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18.9.25

Dal Cile a Escalaplano e ritorno . Maria Verónica Soto Toro ritrova Adelia e Maria Beatrice Mereu sue figlie naturali rapite dalla dittatrura Pinochet e date illegalmente in adozione

IL  mio  grillo  parlante   mi   ha  fatto  l'ennesima   ramanzina 

  in un  commento   a  notizie  simili  ,  mi pare  sulla  pagina  Facebook   cronache dalla  Sardegna,  avevi  detto  «   ti  stai sostituendo  a  chi lo  ha  visto   » o  qualcosa  di simile   . Ora  riporti   qui   dopo  neanche   pochi  giorni  ( Ritrova la tomba del padre mai tornato dalla guerra Rina, 80 anni, aveva di lui solo delle foto ingiallite: «Ora voglio che lo riportino qua a Quartrucciu » )   una  storia simile .  Sei un po'  incoerente 
  
 In effetti , non riesco a  biasimarlo   perché  un  po' d'incoerenza   c'è  anche se  un po'  decontestualizzato    in quanto ero sarcastico  in quanto  in quella   pagina   ben  6  notizie  su  9   riguardano  tale argomento   e erano notizie   recenti  . Qui  invece sia    a  lui  citato  sia   quest  ultimo  sono    delle    storie   particolari  in  particolare   ultima     riportata   nel  post  d'oggi  

In  unione  sarda   del  18\9\2025 


 Le lacrime hanno preso il posto delle parole quando Adelia e Maria Beatrice Mereu hanno visto spalancarsi le braccia di Maria Verónica Soto Toro, la madre biologica che non stringevano dal 1979. Quarantasei anni di distanza si sono sciolti in un abbraccio all’aeroporto di Santiago del Cile, sotto lo


sguardo commosso di parenti e curiosi.Le due gemelle sono state adottate a soli nove mesi da una coppia di maestri elementari di Escalaplano, nel centro dell’Isola, insieme a un altro bimbo cileno, Sebastian.Cresciute in paese fino all’età di 16 anni hanno sempre saputo di essere adottate. «Nella nostra cameretta ci chiedevamo: chissà com’è la nostra mamma, se è viva, se abbiamo fratelli», ricorda Adelia. Ma il vuoto di quella madre perduta non si è mai colmato.Esse Erano state strappate alla madre in Cile a 9 mesi, piena dittatura di Pinochet. Poi l’adozione a Escalaplano, in una famiglia di insegnanti. Dopo 46 anni Adelia e Maria Ausiliatrice Mereu, gemelle, hanno riabbracciato la donna a Santiago.

  Il resto dell'articolo non sono riuscito   nè a  estrapolarlo    dal pdf   nè   a prenderlo dal  sito  .   eccovelo comunque  in slide  qua  sotto  


con questo  è  tutto   alla prossima 

6.8.14

Dopo più di 35 anni di ricerche Argentina, la leader delle Nonne di Plaza de Mayo ritrova il nipote

 musica  in sottofondo  

Amazing AC/DC Cover!



Quando  mi   viene  il magone   o  la  voglia  di arrendermi ripenso ancora  , e poi ( nella maggior parte dei casi  )  mi passa  ,  a storie  come  questa   A volte anche queste storie di dolore e di morte finiscono bene. Anzi benissimo!


 per  approfondire  



Dopo più di 35 anni di ricerche

Argentina, la leader delle Nonne di Plaza de Mayo ritrova il nipote
Estela de Carlotto è la presidente dell'organizzazione che si occupa di rintracciare i figli prelevati ai genitori "desaparecidos" durante la dittatura militare argentina che durò dal 1976 al 1983. E' riuscita a rintracciare suo nipote Guido che si sarebbe 'presentato volontariamente'. Il giovane, ora 36enne, era nato in un centro clandestino di detenzione


Buenos Aires (Argentina)
da http://www.today.it/
06 agosto 2014Sono passati più di 35 anni. Trentacinque anni di ricerche estenuanti. Ma alla fine la tenacia di Estela de Carlotto è stata ripagata. La signora, presidente delle Nonne di Plaza de Mayo, l'organizzazione che si occupa di rintracciare i bambini prelevati ai genitori "desaparecidos" durante la dittatura militare argentina, è riuscita a rintracciare suo nipote Guido.


Secondo l'agenzia di stampa ufficiale Telam, il nipote di Estela Carlotto ha 36 anni, è sposato e vive a Olavarria, nella provincia di Buenos Aires, dove lavora come musicista. Il figlio minore di Carlotto - che si chiama anche lui Guido, come il padre - ha detto che suo nipote "si è presentato volontariamente". Gli esami del Dna confermano: è lui il nipote che Estela stava cercando. La Carlotto
ha confermato la notizia: "E' una emozione grandissima per me, ma è così forte che abbiamo bisogno di tempo per costruire, per stare insieme. E' una battaglia che abbiamo vinto tutti".Guido è nato il 26 giugno 1978 in un centro clandestino di detenzione di La Plata, capitale della provincia di Buenos Aires, dove la madre Laura - militante della gioventù peronista - era stata rinchiusa dopo il suo sequestro. La ragazza era incinta di tre mesi, ed è riuscita a far sapere alla madre che era viva e che se suo figlio fosse stato maschio lo avrebbe chiamato Guido, come il padre. E' a causa della vicenda di sua figlia Laura che Estela de Carlotto, che fino ad allora era una maestra elementare senza alcun impegno politico, ha dedicato la sua vita alla militanza per i diritti umani, concentrandosi sulla ricerca dei bambini dei desaparecidos. Due mesi dopo la nascita del nipotino, nell'agosto del 1978, i militari l'hanno convocata per consegnarle il cadavere della figlia - "quasi un privilegio", ha raccontato lei anni dopo - uccisa con una raffica di mitra sparata alle spalle. Da allora la nonna addolorata è 
diventata una nonna militante.
Una storia, quella di Estela Carlotto e delle nonne di Piazza di Maggio, raccontata nel libro "Le irregolari" di Massimo Carlotto, lo scrittore veneto che nel romanzo-saggio raccontò anche il legame familiare con la presidente delle Abuelas. Carlotto ha salutato la notizia con un post su facebook:

La dittatura militare instaurata in Argentina il 24 marzo 1976 e che durò fino al 1983 prevedeva l'eliminazione di massa degli oppositori. Durante quel tristissimo periodo della storia argentina furono imprigionate migliaia di persone in centri clandestini di detenzione. Qui si procedeva alla loro tortura, al loro assassinio e alla sparizione dei corpi. In quel contesto i figli dei detenuti-desparecidos era considerati una sorta di “bottino di guerra”, per il quale si pianificò dettagliatamente persino per iscritto, un sistema di detenzione per le donne in stato interessante, parti clandestini, falsificazioni d’identità e simulazione di adozioni con lo scopo di appropriarsi dei bambini. In questa maniera circa 500 bambini vennero privati della loro identità, e in molti casi portati a vivere con persone che credevano loro genitori e che in realtà furono autori partecipi o complici dell’assassinio dei loro veri genitori.
Questa “riorganizzazione”, considerata necessaria dai militari per “salvare” la società argentina, esigeva che i figli dei “sovversivi” fossero separati dai genitori per essere consegnati a “buone famiglie”, come quelle di militari o di classe elevata.

Manuale di autodifesa I consigli dell’esperto anti aggressione Antonio Bianco puntata n LX IMPARATE A “LEGGERE” IL LINGUAGGIO DEL CORPO

 Il linguaggio del corpo da solo non basta a prevenire femminicidi o violenze, ma può essere un segnale precoce utile se integrato con educ...