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22.1.25

«Lavoro da anni in terapia intensiva e ho ascoltato i rimpianti dei pazienti terminali: ecco cosa pensano prima di morire»

da leggo tramite msn.it

Perdere una persona non è facile soltanto per i suoi familiari, ma anche per gli stessi medici che hanno assistito il paziente. Lo racconta Julie McFadden, un'infermiera che nel corso della sua carriera ha assistito diversi malati ricoverati in terapia intensiva. «Il mio
obiettivo è quello di aiutare le persone ad accettare che la loro vita sta per finire prima di comprenderlo da sole o che a dirglielo sia un parente - ha raccontato al podcast Disruptors di Rob Moore - e nel corso del tempo ho capito che c'è sempre una situazione che accomuna i pazienti terminali». 

 

Il desiderio dei pazienti

«Vorrei non aver sottovalutato la mia salute». Questa è soltanto una delle frasi che Julie McFadden si è sentita dire mentre lavorava nel reparto di terapia intensiva di un ospedale della California. L'infermiera è conosciuta sui social per condividere contenuti inerenti alla propria esperienza nei reparti, nei quali ha avuto modo di parlare con diverse persone che avevano mali terminali. Un fatto che, come ha dichiarato più volte, l'ha «resa più forte» perché nel corso degli anni «le ha permesso di riflettere sulla prospettiva della vita e della morte».«Parlando con i pazienti, diversi mi hanno detto che avrebbero preferito apprezzare di più le cose piccole della vita - ha spiegato Julie - in tanti avrebbero desiderato fare più passeggiate o stare di più in famiglia. E proprio i parenti sono la loro maggiore preoccupazione, perché chi non può permettersi le cure o addirittura il funerale tende a chiedere aiuti finanziari alle persone vicine. Ho capito che, chi vive una condizione economica più adagiata, affronta la morte con meno stress». L'obiettivo dell'infermiera è quello di sensibilizzare riguardo gli ultimi momenti, perché a suo parere tutti dovrebbero sapere cosa succede prima di affrontare una realtà complessa e spesso difficile da digerire, ovvero il fatto di essere giunti alla fine del propri percorso. 

9.11.23

indi gregory staccate le macchine curarla non era più possibile sarebbe stato accanimento terapeutico

 Nel post precedente consideravo   la decisione  inglese  come qualcosa  d'insensibile    e  che  <<   [ ....]
In casi come  questi   così personali ed  privati    lo  stato ed la religione  dovrebbero  lasciare  decidere   se  scegliere  di vivere sotto    accanimento   terapeutico  o dipendenza  macchine   oppure   porre  fine  alle  proprie   sofferenze  \  agonie   [...] >>. 
  Ma  soprattutto commentando    sulla   mia bacheca  di fb     tale  news  



Daniela Tuscano
 di fatto, dove c'è la cd "libertà di scelta" decide lo Stato. Inutile girarci intorno, se scegli l'"inverso" i risultati sono questi. Prova a confutarla, di fronte a una bambina che muore.
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Autore
Giuseppe Scano
non è vera libertà dovrebbero essere i genitori a decidere sia nel suo caso sia in casi simili a quello di eluana englaro o simili . non lo stato


Ora Portare in Italia la piccola Indi, affetta da una malattia gravissima e da feroci sofferenze, senza alcuna speranza di miglioramento, sarebbe stato un atto di vero accanimento terapeutico.E quindi   non biasimo la  scelta   dei giudici inglesi. Non stiamo salvando una bambina da una guerra o da una pericolosa epidemia, o   da  una semplice  malattia  ma  : <<  vogliamo strapparla a uno degli ospedali pediatrici migliori del mondo, dove eccellenti medici hanno decretato che tenerla in vita attaccata a delle macchine è disumano”  >>. Sono le parole a Repubblica di Lorenzo D’Avack, giurista, docente di bioetica e filosofia del diritto, ex presidente del Comitato di bioetica di cui è uno dei pochi membri laici,




