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8.3.19

anche un opera incompleta e non finita è un opera d'arte ed riflessioni sul concerto d'arte

    ti potrebbe  interessare  delle  mie precedenti  elucubrazioni  in merito  e  colegate  all'argomento del post  tratto oggi  oggi





Dovendo fare diversi viaggi a  Milano   per  motivi  di salute  miei  e  di un familiare   ne  approfitto per    visitare , nell'intervallo    fra le visite mediche  e l'aereo per  tornare,  i sui  musei  e le  sue  vie .
Questa settimana      ho   visitato    due  Musei   ,  il  castello  Sforzesco  ed  il museo d'arte moderna   ovvero il   museo del novecento   (  http://museodelnovecento.org/it/ ) .Ed   dalla loro  visita  che  sono scaturite le mie  odierne elucubrazioni   riflessioni  .

N.b     causa   problemi con  il cellulare    le  foto   del   secondo museo visitato   mi sono state  gentilmente  donate  😂😁❤😍 dai cellulari  di mia madre  e mio pare     che   ringrazio  

Iniziamo dal primo museo


finita la visita e aver pranzato al bistrot \ libreria della Feltrinelli in corso Garibaldi 1 , sia andato al castello Sforzesco , ma causa problemi di salute alle anche ed alle articolazioni abbiamo visto sia la bellissima pietà Rondodini , opera non completa \ non finita di Michelangelo . Un opera che accompagnò Michelangelo per tutta la vita, rimanendo da sempre e per sempre irrisolta. Semplice mancanza di tempo o metafora dell'imperfezione della dimensione umana ? Quale sia   la  causa  dell'incompiuta  non ha  nessuna importanza  ,  la  rende   unica  .  Infatti   la  riflessione  che faccio   da profano  ,    sui    vari critici arte   che  il  suo non finito  la  rende  unica     e   chi dice  che  le opere  d'arte  , sia  brutte   e  minori     dice    fesserie  


L'immagine può contenere: spazio al chiuso







(...) Questo complesso marmoreo costituisce per molti studiosi un vero e proprio testamento spirituale di Michelangelo stesso. La Pietà, come soggetto scultoreo, non è di certo un tema sconosciuto all’artista, né tanto meno poco vendibile al pubblico del tempo, però per qualche ragione rimane sin dal concepimento ad esclusivo utilizzo di Michelangelo, che tornerà a lavorarci in diversi momenti della sua vita, modificandola e talvolta stravolgendone l’aspetto e la composizione.( .... continua in questo articolo
  di   https://www.artwave.it/arte/storia-dellarte
Poi  prima  d'uscire  dal  Castello Sforzesco    e ci siamo fermati   due   volte   la  prima    è quella   che   ho documentato sotto  riprendendo   ( spero  di  esserci riuscito  ) nei bambini  a cui la maestra  spiegava    cosa fosse  un museo  e    come  ci si  muove  in esso  ,   la  speranza   e    la  tenerezza    vedere i bambini delle prime ed classe delle elementari al museo    mi fa ben sperare e mi dona un po' d'ottimismo su queste nuove generazioni cosa che non avevo o avevo perso come si può notare nei post precedenti  del  nostro blog    sintetizzabili  con questo intervento  



Lo stesso , purtroppo mi s'era scaricato il cellulare ,  quando abbiamo visto  vicino all'ingresso  


   e   poi   in un ala del cortile     vicino ad  una delle  uscite    in ala del cortile  sempre dei bambini delle elementari a cui venia spiegata la storia delle armature e del rinascimento facendoli vestire con abiti dell'epica e spiegargli l'uso che si faeva in quel  periodo delle armi e dei pugnali facendoli ( ovviamente sotto la supervisione di un adulto per evitare che si facessero male ) giocare alla guerra fra di loro con armi finte . 

 poi  dopo    abbiamo visitato ,     non tutto    perchè mi  madre in particolare    stava  troppo male  e non poteva  camminare  molto   e  poi ai miei  non  piace  la  storie dell'arte    da  dopo Andy WarholJackson Pollock  ,  Il museodelnovecento 


Delle opere sul futurismo e pre futurismo , infatti , appena entri sullo scalone trovi Il quarto stato è un dipinto a olio su tela del pittore italiano Giuseppe Pellizza da Volpedo, realizzato nel 1901una delle opere più importanti del secolo scorso il nazionale ed internazionale con una esposizione ad esso collegata con le avanguardie degli anni successivi alla 2 guerra mondiale fin ad oggi .









le  altre    le  trovate   qui  https://bit.ly/2EYmddG   sulla   mia  bacheca  di facebook 

