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1.1.21

chiusura mentale ed xenofobia di questa destra e non solo . Il caso dei nuovi nati in Liguria del vile omicidio di Agitu Ideo Gudeta . anno nuovo mentalità vecchia

 «La folla che oggi lincia un nero accusato di stupro presto lincerà bianchi sospettati di un crimine». Theodore Roosvelt

da https://www.facebook.com/groups/propagandalive/permalink/699331804304815


L'anno nuovo è  già  arrivato  ma  per  qualcuno   ancora  no  , le  lancette del tempo e  della storia  si   sono fermate   al  XVIII-XIX  secolo   periodo in cui  viene  fatto iniziare  il razzismo  moderno   che unendosi al razzismo scientifico   già presente    da prima    ha  causato i vari fascismo e  i  vari nazismi    nel XX  secolo (   secolo breve  ) le  cui  scorie    sopravvivono ancora oggi     .  Infatti 

https://genova.repubblica.it/cronaca/2021/01/01


Insulti razzisti ai primi nati in Liguria, tutti stranieri: scontro tra Toti e la Lega

Giovanni Toti


Morena, una bimba di La Spezia, è stata seguita da piccoli di origine albanese, nigeriana ed ecuadoriana. Il presidente sulla sua pagina Facebook dà il benvenuto ai piccoli liguri, ma si scatena la polemica xenofoba, che diventa un caso politico


Si chiama Morena, è nata 13 minuti dopo la mezzanotte all'ospedale S.Andrea della Spezia da una coppia di spezzini, la prima nata del 2021 in Liguria. Qualche ora dopo è venuto alla luce Louis, figlio di una coppia albanese residente a Taggia, nell'Imperiese. Il piccolo, che pesa 3,580 chili, è nato alle 3.10 battendo sul tempo Graeter, una bimba di origini nigeriane, nata alle 3.50 al Policlinico San Martino. Poi è stata la volta di Wilson Fabian, nato alle ore 7.58 al Gaslini, figlio di ecuadoriani. "Siete la nostra speranza, il nostro futuro, la forza per non mollare in questo nuovo anno che è appena iniziato - ha scritto il governatore ligure Giovanni Toti sui social - Benvenuti al mondo piccoli e auguri alle vostre famiglie a nome mio e di tutta la Liguria".

Su queste frasi però si è scatenata la polemica razzista da parte di chi ritiene sbagliato considerare liguri questi bambini. Il presidente ha fatto rimuovere gli insulti xenofobi. "Chi nasce in Liguria è ligure!", ha scritto. E ancora: "I commenti razzisti verranno rimossi dai moderatori della pagina. Una bambina che viene al mondo è una benedizione e va accolta come tale, senza polemiche inutili e dannose a qualsiasi dibattito democratico. Proviamo a iniziare il 2021 con un nuovo passo"."Non si può definire italiano, né ligure, chi nasce sul nostro territorio da genitori stranieri. Auguri e benvenuti a tutti i nuovi nati del 2021 in Liguria, ma ribadiamo che per essere italiani e liguri sia necessario intraprendere un percorso ben definito e quindi richiedere successivamente la cittadinanza, secondo quanto previsto dalle norme vigenti. No allo Ius soli". Così il capogruppo regionale della Lega, Stefano Mai, commenta il post del presidente della Liguria, Giovanni Toti, che saluta la nascita di una bimba da genitori nigeriani. "Con la Lega al governo in Liguria così come, speriamo presto, a Roma - ha aggiunto Mai - non accadrà mai che l'acquisizione della cittadinanza italiana avvenga come semplice conseguenza del fatto giuridico di essere nati in Italia.Occorre difendere le nostre tradizioni e la nostra identità. Pertanto, la trasmissione alla prole della cittadinanza dei genitori, sulla base della discendenza e non del luogo di nascita, è fondamentale".

 Ma    anche  il politicamente  corretto o buonismo      può  trasformarsi  in razzismo 

  da  https://www.fanpage.it/  del  31\12\2020 

Perché anche definire Agitu Gudeta “simbolo di integrazione” è razzismo

  di   Annalisa Girardi

Le parole usate in questi giorni dai giornali per raccontare l’omicidio di Agitu Ideo Gudeta trasudano razzismo e ci mostrano come i media italiani siano lo specchio di una cultura intrinsecamente xenofoba. Definire Agitu Ideo Gudeta come un “esempio di integrazione” non fa che alimentare la retorica del deserving migrant, discriminatoria e ingiusta.