utilizza parole nette.  Lo stesso  D’Avack: a  thesocialpost  <<La scelta dell’Italia di concedere alla bambina la cittadinanza è stato un atto ipocrita .Il giurista ritiene che la scelta dell’Italia di concedere alla piccola Indi la cittadinanza sia stato un “atto ipocrita, in nome di un astratto diritto alla vita che, nel caso di Indi, vuol dire sofferenza e va contro la dignità della vita stessa. Un atto politico non umanitario”. >>Il professore, durante l’intervista, ha  ammesso  di capire il dolore tremendo di quel padre e quella madre. Però so che i medici, in Italia come in Inghilterra, fanno sempre l’impossibile per salvare una vita, perché l’imperativo è curare, salvare, pur in assenza di guarigione. Ma i medici conoscono i limiti della sopportazione di un essere umano. E quando si arriva a staccare la spina vuol dire che ormai in quella vita c’è soltanto dolore. Ecco  quindi      che <<  anche in Italia, di fronte a situazioni simili a quella di Indi, in caso di disaccordo tra genitori e medici è il giudice a dover decidere. Lo prevede la legge 219 del 2017. L’accanimento terapeutico è vietato anche nel nostro Paese, se a Indi venissero somministrate terapie che ne acuiscono le sofferenze questi l’ospedale potrebbe essere denunciato>>, spiega ancora il professore a Repubblica. Che aggiunge anche   << come la scelta di non farla morire a casa, come hanno chiesto i genitori Dean e Claire, è per per alleviare al massimo le sue sofferenze. Per poterle assicurare quelle cure palliative e quell’accompagnamento alla morte che in un hospice, o nell’ospedale in cui è ricoverata, sono sicuramente più efficaci. Disonesto illudere i genitori >> Come noto, l’ospedale Bambino Gesù di Roma ha dichiarato di essere disponibile ad accogliere Indi. Parliamo di un eccellente ospedale pediatrico i cui medici conoscono bene le condizioni senza speranza di Indi. <<  E c’è un comitato etico – sottolinea il docente – che certamente non accetterebbe un accanimento terapeutico sulla bambina. Quindi illudere i genitori di Indi che in Italia la loro figlia sarebbe curata ad ogni costo è disonesto.>>  Infatti  Ci sono organizzazioni pro-life che speculano sul dolore e sull’ignoranza scientifica dei genitori. Lo abbiamo già visto nei casi di Alfie Evans e Charlie Gard. Sull’intervento dell’ospedale capitolino, D’Avack, in conclusione, dice:  <<  Posso solo rispondere che si tratta di un grande ospedale cattolico espressione del Vaticano .La vera pietas è accompagnare la piccola Indi e i suoi genitori >>
Il professore cita, poi, le parole di Giada Laudati, direttrice di Vidas: <<Credo che la piccola Indi e i suoi genitori possano solo essere accompagnati con le cure palliative. Cercando di lenire il più possibile la sofferenza sua e il dolore del padre e della madre >>. Ed è l’unica cosa che accadrebbe in Italia”. Accompagnare dunque.<<Esattamente come vuole fare il “Queen medical center” di Nottingham. Questa è la vera pietas. Non l’atto ipocrita di un governo che in otto minuti dà la cittadinanza italiana a una bambina inglese che nel suo Paese ha tutte le cure possibili. Come mai Meloni – conclude il professore a Repubblica – non riserva lo stesso interesse a bimbi che sono sotto le bombe o negli ospedali africani dove si muore perché mancano gli antibiotici? Non meritano anche questi bambini la nostra cittadinanza?>>.

4.10.22

Giovanni e Graziano si sposano nella struttura per malati terminali: "Insieme da trent'anni, anche l'hospice può essere un luogo d'amore"

repubblica 
 Si sono uniti con rito civile nell’Hospice San Bartolomeo di Martina Franca, una struttura per cure palliative: davanti alla sofferenza della malattia, i due uomini hanno deciso di coronare il loro sogno