Sapevo si che Il Futurismo è stato un movimento artistico e culturale Italiano dell'inizio del XX secolo[ nonché  <<  la prima avanguardia europea. Ebbe influenza su movimenti affini che si svilupparono in altri paesi dell'Europa (in particolare in Russia e Francia), negli Stati Uniti d'America e in Asia. I futuristi esplorarono ogni forma di espressione, dalla pittura alla scultura, alla letteratura (poesia e teatro), la musica, l'architettura, la danza, la fotografia, il cinema e persino la gastronomia. La denominazione ufficiale del movimento si deve al poeta italiano Filippo Tommaso Marinetti  (...  continua qui  https://it.wikipedia.org/wiki/Futurismo ) . Ma  impregnato  di pregiudizio ideologico  lo identificavo  solo   con il fascismo   e non immaginavo     che olti artisti  anche  alcuni contrari all'ideologia    fascista    si fosse  abbeverati   ed  influenzati  da   esso    Ma  sono stato  smentito  e    ed  allo stesso tempo arricchito    nell'apprendere oltre  averlo verificato sul campo    che   Il Futurismo  --- sempre secondo la voce di wikipedia citata prima --- ha influenzato tutta l'arte d'avanguardia del Novecento. Gli artisti futuristi che sopravvissero alla morte di Marinetti (21 dicembre del 1944) e alla seconda guerra mondiale caddero in disgrazia come tutto il Futurismo, con l'accusa di aver fiancheggiato il fascismo.Nel secondo Novecento nuovi studi di Luciano De Maria, Mario Verdone, Enrico Crispolti, Maurizio Calvesi, Claudia Salaris, Giordano Bruno Guerri hanno parzialmente corretto l'accusa di collusione fascista, rilanciando l'interesse artistico-sociale verso il futurismo. Studi sul futurismo di sinistra (i contatti con gli ambienti anarchici, e persino comunisti) mostravano contemporaneamente che l'avanguardia futurista italiana era stata troppo sommariamente giudicata.






17.6.14

MOTTA VISCONTI, DALLA PARTE DI LUI. COME SEMPRE di © Daniela Tuscano



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Al netto delle tante e tante parole, analisi, sfoghi o imprecazioni sull'atroce vicenda di Motta Visconti (e su quella, speriamo conclusa, di Yara), resta un solo punto fermo: la colpevolizzazione della vittima.
Su "Repubblica" di oggi, quotidiano progressista, leggiamo l'approfondito reportage di Massimo Pisa: Carlo "era soverchiato dalla personalità della moglie, più grande di sette anni, e aveva già tentato di troncare, ma inutilmente". Spiegazione evidenziata nello strillo. Non solo: "La ricordano ancora in tanti la scenata che Maria Cristina [...] gli fece quando lui, a una settimana dal matrimonio, a chiesa e ristorante prenotati, e regali già pronti e smoking cucito, si presentò in via Ungaretti [...] per dire che lui non se la sentiva. 'Tu non mi rovini la vita', gli urlò prendendolo per il colletto, ed eccole le foto sorridenti che ancor oggi si affacciano sulla bacheca di Cristina...". 
Maria Cristina è più grande di lui di sette anni, insomma è "vecchia". Lo minaccia. Urla. Proprio come una strega, verrebbe da commentare. Una di quelle streghe di cui per secoli milioni di maschi in tonaca non solo hanno teorizzato l'esistenza, ma l'hanno dimostrata spedendole sul rogo. La strega urla, minaccia, prende per il bavero, e il ragazzo soggiogato da quella personalità "debordante" non riesce a dir di no. Si sa: la donna ha un potere maligno, la donna schiaccia, la donna uccide con lo sguardo.



