disco consigliato
le nuvole - di F. De Andrè
nei giorni scorsi ho , sui mei social ,condiviso questo video
e questo post
Sono stato accusato di fare come i fascisti una politica linguistica autarchica , d'essere nazionalistica .... bla ... bla . Basterebbe da solo come risposta il video di replica dell'autore del primo riportato sotto ma qiuelle rivolte l'autore dei due video
ma , chi mi conosce ( amici non virtuali \ di penna o reali ) lo sà , io :
[....] Sono un mulo che cammina drittoChe se ne frega delle bastonateA testa bassa con lo sguardo fissoIo resisto perché sono il mulo... Io sono il mulo...Sono il mulo... Sono il mulo
( cit IL Mulo - Cisco )
rispondo riportando una discussione a cui ho partecipato al post di Giuseppe Guerrera citato all'inizio
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La lingua per definizione, va dove essa vuole, nessun decreto dall’alto, né da parte della politica, né da parte dell’accademia, può fermarla. ( Umberto Eco, Sulla letteratura, 2002 ) Infatti Chi pretende che istituzioni come l’Accademia della Crusca si facciano carico di direttive linguistiche da impartire agli italiani non si rende conto che quest’operazione è impossibile e antistorica. Tutto il faticoso percorso compiuto dall’italiano per diventare lingua della nazione sta a dimostrare che la nostra lingua, come tutte le lingue, non è un organismo immobile, ma in movimento, che possiede una capacità di autoregolazione Sono certamente fastidiosi gli inutili forestierismi che caratterizzano lo scritto e il parlato degli italiani, ma questa tendenza diffusa non sarebbe in alcun modo modificata se ci fossero divieti o addirittura tasse sull’uso delle parole straniere, come durante il Fascismo. Del resto anche la lingua francese, pur difesa da una legge apposita (la legge Toubon del 1994) è “inquinata” dall’inglese: nelle strade di Parigi i nomi dei negozi e le pubblicità affisse ai muri parlano inglese, e il franglais è diffusissimo. Proprio la storia vissuta dagli italiani nel ventennio dovrebbe insegnare che la lingua non può essere imbrigliata o obbligata attraverso leggi o divieti. Infatti ogni volta che rinunciamo a una definizione in italiano perdiamo l'occasione per far funzionare la nostra mente che ha come "autostrada" della nostra intelligenza la lingua che abbiamo imparato da bambini. Sarebbe come rinunciare a farci a mano un panino per mangiarci una merendina. Il primo ci fa funzionare molti neuroni e il corpo mentre la seconda ci impigrisce e non è un toccasana. Sono sicuro che apprezzerai questa metafora. Ora Giustamente chi vuole parlare o scrivere in inglese ed d'usare tale lingua se il corrispettivo italiano non è figo o suona male in un determinato contesto come il caso di triage il cui corrispettivo italiano è smistamento o l'uso --- come nel mio caso --- del temine ( spesso scritto male perchè non conosco l'inglese ) Mainstream al posto di :
La lingua per definizione, va dove essa vuole, nessun decreto dall’alto, né da parte della politica, né da parte dell’accademia, può fermarla. ( Umberto Eco, Sulla letteratura, 2002 ) Infatti Chi pretende che istituzioni come l’Accademia della Crusca si facciano carico di direttive linguistiche da impartire agli italiani non si rende conto che quest’operazione è impossibile e antistorica. Tutto il faticoso percorso compiuto dall’italiano per diventare lingua della nazione sta a dimostrare che la nostra lingua, come tutte le lingue, non è un organismo immobile, ma in movimento, che possiede una capacità di autoregolazione Sono certamente fastidiosi gli inutili forestierismi che caratterizzano lo scritto e il parlato degli italiani, ma questa tendenza diffusa non sarebbe in alcun modo modificata se ci fossero divieti o addirittura tasse sull’uso delle parole straniere, come durante il Fascismo. Del resto anche la lingua francese, pur difesa da una legge apposita (la legge Toubon del 1994) è “inquinata” dall’inglese: nelle strade di Parigi i nomi dei negozi e le pubblicità affisse ai muri parlano inglese, e il franglais è diffusissimo. Proprio la storia vissuta dagli italiani nel ventennio dovrebbe insegnare che la lingua non può essere imbrigliata o obbligata attraverso leggi o divieti. Infatti ogni volta che rinunciamo a una definizione in italiano perdiamo l'occasione per far funzionare la nostra mente che ha come "autostrada" della nostra intelligenza la lingua che abbiamo imparato da bambini. Sarebbe come rinunciare a farci a mano un panino per mangiarci una merendina. Il primo ci fa funzionare molti neuroni e il corpo mentre la seconda ci impigrisce e non è un toccasana. Sono sicuro che apprezzerai questa metafora. Ora Giustamente chi vuole parlare o scrivere in inglese ed d'usare tale lingua se il corrispettivo italiano non è figo o suona male in un determinato contesto come il caso di triage il cui corrispettivo italiano è smistamento o l'uso --- come nel mio caso --- del temine ( spesso scritto male perchè non conosco l'inglese ) Mainstream al posto di :
