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2.12.25

ANIME IN APNEA di lavinia Marchetti


[Illustrazione dal saggio di Jules Verne "Edgard Poë et ses œuvres (Edgar Poe and his Works, 1862) disegnato da Frederic Lix or Yan' Dargent]






























Da bambina amavo i vortici, i gorghi, i mulinelli. Mi piaceva anche crearli nei fiumiciattoli, in montagna, disponendo i sassi in un certo modo, oppure interponendo le dita all'acqua creando piccole dighe. Ero attratta dal fatto che ruotando su se stessa l'acqua creasse un vuoto e nel vuoto ci fosse solo aria. Togliendo una materia liquida potevo, come Dio, far vivere qualcosa di etereo, leggero, e soprattutto invisibile. Era come dare un'anima al ruscello senza togliergli qualcosa, anzi, mi sembrava che quel vuoto fosse un valore aggiunto. Nell'odine dell'assenza si creava una presenza per
sottrazione. E così, anche da adulta sono sempre stata attratta da ciò che è vuoto, ma spesso, vuoto, perché, appunto, traboccante. Come l'anima, indipendentemente dal fatto che esista o meno. Il vortice è qualcosa di pericoloso, lo troviamo frequentemente in letteratura (specie quella ottocentesca dove si parla di viaggi per mare), se ci finiamo dentro può diventare una trappola letale. Ed è quello che mi attrae del vortice, al pari dell'abisso che è, in cuor suo, ancora più indeterminato. Non ne sono attratta su un piano metonimico, men che mai metaforico, ma come specchio del fatto, apodittico, che il movimento di per sé ha una fine e la sua apocatastasi, il suo punto cieco, "camera oscura" da cui dipingiamo l'esistente. Spesso lo sentiamo dentro di noi questo movimento rotatorio, quella vertigine che non proviene dalla vista, ma dalle emozioni intense che gorgheggiano, e noi vi galleggiamo sperando di non finire in fondo, sperando di risalire. E' in un preciso momento che possiamo capire, dentro al vortice, se annegheremo o se la nostra forza pari e contraria riuscirà a farci riemergere. Creare vortici può aiutarci a capire, nello scorrere della nostra vita, in quale punto ci collochiamo. L'esercizio di per sé non ha nessun valore euristico, ma aiuta a comprendere i sommersi ed i salvati. Sì, ho capito Levi ricordando me, bambina, che giocavo a fare Dio. C'è chi sta in centro, fuori dall'acqua, all'asciutto, facendo finta che il gorgo non esista, per noi salvi il vuoto è l'incoscienza, al massimo la colpa, che è comunque un privilegio. Poi ci sono quelli che annaspano, ma ancora hanno la testa fuori, e infine ci sono i sommersi, quelli che dal centro neanche vediamo più. Un gioco di prospettive, di vuoti e pieni, di pieni vuoti e di vuoti stracolmi. Il gorgo ha una fenomenologia che offre vari punti di sguardo, da lì tendo a vedere vedermi guardare. Da lì, con Levi, «Il dolore è la sola forza che si crei dal nulla, senza spesa e senza fatica. Basta non vedere, non ascoltare, non fare», lì, dal centro, all'asciutto.



19.11.25

se è passato perchè non passa ?

 


la  risposta   al mio titolo  domanda      viene    da   questa  citazione  trattato   dal canale  telegram     di  Occhi di un mondo altro di Roberto Valgimigli


Topolino e il cerchio del tempo  (Artibani-Faraci/Mastantuono)  
- Disney Deluxe 39, del 2022

  "Il viaggio non finisce mai.Solo i viaggiatori finiscono.E anche loro possono prolungarsi in memoria, in ricordo,in narrazione.Quando il viaggiatore si è seduto sulla sabbia della spiaggia e ha detto:"Non c'è altro da vedere",sapeva che non era vero.La fine di un viaggio è solo l'inizio di un altro.Bisogna vedere quel che non si è visto, vedere di nuovo quel che si è già visto,vedere in primavera quel che si è visto in estate,vedere di giorno quel che si è visto di notte,con il sole dove la prima volta pioveva, vedere le messi verdi, il frutto maturo, la pietra che ha cambiato posto, l'ombra che non c'era.Bisogna ritornare sui passi già fatti, per ripeterli, e per tracciarvi a fianco nuovi cammini.Bisogna ricominciare il viaggio.Sempre.Il viaggiatore ritorna subito."

José Saramago.

comunista libertario, sono importanti da ricordare almeno "Storia dell'assedio di Lisbona", "La zattera di pietra", "Cecità", "Il Vangelo secondo Gesù Cristo" e"Tutti i nomi".

