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4.12.25

un confessionale moderno davanti al quadro di Carracci divide . il caso della chiesa di Santa Maria della Carità a bologna il caso dai social passa alla Soprintendenza ., Pavarotti ‘ghiacciato’, il pasticcio di Pesaro fa il giro del mondo: dall’Europa all’America, passando per l’Africa

premetto  ch e  non  sono  contrario   all'arte  moderna    e contemporanea    o quando meno  ad  ispirazione  e  contami.nazione ei classici   ma     qui si tratta   di deturpamento mancanza di rispetto per i monumenti  antichi  


da https://incronaca.unibo.it/archivio/2025/12/02/



                            Il confessionale sotto il quadro di Carracci
                        (foto realizzata per la parrocchia da Alessandro Ruggeri)


Nella chiesa di Santa Maria della Carità, in via San Felice, nell’ultimo mese c’è una novità. Un parallelepipedo nero, lucido, imponente, ai piedi dell’opera di Annibale Carracci “Crocifissione e santi” del 1583. È il nuovo confessionale insonorizzato, riscaldato e ventilato in cui il prete don Davide Baraldi ascolterà i peccati dei suoi parrocchiani. I molteplici significati associati da Baraldi alla nuova installazione, la superfice lucida per riflettere sé stessi, la geometria che vuole ricordare il movimento dell’abbraccio, l’assenza di un tetto per permettere allo sguardo che si alza di chi è seduto all’interno di incrociare quello del Cristo in croce di Carracci, non hanno però convinto i detrattori. In prima fila il Comitato per Bologna storica e artistica, che in una comunicazione sul proprio profilo Facebook ha parlato di “sinistro squallore” e ha auspicato che venga ristabilito il necessario rispetto culturale per il quadro di Carracci, a loro dire oscurato dal confessionale, arrivando anche a richiedere la rimozione coatta del “lugubre catafalco”.
Mentre l’esposto del Comitato viene analizzato dalla Soprintendenza, ufficio periferico del Ministero della cultura per la tutela dei beni culturali, il verdetto dei commentatori sotto il post è abbastanza unanime: “un frigorifero”, “un bagno chimico”, “un rifiuto dimenticato durante un trasloco”, “e il cardinale Zuppi non ha niente da ridire?”. C’è anche chi dalla rabbia dimentica di parlare in italiano e passa al dialetto: “Oddiomè che brot lavurir…int onna cisa…al starev mei int on uffezi postal” (Oddio che brutto lavoro…in una chiesa…starebbe meglio in un ufficio postale). Se si vanno a guardare le opinioni di chi invece ha scritto sotto l’annuncio del nuovo confessionale sulla pagina della parrocchia, si trova un clima del tutto diverso, che loda l’innovazione e il valore artistico della struttura.
I pareri negativi di sicuro non scoraggiano don Davide Baraldi, primo ideatore e sostenitore dell’opera, che rivendica il sì ricevuto dalla commissione di arte sacra della diocesi. «Anche Carracci che oggi viene considerato un classico – aggiunge il prete - fu aspramente criticato dai suoi contemporanei per le innovazioni che aveva apportato. Arte sacra e contemporanea possono coesistere».

da Open
Il comitato per Bologna storica e artistica promette battaglia: «Incompatibile con il contesto storico della cappella, oscura il quadro di Carracci»

Per alcuni è un’opera innovativa, per altri è un «obbrobrio». È scoppiata la polemica tra i fedeli di Santa Maria della Carità, a Bologna, per un nuovo confessionale installato nella chiesa. Inaugurato a inizio autunno, contestualmente alla fine dei lavori di restauro. A prima vista, l’opera è piuttosto impattante e assomiglia a una sorta di monolite nero, posto peraltro proprio sotto la “Crocifissione e santi”, un’opera di Annibale Carracci datata 1583.
Le proteste dei fedeli
A scagliarsi contro l’opera non sono solo alcuni parrocchiani, ma anche il Comitato per Bologna storica e artistica: «È incompatibile con il contesto storico della cappella, oscura il quadro e offende la memoria del Carracci». Anche sui social il nuovo confessionale non ha ricevuto molti commenti negativi. «Sembra un frigorifero», scrive un utente. «Un bagno chimico», suggerisce un altro. Mentre c’è chi arriva addirittura a chiedere un «intervento coatto di rimozione» e prepara un esposto da presentare alla Soprintendenza.







