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4.4.25

Come si fa a dire che la storia è stata scritta solo in Occidente ? secondo le “Nuove indicazioni nazionali per la scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione” elaborate da una commissione coordinata dallo storico Ernesto Galli della Loggia e dalla pedagogista Loredana Perla

rileggendo  i  vari  link  della  cronologia ,  per  cercare  ispirazione  per  un post  e  per  .... uso  personale    sono  capitato  nell'articolo  riportato  sotto  .   E devo dire  che esso  l'articolo evidenzia molto bene i grossi limiti dell'impostazione ministeriale  sulla    riforma   dell '  insegnament  della  storia    nelle  scuole  .
 Tuttavia aggiungerei, da  appassionato  di storia    e  figlio di   una ex  insegnante   di lettere  delle  scuole medie  , che bisognerebbe oltre  a   criticare   tale  riforma  spendere anche due parole sull'impostazione fortemente universitaria degli stesori del testo. Essi sono abituati a concepire la cultura attraverso la loro iperspecialistica competenza su campi molto ristretti e non si rendono conto che la cultura di base che la scuola deve dare è cosa molto diversa. L'ampiezza culturale è purtroppo cosa piuttosto rara da trovare negli accademici, la loro tendenza è a stringere il campo,  e  dare  per  scontato   che  si  sappia  di   cosa  si sta  parlando  ,  cosa validissima quando si va sullo specialistico, ma che non ha senso quando si deve formare culturalmente dei giovani. La storia serve o  almeno  dovrebbe servire  per capire il mondo, non per allestire antiquaria settoriali. Forse , scondo   alcuni   insegnanti   più  secialisti di me  semlòice  profano , la lettura di Hegel o Nietzsche farebbe loro molto bene, come pure evolvere da un provincialismo ottocentesco molto ancora (purtroppo)  è  ancora  in voga da noi.  Ma  soprattutto  uscire    \  andare  oltre  al  fatto     che   l’Occidente con la sua storia ,   dal XV\VI    secolo    in poi  ,dí colonialista esistenza è anche razzista ha deciso che doveva essere unica fonte accettabile .  

  da  https://www.huffingtonpost.it/blog/  del  31 marzo   2025


Come si fa a dire che la storia è stata scritta solo in Occidente?



Hanno fatto discutere e continuano a far discutere le “Nuove indicazioni nazionali per la scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione” elaborate da una commissione coordinata dallo storico Ernesto Galli della Loggia e dalla pedagogista Loredana Perla per conto del ministro leghista dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, storico del diritto romano.
Non entro nel merito della composizione della commissione, molto articolata, e dotata anche di vari