<< ( .... ) Nell'ambito delle comunicazioni, il termine mainstream identifica canali, mezzi e prodotti comunicativi più radicati e con un più ampio spettro di diffusione, che godono di un maggior grado di penetrazione nel tessuto sociale[3]. Dal punto di vista dei contenuti e dei valori veicolati, tali mezzi di comunicazione si muovono all'interno di orizzonti di interpretazione e rappresentazione che riflettono sintonia ideologica con orientamenti ideologici definibili di "senso comune".Sono esempi di mezzi di comunicazione mainstream le televisioni generaliste, le grandi emittenti satellitari, i network radiofonici.[A questi esempi possono aggiungersi, a volte, anche alcune principali testate giornalistiche cartacee. [.... continua su https://it.wikipedia.org/wiki/Mainstream ] >>
libero di farlo. Ma che ci devono "indottrinare" di un inglese maccheronico (senza offendere nessuno) non sono d'accordo Anche perché già hanno fatto sparire alcune tradizioni laiche compreso il nostro artigianato made italy nel nome del più becero liberismo . Infatti ogni volta che rinunciamo a una definizione ovviamente quando questa è possibile in italiano perdiamo l'occasione per far funzionare la nostra mente che ha come "autostrada" della nostra intelligenza la lingua che abbiamo imparato da bambini. Sarebbe come rinunciare a farci a mano un panino per mangiarci una merendina. Il primo ci fa funzionare molti neuroni e il corpo mentre la seconda ci impigrisce e non è un toccasana. Sono sicuro che apprezzerai questa metafora.
Piero Bevilacqua, nell’aderire alla petizionehttps://www.change.org/p/sergio-mattarella-basta-anglicismi-nel-linguaggio-istituzionale-viva-l-italiano-litalianoviva ha dichiarato:
“Lo sciocco narcisismo con cui giornalisti, uomini politici, personaggi dello spettacolo esibiscono il loro inglese orecchiato, va denunciato con le armi della critica come un fenomeno di inferiorità culturale. Chi crede di apparire più colto ricorrendo a termini inglesi – che spesso sono di origine neolatina – ignora la ricchezza e grandezza della lingua italiana e perciò esibisce non la propria cultura e il proprio essere aggiornato, ma la propria ignoranza. Il ricorso a una lingua straniera, quando esistono equivalenti italiani, spesso semanticamente più ricchi e vocalmente più musicali, rivela un fondo di servilismo da popolo colonizzato, che svaluta la storia della propria lingua, cultura, civiltà. Perciò chi si fa strumento della creazione di un immaginario nazionale subalterno va criticato aspramente, additato come responsabile di un danno di immagine procurato al Paese, portatore di un messaggio diseducativo e fuorviante alle nuove generazioni
Sottoscrivo ogni parola di Bevilacqua e voglio provare a esemplificarne il senso e ad aggiungere ulteriori elementi. Credo che la situazione italiana sia pericolosa, per la nostra lingua e cultura, perché non esiste alcuna resistenza né reattività davanti all’espansione dell’inglese globale. Al contrario, la nostra classe dirigente sembra agevolarla dall’interno, operando scelte lessicali anglomani davanti a tutto ciò che è nuovo a costo di ricorrere agli pseudoanglicismi (come smart working o navigator). Basta che suoni inglese, insomma, anche se non lo è affatto. infattoi sempre secondo https://diciamoloinitaliano.wordpress.com/ che ha lanciato la petizione sopra citata << In questa follia, in questa mania compulsiva elevata a strategia comunicativa (non sempre consapevole) ciò che sta accadendo travalica quello che si può spiegare con le categorie ingenue e datate del “prestito” che molti linguisti ancora utilizzano senza riuscire a comprendere cosa ci sta accadendo. Siamo in presenza di uno “tsunami anglicus”, per citare Tullio De Mauro, cioè a un travaso dell’inglese di ben altra portata.
