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11.9.25

11 settembre 2001 una giornata particolare di 24 anni fa che sconvolse il mondo e di cui paghiamo le conseguenze

canzoni suggerite

11 settembre 2001, New York. Una data, un luogo e una tragedia che nessuno può scordare. Lo spartiacque tra vecchio e nuovo millennio. Un evento di portata talmente grande che tutti ricordano dove erano e che cosa stavano facendo quando sono venuti a conoscenza della notizia dell’attentato alle Twin Towers a New York. Di quell’impensabile giorno in cui due aerei si sono infilati in due grattacieli. Di quando la più sfrenata fantasia è uscita dai kolossal hollywoodiani a tema catastrofico-terroristico ed è tragicamente entrata nell’immaginario del pianeta Terra come una incredibile realtà. Quanto accaduto quel giorno ha influito in profondità sulla struttura sociale che, almeno a occidente, si era costruita. Ha colpito tutti nell’intimo  ......  Continua a leggere su Rockol https://bit.ly/32iG2I2

Infatti  ogni anno   quando s'avvicina  l'11  settembre  ,  è sempre  più difficile  parlare, nonostante  sia  passati  24   anni  ,   degli eventi  del  11  settembre  2001     senza  scadere  in  discorsi   retorici , melensi ,  nostagici ,  di  parte  ,  complottisti  . L'unca cos    che  riesco a   dire e  scrivere   è  che  tali eventi  furono    ( e  lo sono  ancora   )  una  giornata  particolare   che  ha  cambiato   (  e    ne  vediamo  ancora  oggi  le  conseguenze  )  la storia  . E'   avvenuta  , dopo  10 anni di   calma  \  pausa  ,   cioè  la fine della  giuerra  fredda  un accellerazione   di  evanti     che  non  si sa  ancora   dove ci porterà . Un evento 
spartiacque nella storia contemporanea . Infatti : << L’11 settembre 2001 è una delle date più significative della storia contemporanea. Quella mattina, gli Stati Uniti furono colpiti da una serie di attacchi terroristici coordinati che avrebbero inciso profondamente non solo sulla politica americana, ma anche sugli equilibri globali, dando inizio a una nuova fase storica.>>  ( da  11 settembre 2001: il giorno in cui il mondo cambiò   di DIRE.it ) E quindi meglio il silenzio . Ma ecco che stavo per chiudere questo post quando ho trovato sui social tre storie che trovate sotto


L’ALBERO CHE NON VOLLE MORIRE  (11 SETTEMBRE 2001 - VOLUME 4)