Comitato per Bologna Storica e Artistica
22 ottobre ·


Avevamo inizialmente pensato di tacere - “per carità di patria” - il nome della chiesa. Ma un articolo ha già mostrato il nuovo "confessionale" di Santa Maria della Carità in tutto il suo sinistro squallore collocato sotto la "Crocifissione e Santi", il primo capolavoro di Annibale Carracci nonché dipinto rivoluzionario noto in tutto il mondo. Non servono ironie: l’oggetto si commenta da sé. Ci limitiamo a poche, necessarie osservazioni. La cosiddetta “tutela dei monumenti” appare ormai estinta: un simile intervento, in altri tempi, non sarebbe stato né autorizzato né tollerato. Lasciano allibiti, nell’articolo online, anche i richiami all’arte contemporanea - o meglio, alle convinzioni correnti, del tutto errate, sull’arte contemporanea - ormai invocata per avallare qualsiasi cosa, anche la più orrenda, in modo acritico, trasformandola in un comodo passe-partout. E, per quanto discutibile, neppure l’arte contemporanea merita un simile trattamento. La trasformazione della cappella in un obbrobrio, e la presenza di un oggetto pseudo-artistico che nulla ha a che vedere con il dipinto di Annibale e la chiesa, impongono una riflessione urgente sullo stato della vigilanza istituzionale e sull’effettiva capacità di garantire il rispetto dovuto ai grandi artisti del passato e ai monumenti della città. Chiediamo pertanto che vengano intraprese alcune azioni semplici ma necessarie per ristabilire un minimo di civiltà e rispetto culturale:
1. Rimuovere quanto prima l’elemento estraneo, incompatibile con il contesto storico-artistico della cappella e fonte di evidente offesa alla memoria di Annibale Carracci, nonché alla sensibilità dei Bolognesi di ieri, di oggi e di domani.
2. Ripristinare l’altare originario, dal momento che, fino a prova contraria, si tratta pur sempre della cappella di una chiesa. Anche il "vero" confessionale, collocato nella cappella di fronte, andrebbe rimosso per restituire alla cappella il suo aspetto tradizionale.
3. Disporre un intervento coattivo, qualora non si intendesse procedere spontaneamente alla rimozione - nella speranza che, per eludere ogni responsabilità, non ci venga opposto l’argomento secondo cui, essendo il lugubre catafalco “appoggiato” e non murato, possa legittimamente restare lì in eterno. Se tutto questo non dovesse avvenire – come è probabile – è evidente che non esistono più risposte istituzionali alla mancanza di rispetto per i monumenti.
La spiegazione di don Davide
A difendere l’opera, invece, ci pensa don Davide, il parroco della chiesa di Santa Maria della Carità, che ha spiegato ai fedeli il significato del confessionale “atipico”: «Il rivestimento esterno, oscuro e lucido crea un effetto specchiato, così che chi si avvicina a questo sacramento possa prima di entrare guardarsi meglio». All’interno, il confessionale è riscaldato, ventilato e insonorizzato. Le sedute sono una di fronte all’altra, disposte – spiega ancora don Davide – «in una geometria che riproduce il movimento dell’abbraccio».
Il paragone con il quadro di Carracci
Le spiegazioni del parroco, che veste quasi i panni del critico di arte contemporanea, non hanno convinto i detrattori. Ma don Davide ha un’ultima arma da sfoderare: il parallelismo con l’opera di Carracci che campeggia proprio sopra il confessionale. «Noi oggi guardiamo al Carracci come a un classico, ma in realtà il suo fu un lavoro di rottura, d’avanguardia, anche per il modo in cui questa Crocifissione utilizza la luce, e che a molti non piacque». Proprio come il nuovo confessionale della discordia.


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da  Il Resto del Carlino  tramite  msn.it 


Pesaro, 2 dicembre 2025 – Ma davvero? Nel giro di 48 ore la statua di Luciano Pavarotti, tombata fino alle ginocchia nell’ovale di plexiglass della pista natalizia di ghiaccio a Pesaro, è diventata una figuraccia planetaria. La vicenda è finita sulle testate di mezzo mondo come esempio di come non si celebra un’icona della cultura italiana.
giro nel mondo in meno di 48 ore
Dal Brasile al Portogallo, dall’Argentina alla Bolivia, passando per il Regno Unito, l’Uganda e la Germania: tutti stanno raccontando lo stesso incredulo copione. O Globo, quotidiano brasiliano, titola indignato: "Estátua de Pavarotti fica ‘presa ao gelo’ em pista natalina na Itália e causa indignação em viúva do tenor: ‘Absurdo’ ("Statua di Pavarotti resta ‘intrappolata nel ghiaccio’ in una pista natalizia in Italia e provoca l’indignazione della vedova del tenore: ‘Assurdo’". Il Diário de Notícias, dal Portogallo, rincara: "Autarca pede desculpa à família do tenor" ("Il sindaco chiede scusa alla famiglia del tenore"). In Argentina, Radio Rafaela parla di "escultura ‘congelada’ hasta las rodillas" (scultura ‘congelata’ fino alle ginocchia).


