Credo che questi due anni di genocidio in Gaza ha portato in superficie la melma nera che era in fondo all’anima di questa gentaglia.La cosiddetta classe "intellettuale" italiana ha gettato la maschera ed ha
mostrato il volto del mostro suprematista, razzista e coloniale. E non sono solo Mieli ed i loschi figuri come lui, anche molti professori universitari, registi, sceneggiatori, musicisti, artisti visuali, scrittori sono come lui. Verrebbe da dire: mio dio, come siamo caduti in basso.Sono come quelli che hanno un “sentire” di destra che si nascondano a sinistra! Prima o poi esce fuori la loro vera natura … I peggiori .Mentana sulla sua pagina Meta, senza vergogna pubblica questo !
Sempre che sia vera cosa di cui io dubito visto che Lei stessa lo ha smentito
«Il Tempo mi ha attribuito parole che non solo non ho mai pronunciato, ma che, per la storia del mio popolo, non potrei nemmeno mai pensare e che mi ripugnano», ha scritto Fatayer, spiegando di aver condiviso sul suo profilo personale – utilizzato «per veicolare quotidianamente decine e decine di informazioni ed episodi sul genocidio a Gaza e in Palestina che i media mainstream ignorano» – il video, senza però aver letto la caption che lo accompagnava. Questa mattina, invece di indignarsi per le parole di Eydar, prosegue Fatayer, «alcuni giornalisti hanno scelto di strumentalizzare». E poi: «L’Olocausto è stata una delle pagine più orribili della storia dell’umanità, e come tutti, continuo a dire con convinzione: mai più. Rispetto profondamente la storia e la sofferenza del mio popolo e proprio per questo so che chi ha conosciuto, come noi, l’oppressione e conserva bontà nel cuore, sa riconoscere e comprendere la sofferenza degli altri. Condanno, senza esitazione, il genocidio del popolo ebraico durante la Seconda guerra mondiale, come ho sempre fatto partecipando attivamente a tutte le commemorazioni e manifestazioni antifasciste».
da
Alfredo Facchini
Ieri alle 12:48
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Non chiamatele gaffe. Le parole di Paolo Mieli non sono scivoloni. Rivelano il ventre molle del giornalismo italo-sionista. Il lavoro più sporco lo fanno i Sechi, i Ferrara, i Sallusti, i Porro, gli urlatori. Mieli e Molinari, invece, sono gli addetti alla manutenzione del suprematismo che si traveste da cultura, la propaganda che indossa la toga della competenza.Paolo Mieli, ai microfoni di Radio 24, parlando di Souzan Fatayer, palestinese da quarant’anni a Napoli, candidata alle Regionali in Campania con Avs, l’ha definita - testuale - “la palestinese napulitana… una signora in leggerissimo sovrappeso”.E poi, come se non bastasse, quando qualcuno gli ha fatto notare l’oscenità appena sputata, ha aggiunto: “Però se lì la campagna è sulla fame, la carestia… non lo dico come giudizio estetico”.Non si tratta di una gaffe. Non si tratta di una “battuta infelice”. È un riflesso coloniale. Il ghigno di chi pensa di poter ridurre u donna palestinese a un corpo da sbeffeggiare. È roba che viene da lontano. Souzan Fatayer è una donna che porta addosso quarant’anni di esilio, di dignità, di lotta, di vita vera. Fatayer nasce a Nablus, in Palestina. Arriva in Italia nel 1984. Vive a Napoli da quarant’anni. È economista, docente, traduttrice, mediatrice culturale.Parla arabo, italiano, inglese. Traduce mondi, non solo parole. Da sempre impegnata per i diritti umani e la libertà del popolo palestinese. Ha lavorato tra università, associazioni, ospedali, scuole. È voce autonoma, laica, femminista, anticoloniale. Souzan Fatayer: una donna, due patrie, la stessa lotta.Quella di Mieli non è una gaffe, è un messaggio. Un modo di ribadire chi può parlare e chi no. Serve a ricordarci chi detta le regole del discorso, chi concede la parola e chi la toglie. Si sentono onnipotenti, intoccabili.Parlano come se le vite degli altri fossero materiale per le loro battute. Un asino può anche fingersi cavallo, ma prima o poi raglia.