Così il represso Carlino cede. La famiglia è allietata da due figli ma è "una scatola da cui Carlo Lissi voleva, doveva, uscire". Ed ecco il titolo dell'articolo di spalla sull'ancor misteriosa "altra donna" (l'altra è sempre misteriosa, sennò che altra sarebbe e quali sonni turberebbe mai?): "Era pazzo di me ma ho detto no, non volevo saperne di uno sposato". 
L'attenzione del lettore tracima necessariamente su quei vocaboli: "scatola, pazzo", e sui verbi servili, perciò tremendi, "voleva, doveva".
Un'altra strega - magari più giovane e fresca - annebbia il cervello del tapino: lui ne è "pazzo". E' lei che l'ha fatto impazzire? E non importa il suo rifiuto (ma ci attendiamo da qualche talk show pomeridiano prossime clamorose rivelazioni, la seminfermità mentale del disgraziato, poi - come suggerisce Massimo Del Papa - un libro e una nuova (Ma)donna, capace di coprire col manto dell'irreprensibile perdono qualsiasi delitto e rivale: certe donne sono le peggiori nemiche di sé stesse). A Carlo Lissi abbiamo già perdonato senza saperlo. A poco giovano le riflessioni all'interno, nessuno si prenderà la briga di leggerle. Ma quel servizio di cronaca, corredato da immagini, da frasi a effetto, quello lo si leggerà eccome, e, leggendo, resterà in bocca un sapore amaro, ambiguo.
E noi?
Scuoteremo il capo. Fisseremo in tralice la foto della sposa più adulta. Non concederemo che un'occhiata distratta ai bambini (il più piccolo, sgozzato come un vitello, di venti mesi). In quest'Italia clericale e perbenista, sterile e feroce, soprattutto decrepita, non c'è spazio per la relazione - e i bambini sono relazione per eccellenza. Quindi, per la famiglia. Una famiglia costituita da persone. Non da oggetti. Tanto meno da "scatole". 
Dalla famiglia non si fugge, la famiglia si crea. Si propone. Col dono, certo, ma per farlo occorre uscire dalla logica del possesso, dalla dittatura mortifera del maschilismo secondo cui donna e figli sono "roba" (scatole) o da conservare a proprio capriccio, oppure pesi (scatole) di cui si vuole, ci si DEVE, liberare se non servono più o semplicemente dànno noia.
Per festeggiare la vittoria azzurra sugli inglesi alle semifinali di calcio è stato diffuso un fotomontaggio di Elisabetta II tumefatta. Uno corrispondente con Juan Carlos non sarebbe venuto in mente a nessuno, e, del resto, si trattava d'uno "scherzo": della violenza alle donne, insomma, si può ridere, non è poi così grave.
A Savona un altro maschio ha abbattuto a pugni e calci la convivente, anch'essa più adulta. Qui parliamo di follia, si evoca il solito raptus, altrove (i crimini di Boko Haram, gli stupri con impiccagioni in India, il calvario di Meriam) tutto viene derubricato a barbarie di paesi barbari, inimmaginabili da queste parti. La realtà lo smentisce. E la logica è identica perché il sessismo ha linguaggio universale. Ma i pregiudizi rassicurano, rassicurano l'assoluzione e la simpatia per il maschio occidentale e il disprezzo altezzoso e razzista per l'asiatico e l'africano. In entrambi i casi, eguale risultato: la donna, da questi maschi oppressi e soverchiati, oppure selvaggi e ferini, viene uccisa. E, sotto sotto, pensiamo ancora se la sia meritata.

© Daniela Tuscano



26.2.13

nasce la prima biblioteca condominiale ( reprise )

Poiché  copiare  il file  da repubblica  repubblica  sera   crea  uno scompaginamento del template    ho cancellato il post precedente  . Ma   potete  o  saperne di  più      tramite  la loro pagina facebook  o  scrivendo alla loro email bibliorembrandt12@gmail.com Oppure leggendo  gli articoli   qui   sotto  in una versione più leggibile  ed  eventualmente  citabile   (    copia &incolla )  da uno dei tanti    forum online  più precisamente  questo     http://lariserva.forumcommunity.net/?t=53758801


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Una portineria in disuso attrezzata con scaffali, poltrone e una macchinetta automatica del caffè per rendere più piacevole la lettura. Con gli inquilini di otto piani di appartamenti a darsi il turno per gestire mille libri arrivati da mezzo quartiere. Fra schedature, registri per segnare i volumi in prestito e scadenze da far rispettare.


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È la prima biblioteca di condominio, in via Rembrandt a Milano, gestita in tutto e per tutto dalle 72 famiglie che vivono nella palazzina e aperta anche al pubblico. "Tutto è nato per caso tre mesi fa - racconta Roberto Chiappella, 66 anni, che abita al sesto piano da quarant'anni - quando abbiamo trovato una decina di libri praticamente nuovi buttati per terra accanto a un bidone della spazzatura".


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I volumi sono stati trasportati nel vecchio bilocale della custode al pianterreno - ormai disabitato da quando in assemblea si è deciso di prendere un portinaio a mezzo servizio - in attesa di una nuova collocazione. E lì, ecco l'idea: "Nei condomini ci sono dinamiche strane che tutti conosciamo - prosegue Chiappella - si può vivere per anni a pochi metri di distanza senza scambiarsi nemmeno una parola. Volevamo tutti trovare anche il modo di condividere qualcosa, di avere uno spazio per socializzare". E allora, perché non realizzare una biblioteca di condominio? Il via libera al nuovo uso della portineria è arrivato all'unanimità. E i dieci volumi 'salvati' sono stati solo il punto di partenza, come mostrano queste immagini. Prossimo passo: aprire la struttura all'intero quartiere

Tiziana De Giorgio per Repubblica




cattura  immagine dalla  galleria di
 http://milano.repubblica.it/cronaca/2013/02/02/
Ci sono posti di cui ti innamori a prima vista. E magari capita in un sabato mattina in cui non hai tanta voglia di fare, ma hai deciso che saresti andata sul posto, avresti visto com'è perché “dal vivo è sempre meglio”.

