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28.3.12

Fuga da Facebook


Poeti e Cervelletti su *Feisbuc*


di Matteo Tassinari

Sapere che faccio parte della più grande comunità virtuale del mondo, non m'entusiasma. Pensatemi matto, del resto mi chiamo matteo, per una “E” balorda sono sfuggito al mio destino (thank you, father), ma io vivo soprattutto di queste che a molti possono apparire paturnie non sfiorandogli neppure il basilico del giardino e le fragili anticaglie nel corridoio d’ingresso. Anche Bill Gates se n'è andato, da Facebook. Ha chiuso quest'estate. Ogni giorno ottomila sconosciuti volevano diventare suoi "amici". Un pò tantini per quanto tontini. Come se in un bar qualcuno volesse stringervi la mano ogni dieci secondi, oppure come se la vostra donna volesse ogni 10 minuti 15mila bacini, difficile e dura anche fisicamente.
gli Emoticons... oh!

Certo, qui siamo online e il fastidio è minore, ma non inesistente. In ogni caso Fesibuc (così chiamerò Facebook d’ora in poi) è solo una mostruosa perdita di tempo per l’ammasso di cervelli e cervelletti in insalate di buoni e corretti sentimenti e cordialità sempre profonde (?), e con tutte il cor! (il punto esclamativo è d’obbligo su Feisbuc, da il senso della emozione, dello stupore, della partecipazione al nulla). Se poi si aggiungono anche le mille faccette cretine o idiote, chiamate Emoticons, fatte graficate con la tastiera, il trionfo è compiuto. Linguaggi odierni, glorie diurne per privati odori notturni, non c’è che dire, direbbe un sommo letterato che non vi svelo. Chi lo sa ben per lei o lui. Penso vincano le “lei”


Questa Tv privata, di non so quale parte in Italia, su Feisbuc c'ha fatto un programma.
E' lì, se volete guardatelo a vostro rischio e pericolo, cliccateci sopra 

                      qual è il problema?

Il problema è che la struttura di social network, ma anche myspace, semplifica l’approccio al web. Illude l’iscritto d’essere protagonista, livella verso il basso la comunicazione, appiattendola sulla quotidianità e sulle frivolezze, fuorviando al 90% dei casi dal thread in questione. Chessò, si parla dello scrittore Erri De Luca e si finisce con l’ora in cui s’è andato al cesso. Se myspace poteva e doveva restare una grande risorsa riservata solo e soltanto ai musicisti di tutto il mondo, che potevano scambiarsi pareri e confrontare le loro creazioni, facebook è partita con un approccio più simile all’ex “massoneria del web”, cioè small world. Schede di ogni iscritto, rete di contatti accessibile ai nuovi amici, comunicazioni funzionali e utilitaristiche o ludiche. Verifico quanto il disegno di chi ci vuole tutti uniti e rincoglioniti, continua imperterrito e silenzioso, ma incisivo per quanto devastante nella vita di chi dimentica le proprie effettive capacità e generalità gettandosi nelle braccia del potente siluro che è pleonastico dire a che livello d'altezza vola. Non credo che l'invenzione dei social network si anche una mossa politica ed economica, che ha perso le proprie autonomie   

Una eccezionale Caterina Guzzanti che personifica un "prototipo-Facebook" 

Perché scrivo? In fondo, penso per paura. Per paura che si perda il ricordo di me, fondamentalmente. O anche solo per essere protetto da una storia e scivolarci dentro e non essere più riconoscibile, controllabile, ricattabile. Come quando senti d’aver imbroccato il libro giusto, e ogni pagina nuova diventa una storia che ti sposta con la testa verso altre coordinate, e ogni pagina è un godere. Arrivi alla fine del libro e ti piange il cuore. Quasi sempre alla fine di un libro letto con passione, non sono felice, mi ci vuole almeno una giornata per riprendermi. Mi successe di piangere con “Sostiene Pereira” di Tabucchi e decenni fa con “Narciso e Boccadoro” di Hesse, Anche per altri, ma questi due libri, una volta giunto alla fine, mi sono sentito orfano improvvisamente di un’altra così bella storia. Con questo intendo dire che siano i libri più belli che abbia mai letti, così accadde, così narro, consapevole del mio nulla che do acquisito per scontato. Non mi credo mica Mark Twain, sono un giornalista, quello si. Mi sarebbe bastato e avanzato conoscere Italo Calvino o magari avergli stretto la mano, in quel caso avrei potuto dire di avere avuto un contatto con la letteratura, ma avendolo solo letto avidamente me ne sto zitto sapendo che il saper raccontare m'è cosa ignota. E non faccio il finto modesto, è la verità, fidatevi. Ve lo dico io!

un singolare ritratto dello scrittore Italo Calvino,
dove nel nome trova la gentilezza del tratto del disegnatore

Si parlava di Feisbuc

Ma si parlava di Feisbuc. Che fantastico congegno di rivalsa, principalmente per chi allo scientifico o al classico veniva calcolato uno rognato menagramo, solo per aver il viso butterato dall’acne o la bilancia mai a posto, o forse saremo noi a non essere mai a posto. Feisbuc, non l’ho mai chiesto eppure in mille me l’hanno proposto, cheppoi ho ceduto. Amiche e amici, me lo dipingevano come addirittura una “Finestra sul mondo” (questo prima d’iscrivermi però) altri che si sentivano d’essere al “posto di comando”: si, è vero, basta pochissimo per distrarre le masse. E la lotta dei commenti, poi ci si va a letto, un brano di Clapton e 15 corrispettive buonanotte. Mi sembra d’essere nella casa del “Mulino bianco”. Devo dire che c’ho messo un po’ troppo per capire tutte le cazzate di queste parole, circa 1 anno e mezzo. Dovevo capirlo prima che è sempre meglio star zitti e passar per ignoti, che aprir la bocca ed essere presi per idioti, oltre che dar spazio a tutta la nostra demenza presenzialista. Accade notevolmente, che su Feisbuc siano postate foto di ricorrenze, cene, amici che ridono e bevono e fanno le faccine, viaggi di nozze. Come dire, ragazzi, sono qua. Dai che ce la facciamo. Mi sembra d’essere ritornato alla “Domenica delle salme”.

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