                                       di Raffaella Capriglia  04 OTTOBRE 2022 ALLE 12:45

L’amore trova la sua strada sempre, anche nel dolore e nelle difficoltà. Come nella storia di Graziano, sessant’anni, e Giovanni, 73 anni: i due uomini si amano da tempo e hanno deciso, in questi giorni, di dare forma alla loro unione. Si sono uniti con rito civile nell’Hospice San Bartolomeo di Martina Franca, una struttura per cure palliative, in cui sono assistiti i malati con patologie che non si possono più guarire, come pazienti con neoplasie in stadio terminale, Sla e altre patologie cronico-degenerative.
In questa struttura è ricoverato Giovanni. I nomi scelti sono di fantasia, per tutelare la privacy dei protagonisti, ma è vera la loro storia, iniziata da oltre trent’anni. Giovanni è stato in passato sposato, Graziano è celibe. I due hanno scoperto di nutrire presto un sentimento reciproco. Fino a quando, pur in un’età più matura e davanti alla sofferenza della malattia, i due uomini hanno deciso di coronare il loro sogno. E così, nella struttura in cui è ricoverato Giovanni per i suoi problemi di salute, si sono giurati fedeltà e sostegno reciproco.
Il rito civile è stato officiato dall’ufficiale civile del Comune di Martina Franca Maria Rosaria Cicero, presente il segretario generale Eugenio De Carlo. L’amore è amore: un disegno con la scritta “Love is Love” ed un arcobaleno, palloncini bianchi ed un cuore hanno fatto da sfondo alla celebrazione. La giornata è stata anche un momento di gioia all’interno della struttura sanitaria, in cui Giovanni e Graziano hanno condiviso la loro felicità con gli altri pazienti ed il personale sanitario.
Questi momenti, legati alla dimensione personale e familiare degli assistiti, non sono rari e rappresentano delle tappe importanti sia per l’attenzione verso il malato che per un miglioramento generale della qualità della vita della persona assistita. Lo sottolineano i responsabili dell’Hospice San Bartolomeo, i dottori Monica Lovecchio e Giuseppe Russo e la direttrice dottoressa Silvana Ausiello.
“L’hospice è una realtà nata relativamente da poco, nel 2010, con la legge 38 - è stato spiegato - vogliamo dimostrare che anche nell’hospice ci sono le cose belle, come è accaduto in questo caso. Purtroppo viene solitamente pensato come un luogo di morte; è senz’altro un luogo di dolore, perché ci si occupa dell’assistenza ai malati terminali, che hanno delle patologie che non si possono più guarire, ma, con l’aiuto delle cure palliative e con la terapia del dolore, l’obiettivo è sempre migliorare la qualità di vita degli assistiti”.
La finalità è garantire la migliore qualità della vita possibile. Ecco perché, oltre alle cure mediche, sono importanti il benessere psicologico e sociale della persona. Il malato ha il diritto di fare la propria vita e gioire nei momenti belli e, sicuramente, poter mantenere il contatto con i familiari e gli amici, con le persone significative della sua esistenza, giova alla sua dimensione psicofisica. “Nell’hospice - si rimarca - si mantiene la dimensione familiare. Qui abbiamo festeggiato matrimoni, compleanni, nascite. Si cerca di mantenere inoltre il legame tra gli assistiti e i loro affetti. È una residenza non solo sanitaria, ma una vera “casa” per il malato, in cui accadono anche tante cose belle, come questa dell’unione di Graziano e Giovanni, a cui rinnoviamo i nostri auguri”

31.10.19

quando l'uccidere una persona sofferente non e liberazione ma omicidio . il caso Catania, uccideva i malati sull’ambulanza per «venderli» alle pompe funebri

 di cosa stiamo   parlando

 corriere  della sera  del 22 dicembre 2017

Catania, uccideva i malati sull’ambulanza per «venderli» alle pompe funebri: arrestato
Catania, arrestato un barelliere. Tre casi accertati, ma si indaga su 50 morti sospette
di Felice Cavallaro





CATANIA Ha ucciso almeno tre malati terminali, ma il sospetto è che ne abbia fatti passare all’altro mondo cinquanta. Opera di un barelliere diventato assassino, Davide Garofalo, 42 anni, casa e famiglia ad Adrano, fino alla scorsa estate in servizio davanti all’ospedale di Biancavilla su un’ambulanza privata trasformata in carro funebre anche per conto della mafia. Mani esperte e rodate. Una siringa usata per iniettare aria nella cannula dei pazienti che morivano per embolia all’interno dell’ambulanza, stando all’accusa e a un testimone, un giovane collaboratore dei clan, un pentito adesso pronto a confermare una verità echeggiata lo scorso maggio in tv: «La gente non moriva per mano di Dio». ....  continua   qui 

La notizia   dell'arresto di Davide  Garofalo  ( vedere  sopra  e qui  )  mi ha  riportato  alla mente    il  n 1    della  collana  le   storie  della bonelli  il boia  di  parigi ( da me   recensito in queste pagine   e  di  cui  trovate nel  video  sotto  maggiori informazioni )



Risultati immagini per il boia di parigi
 ovvero Charles-Henri Sanson, il “boia del Re”, ha servito con diligenza la  monarchia   ma ora – divenuto “boia del popolo”   e uccisore  di  Luigi XVI e  di maria  Antonietta  d'Austria  .