La mattina che a Downtown New York venne giù tutto, esattamente ventitré anni fa, ci fu una vita che continuò a resistere.La mattina che crollarono i due grattacieli più alti della città, con quasi tremila persone dentro, che crollarono gli edifici circostanti, che bruciò tutto quanto c’era intorno, che si aprì una voragine nel suolo profonda oltre venti metri, la mattina in cui crollarono le nostre stesse sicurezze, e il concetto di libertà non fu mai più quello di prima, ci fu una vita che continuò a resistere.La mattina dell’11 settembre 2001, mentre era morte, terrore e distruzione ovunque, ci fu un albero di pero, proprio sotto alle Torri Gemelle, che prese fuoco come tutti gli altri, ma che alla fine si salvò. Si salvò ed è arrivato sino a noi, e oggi è il simbolo più straordinario, mirabile, incredibile e miracoloso di quella tragedia e di tutto quello che c’è stato dopo, di tutto quello che c’è e che ci potrà essere dopo.
Vennero giù la Torre Sud e poi la Torre Nord, a pochi minuti l’una dall’altra. Vennero giù e trascinarono oltre alle vite umane anche migliaia di tonnellate di cemento, di acciaio, di cristallo, di arredi, di mobilia, di oggetti di ogni tipo. Un’immensa onda nera travolse New York, l’aria fu irrespirabile per settimane, ogni parvenza di vita umana rimase cancellata, eradicata, disintegrata, per decine di isolati.Ogni albero della zona, ogni singolo arbusto venne distrutto, mangiato senza pietà dalle fiamme. Rimase vivo solo un ramo, un solo ramo, un unico ramo di quell’albero di pero che stava proprio sotto alle Torri Gemelle. Era messo malissimo: carbonizzato nel tronco, nelle radici, in tutti gli altri rami sino alla punta. Ma ce n’era uno soltanto, che era rimasto vivo.Se ne accorsero, un mese dopo la tragedia, gli uomini dell’FDNY, il Fire Department of New York, i pompieri eroi dell’11 settembre. Se ne accorsero, che pulsava ancora un briciolo di vita, in mezzo a tutta quella morte, in mezzo a tutta quella puzza di bruciato, di marcio, di putrido, in mezzo alle fredde vestigia di quell’immane tragedia.Se ne accorsero e chiamarono dei botanici: presero visione del pero di Ground Zero e dissero che sì, che era ancora vivo, che non ci si poteva minimamente spiegare come, ma il pero era ancora vivo. Solo che bisognava portarlo via di lì, bisognava metterlo in salvo, bisognava trapiantarlo altrove, nella speranza che potesse guarire.Il pero che stava proprio sotto alle Torri Gemelle venne eradicato e poi ripiantato, nel novembre del 2001, al Van Cortland Park, nel Bronx. Fu questo il suo ‘ospedale’ per nove lunghissimi anni. Nove anni nei quali ci si è presi cura di lui, lo si è visto diventare più forte, giorno dopo giorno, lo si è visto riprendere vigore, riacquistare la corteccia, le foglie, il suo magnifico colore.Poi, la mattina del 22 dicembre del 2010, il pero che stava proprio sotto alle Torri Gemelle è tornato a casa sua, dov’era stato sin dalle sue origini. Proprio sotto al nuovissimo One Wtc. Lo hanno chiamato “Survivor Tree”, e il motivo è facilissimo da capire. Lo hanno chiamato così e quel pero scampato all’11 settembre (e non si saprà mai come) è diventato l’albero più famoso di New York, ma anche il simbolo della vita che riparte, della città che resiste, della pagina che andava comunque svoltata.Chissà che destino, si portava e si porta dentro, quell’albero di pero. Non doveva morire l’11 settembre, non voleva morire l’11 settembre di ventitré anni fa. Non volle morire neppure tredici anni fa, quando fu seriamente compromesso dall’uragano Irene.Oggi è circondato da un recinto, è diventato alto trenta metri dai dieci metri che era nel 2001, ha le radici che devono ancora attecchire perfettamente, ma lo sapete qual è l’aspetto più eccezionale? È che il “Survivor Tree” è l’unico albero della piazza a fare i fiori: dei fiori stupendi, bianchissimi, profumatissimi. Provateci, a passare di fronte a questo prodigio della natura, e a non commuovervi.Io penso che non ci riuscirete.Chiunque ha un cuore, non ci potrà riuscire. Quando passerete da questo luogo, andate di fronte al “Survivor Tree”: ogni singolo fiore di quel pero è una vita umana che ci dice di essere solamente passata dall’altra parte, e chissà che tutte, tutte insieme, non siano proprio ancora qui, dentro a quest’albero.A tenerci compagnia per l’eternità.

Mi ricordo il post, il cui video citato in molti mieri post sul 11 settembre , contenuto in film collettivo 11′09"01 11 settembre - Wikipedia se volete vederlo o rivederlo lo trovate qui , di Sean Penn

Un anziano trascorre la sua vita da solo in un appartamento oscurato dalle Torri Gemelle. L'uomo vedovo sfoga la sua solitudine parlando con la sua defunta moglie come se fosse ancora viva e coltivando il suo vaso di fiori, appassito dalla mancanza di luce. Il crollo delle Torri permette finalmente alla luce di inondare l'appartamento e rivitalizza improvvisamente i fiori. L'anziano, felice per l'accaduto, cerca di mostrare il vaso alla moglie, ma la luce rivela l'illusione in cui viveva fino a quel momento. Tra le lacrime, si rammarica che sua moglie non sia lì per vedere finalmente il vaso rifiorire.


...


non ricordo l'autore di facebook

Un anno dopo la tragedia dell’11 settembre 2001, su un giornale americano apparve un piccolo biglietto.
Non era gridato né drammatico, ma semplice… e indimenticabile.
Diceva così:
“Potresti aver sentito parlare dell’amministratore delegato sopravvissuto perché quel giorno toccava a lui portare il figlio all’asilo.
Un altro uomo si è salvato perché era il suo turno di prendere le ciambelle.
Una donna è arrivata in ritardo perché la sveglia non ha suonato.
Qualcuno è rimasto imbottigliato nel traffico del New Jersey.
Un altro ha perso l’autobus.
Qualcuno si è macchiato la camicia di caffè ed è dovuto tornare a cambiarsi.
La macchina di uno non partiva.
Un altro ha risposto a una telefonata di troppo.
Un bambino ha impiegato più tempo a vestirsi.
E qualcuno, semplicemente, non riusciva a trovare un taxi.
Ma la storia che mi ha colpito di più è quella di un uomo sopravvissuto… perché indossava scarpe nuove.Gli provocarono una vescica, così si fermò in farmacia a comprare una benda.
E per questo è vivo.”
Da allora, ogni volta che resto bloccato nel traffico, perdo l’ascensore, devo tornare indietro a prendere le chiavi o rispondo a una chiamata all’ultimo momento… mi fermo a pensare:
Forse sono esattamente dove dovrei essere.Forse quel ritardo è una protezione che non conoscerò mai.Così, la prossima volta che la tua mattina sembra “storta”—i bambini sono lenti, non trovi le chiavi, o ti fermi a ogni semaforo rosso—non stressarti, non arrabbiarti.  Forse… solo forse… Dio ti sta proteggendo in silenzio, in modi che ancora non puoi vedere.