esperti, ma viene da chiedersi chi, tra i tanti professori universitari, abbia potuto scrivere la frase che si legge a pagina 69:
"Solo l’Occidente conosce la storia. Altre culture, altre civiltà hanno conosciuto qualcosa che alla storia vagamente assomiglia, come compilazioni annalistiche di dinastie o di fatti eminenti succedutisi nel tempo; allo stesso modo, per un certo periodo della loro vicenda secolare anche altre civiltà, altre culture, hanno assistito a un inizio di scrittura che possedeva le caratteristiche della scrittura storica. Ma quell’inizio è ben presto rimasto tale, ripiegando su se stesso e non dando vita ad alcuno sviluppo; quindi, non segnando in alcun modo la propria cultura così come invece la dimensione della storia ha segnato la nostra. È attraverso questa disposizione d’animo e gli strumenti d’indagine da essa prodotti che la cultura occidentale è stata in grado di farsi innanzi tutto intellettualmente padrona del mondo, di conoscerlo, di conquistarlo per secoli e di modellarlo".
Insomma, è evidente l’impianto fortemente eurocentrico e nazionale, non senza l’esaltazione anche dell’imperalismo e del colonialismo. Posso non condividere (e non condivido affatto, perché capire il mondo di oggi guardando solo il proprio ombelico è praticamente impossibile), ma come si fa a dire che la storia è stata scritta solo in Occidente? Roba da matita rossa e blu cari colleghi professori!
Avete mai sentito parlare del grande storico cinese Sima Qian del II-I secolo a.C.? E per amor di patria mi limito solo alla Cina, la cui storia forse non sarebbe male conoscere visto che è e sarà sempre più uno – piaccia o no – dei grandi protagonisti della storia mondiale.
Si propone, in maniera alquanto sciatta, una certa egemonia storiografica che non tiene minimamente conto di un dibattito pluridecennale sulla storia globale all’interno della quale leggere le storie nazionali. Ovviamente ci sono state molte reazioni da parte di consulte universitarie, società scientifiche, singoli studiosi alquanto sgomenti dopo la lettura del testo.
Non è passata inosservata anche la forte sottovalutazione, se non il “disprezzo”, della preistoria:
Si afferma infatti:
"Non appare indispensabile, nell'ultimo biennio della scuola primaria, svolgere un programma articolato che proceda dalla preistoria alla storia antica, soffermandosi su tutti gli snodi fattuali delle età greca e romana. E invece necessario che fin dall'inizio venga acquisita una conoscenza - anche elementare, purché correttamente impostata - di eventi, personaggi, quadri cronologici e processi storici delle epoche più antiche. Ciò vale soprattutto per l'epoca in cui si sviluppò la civiltà greco-italico-romana che costituisce la base della nostra storia nazionale, e in buona parte anche di quella europea. In questa prospettiva, la conoscenza di alcuni fatti e processi salienti risulta imprescindibile nella formazione di ogni individuo mediamente acculturato. Starà all'insegnante stabilire priorità e gerarchie tra di essi, valutandone sia la rilevanza epocale, sia l'esemplarità rispetto alla attuale concreta esperienza di vita".
Il ministro in una intervista al Corriere della Sera lo ha ribadito: "Dedicheremo due interi anni delle elementari a studiare i greci e i romani e l’impatto del Cristianesimo sul mondo classico. Si studieranno come civiltà del Mediterraneo in terza elementare, dove si contrae la parte dedicata ai dinosauri e alla preistoria. E poi sarà raccomandata un’attenzione alla parte più recente della storia: dalla Seconda guerra mondiale alla fine del secolo scorso".
Insomma, si salti pure qualche millennio di preistoria, il passaggio dal nomadismo alla sedentarietà, l’affermazione dell’agricoltura, la nascita della complessità sociale e delle prime forme di “città”: a cosa serve tutto ciò? Si passi subito al mondo greco, alla bellezza classica, agli etruschi e ai popoli italici, ai romani e al loro impero mondiale (quando eravamo noi a dominare il mondo!).
Chi scrive è un archeologo, che sa bene come sia produttivo con i bambini, quando per esempio visitano uno scavo archeologico o un museo, far scoprire loro i materiali, i reperti, cioè alcune delle fonti materiali per ricostruire la storia. È un esercizio estremamente prezioso anche sotto il profilo didattico, come sanno bene i docenti, che da anni si sforzano di “fare storia” non limitandosi solo al racconto, ma anche mettendo a disposizione di bambine e bambini materiali, strumenti, documenti.
Tutto il contrario di quello che prevedono le “Indicazioni”: "Anziché mirare all’obiettivo, del tutto irrealistico, di formare ragazzi (o perfino bambini!) capaci di leggere e interpretare le fonti, per poi valutarle criticamente magari alla luce delle diverse interpretazioni storiografiche, è consigliabile percorrere una via diversa. E cioè un insegnamento/apprendimento della storia che metta al centro la sua dimensione narrativa in quanto racconto delle vicende umane nel tempo".
Nessuno pensa di formare “piccoli storici” ma un docente vuole far ragionare sui fatti storici i propri allievi a partire dai dati e non solo ripetere anno dopo anno la stessa storiella!
Ecco, appunto, meglio storielle e magari un po’ di indottrinamento sulla storia nazionale, invece dell’osservazione, del rapporto diretto con le fonti e dello spirito critico per cercare di capire il passato e il presente di mondo in rapido cambiamento, nel quale vivono bambini e ragazzi disorientati e che la scuola solo grazie a una conoscenza storica (e in generale al sapere critico) potrebbe aiutarli a cercare una bussola.

