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quando il tatuarsi non era moda ed aveva un suo perchè vero il Il padre del tatuaggio in Italia Gian Maurizio Fercioni

  https://www.ilgiorno.it/milano/cronaca/tatuatore-fercioni-1.3542081 http://fercionitattoo.wixsite.com/tattoomuseo https://www.facebook.com/gmfercioni/ sulla pagina fb di www.vice.com/it ho sentito questa storia interessantissima storiache mi fa capire la differenza fra chi si fa un tatuaggio perchè lo sente e lo ritiene ( perchè effettivamente lo è ancora se ci pensiamo bene ) e chi invece lo fa per moda ed mologazione ( cioè perchè lo hanno tutti\e ) o per imitare i suoi beniamino cinematografico , musicale , televisivo, ecc Sembrerò   vecchio  \ antiquato   ma    concordo  con lui quando  dice  : <<  "Tatuarsi la faccia sembra una roba molto da duri e invece per me è una roba un po' da cretini." >>  e  cndivido la  sua  filosofia   (  vedi  primo ulrl  sopra  )  ecco  l'intervista  \  testimonianza rilasciata  a  Vice Abbiamo incontrato Gian Maurizio Fercioni, il padre del tatuaggio in Italia, per f

Aria di neve

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(Foto di Cosimo Palazzo)  È una Milano antica, una Milano da neve, da tazzinetta benefica, quella che vediamo in questi giorni. Una Milano che ascolta il suo cuore, che il cuore lo porge in Mano. Una Milano lenta, uggiosa, bianca, ingolfata. Ma pure così nuova, multicolore, brulicante di volti e storie. È la Milano dei "mezzanini" delle metropolitane, trasformati dal Comune in luoghi di accoglienza per senzatetto e poveri di ogni provenienza. È una Milano con tratti da reduce, paziente nella ricostruzione. Il calore nel gelo. I poveri espongono sé stessi, rallentano la frenesia delle mattine, ci mettono di fronte al nostro sorriso. È una Milano quasi da preghiera, solidale nel dolore. Linda.

... i mali minori .

  … i mali minori vengono dal cuore sono quelli dell’amore anche se questi ci fanno più male, ma è ben altro il tormento : è la nostra anima che piange nel sentir disprezzo e non voler vedere … … le ingiustizie sociali ,la fame nel mondo ,i dispersi di questi vagano nella notte in cerca di un rifugio, soffrono le pene e cercano aiuto nutrono speranze per non morire … … credo che in questa vita,la nostra vita! quella in cui viviamo molta gente viene umiliata , in un mondo condannato di padroni dove l’egoismo cieco non vuol vedere … … gente all’estremo delle forze ,i diseredati ! in miseria e povertà vengono abbandonati, resi invisibili dalle lotte di potere e con il mitra in mano un bimbo chiede aiuto … … e le malattie ,le tante pestilenze dallo sporco spande la piaga si diffonde. Aiutateli! aiutiamoli! aiutiamoci per non soffrire … … sono solo che parole queste che io scrivo io portavoce di un nulla , promotore senza una battaglia nullità che vive su questa terra, ma io canto! … canto

Carlo delle città

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    Don Gnocchi era l'infanzia. Non l'infanzia mutilata, lacera e macilenta. L'infanzia, e basta. La mia, innanzi tutto, perché la sua figura mi ha accompagnata fin dai testi scolastici. Perché la via a lui dedicata, a Bresso, sorge sul limitare della grande metropoli, nella periferia ancora disadorna, brulla e ingrigita. Perché le immagini che lo ritraggono, già circonfuso di un'aura sfuggente, hanno qualcosa di fanciullesco. Lo sguardo. Completamente libero, trasparente, senza sopraccigli, sconfinato sulla fronte spaziosa e infinita.   L'infanzia dunque, e, conseguentemente, l'interezza. Nulla di dolciastro, di patetico, di limitato nell'operosità di questo prete lombardo, sottile come un giunco. Se oggi siamo giunti alla consapevolezza che il bambino è persona completa e intatta, lo dobbiamo in gran parte a lui. Non si limitava ad accogliere, come testimonia Vincenzo Russo che, prima di diventare uno stimato professionista, è stato ospite del sacerdote.

...il signore delle tempeste.