.......
L’11 settembre 2001, mentre il mondo cambiava per sempre, un eroe camminava su quattro zampe.Michael Hingson era al lavoro, al 78° piano della Torre Nord del World Trade Center. Cieco dalla nascita, non poteva vedere le fiamme che divoravano l’edificio, né i detriti che piovevano giù come piombo dal cielo. Ma sentiva…Sentiva la terra tremare sotto i piedi.Sentiva l’aria diventare pesante.Sentiva la paura, quella cruda, che ti stringe il cuore e paralizza il corpo.Accanto a lui c’era Roselle, la sua cagna guida.Si era appena svegliata da un pisolino. Nessun panico. Nessuna esitazione. Solo calma. Silenziosa, ferma, pronta.In mezzo al caos, quello sguardo tranquillo fu tutto ciò di cui Michael aveva bisogno per credere che ce l’avrebbero fatta.E così, con Roselle a guidarlo, iniziò la lunga discesa.1.463 gradini.Uno dopo l’altro.Tra urla, fumo, sangue, panico.Mentre il grattacielo tremava e ogni secondo sembrava
l’ultimo.Un collega si bloccò, con la disperazione negli occhi.“Non possiamo farcela,” sussurrò.Michael si voltò, stringendo forte il guinzaglio.“Se io e Roselle possiamo scendere, puoi farlo anche tu. Perché lei non si è mai fermata.”Passarono accanto a vigili del fuoco che salivano verso l’inferno, consapevoli che molti non sarebbero mai tornati.Ma Roselle non si fermò. Non esitò. Non indietreggiò mai.Pochi minuti dopo, raggiunsero l’atrio. E poi l’esterno.Un mondo completamente trasformato: buio, fumo, macerie.Per la prima volta, tutti erano ciechi.Ma Michael no. Lui ci era abituato. Sapeva muoversi dove gli occhi non servono, dove contano solo l’ascolto, l’istinto, il legame.Guidato da Roselle tra polvere e distruzione, arrivò a un punto in cui lei si fermò di colpo. Aveva sentito qualcosa.Una scalinata.Una via d’uscita.La salvezza.Quel giorno, Roselle salvò la vita del suo umano.Non con la forza. Non con il rumore.Ma con la calma, la fiducia e l’amore incondizionato che solo un cane può offrire.Eppure, ancora oggi, c’è chi si chiede se gli animali provino emozioni.Chi non riesce a vedere l’anima che si nasconde in quegli occhi silenziosi.Ma Michael sa. E Roselle sapeva.E questa storia lo urla, in mezzo a un mondo che troppo spesso non ascolta. #fblifestyle


con questo è tutto . Per tutti coloro vecchi o nuovi fossero interessati a vedere come ho trattato \ affrontato tale evento dal lontano 2004 ( cioè da quando ho messo su il blog prima in splinder e poi in blogger ) può consultare nelle etichette o nel motore di ricerca del mio nostro blog la voce 11 settembre o 11 settembre 2001

12.9.13

11 settembre 1973-11settembre 2013 e 11 settembre 2001-11 settembre 2013

  da  repubblica  online del (11 settembre 2013)

 

Il console parmigiano che salvò i cileni dal golpeRoberto Toscano ricorda i drammatici giorni del colpo di Stato dell'11 settembre 1973. Appena 30enne, secondo segretario dell'ambasciata italiana, accolse 600 rifugiati in fuga dalla dittatura militare. "Ci volle coraggio ma ci prendemmo la responsabilità di agire"