Agitu Ideo Gudeta è stata uccisa due giorni fa. È stata trovata morta nella sua casa a Frassilongo, in provincia di Trento, dove si era trasferita dall'Etiopia. Nelle ultime 48 ore i media hanno dedicato moltissima attenzione all'omicidio e una parola ricorrente che è stata usata, che però non si capisce bene cosa c'entri con la violenza che ha messo fine alla vita di Agitu Ideo Gudeta, è stata "integrazione". Ma perché? Se la sua storia fosse stata diversa, la sua vita avrebbe forse avuto meno valore? I lettori avrebbero forse dovuto dispiacersi meno per la sua morte ? 
Il racconto della morte di Agitu Ideo Gudeta trasuda razzismo
Le parole usate per raccontare l'omicidio di Agitu Ideo Gudeta trasudano razzismo. E ci mostrano come i media italiani siano lo specchio di una cultura intrinsecamente


xenofoba, incapace di raccontare storie come quella di Agitu Ideo Gudeta, della sua vita tanto quanto della sua morte, se non in maniera fuorviante. Sottolineando che in Italia una donna come lei sarà sempre etichettata come una migrante. Perché in fondo, definirla un "modello di integrazione", è solo un altro modo per ricordare che lei non fosse italiana. Ma che, nonostante questo, potesse essere un esempio. I giornali, in queste ore, hanno semplicemente  alimentato la retorica del "deserving migrant", evidenziando come siamo ancora anni luce dall'essere veramente un Paese accogliente, solidale e libero dal razzismo.

La sua non è solo una storia di migrazione 
Agitu Ideo Gudeta era già stata in Italia prima di stabilirsi a Frassilongo e fondare la sua attività. Aveva infatti studiato alla facoltà di Sociologia a Trento, per poi decidere di tornare nella sua città natale, Addis Abeba, dove aveva denunciato le politiche di land grabbing, cioè l'appropriazione di terre da parte di multinazionali o governi stranieri senza il consenso delle comunità che le abitano. Nel suo Paese aveva ricevuto minacce ed era stata costretta a fuggire. Era quindi tornata in Italia, in Trentino, dove aveva iniziato la sua attività come allevatrice di capre di razza mochena, una specie autoctona a rischio estinzione, recuperando allo stesso tempo terreni abbandonati. Aveva anche aperto una bottega nel centro di Trento, la Capra Felice. Anche qui, tuttavia, aveva ricevuto minacce per il colore della sua pelle. Che però non sono state riconosciute come tali, perché in Italia è ancora facile fare finta che il razzismo non esista. Due anni fa, infatti, un vicino di casa è stato condannato a 9 mesi per lesioni dopo averla aggredita, ma sono cadute le accuse per stalking e l'aggravante dell'odio razziale, avanzate dal pm.
Basta con la retorica del deserving migrant*
Oggi però non sentiamo parlare di Agitu Ideo Gudeta come imprenditrice, come simbolo di emancipazione per le donne, come allevatrice ambientalista. Tutto viene in secondo piano rispetto al suo essere un'immigrata. Raccontare la sua vita sotto la definizione di "esempio di integrazione" è l'ennesima affermazione del razzismo in questo Paese. Se fosse stata "solamente" una donna arrivata dall'Africa, magari su un barcone, in fuga da violenza e discriminazione, la sua morte sarebbe stata meno grave ? Perché è questo che suggerisce una retorica che ancora una volta separa tra i migranti buoni, ben integrati e protagonisti di storie eroiche, e quelli cattivi. Quelli che uccidono e stuprano, proprio come il suo presunto assassino.
Parlare di Agitu Ideo Gudeta come dell'eccezione alla regola non le fa onore. Svilisce anzi la sua memoria. Perché il fatto che fosse "perfettamente integrata" non c'entra nulla con il suo valore. Che è dato da ben altro, come ci racconta la sua storia. Ma una persona come Agitu Ideo Gudeta in Italia resterà sempre una migrante. Certo, ben integrata, ma una migrante.

concludo   con le  ultime  righe  di  bellissimo articolo del  settimanale   https://www.internazionale.it

[...] 
La notizia del suo assassinio aveva fatto pensare a molti in un primo momento, anche a me, che le gravi minacce di morte che aveva ricevuto in passato fossero state sottovalutate, finché è stato escluso qualsiasi collegamento. E tuttavia, in un paese in cui i femminicidi sono aumentati del 5 per cento nel 2020 a fronte di una diminuzione di tutti gli altri reati, dà angoscia pensare alla sequenza di violenze psicologiche e fisiche che una donna di 43 anni ha dovuto subire nel corso della sua vita per il fatto di essere una donna, per il fatto di essere un’attivista e un’ambientalista, per il fatto di essere nera e immigrata, per il fatto di essere economicamente indipendente al punto da dare lavoro ad altri come imprenditrice, per essere riuscita a inventarsi un lavoro in un ambito tipicamente maschile come la pastorizia, dando forma ai suoi studi e ai suoi desideri. Per quel sorriso che sfidava l’ordine delle cose e anche per futili motivi.

 che tenta  di liberarsi   di quando detto  da  fanpage  



https://www.ultimavoce.it/deserving-migrant/

«Io, maestra nera nella scuola italiana. Oggi c'è chi non si vergogna più di essere razzista» la storia di Rahma Nur

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