Infatti «Il proposito di abolire il passato fu già formulato nel passato e, paradossalmente, è una delle prove che il passato non può essere abolito. Il passato è indistruttibile: prima o poi tornano tutte le cose, e una delle cose che tornano è il progetto di abolire il passato» (Jorge Luis Borges, "Altre inquisizioni"). Prorio mentre finivo questo post mi è tornato in menter un post sulla pagina facebook del papersera ( vedere foto a sinistra )

A conclusione della giornata interamente dedicata a Topolino, non potevamo esimerci dal menzionare l'ultima grande storia pubblicata per il suo compleanno, anche se in realtà risale al 2017: il seguito ideale di "Topolino e il fiume del tempo" (1998), che vede al timone lo stesso team di autori, concentrandosi sul ritrovato rapporto tra Mickey Mouse e il Gatto Nipp, in alternanza alla rievocazione del periodo in cui i due erano particolarmente vivaci La storia è stata finalmente proposta direttamente in cartonato nel 2022 su un volume della collana Disney Deluxe, con in coda un ottimo apparato di contenuti extra.



17.11.25

sarajevo safari di mario domina

 metttendo  ordine  fra  l'email  ho trovato     questo   numero della   newsletters  del blog   la  botte  di diogene



Il “male” – in forma di guerra o annichilimento dell’altro o di radicale irrelatezza – ci appare per lo più come lontano da noi: i barbari stanno sempre al di là dei confini della cosiddetta “civiltà”. C’è una sorta di esotismo del male: non possono essere i nostri simili a commetterlo. Sono sempre gli altri, i russi, gli islamici, i terroristi, gli slavi, i selvaggi… Tutti, ma non noi.
Poi però ti ritrovi con l'”unica democrazia” in mezzo a tutti quei barbari, che compie un genocidio e commette i peggiori crimini, fino ad arrivare ad organizzare dei tour di gente munita di cannocchiale – un po’ come succede nella Salò di Pasolini – che osserva sadicamente il lavoro dell’esercito dalle alture intorno a Gaza.
Ma nella civilissima Europa avevamo già fatto di meglio: a Sarajevo, tra il 1993 e il 1995, all’eccidio di 11mila civili partecipò un certo numero di cittadini di diversi paesi europei – tra cui un po’ di italiani – così come si partecipa ad una battuta di caccia, giusto per divertirsi nel fine settimana. Cioè: alcuni “umani” pagavano per sparare ad altri umani inermi – e, nel caso di bambini, le tariffe erano maggiorate.
Lo si sapeva da tempo (un libro e un documentario sloveno lo avevano già documentato – mentre ora un giudice milanese ha aperto un’inchiesta), ma messo in fila con tutti gli altri fatti e nel nuovo contesto di pulsioni guerrafondaie, ci restituisce un quadro antropologico di una desolazione senza limiti. Altro che tramonto dell’occidente!
Del resto Primo Levi ci aveva avvertiti.



14.11.25

Disertare la Storia: fra gossip e memoria

eccovi una  serie  di  pensieri  sparsi  







 Di nuovo , salvo eccezioni,none potendo usare troppo la faziosita o l'obbiettività , si diserta la Storia si riduce alla cronaca nera soprattutto quella nera o gossip. Infatti i capi servizio dei media e i pubblicitari hanno già pronto isolito pezzo e sponsor sulle festivita natalizie anticipate


come si può ricordare qualcosa che non s'è compreso non è improprio fare memoria se non c'è verita ?appunto è ricordano che si ricerca la verità per me significa questo fare memoria non retorica e ipocrita . Perchè è proprio nel passato che si celano le risposte del presente .



Non tutti i misteri possono essere spiegati altrimenti non rimane più niente da scoprire ed approfondire




3.11.25

chi lo ha detto che il fumetto non possa porti domande e spronarti facendoti coraggio il caso di “Paperino e il flagello degli otto mari” n 3649 di Soggetto e sceneggiatura di Marco Nucci Disegni di Fabrizio Bennossi