Poi ti ricredi e non solo perché sei circondato da libri, ma perché l'atmosfera che si respira è a metà tra quella del bar sotto casa dove vai da anni e quella di una casa vera e propria. Ed invece è una biblioteca, nata all'interno di un condominio milanese, in via Rembrandt 12, in una zona, che, come racconta Roberto Chiapella, racchiude ancora al suo interno tanti aspetti di quella che era la “vecchia Milàn”.

Chiapella, ( foto  a sinistra   presa  da   repubblica   edizione  di milano )  insieme a Mario Mura e altri abitanti del palazzo che risale agli anni ‘50, ha avuto la bella idea di creare una vera e propria biblioteca al piano terra di un condominio. Se vi rimanda a qualche articolo che avete letto in cui si dice che a New York si fa così per rendere più appetibili le case da comprare, sappiate che siete assai lontani dal vero. 

O meglio, l’idea ha poco a che fare con il mercato immobiliare, anzi come spiega Roberto: "Il nostro obiettivo è di creare relazioni, incentivare i rapporti veri non solo tra i condomini, ma anche tra chi si trova a passare da qui. Neanche sapevamo cosa si fa in America... Se ci pensa, tante gente che vive nello stesso condominio non si conosce… E se c’è chi in effetti, per indole, temperamento, magari non ha voglia di andare oltre il saluto, c’è chi si ritrova qui a scambiare quattro chiacchiere ben volentieri.  Il libro è solo un veicolo, uno strumento", mi dice mentre siamo seduti al tavolo della stanza arredata con mensole piene di volumi (1400 finora quelli a disposizione, una trentina quelli presi in prestito), alcune realizzate dagli stessi condomini, in altri casi recuperate qua e là.


Del valore ancora attuale dei libro Chiapella era convinto anche due mesi fa quando ha cominciato a pensare di creare questo spazio comune. Colpa o merito di chi ha buttato dei testi in un cassonetto: “Li ho trovati, li ho recuperati e così è nato il tutto. Ho coinvolto lui (indica Mura seduto con noi al tavolo) e gli altri condomini e così questa ex casa del portiere è diventata una biblioteca condominiale”. L’unica a Milano e dintorni. Tra libri trovati in un cassonetto a quelli recuperati tramite i condomini, ma anche gente che viene da fuori, questo spazio non ha niente da invidiare alle biblioteche “tradizionali”. 

“Il prestito è gratuito e dura un mese, ma è possibile anche rinnovarlo” continua Roberto, guardandosi intorno. “I libri sono tutti catalogati per tipologia, anche se abbiamo per lo più romanzi. D’altronde è questo ciò che la gente legge con più piacere”. 

La biblioteca è ancora in forma “embrionale”. “Essenzialmente è aperta agli abitanti del palazzo, ai vicini e alla gente che conosciamo o che qualcuno di noi conosce, gli orari saranno resi noti dopo l’assemblea condominale, nel frattempo visto che la portineria è aperta solo la mattina diciamo che questo è il momento in cui possiamo assicurare il prestito.


25.10.09

Carlo delle città

 


 

Don Gnocchi era l'infanzia. Non l'infanzia mutilata, lacera e macilenta. L'infanzia, e basta. La mia, innanzi tutto, perché la sua figura mi ha accompagnata fin dai testi scolastici. Perché la via a lui dedicata, a Bresso, sorge sul limitare della grande metropoli, nella periferia ancora disadorna, brulla e ingrigita. Perché le immagini che lo ritraggono, già circonfuso di un'aura sfuggente, hanno qualcosa di fanciullesco. Lo sguardo. Completamente libero, trasparente, senza sopraccigli, sconfinato sulla fronte spaziosa e infinita.
 