Gli anglicismi non sono più poche manciate di semplici parole isolate (“prestiti”) che importiamo perché non ne abbiamo di nostre (e non vogliamo né tradurre, né italianizzare, né reinventare con neologismi autoctoni) o perché ci appaiono più prestigiose ed evocative. Siamo in presenza di un’emulazione basata sulle ricombinazioni di radici inglesi che si ricompongono in modo virale e generano un quantità di anglicismi che sfugge ormai alla possibilità di ogni classificazione (ne ho parlato in un articolo sul portale Treccani).Invece di parlare di fondi per la ripresa, durante la pandemia i politici e i giornali hanno scelto di utilizzare l’espressione inglese recovey fund. Il risultato è l’imposizione alla gente dell’ennesimo anglicismo che battezza un nuovo concetto attraverso un’espressione che viene trapiantata come fosse un nome proprio insostituibile, poco trasparente non solo alle masse, ma persino agli stessi trapiantatori che spesso la storpiano in modo errato, perché sono i primi a non conoscerla. Penso all’onorevole Gelmini che alla Camera ha pronunciato sistematicamente “recovery FAUND” e non “FAND” (lo si può ascoltare qui, al minuto 1,35 circa), come se fosse scritto “found” (inglese: not found! ). Questo non vuole essere un attacco politico, né personale, l’onorevole è in buona compagnia di altri colleghi parlamentari di ogni schieramento e anche di numerosi giornalisti che hanno sfoggiato la stessa dizione in tv e persino nello scrivere (vedi primo riquadro dell’immagine sotto).E allora a che giova ostentare questo tipo di inglese maccheronico?
Purtroppo non finisce qui. Al ridicolo si aggiunge il deleterio.
L’introduzione di recovery fund diventa popolare perché ripetuto in modo martellante e senza alternative, e questo porta all’assimilazione di recovery che prende vita e produce altre ricombinazioni a catena dove tutto va bene, basta che non sia italiano. Si parla perciò anche di recovery bond, visto che le obbligazioni sono sempre più spesso bond, dagli eurobond ai coronabond, ma si trovano anche: recovery instrument, recovery initiative, recovery strategy, e alla fine Di Maio se ne esce con la necessità di un recovery plan, su cui ironizza Giorgio Comaschi in una delle sue pillole in video, che radica recovery ma anche il parlare di plan invece che di piano in una rinuncia all’italiano sempre più ampia. [..... continua qui ] >>
L’introduzione di recovery fund diventa popolare perché ripetuto in modo martellante e senza alternative, e questo porta all’assimilazione di recovery che prende vita e produce altre ricombinazioni a catena dove tutto va bene, basta che non sia italiano. Si parla perciò anche di recovery bond, visto che le obbligazioni sono sempre più spesso bond, dagli eurobond ai coronabond, ma si trovano anche: recovery instrument, recovery initiative, recovery strategy, e alla fine Di Maio se ne esce con la necessità di un recovery plan, su cui ironizza Giorgio Comaschi in una delle sue pillole in video, che radica recovery ma anche il parlare di plan invece che di piano in una rinuncia all’italiano sempre più ampia. [..... continua qui ] >>
Concludo concordando con la chiusa di questo ottimo reportage in due parti ( I II ) dell'ottimo blog https://diciamoloinitaliano.wordpress.com
Opporsi al nuovo colonialismo culturale e linguistico che assomiglia sempre più alla “dittatura dell’inglese” non è da nostalgici né da “sovranisti”, è al contrario un atto di Resistenza, è la difesa del locale che rischia di soccombere davanti alla globalizzazione. Non è né di destra né di sinistra: dovrebbe essere un valore che appartiene a tutti.
ma sopratutto con
per chi vuole approfondire
https://diciamoloinitaliano.wordpress.com