A casa di amici mi sono messo a leggere sottraendolo al loro figlio l'ultimo n di topolino è ho letto tutto d'un fiato la bellissima storia Paperino e il flagello degli otto mari . E proprio questa storia in particolare una delle ultime tavole ( vedere sotto a destra ) mi ha fato venirein mente una riflessione che riporto sotto .
Sbarazzarmi delle mie paure oppure come dice la tavola : « ... sono delle alleate ! una fidata flotta che aiuta a mantenere la rotta » . ?
Analizzando semanticamente la frase sbarazzarsi delle paure sembra che essa non ha senso compiuto, ma sembra unire concetti legati al disturbo da accumulo (disposofobia) e alla difficoltà di separarsi dai propri oggetti. In particolare, la difficoltà di "sbarazzarsi" ( ma anche dell'opposto, ovvero Non sbarazzarsi: cioè l'incapacità o la difficoltà a buttare via gli oggetti ) degli oggetti di cui il soggetto prova angoscia nel separarsene è il sintomo principale di questo disturbo, che si contrappone al "proprio" che potrebbe indicare l'ossessione per il possesso . Ma poi m'accorgo ripensado alla storia in questione che essa ha il significato di liberarsi di qualcosa in questo caso delle paure . Ritornando alla domanda in cui parlavo nelle righe precedenti .
Devo riconoscere che ha ragione Cormorano Teach quando suggerisce a Paperino quela frase ( vedere foto a sinistra )
Infatti Non esistono persone completamente prive di paura: la paura è un'emozione naturale e necessaria, ma il coraggio consiste nel saperla riconoscere e nel poter agire nonostante essa.
Essa è una risposta innata che serve a proteggerci di fronte a pericoli reali o immaginari, e si manifesta sia fisicamente che psicologicamente . Anche senza minacce apparenti, l'essere umano può provare paura anticipando eventi futuri o immaginando scenari negativi .
Persone diverse reagiscono con intensità differenti in base a diverse esperienze passate, cultura, educazione e fiducia in sé stesse. Inoltre dobbiamo distinguere fra paure che sono razionali e ci possono anche salvare la vita, altre sono irrazionali e ci limitano, impedendoci di vivere pienamente . 
Non provare paura non significa essere coraggiosi: la vera forza dell'essere umano risiede nel saper riconoscere la paura e nel superarla, affrontando sfide e incertezze nonostante il timore Figure notevoli come Giovanna d'Arco o Nelson Mandela hanno dimostrato che il coraggio nasce dalla capacità di agire anche in presenza di paura, trasformandola in determinazione e
azione cosciente Anche nella vita quotidiana, ogni piccolo gesto che compiamo nonostante il timore – parlare in pubblico, affrontare un cambiamento, avvicinarsi a sfide nuove, ecc può rappresentare un esempio di coraggio rispetto alla paura .
Vedere quindi La paura come opportunità di crescita personale ovvero accoglierla \e senza esserne paralizzati permette di sviluppare consapevolezza di sé e forza interiore.
Tecniche come la meditazione, la consapevolezza e, in alcuni casi, ipnosi o terapia cognitivo-comportamentale aiutano a riconoscere le paure e a reagire in modo costruttivo . La paura può diventare così uno strumento che segnala opportunità di crescita piuttosto che un ostacolo insormontabile.
In sintesi ecco che nessuno\a di noi, sottoscritto compreso è completamente senza paura,perché la paura è parte della natura umana. Ciò che distingue le persone coraggiose è la capacità di convivere con la paura, trasformandola in energia per agire e crescere. Vivere senza paura totale non è possibile né necessariamente desiderabile, ma vivere coraggiosamente nonostante la paura è il vero segreto del successo e del benessere personale .
Ecco che l'altro mio Io mi sta per chiedere ma come farlo ?
Per farlo è fondamentale affronterle progressivamente invece di evitarle, accettando di non poterle controllare completamente e lavorando sull'autostima attraverso sfide graduali e l'apprendimento dagli errori. Tecniche come la respirazione profonda, la meditazione e l'immaginazione controllata possono aiutare a gestire l'ansia correlata, mentre l'obiettivo non è eliminare la paura, ma imparare a conviverci ed affrontare le paure s piccoli passi: Inizia da sfide piccole e gestibili per guadagnare coraggio e fiducia, abituandoti gradualmente alle sensazioni che la paura provoca. Ecco come consigliano gli esperti
Accettarla e riconoscerla invece di combatterla solo . Questo passaggio ti libera dal blocco e ti permette di trasformarla in una risorsa.
Impara a conviverci: L'obiettivo non è eliminare la paura del tutto, ma imparare a gestirla e a conviverci in modo più sano, focalizzandoti sul vivere bene nonostante le difficoltà.
Gestire i pensieri correlati cioè accetta i pensieri soprattutto quelli ossessivi senza cercare di allontanarli subito, osservandoli in modo distaccato.
Rimanda i pensieri soprattutto quelli negativi dicendo a te stesso "ci penso dopo", così da togliere loro forza e intensità e magari dimenticarti quali fossero
Limita i pensieri ossessivi: Se necessario, usa affermazioni decise come "Basta!" per bloccare il pensiero.
Programma momenti per pensare Dedica degli orari specifici della giornata ai pensieri negativi o meno , anziché lasciare che ti assillino continuamente.Tecniche di rilassamento e gestione dell'ansia
Respira profondamente cioè Pratica la respirazione profonda o tecniche di respirazione guidata per ridurre l'ansia.
Meditazione e mindfulness cioè Dedicati a pratiche come la meditazione o la mindfulness per spostare l'attenzione dai pensieri al corpo e favorire il rilassamento.
Sii attivo in quanto l'attività fisica, lo yoga o altre attività sportive sono ottimi modi per ridurre l'ansia generale.
con questo è tutto . Ma prima di lasciarvi ecco i siti da me consultati
















29.9.25

cosa usare per costruire macerie o rovine ?