    …c’era freddo fuori ed era di inverno la neve cadeva e l’ultima farfalla se ne andava, anche il passero fuggiva e in un covone di paglia si annidava  ombre sui muri animavano alberi spogliati e dalle appassite foglie brillavano colori , mentre lupi gitani cantavano la loro malinconia una melodia che chiedeva amore…   …e seguivo il lamento ,il loro canto ! un messaggio di tristezza che  la tempesta avvertiva: e vi fu furia nel creato ,nel olimpo!  culla della mia poesia, il signore delle tempeste distruggeva ogni cosa  insinuava tra le genti il funebre lamento e  le dolci creature  non respiravano più  aria pura…   …e fu squarciato il cielo e le saette aprirono le acque e tutto intorno il mare fu tempesta , le scannate pecorelle fuggirono dai germogli e la rugiada si nascose tra i cespugli , tutto intorno scorreva sangue e di morti abbandonati  in larghi rivi, cani che banchettavano gli avanzi dei signori e nel giorno ,il buio appariva…   …e di amore nacque dalla mente spoglia  e gl

...la donna santa !

…la donna santa!   …purea e casta ti fece l’universo ,fosti tu; una santa! una madonna incoronata ,messa lì in quella chiesa , al Dio ti concedesti , la donna immacolata! a te ,si prostrano finti volti ,a volte macchiati di lorda pelle e davanti a te le ginocchia si consumano e vanno a invocare voti di un desiderio per una  amata …   …ti chiamano :la vergine Maria ,la santa! la madre del divino che sulla terra venne per salvare  il cielo i formicatori senza scrupoli che dal incesto crebbe la lussuria ; e ti ho pregata donna ;madonna incoronata! ti ho implorata per la pietà verso i piccoli innocenti per l’avarizia dei grandi e  la debolezza dei latenti …   ma tu ;forse non mi hai udito ? le mie preghiere vane non erano ascoltate , mi hai messo tra i tuoi servi del creato a professare la parola ad ascoltare quella melodia ,le note di una poesia, quella che parla del solo amore ,io messaggero inutile e sospiro! gioisco adesso  del dono che mi hai riservato…   …e fu salvezza! lampi in temp

...e annaffio i fiori.

  …e annaffio i fiori,scovo tra le foglie ali di farfalla il meglio della vita ,per donarvi un semplice sorriso, camminare con le ali della fantasia far si che un’anima spera trova la forza ancora per sognare…   …e annaffio l’eterna fonte dove gocce d’acqua zampillano speranze, dove un amore prega per volermi bene nasconde triste il suo dolore non vuole più farsi innamorare, e annaffio vita ,la mia preferita ! quel poco che mi resta all’ultima fermata lì anime sconvolte attendono la sete…   …sono tante le domande,poche le risposte solo un cenno io ti posso dare : regalarti ancora i miei versi ,per poter gioire uniti in una sola idea ,fare dell’amore oggetto di piacere la  solidale iniziativa, trovarsi un giorno tutti insieme ,cantare in coro la bella poesia… il poeta narratore.

GRAZIE!

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A me non interessa sapere quel che fai nel tuo Paradiso.   Io voglio sapere se ancora soffri, per che cosa soffri, insomma se ancora piangi! Se osi sognare di osservare ancora la passione del tuo cuore. A me non interessa sapere quanti anni avresti nel mondo di oggi,  insomma se oggi saresti giovane o vecchio, Io voglio sapere se rischieresti di sembrare un pazzo per amore, per i tuoi sogni mancati, per l'avventura divina di non essere più qui. A me non interessa sapere quali pianeti sono in quadratura con la tua luna. Io voglio sapere se hai toccato il centro del tuo proprio dolore, se sei stato aperto ai tradimenti della vita o se ti sei ritirato e chiuso per paura di ulteriore dolore! Voglio sapere se puoi star seduto con il dolore, il mio o il tuo, senza far niente per nasconderlo, o mascherarlo o immobilizzarlo. Voglio sapere se puoi stare con la gioia, la mia o la tua; se puoi danzare selvaggiamente e lasciare che l'estasi ti riempia fino alla punta delle dita e delle d

Le mie radici

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Ho trovato le mie radici guardando verso il cielo, le mie, quelle di prima erano sepolte sottoterra, spezzate ridotte in mille pezzi perdute e confuse come sterpaglia secca pronte a bruciare strappate violentemente dalla storia umiliate da un tempo freddo e gelido, ora si trovano lì radicate tra nuvole e azzurro curate dal silenzio ed anche un sibilo di vento può essere frastuono per un albero trapiantato in alto...lontano dove mi riparo distante dalla fatica di sentire anche quando non voglio la vita e la morte in ogni cosa.