13.10.24

gl stranieri amano più di noi la storia italiana . La civiltà nuragica rilanciata da francesi e tedeschi

 Purtroppo  questa  è la  proiva  che  noi  italiani   ( salvo rari  casi    come le  iniziative  del Fai  )   oltre  a  non saper fare  i conti con la nostra  storia   recente  , cioè  dal  risorgimento  ad  oggi  ,  non amiamo   la  nostra storia  o  non  la  sappiamo   valorizzarla   se  non  per   farci  belli   e  vantarcene  al diu fuori dei  nostri  confini   . 
  Infatti leggo   tramite   https://www.msn.com/it-it/ su ansa.it     d'ieri 

                   La cinviltà nuragica rilanciata da francesi e tedeschi   Storia di YE6-CT  1giorno/i





(ANSA) - CAGLIARI, 12 OTT - Mille anni di storia misteriosi. Almeno per i libri che in Italia hanno formato decine di generazioni di studenti: per molto tempo zero o poche tracce di civiltà nuragica nelle lezioni in classe dei maestri e dei professori. Sui testi pure, al massimo un piccolo paragrafo. Nuraghi e pozzi sacri però piacciono e incuriosiscono sempre di più: a Parigi, davanti a una platea di 200 tra esperti, rappresentanti delle istituzioni e media, sarà presentato lunedì un documentario che invita a rileggere la Sardegna e il Mediterraneo durante l'età del bronzo e del ferro , tra il 1800 e l'800 a.C., sulla base delle nuove tecnologie, dei nuovi scavi e delle nuove impostazioni delle ricerche.


Il lavoro "Sardegna, il mistero della civiltà dei Nuraghi", realizzato dal gruppo audiovisivo Gedeon sarà trasmesso poi sabato 19 alle 20.50 sul canale televisivo franco-tedesca Arte, molto seguito dagli appassionati di cultura in entrambi i Paesi. Per la Sardegna i classici due piccioni con una fava: dall'Europa potrebbero ripartire dibattito e interrogativi sulla scomparsa "culturale" di una civiltà millenaria come quella dei nuraghi . E poi c'è l'inevitabile indotto turistico: sarà uno spot archeologico che può creare nuovi fan dell'Isola.



"Lo scopo è quello di far conoscere una civiltà millenaria che stranamente è poco conosciuta, mentre è quello che chiamiamo in archeologia un unicum: ha una storia veramente unica - spiega all'ANSA Isabelle Catteddu, famiglia sarda originaria di Cuglieri, nell'Oristanese, consulente scientifica, archeologa che vive e lavora in Francia, all'Inrap - Oggi, con i nuovi mezzi scientifici, possiamo capire meglio l'evoluzione di questa civiltà. È molto importante fornire questi ultimi risultati perché il discorso, a proposito della Sardegna nuragica, è anche occupato da quella che chiamiamo fantarcheologia. Leggende e favole ce ne sono sempre a proposito delle civiltà del passato, però ci sono tanti nuovi risultati scientifici da condividere con tutta la comunità in Italia e fuori".





"Questo documentario - sottolinea l'esperta - permetterà una nuova lettura didattica grazie al lavoro e alle testimonianze dei miei colleghi archeologi che scavano e studiano i siti nuragici. In Sardegna i nuraghi fanno parte del paesaggio. Ma poca gente può spiegare cosa è successo. E quello che mi dispiace di più è vedere che questa civiltà è poco studiata a scuola". Nuovi approcci: "Secondo me un lavoro eccezionale è stato fatto da Mauro Perra, nel Nuraghe Arrubiu, a Orroli.Perché lui lavora in un modo interdisciplinare. Significa che va a cercare 'dietro il nuraghe' e studia anche il territorio. Lavora
con specialisti delle scienze paleoambientali e dunque prova a far parlare anche i campioni di terra, pollini, grani, carboni e riesce a ricostruire e a capire come cambia l'ambiente intorno al nuraghe. Poi con le datazioni possiamo vedere le trasformazioni, le crisi ambientali ed economiche. È un lavoro che incrocia diverse scienze e in questo modo si può far parlare anche i reperti quasi 'invisibili'".
Dunque - chiarisce Catteddu - è un modo che chiaramente ci aiuterà a capire questa civiltà. Perché scavare tutti i nuraghi è impossibile, sono quasi 8.000 ancora in piedi, a cui vanno aggiunti centinaia di altri monumenti, anche se non sono tutti conservati benissimo - ammette - Con i droni e gli scanner possiamo 'attraversare' i muri e capire meglio la costruzione: è importante capire come è stato fatto un nuraghe. Ma la domanda sarebbe anche: perché sono stati costruiti tutti questi nuraghi? Nuove domande, ma anche tanti misteri, per questo nel documentario parliamo di mistero della civiltà nuragica. C'è un potenziale immenso, anche se i risultati sono già numerosi. Oggi i mezzi scientifici possono aiutarci ad andare ancora più veloci e più avanti. Ogni scavo ci porta nuovi dati entusiasmanti come dimostra il lavoro molto preciso di Alessandro Usai a Mont'e Prama".
A ottobre in Francia è uscito un dossier speciale sulla civiltà nuragica nella rivista Archeologia, aperta al grande pubblico. "Ora - conclude l'archeologa - facciamo conoscere una rilettura di questa civiltà alla luce dei nuovi risultati e delle nuove tecnologie". (ANSA).