E in Bolivia il sito Instantáneas sintetizza impietoso: "Pesaro encierra la estatua de Pavarotti en una pista de hielo navideña" (Pesaro imprigiona la statua di Pavarotti in una pista di pattinaggio natalizia) e aggiunge, riferito al sindaco Andrea Biancani, "el alcalde de Pesaro se disculpò". Del pasticcio si è accorto anche l’Uganda: il Nile Post spiega che "Italian town freezes Pavarotti statue knee-deep in Christmas ice rink" (una città italiana ha congelato la statua di Pavarotti fino alle ginocchia in una pista di ghiaccio natalizia"). E la Bbc, con la solennità inglese di un requiem, commenta che "Pavarotti statue frozen knee-deep in ice rink strikes wrong note in Italy" (La statua di Pavarotti, congelata fino alle ginocchia nella pista di ghiaccio, stona in Italia). Bbc Radio 5 ha anche contattato la redazione di Pesaro del Resto del Carlino per un’intervista, per capire come sia potuto succedere questo pasticcio.

La statua di Pavarotti 'affogata' nella pista del ghiaccio: il video a Pesaro
In Europa i primi a fare da detonatore dopo gli articoli del Carlino erano stati The Telegraph, The Guardian, The Times, l’Independent, Der Spiegel e Die Welt: tutti a chiedersi, tradotto in pesarese, "Ma davvero?" Nicoletta Mantovani a Londra, ignara del nuovo allestimento, era trasecolata guardando le foto. Una doccia gelata, letteralmente. La vedova del Maestro aveva parlato di "ridicolizzazione" della memoria di Pavarotti.
Sui social l’ironia dell’hashtag coniato dal sindaco di PesaroDa Pesaro il sindaco Andrea Biancani, raggiunto oggi al telefono, si è detto "molto impegnato" per rispondere a domande dirette. Giorni prima, però aveva presentato le sue scuse alla famiglia Pavarotti tramite questo giornale. Un passo obbligato, prima che l’eco del pasticcio attraversasse almeno tre continenti in meno di un giorno. E mentre i portali internazionali continuano a rilanciare la notizia, sui social esplode l’ironia: l’hashtag coniato da Biancani #DaiUnCinqueAPavarotti, nato per "sdrammatizzare", oggi rimbalza nelle lingue più disparate. E il risultato è che Pesaro, Capitale Italiana della Cultura 2024, teoricamente abituata a ben altre luci, si ritrova immortalata come la città che ha messo in freezer il Maestro.

14.6.25

selfie e contro selfie il caso di Verona, turista si siede su una sedia tempestata di Swarovski esposta al museo e la rompe viene ripreso dalle telecamere e il video diventa virale

Al museo Maffei di Verona un visitatore si avvicina alla sedia di cristallo dell’artista Nicola Bolla, che ricorda quella del celebre quadro di Van Gogh. Non gli basta guardarla, e nemmeno fotografarla. Per il visitatore l’opera d’arte non è la sedia in sé, ma la sedia con sé, cioè con lui seduto sopra.
La corporatura ragguardevole sconsiglia l’azzardo. Il visitatore lo sa e si piega davanti all’opera come su  un gabinetto alla turca, affinché la foto che la compagna si accinge a scattargli dia l’illusione del contatto. Però le gambe non reggono e l’uomo si abbatte sulla sedia in un infrangersi di cristalli. Si rialza con agilità insospettabile e si dà alla fuga.
La videocamera del museo immortala la scena, che viene poi diffusa dalla direttrice Vanessa Ceccon assieme al monito «l’arte va ammirata e rispettata». Si tratta di un esperimento sociale
. Nel vedere le immagini dovrebbe scattare l’identificazione: «Guarda come si diventa ridicoli e narcisi con un telefono in mano».


Immagino a che cosa starete pensando, perché è la stessa cosa a cui ho pensato io: ma noi non ci saremmo mai scattati una foto sulla sedia di cristallo… Può darsi. In ogni caso da oggi abbiamo una ragione in più per non farlo. Oltre che una funzione educativa, quel video ne ha infatti una sottilmente dissuasiva: è lì a ricordarci che, in un mondo dove ormai ci sono più telecamere che bambini, ogni volta che facciamo un selfie c’è sempre qualcun altro che sta facendo il contro-selfie a noi.


