dal blog del corriere dela sera http://invisibili.corriere.it/descrizione/#more_descrizione
ho preso questa storia raccontasta da Claudio Arrigoni
Giusy Versace (sì, la famiglia è quella che immaginiamo)
ha affrontato di colpo la disabilità quando aveva 28 anni: le gambe
amputate da un guard rail sulla Salerno-Reggio Calabria. Nella sua vita
c’è un prima e un dopo, come spiega nel libro “Con la testa e con il cuore si va ovunque”
(Mondadori; la foto, di Jennifer Lorenzini, è quella della copertina).
Anche nel suo modo di intendere la femminilità. Ce lo spiega oggi,
“Festa della donna”, con un augurio: “Auguri a tutte, ma proprio a
tutte, le donne: siamo come ci guardiamo”.
di Giusy Versace
Nel 2005 ho perso le gambe in un incidente stradale e insieme alle
gambe credevo di aver perso anche una parte della mia femminilità. Ho
sempre considerato le gambe come la parte più femminile di me,
perdendole ho iniziato a vedermi come un piccolo mostro.
Ho dovuto imparare nuovamente a guardarmi allo specchio, vestita in
modo diverso rispetto a come ero abituata a vedermi prima. Indossavo
spesso pantaloni stretti, fuseaux e scarpe col tacco. Adoravo i vestiti
corti e le mini gonne. Di colpo ho dovuto affrontare un nuovo nemico:
l’armadio. Affrontai una sfida: raccogliere in grandi buste tutti i
vestiti e le scarpe che non avrei potuto più indossare e trovare il
coraggio di darle via. Il pianto liberatorio, condiviso con mia madre,
mi diede la forza necessaria per farlo.
Col tempo ho imparato ad apprezzare e valorizzare ciò che di me era
rimasto, senza perdere troppo tempo a pensare a ciò che non avevo più.
Essere guardata in modo “diverso” mi metteva a disagio, finché un
giorno capii che ero io quella diversa, semplicemente perché non mi
sentivo bene con me stessa. La gente guarda semplicemente perché non è
abituata a vedere, ma io “guardavo” perché la mente mi proiettava
un’immagine di me che ormai non esisteva più.
Pensare alla mia nuova vita senza tacchi mi ha fatto spesso sentire
buffa e goffa, in alcune situazioni finanche inappropriata. Per esempio,
ricordo con simpatia quando una sera le mie migliori amiche mi
proposero di andare a una festa. Evviva! Non vedevo l’ora. Avevo
imparato a camminare senza stampelle da pochi mesi e l’idea di uscire e
fare un po’ di vita mondana mi elettrizzava come un’adolescente al suo
primo appuntamento. Cercai di vestirmi in modo carino, ma nell’aprire
la scarpiera la scelta era più o meno sempre la stessa: sneackers,
ballerine. Pensai subito che forse nessuno mi avrebbe guardato i piedi e
che la cosa più importante era sfoggiare il sorriso più bello. Indossai
una camicetta attillata con una collana lunga colorata, un po’ di
trucco, un tocco di gloss alle labbra e via. La compagnia e l’affetto
delle mie amiche mi aiutò quella sera a essere, ancora una volta e
nonostante tutto, protagonista di una serata importante. A nessuno
importava che scarpe indossassi, nessuno notò il mio largo pantalone
nero, in compenso mi fecero tanti complimenti per la collana e per il
sorriso. La gente ci vede in base a come noi ci poniamo. Maggiore è la
stima che nutriamo di noi stesse, migliore è la percezione che la gente
avrà di noi. Allora, di che parliamo?! Cosa vuol dire femminilità?
Sembrerà banale, e magari lo è, ma un sorriso è in grado di
sprigionare più femminilità di un tacco a spillo. Difficile crederci,
per chi è abituata magari a indossarli o per l’immagine femminile che ci
viene spesso proposta, lo so bene! Ma, provate a immaginare una
“musona” o una persona triste e negativa su un paio di tacchi e poi
ditemi che effetto vi fa.
Se poi scegliete invece di mettere i tacchi solo per sembrare più
alte, beh allora vi capisco! Siete assolutamente giustificate. Io ho
risolto il problema così: vado da un tecnico e mi faccio fare le gambe
di qualche centimetro più lunghe. Comodo no? In fondo, se ci pensate
bene, con un paio di scarpe comode si evitano anche i rischi di
incappare in brutte figure, si evitano possibili scivoloni o inutili e
antipatiche storte alle caviglie. In sostanza, ci si sente più a proprio
agio e si sorride molto di più.
Non potrò mai dimenticare le parole che mi scrisse un amico stilista
qualche tempo fa: se osi con una scollatura apparentemente discreta,
nessuno noterà le ballerine che avrai ai piedi.
“Donne, donne…. oltre le gambe c’è di più”, cantava la bella Jo Squillo. E’ proprio vero…
* Professionista nella moda, atleta paralimpica, presidente di “Disabili no limits”