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8.1.16

un anno fa la strage di Charlie a Parigi

  sono ancora  scosso che non riesco a     trovare le parole  .  Lascio   che  a parlare   siano oltre  i  miei interventi che feci un ano fa    a caldo li trovate  con i tag  ( dopo  JE SUIS  CHARLIE, # JE NE SUIS  PAS  CHARLIE, # JE  SUIS  CHARLIE, )   anche  questo bellissimo intervento  di 

scongiurare che accadano ancora cose terribili anche e soprattutto a quelli che sentiamo lontani, quelli con cui, a un primo sguardo, non ci identifichiamo. Sennò è troppo facile, soffrire e indignarsi solo per chi ci assomiglia. Io non "ero" Charlie Hebdo, non lo sono mai stata, ma non c'era bisogno di approvare o stimare quel giornale per decidere di fare di tutto perché non succeda più. Ai Charlie Hebdo e a tutti gli altri a cui succede ogni giorno. Io non sono loro, non sono "tutti gli altri", e magari questi altri non mi assomigliano, magari qualcuno degli altri non mi piace nemmeno. E farò comunque tutto quello che posso per proteggerli. Questo per me è il senso di umanità; non "essere qualcun altro", ma "stare con qualcuno che magari non ti assomiglia nemmeno un po', ma che deve avere i tuoi stessi diritti".

  che riassume   il mio  modo di pensare    e perchè  continuo ad  usare  un vecchio lo slogan  degli anni 70\80n nè con le  br  nè  con lo stato 

4.2.15

Jazzista ( Gilad Atzmon ) ebreo anti-sionista: e a Londra gli annullano il concerto Libre - Non può suonare in città, perché è un ebreo che non perdona Israele per i crimini commessi contro i palestinesi

  d'argomento simile  e di censure  dovute alla paura     vi puo' interessare    quiesto mio precedente 
post  :

lo so che    tale evento   avvenuto  più di un mese  fa ,  ma  i media   maitream e non  erano , anzi eravamo tutti presi  da  #JESUISCHARLIE

 dalla pagina  facebook INFORMAZIONE LIBERA che riprende l'articolo di http://www.libreidee.org/


Jazzista ebreo anti-sionista: e gli annullano il concerto



Non può suonare in città, perché è un ebreo che non perdona Israele per i crimini commessi contro i palestinesi. Tutto ciò, a prescindere dal fatto che nella sua musica – il jazz – non vi sia traccia delle sue opinioni politiche, peraltro nobili. Tanto è bastato, in ogni caso, per fargli saltare un concerto nel cuore della civilissima Europa, quella che a Parigi ha appena celebrato il lutto per il martirio civile dei vignettisti di Charlie Hebdo. La vittima in questo caso è un musicista di origine israeliana, Gilad Atzmon (  foto  sotto a  destra  ) e il paese non è la Francia ma la Gran Bretagna. Il jazzista, racconta il quotidiano israeliano “Haaretz”, doveva esibirsi il 15 gennaio al Bonington Theatre di Arnold, un sobborgo di Nottingham. Ma a fermare lo spettacolo è bastata una lettera aperta, sottoscritta da 13 sudditi di Sua Maestà e indirizzata ai dirigenti del teatro: impossibile, secondo i benpensanti, consentire al musicista di esibirsi. Atzmon ma punito nel modo più arcaico, con la censura del silenzio, solo perché professa opinioni non allineate alla teologia politica del mainstream occidentale sionista, secondo il quale Israele ha sempre ragione.
Insieme alla sua band, “The Whistle Blowers”, il sassofonista avrebbe dovuto esibirsi nel teatro della cittadina inglese, scrive “Haaretz” citando il “Nottingham Post”, in un servizio tradotto da “Come Don Chisciotte”.                                      Il Gedling Borough Council, che Gilad Atzmonamministra il centro culturale, s’è visto recapitare la missiva dei 13 abitanti in rivolta, scandalizzati da diverse affermazioni di Atzmon. Per esempio: «E’ sempre il pessimo comportamento degli ebrei che provoca disastri agli ebrei». Oppure: «Il Tribunale di Norimberga era finto, ce ne vorrebbe uno vero per Israele». Affermazioni che, secondo il teatro britannico, «toccano dei punti che preoccupano i residenti locali», al punto da sposare il loro punto di vista e proibire l’esecuzione del concerto. «Pur riconoscendo e apprezzando l’importanza della libertà di parola, il Consiglio ha la responsabilità legale di costruire e mantenere buone relazioni tra i membri della comunità, anche tra persone di razze e religioni diverse», affermano gli amministratori del teatro, secondo cui «la presenza di Gilad Atzmon potrebbe essere un atto non conciliabile con questa responsabilità».

Atzmon, 51 anni, lasciò Israele per emigrare in Inghilterra molti anni fa. «Non so cosa gli sia passato per la mente», dice. «Non mi interessa se la gente non condivide quello che scrivo, ma la mia musica non ha nulla a che fare con quello che scrivo. Penso che sia una cosa ingiusta». Autore nel 2011 del libro “The Wandering Who?”, uno studio di politica sull’identità ebraica, Atzmon è anche un blogger molto attivo. Secondo “Haaretz”, il sassofonista è una figura controversa: alcuni anti-sionisti lo considerano addirittura «un ebreo antisemita», mentre altri «lo apprezzano come una voce originale e senza paura». La società laica di Nottingham ha intanto reagito alla brutale imposizione, manifestando per protestare contro la cancellazione dello show. Resta ovviamente il vulnus inferto alla società civile: non si è impedito lo svolgimento un comizio anti-sionista, ma solo un concerto. Tutto questo, nell’imbarazzante Europa del 2015. Come se non si tollerasse più la semplice presenza di idee scomode: idee possibilmente da cancellare dalla faccia della terra, esattamente come gli “scarafaggi” palestinesi e i bambini di Gaza.

Il 29 dicembre 2020 veniva uccisa Agitu Ideo Gudeta, la regina delle capre felici.

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