L'infanzia dunque, e, conseguentemente, l'interezza. Nulla di dolciastro, di patetico, di limitato nell'operosità di questo prete lombardo, sottile come un giunco. Se oggi siamo giunti alla consapevolezza che il bambino è persona completa e intatta, lo dobbiamo in gran parte a lui. Non si limitava ad accogliere, come testimonia Vincenzo Russo che, prima di diventare uno stimato professionista, è stato ospite del sacerdote. Lui voleva davvero che gli ultimi fossero i primi; non soltanto spiritualmente, ma effettivamente. Quel termine, "mutilatini", mi ha sempre impressionata, perché il diminutivo non riusciva ad attenuare l'immane tragedia d'una realtà che nulla concedeva al lezioso o al libresco. Quel termine ci diceva: esiste il dolore innocente, esistono individui sfregiati da un odio insensato e brutale, esistono e il loro grido si perde nel silenzio, anche in quello di Dio. E quindi non solo gli storpiati dalla guerra, ma gli svantaggiati di ogni tipo, disabili, emarginati. Bambini. Si torna sempre lì. Il bambino è l'emarginato per eccellenza, anche quando cresce forte, accudito e sano. Perché è basso, indifeso, barcollante. Ed ecco il motivo per cui pure noi, figli o ex-figli del benessere, non fatichiamo a identificarci in quelle fotografie d'infanti stecchiti, di calzoni corti cui spuntano incerti arti di cerbiatto, o rami d'inverno. E' la nostra vita che biascica, che spunta nuda e sola in un mondo impietoso.Don Carlo ha dimostrato che per loro, per noi, in quell'istante più isolato della nostra vita, c'è qualcosa. Dio? Il rispetto, innanzi tutto. Rammenta don Giovanni Barbareschi, prete partigiano, incarcerato per la sua attività antifascista, per anni stretto collaboratore del card. Martini: "Una delle frasi più belle che don Gnocchi mi disse prima di morire? 'Il primo atto di fede che un essere umano deve fare non è in Dio ma nella sua libertà di uomo, perché anche la libertà di uomo è un atto di fede'. E qui è tutto don Carlo".


Don Barbareschi rievoca le ultime ore di vita di Carlo Gnocchi alla comunità comunità pastorale San Martino in Lambrate - SS. Nome di Maria.

 

 

 



Ho voluto intitolare questo ricordo "Carlo delle città", non solo "dei mutilatini" o "dei bambini", proprio per questo suo essere "tutto" a partire dal "niente". Dalla città, vuota. La città teatro di guerre, sia materiali, sia interiori: le guerre dell'incomunicabilità, dell'angoscia e della solitudine. La città come luogo dell'assenza di Dio. La città disposta a tributare un omaggio formale ai profeti che la solcano, ma che ignora le concrete domande dei figli (oggi, le mamme della scuola intestata a don Carlo diserteranno la cerimonia di beatificazione, prevista per le ore 10 in Duomo, in segno di protesta contro i tagli del Ministero, che ha lasciato a casa 15 delle 60 maestre provocando seri disagi agli alunni, disabili gravi). Carlo, nome fatale per gli ambrosiani, non venga dunque vanificato su un altare, ma continui a percorrere queste vie. Se vogliamo che le nostre Ninive d'oggi conoscano ancora un respiro di speranza.

Daniela Tuscano

21.10.09

Pat Patfoort a Milano, tre giorni dedicati alla nonviolenza

 


 

Dopo qualche anno di assenza l’antropologa belga, e mediatrice a livello internazionale nel campo della Trasformazione e della Gestione Nonviolenta del Conflitto, torna a Milano per presentarci e farci sperimentare il suo metodo.

L’iniziativa è promossa nel contesto della Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza che sta attraversando il globo. Il 16 ottobre 2009 Pat Patfoort interviene insieme a Sofia Donato, Piero Giorgi e Federico Fioretto alla conferenza COSTRUIRE LA NONVIOLENZA, educare alla pace e alla risoluzione nonviolenta dei conflitti nell’auditorium di viale Cà Granda a Niguarda. Pat ci spiega che la violenza, a tutti i livelli, si manifesta quando un punto di vista prevale sull’altro, nel sistema che lei definisce: “maggiore-minore”. E’ una condizione abituale e la maggior parte delle nostre risposte ricadono quasi inconsapevolmente in questo meccanismo. Piero Giorgi, laureato in biologia e co-fondatore del corso di laurea sulla pace presso l’Università del Queensland, in Australia, aggiunge: "“Non è esagerato affermare che ogni azione violenta, anche a livello individuale, contribuisce a creare quel 'brodino'” che alimenta le guerre e i conflitti planetari. Federico Fioretto, altro relatore della conferenza, presenta l’insegnamento di Vinoba Bhave e la proposta politica di Gandhi: conquistare una democrazia reale attraverso una rete di cittadini pienamente responsabili. Educare alla Nonviolenza richiede l’adozione di uno stile di vita complesso e coerente. Insieme a Giorgi, Fioretto promuove il progetto Neotopia (www.neotopia.it) per la costruzione di una società libera dalla violenza. Sofia Donato, volontaria de La Comunità per lo sviluppo umano, ci racconta la sua esperienza come docente di corsi nonviolenti nelle scuole primarie. Il primo passo è praticare con i bimbi la regola d’oro: “Tratta gli altri come vuoi essere trattato”, il principio alla base di tutte le religioni e ideale di coerenza per il filosofo umanista argentino Silo.