di RAFFAELE CASTAGNO





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Quando Roberto Toscano arrivò in Cile, nel 1971, non aveva neppure 30 anni. Il suo trentesimo compleanno lo festeggiò due settimane dopo il golpe dell'11 settembre 1973 che segnò la drammatica fine dell'esperienza del governo, democraticamente eletto, di Salvador Allende.
All'epoca era agli inizi di una brillante carriera diplomatica. Secondo segretario dell'ambasciata italiana di Santiago, insieme all'incaricato di affari Piero De Masi, salvò 600 cileni dalla dittatura militare.
Toscano, ex ambasciatore, con incarichi diplomatici anche in India e India, oggi è presidente della Fondazione Intercultura. Collabora con il quotidiano La Stampa e prestigiose riviste internazionali.
A Parma per alcuni giorni, il diplomatico (classe 1943), racconta al nostro giornale la sua esperienza. "Il Cile è stato il mio primo incarico. Era un Paese relativamente tranquillo rispetto agli altri del Sud America. C'era molta violenza verbale tra le forze politiche ma non si pensava potesse andare così. Aveva una tradizione democratica, per questo il golpe fu uno shock, un trauma, un vero tsunami, un evento del tutto imprevedibile".
Le immagini dell'11 settembre cileno sconvolsero il mondo. Il palazzo presidenziale bombardato, il presidente Allende, poi morto molto probabilmente suicida, con il mitra in mano. "Fu in senso etimologico una catastrofe, cambiò tutto. Prima ogni forza politica aveva una radio, dopo il golpe smisero di trasmettere, per poi riprendere a reti unificate con i bollettini dei militari. I colpi di Stato, ieri come oggi, si assomigliano sempre".
Toscano, secondo segretario dell'ambasciata, insieme all'incaricato d'affari Piero De Masi, si trovò a reggere le redini della nostra rappresentanza diplomatica. L'ambasciatore si trovava in Italia e Roma, non avendo riconosciuto la Giunta militare, decise di non rimandarlo in Cile.
"Subito dopo il golpe corsi in ambasciata, le comunicazioni erano impossibili. Il telex era stato spento, restammo isolati per giorni. Poi mi ricordai di un amico parmigiano che studiava a Santiago e che aveva la famiglia a Mendoza, in Argentina, vicina al confine, la cui rete telefonica era collegata direttamente con quella cilena. Chiamai sua madre chiedendole di contattare il ministero degli Esteri in Italia per rassicurare che stavamo bene".
Fu solo l'inizio di quello che sarebbe stato un anno carico di avvenimenti, con l'ambasciata italiana che si trasformò in un luogo di asilo e accoglienza per centinaia di rifugiati. "All'inizio fornimmo aiuto ai nostri connazionali. Ricordo in particolare un ragazzo di Lotta continua. Si presentò da me per ricevere assistenza, poi per alcuni giorni non ne ebbi più notizia. Andai al ministero degli Esteri, che occupava un ala del palazzo presidenziale sopravvissuta ai bombardamenti. Trovai il suo nome in un lungo elenco di arrestati, tutti in custodia allo Stadio nazionale, dove mi recai per andarlo a prendere. Fu un'esperienza forte. Vidi persone con le facce premute contro il muro. Alle fine venne rilasciato. In seguito fornimmo assistenza anche ad alcuni italo-cileni".
Poi arrivarono i primi cileni. Ogni giorno decine di persone scavalcavano i muri che circondavano la sede diplomatica, una villa in un grande parco. Toscano ricorda che il diritto internazionale non riconosce l'asilo diplomatico, ma in America latina, a causa dei numerosi colpi di Stato, si trattava al contrario di una prassi abituale.
"Una parssi completamente sconosciuta per noi italiani. Devo dire che il ministero degli Esteri andò un po' nel pallone. Il mio collega - De Masi, autore del libro "Santiago 1 febbraio 1973-27 gennaio 1974" (Bonanni editore) - si è dovuto prendere la responsabilità di decidere, c'è voluto un po' di coraggio".
In un anno, ben 600 cileni trovarono accoglienza nell'ambasciata. "Gli adulti entravano scavalcando il muro, i bambini venivano aiutati. Alla fine, con uno strappo al protocollo, risolvemmo di andare a prenderli con la macchina diplomatica. I problemi erano tantissimi, dalle cucine, alla pulizia. Non avevamo il personale per assistere tutta quella gente. Così, d'accordo con i rappresentati politici, attuammo forme di autogestione. Non era una situazione semplice, specie con la seconda ondata di arrivi, spesso composta da persone torturate, arrestate, minacciate, individui segnati fisicamente e psicologicamente".