Senza titolo 1294

Vienimi più vicina   Vienimi più vicina qui accanto al cuore senti senti come batte forte cosa mai sarà tu cosa pensi su fammi vedere radiosi i tuoi occhi che mi scoppia il petto non lasciarmi così nell’incertezza il mio cuore è tra le tue mani ora non senti sono un passerotto che trema e pende dalle tue labbra in attesa del suo destino   Pietro Atzeni

Senza titolo 1165

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oggi piove

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oggi piove dammi un minuto di te oggi tutto è grigio e tu sembri sfuggirmi lacrime di pioggia bagnano tutto anche la mia mente non si vede nulla niente più golfo lontano quella sottile linea ha mescolato tutto piove e scende la tristezza giorno melanconico cerca di te nemmeno un saluto veloce e piove tutto si vela nessun calore a riscaldarmi nemmeno quel raggio potente che esce e mi sorride oggi può riempirmi di te piove e piove il cielo non ha colore il mare ha chiuso il suo divenire in onde insignificanti e piove sull'asfalto passi insignificanti passi senta mete passi vuoti che cercano piove su me e sento le gocce gravi pesanti perchè piove ti cerco mentre piove e il mio cuore sembra lacerarsi piove e mi hai lasciata sola altro ha rubato la tua attenzione potrà il sole ridarmi tutto di te piove e non finisce di piovere....  

L'eterna madre

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  Se n'è andata all'improvviso, subito dopo l'esibizione per Roberto Saviano . Aveva 76 anni Miriam Makeba : simbolo della terra ha avuto il destino del vento, che soffia in ogni dove, e non si ferma mai. E' morta lontano dalla sua patria, perché lei, così profondamente africana, non conosceva alcun padre . Lei era solo e definitivamente madre, "Mamma Africa", e, come tutte le madri, si riuniva in ogni dove, risorgeva nel più sperduto anfratto, si trovava lì, quando echeggiava nella notte il lamento d'un figlio . Solo una madre è sempre uguale a sé stessa. Non cittadina del mondo, bensì mondo: cosmo, pianeta. Simbolo anche, certo. Ma simbolo di carne, simbolo perché donna, perché umana. Nata nel Paese simbolo del più odioso dei simboli, il Sudafrica dell' apartheid , era normale per lei accorrere e soccorrere le mille apartheid quotidiane, le apartheid dei bianchi che dall'Africa hanno tratto origine, i Sudafrica italiani che impediscono a uno scr

Nel limite

Autunno viene il suo passo breve e la voce fonda. Un vento si è levato stamattina d’oro e di porpora al dopo pioggia. Fresco un fruscio fiorisce per i viali, eco di suoni rappresi nel petto. Ecco che si colora la terra di un volubile vestito. Figure provvisorie, volteggi rarefatti nei recinti del tempo Il mio sguardo si arrende sospeso al limitare del mistero. Sono miei questi giorni che piegano all’inverno, io fragile lembo che la terra raccoglie. © francesco ballero - ottobre 2008

Senza titolo 894

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Vorrei aprirmi come gemma tra le tue braccia vorrei sognare e vivere... ...vivere.... vorrei assaporare tutto di te con voracità e lentezza, con passione e dolcezza, con la gioia dell'attimo e la tranquillità del domani..... elena

Biotecnologia avanzata?

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Girando come uno spider in giro per la Rete mi sono imbattuto in questa pagina . Bel sito. Riporto il punto che mi ha più incuriosito: "[...] quando viene concepito un bambino, il cuore umano inizia a battere prima che il cervello sia formato. Ciò ha portato i medici a chiedersi da dove provenga l’intelligenza necessaria ad avviare e regolare il battito cardiaco. Con sorpresa di tutto il mondo medico, gli scienziati della HeartMath, hanno scoperto che il cuore ha un cervello proprio. Sì, proprio così, UN VERO e AUTENTICO cervello formato con autentiche cellule cerebrali. E’ molto piccolo, ha soltanto all’incirca quarantamila cellule, ma è un cervello in tutto e per tutto, ed è esattamente tutto ciò di cui il cuore ha bisogno. Questa è stata una scoperta di enorme importanza e conferma la veridicità delle affermazioni di coloro che per millenni hanno parlato, o scritto, di“Intelligenza del Cuore” . Ho cercato su Internet altri riferimenti ma non ho trovato poi molto. Mentre leggevo