Il 17 e 18 ottobre si svolge a Bresso [con il patrocinio del consiglio d zona 9 e del Comune] il seminario Difendersi senza aggredire. Al percorso di formazione partecipano 25 persone provenienti da diverse città. Oltre ai volontari del Movimento Umanista e delle associazioni Paciamoci e Marse ci sono genitori, psicologi e insegnanti. Pat Patfoort ci accompagna con le parole, l’interscambio e gli esercizi verso la sperimentazione del modello equivalente, un atteggiamento nonviolento che presuppone l’ascolto e la comprensione dell’altro e la ricerca di una soluzione alternativa al: “IO ho ragione, tu hai torto”. Un approccio per molti aspetti rivoluzionario perché mira a considerare le motivazioni profonde (fondamenti) di qualsiasi parte sullo stesso piano, non importa se, chi si confronta, è una moglie separata, un capo di stato o un assassino.Pat ha lavorato in molte situazioni di conflitto radicato (es. nei Balcani, in Cecenia, in Ruanda, musulmani moderati/fondamentalisti) o nella mediazione familiare o con i detenuti. Ovunque ha utilizzato il suo metodo per trovare una soluzione costruttiva, che va al di là delle ragioni superficiali, delle rivalse o delle vendette.


Traducevo simultaneamente dal francese. Attenzione al minuto 2.18...


Il seminario è un’occasione preziosa di incontro e scambio di esperienze; i partecipanti ritornano nel loro quotidiano consapevoli che l’atteggiamento nonviolento non significa essere passivi ma andare verso gli altri cercando una comprensione profonda e la vera riconciliazione.


 

 

Daniele Quattrocchi (www.webmov.org)




N. B.: Il presidente Napolitano manda il suo augurio agli organizzatori della Marcia Mondiale.



La Marcia prosegue il suo cammino anche nei luoghi più lontani e impervi (dopo le Filippine, Hiroshima e Nagasaki, Corea del Nord e del Sud, i nostri amici sono giunti in Israele, dove, in una scuola, hanno incontrato ragazzi israeliani e palestinesi; presto sarà la volta dell'Africa, e chissà che non riescano a toccare anche il martoriato Sudan, dove i fondamentalisti hanno crocifisso sette cristiani...). E l'affetto, la simpatia e i sostenitori aumentano giorno dopo giorno, anzi, ora dopo ora. Dieci giorni fa a Cristiano Chiesa-Bini, di Mondo Senza Guerre, è stata recapitata la seguente lettera:


Roma, 8 ottobre 2009


Gentile dott. Chiesa-Bini,


desidero ringraziarla per le cortesi informazioni relative alla Marcia Mondiale per la pace e nonviolenza promossa dall'associazione Mondo senza guerre. La Marcia costituisce un'iniziativa dall'alto valore simbolico e morale a favore di principi fondamentali per il futuro dell'umanità.


A nome del Presidente della Repubblica desidero inviarle, con sentimenti di viva partecipazione, i èiù sentiti auguri per il prosieguo della manifestazione.


Colgo l'occasione, gentile dott. Chiesa-Bini, per porgerle i miei saluti più cordiali. Mi creda


Ambasciatore Rocco Antonio Cangelosi (il link originale qui)



12.7.09

Foto di gruppo

Chi cerca trova: e noi, la natura, la sappiamo trovare, anche ai bordi di Milano. Si tratti della vezzosa villetta di Marie Teresa, in quel di Redecesio, o del Bosco in Città dove abbiamo presentato la Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza e organizzato una sontuosa grigliata (complimenti ai nostri chef Alberto e Silvia), riusciamo ovunque a ritagliare spicchi di colore. Il merito? Dell'amicizia e dell'entusiasmo che ci unisce. Ricette utili in ogni stagione.

Da sinistra: Marie Teresa, io, Roberto, Alberto, Michele, Silvia ed Elena a Redecesio.







A fianco: sempre noi, in ordine sparso.












Da notare la mia capigliatura alla Michael Jackson quando si esibiva coi Jackson 5...
















Bosco in Città: un insolito (e alquanto insicuro) mezzo di locomozione per Silvia...














Roberto si protegge dal fumo della carbonella con improbabili occhiali da sole stile-Patty Pravo.














Non è la fucina di Vulcano, ma Alberto... alle prese con lo spiedo.













Il frutto della sua fatica...















...è ampiamente ripagato dall'apprezzamento degli ospiti!
















Cristina: urp!...



















Clelio in una moderna versione del Déjeuner sur l'herbe, ribattezzato per l'occasione.





Chiudiamo in bellezza...












Grazie ragazzi! Après le repas



Daniela Tuscano

6.7.09

A che punto è la notte

L'assassinio di Petru, consumato il 16 maggio scorso a Napoli nell'indifferenza generale, è testimoniato qui. Perché non l'ho menzionato prima? Perché sapevo che saremmo presto tornati sul tema.