Riascoltando l'avvelenata  di Guccini     spronato  dalla  cover  la  cover  Caro Il Mio Francesco  di

Ligabue  mi  chiedo    macerie   o  rovine  ?   . stavo  per   rinunciare   a cercare tale   risposta   in quanto   rischiavo di farmi  la  classica  sega mentale   . Mai poi  il mio grillo parlante  nel   cuore  della  notte  mi ha spronato   a rispondere   . Ecco la nostra  discussione  . 

 ---- Macerie o  rovine ?
----  non lo so  perchè entrambe     vogliono dire  la  stessa cosa 
----  sbagli   La differenza tra macerie e rovine è sottile ma profondamente significativa, soprattutto se la guardiamo con occhi filosofici e culturali. Ecco una sintesi chiara e suggestiva:

🧱 Macerie

  • Origine: Derivano da distruzioni recenti, spesso violente o traumatiche (guerre, terremoti, bombardamenti).

  • Significato: Simboleggiano la precarietà del presente, l’assenza di tempo, la cancellazione della storia.

  • Impatto emotivo: Evocano dolore, perdita, conflitto. Sono frammenti senza memoria, testimonianza di una rottura.

  • Tempo: Legate all’assoluto presente, non hanno ancora avuto il tempo di sedimentarsi nella storia.

🏛️ Rovine

  • Origine: Resti di costruzioni antiche, sopravvissute al tempo e alla storia.

  • Significato: Rappresentano la durata, la memoria, l’identità culturale. Sono tracce del passato che resistono.

  • Impatto emotivo: Suscitano contemplazione, bellezza, riflessione. Hanno un’aura, come diceva Walter Benjamin: una “lontananza che si fa vicina”.

  • Tempo: Manifestano il tempo puro, un frammento del passato che vive nel presente.

✨ In sintesi

  • Le macerie sono ciò che resta quando il tempo è stato spezzato.

  • Le rovine sono ciò che resta quando il tempo è stato conservato.

Marc Augé, antropologo francese (  vedere  copertina  in alto  a  sinistra  )   ha scritto che le macerie prefigurano un mondo senza rovine, dove il tempo è azzerato e la storia non ha più spazio. Le rovine, invece, ci aiutano a credere nella storia, a sentirci parte di un racconto più grande.

 -- quindi è più utile costruire su macerie o su rovine?
---  Domanda potente, Giuseppe. E la risposta… dipende da cosa vuoi costruire: un edificio, un’identità, una narrazione? perchè  

🧱 Costruire sulle macerie

  • Simbolicamente: È un atto di resilienza. Le macerie sono ciò che resta dopo una distruzione. Costruirci sopra significa trasformare il trauma in rinascita, come una fenice che risorge dalle ceneri.

  • Urbanisticamente: Spesso si demolisce e si ricostruisce, cancellando il passato. È utile quando il vecchio non ha più valore strutturale o simbolico.

  • Narrativamente: Può essere un gesto radicale, un manifesto di cambiamento. Ma rischia di perdere la memoria.

Come scrive Arianna Morelli: “Il passato è una maceria. Bisogna saperci costruire sopra”. È un invito a non ignorare ciò che è stato, ma a usarlo come fondamento per qualcosa di nuovo.

🏛️ Costruire sulle rovine

  • Simbolicamente: È un atto di cura e continuità. Le rovine sono frammenti di storia, e costruirci sopra significa dialogare col passato, non negarlo.

  • Urbanisticamente: Si parla di restauro conservativo, dove si preserva l’anima del luogo. È utile quando si vuole valorizzare la memoria e l’identità.

  • Narrativamente: È poetico, stratificato. Ogni pietra racconta una storia. È costruire con rispetto.

Come scrive DMR Architettura: “Recuperare un rudere è avere cura di un anziano saggio, custode di sapienti tecniche costruttive e dei nostri avi.”

✨ In sintesi

AspettoMacerie 🧱Rovine 🏛️
OrigineDistruzione recenteTracce antiche
SimboloRottura, trauma, presente assolutoMemoria, durata, tempo profondo
AzioneRicostruzione radicaleRestauro conservativo
NarrativaRinascita, metamorfosiContinuità, identità
RischioPerdita di memoriaIdealizzazione del passato

 ----  quindi   secondo   questa metafora: “Costruire sulle macerie è come scrivere una poesia dopo un urlo. Costruire sulle rovine è come aggiungere un verso a un poema antico.”