Tanti, tantissimi gli episodi racchiusi in quell'isolato di speranza e libertà rappresentato dalla nostra sede diplomatica, che si trovò anche sotto la minaccia di essere attaccata dall'esercito cileno. "Una sera mi chiamò l'ambasciatore indiano, in buoni rapporti con la Giunta militare. Mi disse che era in atto un piano per arrivare a svuotare l'ambasciata. Furono giorni di grossa tensione. Alla fine prevalse un'altra linea: per il governo dei militari era importante essere riconosciuto".
Toscano lasciò il Cile nel 1974. Un addio determinato dagli eventi. "Mi trovai a reggere la sede diplomatica per alcuni giorni, in assenza dell'incaricato. Una sera mi arrivò una chiamata. Mi riferirono che era stato buttato un cadavere all'interno dell'ambasciata. Si trattava di una giovane donna, la moglie di uno dei capi del Mir - il Movimento di sinistra rivoluzionaria - che era stata catturata ed era poi morta sotto tortura. Fui costretto a fare entrare la polizia criminale, furono momenti di incredibile tensione, avevamo paura per la presenza di infiltrati dei servizi segreti, ma per fortuna non accadde nulla. Il giorno dopo venne a trovarmi un giovane giornalista. Mi riferì la versione ufficiale: la donna era stata uccisa dai suoi compagni, addirittura nel corso di un'orgia. Io gli raccontai tutto, facendo presente che era stata gettata nel cortile durante il coprifuoco, quando potevano circolare solo i militari. Coraggiosamente riportò integralmente le mie parole e così tutti i giornali mi accusarono di essere un calunniatore dei militari. Chiamai subito Roma, spiegando che qui avevo chiuso, in queste condizioni non potevo più essere utile. Probabilmente sarei stato espulso, più saggiamente andai via".
L'11 settembre cileno coincide, per un singolare ricorso storico, con il tragico attacco delle Torri gemelle a New York, nel 2001. Dodici anni dopo in Medio Oriente le primavere arabe si sono progressivamente trasformate in sanguinose lotte civili.
Eventi, secondo Toscano, solo apparentemente diversi: "Si cambia discorso, ma non di molto. In Cile il ritorno alla democrazia è avvenuto attravarso un processo lento, una lunga transizione, ma dopo il trauma del golpe non vi è stata più violenza. Lo stesso è avvenuto in Iran a seguito della rivoluzione del '79. Nel 2009 non vi furono violenze, se non da parte del regime. Nel Medio Oriente deve nascere un tessuto democratico. Prendiamo la Libia, oggi è in mano alle milizie. Rovesciare un dittatore non risolve nulla, se non c'è un rispetto minimo. E così oggi assistiamo a odi tribali. I cileni prima del golpe si erano illusi di esserne immuni, ma avevano ragione nel credere che quella cultura democratica sarebbe tornata a influenzare il sistema politico".
Uno scenario difficile per l'Occidente che ha commesso molti errori. "Sì, c'è un'incertezza di fondo. Prima, nel corso della guerra fredda e poi nella lotta al terrorismo, sono state appoggiate le dittature. La foto di Kerry - segretario di Stato Usa - con Assad sta facendo il giro della rete e risale solo al 2009. I rapporti tra i due Paesi non erano cattivi. Poi la gente è esplosa, perché non ne poteva più. E' come se fossero dei super indignados, stanchi di sistemi politici che favorivano solo i clan e poche famiglie. Una indignazione per le umiliazioni che subiscono i popoli senza diritti. Nelle rivolte c'è una dimensione sociale prima che politica".
Un contesto molto frammentario che rende complessa l'azione politica democratica. "In Medio Oriente democrazia vuol dire che chi ha la maggioranza governa, escludendo, se non perseguitando, la minoranza. I democratici non sono liberali. E dall'altra parte i laici liberali non sono democratici. In Egitto sono tutti a sostegno del colpo di Stato. Diventa difficile scegliere, è un dilemma insolubile".
Un po' come in Sira, dove Obama è pronto a usare la forza. "Capisco l'incertezza del presidente americano, che non vede l'ora di liberarsi di uno come Assad. Eppure il dopo può essere peggio. I migliori combattenti, almeno una parte, non sono seguaci di Thomas Jefferson ma come ha raccontato Quirico - l'inviato rapito e poi liberato de La Stampa - sono banditi, gente di Al Qaeda, è un po' come l'Afghanistan".
Lasciamo l'ambasciatore con un ultimo pensiero per la sua Parma dove ha studiato - scuola e università - prima di intraprendere la carriera diplomatica. Toscano non commenta la situazione politica della città - ora vive stabilmente a Madrid - e si limita a un suggerimento. "La cosa che più colpisce è che sia diventata multietnica. Parma dovrebbe puntare sull'intercultura per favorire i rapporti tra le comunità. E' un progetto difficile, ma solo così si può evitare la nascita di ghetti".