Non mi dilungo in analisi già ampiamente sviscerate sui quotidiani, in dibattiti televisivi e via discorrendo. In questi giorni, la morte del musicista romeno assume un significato nuovo. Spiega, per certi versi, come sia stato possibile giungere all'attuale ddl sui clandestini. Testimonia quel clima non d'imbarbarimento, ma appunto d'indifferenza - che è molto peggio - nei confronti del "diverso" ormai ritenuto fuori del consesso umano. Allo stesso modo, i nazisti trucidavano bambini innocenti, poiché appartenenti alla "razza nemica": bisognava eliminarli prima che fossero in condizioni di nuocere. Come le zanzare. Un lavoro di routine, Eichmann insegna. E di banalità del male parlava Hannah Arendt.

1997: Berlusconi piange di fronte ai "respingimenti" attuati dall'allora governo Prodi.


In questo cosmo di coscienze attutite, la misura dev'esser sembrata colma persino agli estensori della legge stessa: se è vero che il devoto Giovanardi, accortosi che "il pentirsi di non esser stato consigliere dell'iniquità era cosa troppo iniqua" (A. Manzoni, I Promessi Sposi, cap. I), ne propone una sostanziale correzione, suscitando le ire della Lega. La quale, dal suo punto di vista, è del tutto coerente: e detesta i cavilli dei causidici clericali. Se non altro, a differenza di questi ultimi, non pecca d'ipocrisia.


Il mondo cattolico, o meglio cristiano (Vaticano escluso, quindi) è in agitazione. Da tempo ho smesso d'illudermi nei loro confronti, ma chissà che stavolta si svegli almeno parzialmente dal suo ignavo e complice torpore. D'altronde, il grido di dolore non si può ignorare: non soltanto i soliti Ciotti e Farinella, non soltanto Alex Zanotelli, non soltanto Pax Christi, Noi Siamo Chiesa, la comunità di San Benedetto al Porto, i Comboniani e le miriadi di associazioni che, da sempre, si battono per i diritti dei più deboli, ma anche settori tradizionalmente ligi al Vaticano come l'Azione cattolica e le Acli hanno manifestato il loro dissenso (non un fiato da parte di Comunione e Liberazione e dal popolo del dileguato Family Day, ma era prevedibile). Nemmeno il card. Tettamanzi ha risparmiato dure critiche al governo, al punto che il "ministro" Calderoli, nel consueto linguaggio da caserma, non ha esitato a definirlo "un rappresentante dell'opposizione".


Qualcosa si è mosso, sicuramente anche Oltretevere. Nel senso che il Vaticano, a parte formali e timidissime obiezioni, subito peraltro "corrette" dall'impareggiabile padre Lombardi, pur continuando a sostenere B. sta cominciando a pensare al futuro. Si sta ripresentando, insomma, una situazione simile a quella degli anni '30, dove il consolidato patto tra il fascismo e la gerarchia ecclesiastica subì lievi scalfitture, soprattutto per la politica aggressiva di Mussolini verso l'Azione cattolica e, più tardi, a causa delle leggi razziali; d'altronde, nemmeno queste ultime spinsero il Vaticano a una rottura col regime. Quel che preme alla gerarchia, oggi come allora, è che l'eventuale passaggio di consegna, se e quando avverrà, venga gestito da forze conservatrici (ed eccoci a Giovanardi); non aspettiamoci dunque nessun "divorzio" da B. fin tanto che costui rimarrà saldo al potere. Lo scaricheranno solo se diverrà troppo ingombrante (e perdente).



Maglietta umanista, 2001.




 

Noi non siamo il Vaticano, siamo cristiani prima che cattolici, siamo esseri umani prima che cristiani. Rigettiamo le trame aguzze e i meschini gesuitismi. Anzi, per noi meritano il fondo dell'inferno. Anche gli umanisti si ritroveranno pertanto oggi, alle ore 18, di fronte alla prefettura di Milano, per protestare contro una "legge" che non merita altro che la bocciatura.


Molti hanno ricordato che, un tempo, i clandestini eravamo noi. Ma sappiamo che queste rievocazioni, ancorché sacrosante, suscitano quasi fastidio, non tanto perché, come si dice, la storia non insegni nulla, ma perché nessuno ha voglia d'imparare; e i libri, per gli italiani, sono sempre stati oggetti inutili, buoni al massimo per qualche topo di biblioteca. Sarà la loro stessa ignoranza a confonderli ma, nel frattempo, occorre prepararsi, perché la disfatta dei bruti seminerà ovunque panico e distruzione. Intanto inizia la parata del G8 a L'Aquila, e Bertolaso ha assicurato che, in caso di nuove scosse, i "Grandi" non avranno nulla da temere perché è stato allestito un bunker salvavita apposta per loro, pare in oro massiccio come la bara dello sventurato Michael Jackson. E i "piccoli" aquilani? In malora!


