro d'Italia, fornendomi un paio di collaboratori di Cancelleria adeguati, sul ruolo di cause assegnatomi (qualunque ruolo, con qualsiasi quantitativo), in capo a un anno al massimo non vi sarebbero più arretrati", spiega chi da 35 anni ha esperienza in materia di lavoro.
Eppure sul fronte penale i faldoni che si accumulano hanno portato il presidente del tribunale di Roma a disporre che le udienze collegiali saranno sospese per sei mesi, a partire dal 15 ottobre, per mancanza di magistrati. "Non conosco la reale situazione del Tribunale di Roma, ma fermare la macchina della giustizia per eccesso di arretrati è come evitare di curare un malato curabile solo perché ha troppe malattie, ha senso?" è la domanda, alquanto retorica, che cerca risposta.
Risposte ai problemi delle toghe che il prossimo ministro della Giustizia deve cercare anche nella tecnologia. "Deve attivarsi per rendere obbligatori i protocolli d'intesa tra magistrati e avvocati per ogni tribunale, con la previsione delle modalità dei rinvii della trattazione delle cause civili. È materia sulla quale non c'è nessuna uniformità e nella quale si annidano, tante volte, le peggiori storture. E poi occorre modificare gli strumenti telematici: magistrati e avvocati sono tenuti all'utilizzo di software che è molto migliorabile: oggi, spesso, tra rimandi e percorsi obbligati più che un sistema che aiuti il lavoro sembra il gioco dell'oca” conclude Tommaso Mainenti, già presidente della Sezione lavoro del tribunale di Torre Annunziata e oggi in servizio al tribunale di Nocera

24.11.21

ci sono anche donne che combattono la violenza di genere senza cadere nello stereotipo panchine o scarpe rosse

Spesso l'esperienza non basta , come si può interpretare ( questa è la mia chiave si lettura ) da questa canzone di un cantautore  Sardo  

per certi argomenti e si rischiano generalizzazioni non necessarie . con il rischio di fare il classico di tutta l'erba un fascio . Cosa che appunto mi è capitata  recentemente  . infatti non hanno tardato le risposte al mio post \ appello precedente  alcune   incazzose  giustamente perchè  in tale articolo  sono stato troppo  generico  .  Infatti     

*****
Scusa quando mai combattiamo il femminicidio solo con le panchine rosse? quanto ai "convegni parolai", me ne citi qualche esempio concreto? Perché io non ho mai fatto nulla di retorico o parolaio. A partire da venerdì scorso. O no? Quindi aspetto di sapere di cosa parli.
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  • Giuseppe Scano
    ******boh io su giornali sento solo parlare di panchine rosse o scarpe rosse . non era un riferimento generico . non mi riferivo te lo so benissimo .
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  • ****** Lo so che i giornali contrabbandano fuffa ma tu non hai accusato loro, ti sei rivolto alle femministe (e nello specifico a me dato che mi hai menzionata) affermando che sanno, anzi sappiamo, fare solo convegni parolai e panchine rosse. D'altra parte dovresti ben sapere che esiste una realtà diversa, te l'abbiamo dimostrato anche l'altra sera. Se avessi scritto: "Cari mass media non è solo coi convegni ecc." non avrei eccepito, ma ripeto, tu ti sei rivolto a noi quindi ci hai mosso una precisa accusa. E poiché non sai trovare esempi, dico che si tratta di un'accusa infondata e maschilista.
 ma    ci sono  anche persone      come  la mia  carissima  amica  e nostra    utente    che   è  si  incazzosa  ma senza perdere la tenerezza  


Infatti   mi  ha  inoltrato    un bellissimo   post  

La violenza sulle donne è fatta anche di simboli. Quest' anno mi sento una rottamatrice. E rottamo le scarpette rosse. Soprattutto quelle col tacco 12. Che rappresentano una donna stereotipata. Sangue rosso e impossibilità di scappare. Perché i tacchi 12 per chi li porta ti impediscono di correre e anche di camminare correttamente. I tacchi 12 non li indossano tutte le donne. Per noi sovrappeso possono diventare una tortura. Alla schiena e anche alle gambe. Fanno male anche alle magre eh. Sono comunque non inclusive e rappresentative della solita femminilità sessualizzata. La scarpa col tacco viene usata spesso come oggetto di seduzione anche nel porno.
Certo si usano anche le scarpe basse rosse. Ma comunque di quel femminile sessualizzante. Perché non andare oltre? E mostrare un uomo che picchia una donna. Una donna qualsiasi che non corrisponda ai canoni della sessualità maschile. Si perché quando stuprano e uccidono lo fanno per il loro potere. Vengono stuprate le magre, le grasse, le bianche, le nere, le asiatiche, le bambine, le giovani, le adulte e le anziane. Una scarpa rossa col tacco o ballerina non ci rappresenta tutte.

mentre finisco di fare copia ed incolla e di cercare forme d'ispirazione per il post ecco che ho trovato questo video ( chi se ne frega se è dell'anno scorso , ma certe tematiche vanno al di là della cronologia )


ecco perchè il 25 novembre non è solo la giornata contro i femminicidi . ma un altro 8 marzo

21.4.21

non sempre è necessario comprendere e farlo si finisce per giustificare anche se non si vuole

 Lo so  che non dovrei  parlare  ancora  del  caso Grillo, (  in quanto  non c'è  nient'altro   , almeno  fino al prossimo   suo vomito   visto  che   il  giudice      sta per decidere  se  rinviare o  archiviare la posizione del  figlio  ,  da  dire  a quanto  già detto     nei  miei  due  precedenti 
post      e nel post  della nostra  nuova  utente  Daniela  Bionda  )       e  delle   becere  dichiarazioni .  Ma  il mio  ultimo  stato di   Facebook   che introduceva  il primo dei miei due  post  sull'argomento  mi costringe  per  un  attimo  a    ritornarci   ed  a  fare  autocritica    \  rimettermi in discussione .

Lo sfogo di un padre va sempre capito non assecondato. Si può capire il suo dolore , la sua rabbia, la sua impotenza difronte a una sventura evitabile in questo caso . Oggi è troppo tardi. Male intendere la libertà a questo porta, Dolori disagio e quanto di peggio si possa immaginare. Essere il figlio di, non da metaforicamente parlando il lasciapassare alle malefatte e a comportamenti emendabili. Le maglie della giustizia poi quando si stringono vi riamane impigliato il pesce piccolo e quello presunto grande. La legge e lenta ma inesorabile. Io lo capisco ma non lo assecondo.
Aldo Volpini, Annamaria Sotgiu e 1 altra persona
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Commenti: 8

  • *****
    Ripeto:
    Ma tutta questa comprensione ce l'avete per il padre della ragazza?
    Ma tutta questa comprensione di un padre che minimizza un video che mostra quanto è depravato il figlio, del resto...degno figlio di un pazzo maschilista ed irrispettoso
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Ma nonostante ci sia qualcuno contrario 

  • ***** per me hai scritto una cosa giustissima
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    • 1 h

io continuo a sostenere quanto ho risposto al primo commento  e   farò di tutto  er  non ricaderci   anche  se  ciò  è  difficile    se  no  che  autocritica  sarebbe  

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...