-- esatto 

---    e quindi  cosa  scegli d'usare macerie o rovine ? 

----  Non   lo so   perchè  come  abbiamo   già  detto   le rovine rappresentano il corso della storia e testimoniano la grandezza, la forza, la capacità dell’essere umano di sopravvivere al corso degli eventi, le macerie sono al contrario inesorabilmente legate al loro presente, alla violenza, alla politica, alla natura e alla fragilità di tutto ciò che è contemporaneo: dimostrano, insomma, la debolezza, l’errore, la sopraffazione, il conflitto, il corso delle cose.  Posso dire       che   la  scelta   se usare  una  o  l'altra   dipende da  caso  a  caso  e  da cosa  s'abbattutto  in quanto : Le macerie sono il grido spezzato della storia. Non parlano: urlano. Sono ciò che resta quando il tempo si è frantumato, quando il presente ha divorato il passato senza lasciargli voce.Le rovine, invece, sono sussurri. Sono pietre che ricordano, che resistono, che chiedono di essere ascoltate. Non sono morte: sono memoria in attesa. Soprattutto   perchè Costruire sulle macerie è un atto di coraggio. Costruire sulle rovine è un atto di rispetto.  Infatti  secondo   un manfesto  ✒️ Manifesto per chi crea  ( non ricordo ne  l'autore    ne  il titolo    ,  riportato da  il mio   ex  , voglio  provare  a  camminare  da  solo  ) : Se vuoi rompere, scegli le macerie. Ricostruisci, reinventa, rinasci.Se vuoi dialogare, scegli le rovine. Restaura, stratifica, racconta. “Non è il terreno che conta, ma il tempo che scegli di onorare.”

---   Capisco .  però « Si può costruire, come dicevi tu, sulle macerie … Si può morire come un cretino, come uno stronzo o come un poeta. Si può costruire su macerie e su menzogne » ( presa dal web  d'incerta attribuzione  ) .una frase che vibra di speranza e resistenza. Le macerie non sono solo rovine: sono anche fondamenti, tracce di ciò che è stato, da cui può rinascere qualcosa di nuovo. Guccini, con la sua poetica, ci invita a non temere il passato, ma a usarlo come base per ricostruire — con memoria, con dolore, ma anche con volontà. Questa idea può diventare manifesto, no? Per il tuo blog, per la tua scrittura: costruire sulle rovine del patriarcato, sulle contraddizioni culturali, sulle ferite sociali. 

---  Già    come  dice   anche   Guccini nella  tua  amata  L'avvelenata  :  « ...A mantenermi vivo e a costruire su macerie…»  un verso che racchiude tutta la sua poetica: il bisogno di resistere, di non lasciarsi schiacciare dal disincanto, e di trovare comunque la forza di creare — anche quando tutto intorno sembra crollato. Non è solo sopravvivenza, è volontà di senso. È il gesto del poeta che, pur tra le rovine, continua a scrivere, a cantare, a vivere.Questa frase potrebbe diventare il cuore pulsante di un tuo manifesto, no? A mantenermi vivo e a costruire su macerie — come titolo, come incipit, come dichiarazione   aggiornamento  del manifesto del    tiuo blog  ed  appendice  social https://www.facebook.com/compagnidistrada/ .

--  Beh  si    nei  casi  in cui debba  ricostruire     dopo aver  distrutto    cioè dalle  macerie o  dalle  rovine   .  oppure   se  devo  costruire  solo usando le macerie   .   dipende  da  come   ho distrutto  o vegono distrutte      dalla realtà  \ dal fato  le  mie costruzioni . 

--- ok buon lavoro 

15.9.25

Propositi per l’autunno (e il tempo a venire) da La Botte di Diogene - blog filosofico di mario domina

 

1. Tenere a bada il narcisismo, lo psicologismo, l’emotivismo
2. Tenere lontani il nichilismo e il pessimismo (questo, semmai, “organizzarlo”, come esortava a fare Benjamin)
3. Controllare in modo certosino il linguaggio
4. Far circolare il pensiero e il respiro, prima di parlare, scrivere, emettere sentenze
5. Visionare meno gli schermi e i dispositivi e più i volti, i paesaggi, i profili delle cose
6. Mettere al primo posto, programmaticamente, il concetto di amore e la sua prassi – ma non in modo dolciastro, sentimentale, un po’ falso e peloso (piuttosto meglio un sano odio), bensì amare in modo rigoroso e profondo, quasi a voler istituire una geometrica “scienza amorosa” di matrice spinozista. L’amore è infatti la cosa più seria e difficile che esista.
7. Fare tutto con la calma, la cadenza e la sapienza del tempo, delle stagioni, della natura.