"...Se voi avete diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri, allora vi dirò che nel vostro senso io non ho patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato e privilegiati e oppressori dall'altro. Gli uni sono la mia Patria, gli altri i miei stranieri" (don Lorenzo Milani, L'obbedienza non è più una virtù, 1967).

 

Daniela Tuscano







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N. B.: Strage di Viareggio, una medaglia al valor civile per Hamza Ayad
. E' quanto propone un nutrito gruppo di cittadini per il giovanissimo italiano di origini marocchine sacrificatosi nella terribile notte toscana per salvare la sorellina Iman, di quattro anni. Il sacrificio si è rivelato purtroppo inutile: Iman è deceduta il giorno dopo per le gravissime ustioni riportate, assieme all'intera famiglia (si è salvata solo la sorella maggiore Ibtzen, di 21 anni). Su Facebook è attivo un gruppo che
raccoglie le firme per l'appello al presidente Napolitano. I non iscritti possono rivolgersi a questo link: vincenzo.milazzo2005@libero.it

1.7.09

2 luglio 2009 a Milano ore 19.00 pzza della Scala con gli studenti itaniani

Milano Comunicato stampa – 30 giugno 2009

 

Con gli studenti iraniani per la democrazia

Giovani e cittadini si mobilitano a Milano

 

Le testimonianze che a fatica giungono da Teheran generano sconcerto e preoccupazione per la drammatica situazione venutasi a creare in Iran a seguito delle elezioni presidenziali del 13 giugno scorso e delle successive manifestazioni di milioni di sostenitori, per la maggior parte giovani, dell’ex candidato Moussavi riunitisi per protestare contro la probabile manipolazione dei risultati elettorali; pacifiche mobilitazioni durante le quali sono stati feriti, imprigionati e colpiti a morte molti manifestanti.

 

Di fronte a ciò, come cittadini e cittadine iraniani ed italiani, come giovani, esprimiamo la nostra ferma condanna della violenza in atto contro i manifestanti e la nostra vicinanza al popolo iraniano sceso nelle piazze per affermare i propri diritti, battendosi per le istanze democratiche di libertà, partecipazione e autodeterminazione. Per questo giovedì 2 luglio dalle 19:00 in piazza della Scala a Milano come associazioni e realtà giovanili promuoviamo con gli studenti iraniani un grande evento pubblico. Molte le realtà in campo, a cui aderisce anche il Comune di Milano.Colore ufficiale il verde, per una maratona di testimonianze e interventi accompagnate da una performance artistica.

 

«La repressione violenta delle proteste e lo stato di illibertà che l’attuale presidente iraniano Ahmadinejad ha creato in Iran da ormai due settimane è inaccettabile. Chiediamo al governo iraniano di cessare le violenze, liberare le tante persone arrestate, ripristinare la libertà di comunicazione e riammettere nel paese la stampa internazionale per garantire ai cittadini libera e completa informazione» chiede Silvia Gadda, segretario regionale dei Giovani Democratici della Lombardia «Il riconteggio del 10% delle schede non è sufficiente: solo lo svolgimento di nuove elezioni alla presenza di osservatori internazionali potrà ristabilire la legalità in Iran»

 

«Alla città di Milano in particolare chiediamo un atto concreto a testimonianza del proprio impegno per i diritti umani e della solidarietà con i giovani e gli studenti iraniani che si sono battuti e si battono per la democrazia e la libertà a rischio della loro stessa vita» aggiunge Daniele Nahum, presidente dell'Unione Giovani Ebrei d'Italia e coordinatore del Comitato per l'intitolazione di una via agli studenti iraniani «Sosteniamo perciò la richiesta di intitolare una via agli studenti iraniani avanzata dall’Ugei a partire dalla proposta lanciata lo scorso anno sulle colonne de "Il Riformista" da Nikou-Nesbati, il leader degli studenti iraniani che si mobilitarono nel luglio 1999».

 

 

Studenti iraniani a Milano, Comitato per l’intitolazione di una via agli studenti iraniani – (Giovani delle Libertà, Giovani Democratici, Giovani Socialisti, Giovani delle Acli, Studenti Coscioni, Unione Giovani Ebrei d'Italia, Giovani Verdi, Giovani Italia dei Valori, Rete Giovani Arci Gay, Forum Nazionale dei Giovani), Associazione Annaviva, Giovani Federalisti Europei, Associazione Enzo Tortora - Radicali Milano, Associazione Radicali Senza Fissa Dimora, Partito Democratico

 

 

Per adesioni e contatti: giovaniproiran@gmail.com

Tel: 3387904821 (Silvia Gadda) e 3332662177 (Daniele Nahum)

 

neda

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