Sempre  da  repubblica

11 settembre, l'attacco a New York Sussulto al cuore mai dimenticato  I bambini nati nel 2001 troveranno perfettamente normale che la skyline dell'isola sia quella che vedono, a loro è riservata giustamente la benedizione del non sapere

di VITTORIO ZUCCONI

Quando imbocco la lunga rampa che dalla autostrada 95 precipita verso il Lincon Tunnel e Manhattan, anche dopo 12 anni il cuore ha un sussulto. Le future generazioni, i bambini nati nel 2001, troveranno perfettamente normale che la skyline dell'isola sia quella che vedono, a loro è riservata giustamente la benedizione del non sapere. Ma chi, per decenni, ha percorso quella strada infinite volte, chi ha visto ingigantirsi nel parabrezza quei due immensi fumaioli che segnalavano la navigazione del transatlantico immobile chiamato Manhattan l'assenza, il vuoto, non saranno mai più colmati da nessuna altra torre.







Può sembrare cinico dire che si sente la mancanza di due grattacieli e quel vuoto, non riempito neppure della nuova e retoricamente battezzata Freedom Tower ormasi quasi completata, fa più male del pensiero dei due mila e 900 disgraziati che furono carbonizzati, polverizzati o triturati l'11 settembre. Ma è alle cose, ai simboli, alle immagini che ci portiamo dentro che restiamo aggrappati negli anni, se non abbiamo perduto una persona cara nelle macerie. Per milioni di immigrati un secolo fa, New York furono Miss Liberty, la Statua della Libertà e il Ponte di Brooklyn. Per una generazione successiva fu l'Empire State Building, con la guglia arrogantemente puntata a fare il solletico al cielo eretta a sfidare l'angoscia degli anni '30 e della Grande Depressione. Per i figli e i viaggiatori del dopoguerra, erano state le Twin Towers, le torri gemelle, l'inno a New York.
Manhattan, dicono le statistiche dell'occupazione, del mercato immobiliare, della criminalità in declino, è risorta. New York non fu inghiottita dalla voragine del Word Trade Center, come non fu travolta neppure dall'abisso, quello sì autoinflitto, aperto dal collasso finanziario di cinque anni or sono. Ma non sarà mai più la stessa, come una Chiesa Cattolica senza San Pietro, una Parigi senza la Tour Eiffel, una Mosca senza la Piazza Rossa e la chiesa del Beato Basilio, per chi la conobbe da giovane. E confesso che, mentre scendo dalle colline fluviali dello Hudson e si spalanca la vista dell'isola a portata di mano, ancora, irrazionalmente, spero di vederli, anzi, li vedo, e per me sono ancora lì, per sempre. Quei due fumaioli che annunciavano l'arrivo del più grande bastimento del mondo carico di tutta l'umanità e delle sue speranza, Manhattan.

  a presto  perchè come credo  , quando parlo di queste cose  , creo sempre  polemiche  

12.9.09

...l'undici settembre,di un anno che non so!


 

…è nella desolazione che un uomo prega

salva vite umane e sorride mentre piange

trionfa nell’amore e nella volontà d’amare…

 

….e ti sei svelato salvato dal tuo rogo uomo

e sei ancora tra gli umani,

nell’interno dell’anima dove la bontà trova la salvezza

la pietà di essere se stesso…

 

…e tu donna ! mi guardi da quella foto

sei sorridente e con occhi smarriti sei tra i brillanti

brillano ! e nella notte piangono con te rimorsi…

 

…e mi fai ancora ispirare

a ricordare che c’è vita su questa terra e va vissuta

che un’anima va salvata ! e un bimbo tra le braccia va tenuto …

 

…e che la più piccola particella della materia serve

per far nascere una molecola ,la culla della vita,

per erigere un sagrato alla memoria va consacrato

che la tua bellezza è forza e che la tua immagine va fatta su misura…

 

…e scrivono di te i poeti

sono quelli che ti osservano da lontano

ti tendono la loro mano per poi nella nebbia scomparire …

 

….ma tra le macerie tu ci sei e resti ferma li nei cuori

dai aria per respirare e ti fanno bella tra i sentori

sei la compagna ,la forza interiore…

 

….l’undici di settembre ,di un anno che non so !

io non c’ero e ci fu l’abbraccio universale ,

ora quel abbraccio ogni anno si rinnova

a voi tendo le mie braccia col pensiero…

 

il poeta narratore.

13.1.09

ATTENTATO A GENNAIO - LE ANTICIPAZIONI

FONTE http://informazionescorretta.blogspot.comdolpir 


Molto ci sarebbe da scrivere su Gaza, Hamas e Israele in queste ore.Mentre scriviamo, il Consiglio dei diritti umani dell'Onu ha approvato una risoluzione che "condanna con forza" l'offensiva israeliana a Gaza. Chissà cosa ne pensa Frattini.
Oggi comunque dobbiamo parlare di attentati, di profezie e di profeti.
Si, perchè manca una decina di giorni all'insediamento del nuovo presidente degli Stati Uniti e in molti profetizzano che qualcosa di grosso sta per succedere.
Seguiamo le tracce, come caprette da caccia, di alcune notizie liquidate in poche righe, sepolte sotto chili di cronaca, o semplicemente e deliberatamente ignorate dai media tradizionali.
Iniziamo dalle ultime parole di George W Bush ad Obama da presidente, sono piuttosto interessanti. Leggiamo da un SMS di cronaca inviato dal nostro gestore telefonico:


USA, Bush: minaccia nuovo attentato pericolo maggiore per Obama.
Dal presidente i "più sinceri auguri" al suo successore.



