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17.11.25

sarajevo safari di mario domina

 metttendo  ordine  fra  l'email  ho trovato     questo   numero della   newsletters  del blog   la  botte  di diogene



Il “male” – in forma di guerra o annichilimento dell’altro o di radicale irrelatezza – ci appare per lo più come lontano da noi: i barbari stanno sempre al di là dei confini della cosiddetta “civiltà”. C’è una sorta di esotismo del male: non possono essere i nostri simili a commetterlo. Sono sempre gli altri, i russi, gli islamici, i terroristi, gli slavi, i selvaggi… Tutti, ma non noi.
Poi però ti ritrovi con l'”unica democrazia” in mezzo a tutti quei barbari, che compie un genocidio e commette i peggiori crimini, fino ad arrivare ad organizzare dei tour di gente munita di cannocchiale – un po’ come succede nella Salò di Pasolini – che osserva sadicamente il lavoro dell’esercito dalle alture intorno a Gaza.
Ma nella civilissima Europa avevamo già fatto di meglio: a Sarajevo, tra il 1993 e il 1995, all’eccidio di 11mila civili partecipò un certo numero di cittadini di diversi paesi europei – tra cui un po’ di italiani – così come si partecipa ad una battuta di caccia, giusto per divertirsi nel fine settimana. Cioè: alcuni “umani” pagavano per sparare ad altri umani inermi – e, nel caso di bambini, le tariffe erano maggiorate.
Lo si sapeva da tempo (un libro e un documentario sloveno lo avevano già documentato – mentre ora un giudice milanese ha aperto un’inchiesta), ma messo in fila con tutti gli altri fatti e nel nuovo contesto di pulsioni guerrafondaie, ci restituisce un quadro antropologico di una desolazione senza limiti. Altro che tramonto dell’occidente!
Del resto Primo Levi ci aveva avvertiti.



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