26.4.24

Risposta sul 25 aprile . come sia stato possibile che molte centinaia di migliaia di italiani, anche in buona fede, abbiano potuto credere fino ad oggi ad una certa pubblicistica contro la Resistenza ?

Concludo  questa  triologia  sul 25  aprile   provando a dire  una risposta  alla  domanda  del titolo  .
Una   delle  risposte   alla domanda su il perchè  ed  come sia stato possibile che molte centinaia di migliaia di italiani, anche in buona fede, abbiano potuto credere ( sottoscritto   compreso    fino  ai  14\16 anni   visto  che  avevo  nonno   paterno e prozii   fascisti  )   fino ad oggi  ad una certa pubblicistica contro la Resistenza     è   che    a furia di dirlo  (  prima   con la  classica pubblicistica     dei reduci  e  simpatizzati fascisti  e     dei neofascisti   ed  poi   dei post  fascisti  e  pseudo antifascisti   con  a  caso  storici    revisionisti  \  negazionisti    come  appunto Giampaolo Pansa  ( le  cui tesi   sono smontate    da “Mal di Pansa” di Tanio Romano  libro da me citato precedentemente fra la bibliografia consigliata sul mio post sul 25 aprile  e  di cui trovate  a  sinistra  la  prima di  copertia    e    sotto    a   destra    la   quarta  )  che    hanno fatto   si   che  l’antifascismo  sia  diventato  sinonimo di comunismo. E allora hanno avuto  gioco facile presso una popolazione che è ancora poco o mal  informata  (  vedi il mito    di italiani brava  gente  o  del fascismo  \  mussolini ha  fattoanche cose buone  )  informata su chi era il Duce e sui suoi numerosi crimini. Ma  sopratttutto  in quanto ha detto qualche giorno fa Alessandro Barbaro in una trasmissione tv


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Ma  allora  molti mi  chiederanno     che allora     è stata  tutto rosa e  fioriu  e  che le  violenze   non sono avvenute ?  Si  ci sono state  ed  la  resistenza  non ne  fu    immune  a  violenza   soprattutto     dopo . Ma  un conto  è dirlo , contestualizzandolo e verificandolo  (  guerra civile  ,  brutalità del regime ,  vendette private  nel dopo guerra  ,  nazionalismi  nel caso del  confine  orientale  , ecc  ) un  altro è : ommettendo , inventando , decontestualizzando  ,  non verificando le fonti  , ecc ma  sopratutto   come dice  Barbaro nel video  sotto   basandosi   solo ed esclusivamente   sulle memorie .  bisogna   quindi vincere  L’illusione, cioè che nell’atroce guerra civile che insanguinò l’Italia dall’8 settembre ’43 al 25 aprile ’45,  ed  a  anche dopo fino  al 1948  si possa tracciare una linea netta di demarcazione, da una parte solo buoni, nobili e generosi. Dall’altra solo infami e assassini. Non fu così, perché la vita non è così. E tantomeno la guerra ed   il  dopo guerra  . E raccontare che nelle bande partigiane si nascondevano anche personaggi ignobili, capaci di gesti crudeli come quello di cui fu vittima il giovanissimo  ( foto    sotto  al  centro  )

www.avvenire.it  

Franco Passarella, il partigiano liceale, ucciso in Val Camonica il 25 giugno 1944 a 18 anni , non significa denigrare la Resistenza, ma contribuire a renderla più vera e più credibile, liberandola da sovrastrutture retoriche e da mitologie inutili e fastidiose.  Questo post  vu.ole  essere  anche  la      una  risposta   a  un  commento    a questo mio post  su  facebook    dove   il post  può anche  essere inteso    dal punto di vista culturale    e  non politico 

 
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Gabriele Travis Sardu
Questo forse è il pensiero più fascista che uno possa esprimere in questo periodo. Viviamo in democrazia e non tolleriamo che al Governo ci sia un avversario politico. Si potrebbe rifare la marcia su Roma per modificare lo status quo. Ma ricadremmo a parti invertite nell’errore del secolo scorso.