Quindi ricapitoliamo: la minaccia di un nuovo attentato terroristico in america sarebbe il pericolo maggiore per il presidente eletto. Obama si merita i più sinceri auguri.Molto bene. Certo, George W. Bush è uno che di attentati se ne intende.Quando ti fa gli auguri c'e' da credergli, che ne avrai bisogno.
Prima di lui, il 20 ottobre 2008, Joe Biden, il vicepresidente eletto aveva mostrato doti divinatorie, profetizzando una crisi generata, il tutto con granitica certezza:


"segnatevi le mie parole.
Non passeranno più di sei mesi prima che il mondo metta alla prova Barack Obama come hanno fatto con John Kennedy.
Ricordatevi che l'ho detto qui. Se non ricordate altro di quello che ho detto..
Guardate, avremo una crisi internazionale, una crisi generata, per mettere alla prova la pasta di quest'uomo. E dovrà prenderne alcune veramente difficili -- Non so che decisioni dovranno essere, ma vi prometto che succederà.Vi garantisco che succederà."


Poco prima, 19 Ottobre, Colin Powell in "Meet The Press", su MSNBC, ci dava anche la data:



"ci sarà una crisi che arriverà il 21, il 22 di Gennaio, della quale non sappiamo niente in questo momento

dunque io credo che quello che il Presidente deve iniziare a fare è iniziare ad usare il potere dell'ufficio ovale ed il potere della sua personalità per convincere gli Americani ed il mondo che l'America è solida, che l'America sta per fare un passo avanti, che stiamo per risolvere i nostri problemi economici, stiamo per andare incontro ai nostri impegni all'estero."




Riassumendo: il 20 o il 21 gennaio avremo una crisi internazionale "generata": innescata, prodotta. Probabilmente un attentato terroristico. Obama sarà messo alla prova, e si merita i migliori auguri.

Sarà un caso, ma la prossima settimana è prevista una esercitazione militare in cui saranno coinvolta sia l'amministrazione uscente sia l'amministrazione entrante.

Scott Stanzel, portavoce della Casa Bianca:



"Non entrerò nei dettagli, ma è uno scenario da disastro nel quale il governo sarà duramente messo alla prova.
[...]
E' un'esercitazione in un ipotetico scenario specificatamente progettato per mettere alla prova e sotto sforzo le capacità del governo federale."




Vi ricordo che proprio il giorno 11 settembre 2001 era stata prevista una esercitazione militare con dirottamento di arei civili negli stessi luoghi e secondo le medesime modalità. Anche il 7 luglio 2005 (attentati a Londra) era stata prevista una esercitazione con esplosione di bombe negli stessi luoghi e secondo le medesime modalità.

Se per caso dovesse succede qualche casino tra una settimana e mezza, i signori di cui sopra saranno le persone giuste a cui chiedere come facevano a saperlo, e, se lo sapevano, perchè non hanno parlato.

25.11.08

i film che ho visto di recente

 Nel sempre  più  desolante   e stucchevole   panorama  televisivo ( salvo rare eccezioni che ormai  tutti conosciamo  )  questa settimana  ho visto due   stupendi film

                          Reign  ovver me


ni e degli altri Nonostante L'Irlanda del Nord sia uscita dalla spirale del terrorismo . >>   Ma  il  film  è stupendo  e  ottima la  colonna  sonora  ni e degli altri Nonostante L'Irlanda del Nord sia uscita dalla spirale del terrorismo . >>   Ma  il  film  è stupendo  e  ottima la  colonna  sonora  ni e degli altri Nonostante L'Irlanda del Nord sia uscita dalla spirale del terrorismo . >>   Ma  il  film  è stupendo  e  ottima la  colonna  sonora  ni e degli altri Nonostante L'Irlanda del Nord sia uscita dalla spirale del terrorismo . >>   Mani e degli altri Nonostante L'Irlanda del Nord sia uscita dalla spirale del terrorismo . >>   Ma  il  film  è stupendo  e  ottima la  colonna  sonora  ni e degli altri Nonostante L'Irlanda del Nord sia uscita dalla spirale del terrorismo . >>   Ma  il  film  è stupendo  e  ottima la  colonna  sonora  ni e degli altri Nonostante L'Irlanda del Nord sia uscita dalla spirale del terrorismo . >>   Ma  il  film  è stupendo  e  ottima la  colonna  sonora  ni e degli altri Nonostante L'Irlanda del Nord sia uscita dalla spirale del terrorismo . >>   Ma  il  film  è stupendo  e  ottima la  colonna  sonora  uno dei film più belli e più toccanti  che  ho visto   sul  e post  11 settembre  2001 .