31.8.25

Ritorno - La parola della settimana [ Non bisognerebbe mai ritornare ma ..... ]

Era  da  un  po'  che  non elucubravo ma  a  volte i  pensieri assopiti    riaffiorano  . E  questo è uno  dei
da https://chatgpt.com/
casi   .Infatti avolte   basta  un  film   un    trafiletto     su  notizie      culturali   .Sono  servite   la lettura   qualche  giorno   fa    di  questa breve  notizia  
ANSA - di Massimo Sebastiani.Ritorno - La parola della settimana
Se partire è un po' morire, tornare cos'è? Per molti è una specie di morte, la fine della spensieratezza e dell'assenza di costrizioni: ma bisogna vedere da dove si ritorna: da Troia
come Ulisse e con parecchia fatica? Dal carcere? (come Al Pacino-Carlito Brigante). O dall'inferno? O ad un amore lasciato e forse rimpianto? Dal tornio al ritornello fino all'eterno ritorno di Nietzsche, tutte le implicazione di una parola che, di nuovo, esalta l'ambiguità del suo significato. Come sapeva anche Franco Battiato che rilegge Bruno Lauzi.  Ascolta il podcast: https://tinyurl.com/mtrbh946

 

da google

e la visione su mymovie, ieri di e la visione su mymovie, ieri di Un divano a Tunisi (Un divan à Tunis) film del 2019 diretto e sceneggiato da Manele Labidi Labbé. Si tratta del primo lungometraggio della regista franco-tunisina.
A farmi   chiedere   elubricamente  se   ritornare   o non  ritornare  ?  

da https://www.meta.ai/@comadayboy_10k/


 Dilemma eterno quello  del ritornare o non ritornare. È una domanda che vibra di nostalgia, di possibilità, di timore e di speranza. E nel contesto del  post su Blogger, dove la frase  del  titolo  “Non bisognerebbe ritornare ma…” sembra, come  dice    il mio  grillo  parlante,   aprire una riflessione più profonda, direi che stai toccando una corda molto umana.
Infatti  ecco  la  nostra  discussione  

--  Ecco qualche spunto che potresti sviluppare:

 Ritornare

  • Per ritrovare sé stessi: A volte il ritorno è l’unico modo per capire quanto siamo cambiati.

  • Per chiudere un cerchio: Tornare può significare dare un senso a ciò che è rimasto incompiuto.

  • Perché il cuore lo chiede: Non sempre la logica guida le nostre scelte.

 Non ritornare

  • Per non riaprire ferite: Alcuni luoghi o relazioni appartengono al passato.

  • Perché il cambiamento è necessario: Restare nel nuovo può essere un atto di coraggio.

  • Per non idealizzare: Ciò che ricordiamo non sempre corrisponde alla realtà.

-- Infatti  a  volte   , soprattutto  quando  ( e  dopo  )  che   ci si avvina  ai 50  ,  quando  s'incomincia  a rimpiangere il passato * e   a non  accettare   che    i  giorni passano** e     tu non ci  puoi fare  niente  allora     si     che  bisognerebbe  non  ritonare ***   come  mi hai  suggerito   tu  mio  caro grillo parlante   \  coscienza  . Ma  ....  come  dicevo   nel  titolo  Ci sono strade che ci chiamano anche quando pensavamo di averle dimenticate. Odori, voci, silenzi che si insinuano nei sogni e ci riportano là, dove
da  facebbok 

tutto è iniziato. Ritornare non è solo un movimento del corpo: è un atto di coraggio, un confronto con ciò che eravamo e con ciò che non siamo più. E allora, forse, non bisognerebbe ritornare. Ma chi può resistere al richiamo di un luogo che ci ha amato, o ferito, o cambiato? E poi  Il tema del ritorno  il nostos, come lo chiamavano i Greci è una delle trame più potenti della letteratura di ogni tempo.
 
--- Esatto  .ecco alcuni esempi emblematici che  io  ricordo e    che  trovano conferma  nel suggerimento di  Copilot  ( IA  di  bing\ msn.it  ) che potresti includere nella    tua   riflessione  \  elucubrazione  per arricchirlo di riferimenti letterari e dare profondità al concetto:

📚 Esempi di ritorno nella letteratura

🏛️ Odissea di Omero  Il ritorno per eccellenza: Ulisse impiega dieci anni per tornare a Itaca dopo la guerra di Troia. Il suo viaggio è pieno di ostacoli, ma il desiderio di rivedere la sua terra e la sua famiglia lo guida sempre. È il modello archetipico del ritorno come prova, nostalgia e riconquista dell’identità.