Dove in questo albo Sanson viene rappresentato come un uomo disincantato e scettico, che rifiuta l'appellativo di macellaio e preferisce quello di carnefice, cioè colui che dà la morte cercando di arrecare meno dolore possibile, tanto da aver richiesto lui stesso, con una lettera al Ministro della Giustizia, la costruzione di una ghigliottina. Sanson prende molto seriamente il mestiere di boia e vede come un dovere morale assistere i condannati a morte, visitando personalmente ognuno di essi alla prigione della Conciergerie per pregare e parlare con loro, preparandoli al momento della dipartita. Il boia disprezza in egual misura il Popolo, da lui definito "barbaro e incivile", e i cosiddetti "Rivoluzionari" come Robespierre e Saint-Just, pur essendo molto amico di Danton, che considera degli arrivisti demagoghi. A un certo punto Sanson si trova, senza volerlo, esaltato come un eroe dal popolo, che prima lo disprezzava e che ora, adesso che taglia la testa ai nobili, lo esalta come il "boia del popolo" anche per idea di Robespierre, che cerca di usarlo come strumento per garantire il proprio potere a Parigi. Sanson si rifiuta di essere la marionetta del dittatore, attirandosi l'odio di Robespierre e del suo sgherro Saint-Just, ed è schifato dal Terrore instaurato dal Comitato di Salute pubblica, che ha trasformato le esecuzioni in uno spettacolo da circo denaturandole della loro sacralità. Gli tocca assistere impotente a quella che lui definisce la macellazione di Luigi XVI, che gli era stato impedito di incontrare per il rito della preparazione, a causa di un errore degli uomini di Robespierre nel montare la ghigliottina e dopo ciò, in un colloquio con l'Incorruttibile, gli confesserà il suo disprezzo per la sua demagogia: "Come vi riempite la bocca di questa parola... "popolo". Voi non capite il popolo più di quanto il popolo capisca voi" - "Diversamente da voi, vero, Sanson?" - ribatte Robespierre sarcastico - "Voi ricambiate la loro devozione con tutto il cuore!" - "No. Io li disprezzo profondamente... Sono barbari, incivili... Ma la differenza è che io non mento loro." Alla fine, spinto dal suo amico Danton (che aveva dovuto decapitare) e da una nobildonna (cui era molto affezionato perciò Robespierre, sperando in questo modo di fiaccarne la resistenza, lo incaricò della sua esecuzione), ordisce un piano per liberare Parigi della tirannia giacobina, che porterà alla caduta di Robespierre, il quale verrà infine, con estrema soddisfazione di Sanson, ghigliottinato dal boia stesso.

Ora  qui non si tratta   di uccidere  per  pietà   o alleviare  le sofferenze  ( testamento  biologico , cure  palliative  , suicidio assistito o eutanasia  su richiesta  )  insomma  far morire  con dignità  malati terminali o  gravi    che non hanno altra  speranza  che  la  morte per  mettere  fine alle  sofferenze  . Ma  di  un omicidio   vero e proprio   , senza  nessuna  motivazione  ed  a freddo  come  quello    descritto   da questo bellissimo   romanzo  

«Addossati al cespuglio, il caporale ed io rimanemmo in agguato tutta la notte, senza riuscire a distinguere segni di vita nella trincea nemica. Ma l’alba ci compensò dell’attesa. […] Il nemico, il nemico, gli austriaci, gli austriaci!… Ecco il nemico ed ecco gli austriaci. […] Macchinalmente, senza un pensiero, senza una volontà precisa, ma così, solo per istinto, afferrai il fucile del caporale. […] Avevo di fronte un ufficiale, giovane, inconscio del pericolo che gli sovrastava. Non lo potevo sbagliare. Avrei potuto sparare mille colpi a quella distanza, senza sbagliarne uno. Bastava che premessi il grilletto: egli sarebbe stramazzato al suolo. Questa certezza che la sua vita dipendesse dalla mia volontà, mi rese esitante. Avevo di fronte un uomo. Un uomo! Un uomo! […] Fare la guerra è una cosa, uccidere un uomo è un’altra cosa. Uccidere un uomo, così, è assassinare un uomo. […] “Sai… così… un uomo solo… io non sparo. Tu vuoi?” Il caporale prese il calcio del fucile e mi rispose: “Neppure io”».


22.6.19

replica agli odiatori antivaccinisti e metodo hamer e ciarlatani [ Non sapevo che difendere la scienza ed il progresso fosse dittatura fasciosanitaria parte II ]

Risultati immagini per hatersLo  so che   dovrei    non rispondere   e lasciar perdere  e  quindi   evitare    di dare l loro spago  . Ma  in tempi come   questi   dove  gli haters  non  si fermano davanti a nulla   . Replico   agli : antivaccinisti specialmente quelli settari e acritici , ai ciarlatani , ecc che mi hanno riempito di 💩 e d'insulti anche pesanti e personali sulle mie condizioni di salute per il mio post https://bit.ly/2x9txhM critico verso di loro e verso i genitori di Eleonora Bottaro dico solo questo : io giustifico ed accetto le cure alternative hanno basi scientifiche e quando tutte la altre hanno fallito . ma soprattutto che la libertà di scelta fra i due tipi di cure è sacrosanta ma bisogna saperla usare e non imporla impedendo di scegliere quale seguire . 
E che e qui mi fermo non prima di    dire  loro  




 non vale la pena di abbassarmi al livello continuando a diffondere odio inutilmente . Ma soprattutto basta evitiamo speculazioni e strumentalizzazioni sulla povera Eleonora

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...