 Un film onesto, toccante, che tratta argomenti difficili spesso con levità e non indulge mai nel melodramma che è tipico dei reduci di tragedie come queste 
Due vecchi amici si incontrano e trovano la forza per affrontare la vita. Inizialmente   sembra  la copia  al maschile  di noi due  sconosciuti ma  poi    si è dimostrato il  contrario  . mi  fermo qui sia per  non guastarvi la  sorpresa  sia perchè   sono ancora scosso  da  non  riuscire a dire  altro  .



                                      IL  Vento che accarezza  l'erba



E' un bellissimo film , che oltre  agli  scontri per  la  guerra   contro l'invasore  e la  guerra civile  dopo . <<  "È facile sapere contro cosa si combatte. Più difficile è sapere in cosa davvero si crede >> ( cit  dal film )  e  Loach ne è consapevole e in questo film più che mai finisce con l'interrogarsi sulle ragioni degli uni e degli altri, non però certamente su quelle degli occupanti inglesi. Su quelle ha idee ben chiare. Esso 
ricostruisce  la  violenza  aggressiva   insita   nella natura  umana , specie  nei  giovani e nei bambini  e  come  in  una situazione del genere  lo si diventi  . La lotta  irlandese   e le  brutalità   dela polizia  speciale inglese  . Do in parte   ragione  a Giancarlo Zappoli : <<   Ken Loach va ad aprire una ferita suturata interrogandosi fortemente sulle ragioni degli uni e degli altri Nonostante L'Irlanda del Nord sia uscita dalla spirale del terrorismo . >>   Ma Loach e Laverty lasciano libero lo spettatore di scegliere e di schierarsi, se ci riesce. Titolo preso dal poeta irlandese Robert Dwyer Joyce .


23.11.08

BOB e il Presidente USA

Il presidente degli Stati Uniti Bush, durante il suo giro pre-
elettorale per le città d'America per accrescere la sua popolarità,
si reca in visita ad una scuola elementare. In una classe, la maestra
invita così i bambini a porre delle domande al Presidente.
Un bambino si alza e rivolto al presidente dice :
- Mi chiamo Bob e ho tre domande da porle.
E il presidente, con un gran sorriso:
- Dimmi pure, Bob.
- Le mie domande sono queste, signor Presidente:

Prima domanda: come mai lei è diventato presidente se aveva preso
meno voti del suo avversario alle elezioni?

Seconda domanda: non crede che la bomba atomica su Hiroshima sia
stato il più grave atto di terrorismo della storia?

Terza domanda: perchè gli Stati Uniti devono dichiarare guerra
all'Iraq senza averne motivo?

A quel punto però suona la campanella dell'intervallo e i bambini
sciamano fuori dell'aula per la merenda.
Dopo un po' l'intervallo finisce e i bambini ritornano in classe. Il
presidente riprende così il colloquio con i bambini.
Se ne alza un altro e dice:
- Io mi chiamo Michael, e avrei 5 domande da porle signor Presidente.
- Ma certo Michael, avanti, chiedi pure.
- Allora:

Prima domanda: come mai lei è diventato presidente se aveva preso
meno voti del suo avversario alle elezioni?

Seconda domanda: non crede che la bomba atomica su Hiroshima sia
stato il più grave atto di terrorismo della storia?

Terza domanda: perchè gli Stati Uniti devono dichiarare guerra
all'Iraq senza averne motivo?

Quarta domanda: perchè la campanella dell'intervallo è suonata venti
minuti prima del solito?

Quinta domanda : dov' è Bob?...

The New World Order

"Il mondo si divide in tre categorie di persone: un piccolissimo numero che fanno produrre gli avvenimenti; un gruppo un po' più importante che veglia alla loro esecuzione e assiste al loro compimento, e infine una vasta maggioranza che giammai saprà ciò che in realtà è accaduto".


(Nicholas Murray Butler, membro del CFR - Council on Foreign Relations)




fonte: 


www.the1phoenix.net


 




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 Il linguaggio del corpo da solo non basta a prevenire femminicidi o violenze, ma può essere un segnale precoce utile se integrato con educ...