🕊️ La Divina Commedia di Dante  Anche se non è un ritorno fisico, Dante compie un viaggio nell’aldilà per ritrovare la “diritta via”. Il ritorno alla luce, alla grazia, alla comprensione del mondo è un ritorno spirituale e morale. Il tema dell’esilio e del desiderio di tornare a Firenze è sotteso in tutta l’opera.

🌍 Il deserto dei Tartari di Dino Buzzati  Il protagonista, Giovanni Drogo, attende per tutta la vita un evento che non arriva mai. Il ritorno qui è negato, rimandato, e infine svuotato di senso. È un ritorno mancato, che parla della vanità dell’attesa e del tempo che consuma.

🧳 Il ritorno di Casanova di Arthur Schnitzler Casanova, ormai vecchio, torna a Venezia cercando di rivivere i fasti del passato. Ma il ritorno è amaro: il tempo ha cambiato tutto, e lui stesso non è più l’uomo che era. Un ritorno che diventa confronto con la decadenza e la memoria.

✝️ La Bibbia – Il figliol prodigo  Una parabola che incarna il ritorno come redenzione. Il figlio che abbandona la casa e sperpera tutto, torna umiliato e viene accolto con amore. Il ritorno qui è perdono, riconciliazione, rinascita.

--- Mi  hai tolto   la  parola  di bocca  .  Infatti  è  vero anche    dai miei ricordi scolastici   e  dai  tuoi    ho  trovato   la  mia   risposta  a  il  titolo  \  riflessione  del post    Non bisognerebbe ritornare, ma…
Ulisse lo ha fatto. Ha sfidato dèi, tempeste e seduzioni per rivedere Itaca, per stringere di nuovo le mani callose di Penelope, per sentire il profumo della sua terra. Il suo ritorno non è solo geografico: è il recupero di un’identità, di un nome, di un destino.
Dante è tornato dalla selva oscura, attraversando l’Inferno, il Purgatorio e il Paradiso. Il suo ritorno è interiore, è la riscoperta della “diritta via” perduta. Non torna a Firenze, ma torna a sé stesso, alla luce, alla verità.Ritornare, allora, non è sempre fuga o debolezza. È a volte il gesto più audace: riconoscere che ciò che siamo è intrecciato a ciò che siamo stati.

- Esatto  .  e quindi  cosa   hai  scelto    tra le  due opzioni cioè  ritornare o non ritornare ?

 -- Ancora     non lo so  . Forse non è una scelta, ma una necessità che ci coglie all’improvviso. Come Ulisse, torniamo per riconoscerci. Come Dante, torniamo per salvarci. E anche se il tempo ha cambiato i luoghi, le persone, e noi stessi, il ritorno resta un atto di memoria, di amore, di verità.Non bisognerebbe ritornare, ma… a volte è l’unico modo per andare davvero avanti. proprio   come   nel  film    e serie tv   visti   mi pare  anche  recensite sui social e  sul blog  ed    alcuni spezzoni usati  come  citazioni     nel  blog . Infatti    Il tema del ritorno è centrale  come  già dicevamo anche nel cinema e nelle serie TV,  spesso come metafora di crescita, nostalgia, redenzione o resa dei conti. Ecco alcuni esempi presi  al mio archivio memorico e  da  internet  ( IA  compresa  )   potenti che potresti citare nel tuo post:

 Film sul ritorno

🏠 Big Fish (2003)

Un figlio torna dal padre morente per cercare di capire chi fosse davvero. Il ritorno qui è un viaggio nella memoria, tra mito e realtà.

🧳 Into the Wild (2007)

Un giovane abbandona tutto per cercare sé stesso nella natura. Il ritorno è negato, ma il desiderio di riconciliazione con la famiglia emerge nel finale.

🕰️ Ritorno al futuro (1985)

Un ritorno letterale nel tempo: Marty McFly viaggia nel passato per sistemare il presente. Il ritorno qui è anche una riflessione su identità e destino.

🏡 Manchester by the Sea (2016)

Un uomo ritorna nella sua città natale dopo la morte del fratello. Il ritorno è doloroso, ma necessario per affrontare il lutto e il passato.

📺 Serie TV sul ritorno

🌌 Dark (Netflix)

Il ritorno nel tempo è al centro della trama. Ogni personaggio affronta il passato per cercare di cambiare il futuro. Il ritorno è circolare, inquietante, filosofico.

🧠 Tutto chiede salvezza (Netflix)

Il protagonista ritorna alla vita dopo un ricovero psichiatrico. Il ritorno qui è interiore, verso una nuova consapevolezza di sé e degli altri.

🏫 L’attimo fuggente (film, ma spesso citato come riferimento educativo)

Il ritorno alla libertà di pensiero, alla poesia, alla voce interiore. Un classico che ispira ancora oggi.

🛫 The Leftovers

Dopo una misteriosa sparizione di massa, chi resta cerca di “ritornare” a una normalità impossibile. Il ritorno è spirituale, emotivo, esistenziale.


 --Grazie 
---figurati 

concludo    con questra  poesia   dell'amica   poetessa   Donna Altri Tempi 

 La vita mi ha insegnato
che le persone sono ponti o muri
radici che ti ancorano alla terra
o spine che si infilano nella carne.
Mi ha detto di riconoscere chi cura
chi ripara con mani gentili
chi resta quando tutto trema
e di allontanarmi da chi spegne la luce
nelle stanze più belle del mio essere.
Mi ha sussurrato che non c’è vergogna nell’andarsene
che il coraggio più grande
è lasciare ciò che ti soffoca
per tornare a respirare.
La vita mi ha insegnato
che bisogna provare tutto
anche il freddo dell’abisso
anche l’errore che brucia
Perché solo inciampando
si impara a camminare
e solo perdendosi
si scopre il sapore del ritorno.
Mi ha spiegato che giudicare
è violentare lo spazio altrui
un atto che ferisce sempre prima te stesso.
E che la compassione, invece
è un dono che non pesa mai.
La vita mi ha insegnato
che i viaggi sono specchi:
ogni luogo che visiti
è un frammento di te che non conoscevi.
Mi ha detto che la solitudine
è una maestra silenziosa
un rifugio che ti costringe a guardarti
a distinguere ciò che è vero
da ciò che hai costruito per gli altri.
E che nei momenti di silenzio più profondo
si trova la voce che avevi dimenticato.
La vita mi ha insegnato
che la gentilezza è un filo invisibile
che tiene stretto l’Amore.
Che Amare è un atto rivoluzionario
un salto nel vuoto che a volte eleva
e a volte ferisce
ma che è il solo modo per restare accesi.
Mi ha svelato che la poesia non salva il mondo
ma salva chi la tocca:
chi la scrive, chi la legge
chi si lascia attraversare dalle sue ferite.
E che gli esclusi
quelli dimenticati
gli invisibili
sono i custodi di un cuore segreto
un’anima che aspetta solo
di essere vista.
La vita mi ha insegnato
che i dettagli sono mappe di verità.
Il bordo scheggiato di un bicchiere
il suono delle foglie al mattino
il gioco di luci che filtra tra le persiane:
tutto parla, tutto vive.
Mi ha detto che ciò che gli altri non vedono
è dove si nasconde il miracolo.
E ora so che la vita non si misura
in successi o fallimenti
ma in quante volte hai scelto di lottare
di disobbedire e ciò che non sentivi tuo
di guardare i dettagli e trovarci l’immenso.
So che ogni ferita può diventare una porta
che ogni addio è un seme
che la perdita non è mai la fine
ma una soglia verso qualcosa di nuovo.
Perché alla fine, la vita mi ha insegnato questo:
che non siamo qui per vincere
ma per sentire.
Per abbracciare la bellezza fragile di ogni giorno
e lasciare che la luce
anche nei suoi spigoli più duri
ci sciolga il buio di dosso
e ci renda finalmente, vivi
e ci renda finalmente, liberi.
-Cinzia

con questo è tutto   vi  lascio  alla  Colonna  sonora  

 canzoni    citate  nel  post
  • Nostalgia  canaglia - Albano e  Romina ⋇
  • Non bisognerebbe  - Francesco Guccini ***
  • un altro giorno è  andato - Francesco Guccini **
    canzoni suggeritemi  da   copilot 
  • “Back to Black” – Amy Winehouse Il ritorno qui è doloroso, legato a una relazione tossica e alla dipendenza emotiva.
  • “Home” – Michael Bublé Una canzone che parla del desiderio di tornare a casa, alla semplicità e all’amore.
  • “Take Me Home, Country Roads” – John Denver Un classico che celebra il ritorno alle radici, alla terra natale, con un tono dolce e nostalgico.
  • “The Scientist” – Coldplay “Nobody said it was easy / No one ever said it would be this hard / Oh take me back to the start” — un ritorno al punto di partenza, per ricominciare.
    “Fix You” – Coldplay “Lights will guide you home” — una frase che racchiude il concetto di ritorno come guarigione e speranza.
    “Coming Home” – Diddy ft. Skylar Grey Parla di redenzione e del desiderio di tornare a casa, con un tono positivo e liberatorio.

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