11.3.25

“Come si può criticare una mostra senza averla neppure visitata?” il caso dello scontro tra Gabriele Simongini,curatore della mostra alla GNAMC di roma sul futurismo e ,Leonardo Clerici Marinetti nipote di Tommaso Marinetti

“Come si può criticare una mostra senza averla neppure visitata?” Queste le parole con cui il curatore 


della mostra alla GNAMC, attualmente la più discussa (e visitata) di Roma, replica   su  arttribune  rispondendo alle dichiarazioni del nipote di Marinetti   che  trovate  qui su  arttribune   da  cui  ho preso  la   foto  .Ora  come   ho spiegato in   :  più post     del  blog , nei commenti di quelli che una volta erano Ng ( gruppi i iscussione ) e forum , e nei commenti pagine facebook e altri social , non sono un critico d'arte o un esperto di tecniche espositive e museali .Inoltre non ho fatto ne accademie ne licei artistici . ho semplicimente studiato prima alle scuole medie e poi al liceo scientifco ed anche per un esame universitario storia dell'arte  a livello scolastico .  Da profano m''interesso andando a mostre e nei musei . Quindi il mio è un giudizio da profano appunto  soprattutto  su opere    fondamentali    come   quelle    della avanguardie     del  secolo scorso in particolare quella   de il futurismo  appunto  .Infatti la mia risposta  a  tale quesito  posto  dal  titolo  dell'articolo  citato  : « Come si può criticare una mostra senza averla neppure visitata ? » è   un  po' personale    ( soggettiva  ) che  uso  per  esprimere  un giudizio  \  oservazione critica  su     quello che  : vedo , ascolto ,  sento  . 
Generalmente    la  risposta  è NO perchè  per   poter  criticare   \ stroncare   o  anche   lodare  \  esaltare  qualunque    cosa  ( fatto, persona ,  lavoro  \  opera  , ecc  )  bisogna  : leggere  , conoscere  ,  vedere  , ascoltare     per  intero  se  si  vuol  dare  un  giudizio  globale   o parzialmente  se  si  vuole  dare  un  giudizio  limitato  .  
Lo  stesso discorso    vale    anche    in ambito  artistico \ letterario  ma puà  verificarsi anche il  contratrio  cioè  SI    si  può  recensire  \  giudicare  un opera   ma    a detterminate  condizioni  cioè  se  è un artista   d  cui conosci  già   i  suoi precedenti  .  Infatti   in  questo caso tale  metodo  giudizio  aprioristico  è  in applicabile perchè  :
 non si   tratta  di  dare  un giudizio  sulle  opere    di autori noti  e  conosciuti     da  cui  sai già  cosa  aspettarti  \  dove   volgiono  andare  a parare     o sconosciuti   di  un genere  di  cui  sei  un conoscitore ( novizio  o  appasionato  )  o   hai   un  infarinatura anche  parziale   sulll'argomento  contesto  o  sul  genere  in cui essi  operano   Ma   qui si tratta      di un esposizione mostra  che non ha mai  visto    nè " al  vivo " nè   "  in streaming  "  o foto  \  reportage   i  riviste  o  giornali  . E quindi  non sai come  è stata  allestita  in  che  modo le  opere    di quel museo   note  ( già presenti ella  sua  collezione  temporanea  o permanete    )  o  poco note  (  prestiti  o donazioni esterne  )  sono state  allestiste   o  esposte  per  l'occasione  .  Quindi ecco che  : «  criticare  una  mostra    senza  neppure  averla vista  » mi  sembra  aprioristico   , oltre  che assurdo ed  fallace  

10.10.24

Trova due lattine di birra incustodite e le butta nel cestino del museo: erano un'opera d'arte contemporanea

L'arte contemporanea è fatta spesso di opere che hanno oggetti di uso comune come protagonisti, che siano presi dalla vita quotidiana oppure ricreati da zero. Tuttavia, è molto facile non riconoscere questo tipo di opere e scambiarle quindi per semplici oggetti abbandonati da qualcuno. Manca nonostante le
accademie , i liceali \ istituti d'arte , un educazione all'arte contemporanea Un è successo da poco che tecnico dell'ascensore in un museo, ad esempio, ha visto due lattine incustodite e senza pensarci due volte le ha gettate nella spazzatura.Ora, sull’accaduto si potrebbe anche sorridere se costituisse un unicum. Il guaio è che non è la prima volta che una cosa del genere succede nel mondo. Già: può accadere, ed è accaduto in vari luoghi, che allestisci una esposizione di arte contemporanea, ci porti le scolaresche, stampi i depliant e i cataloghi e i manifesti, dirami i comunicati stampa, la inauguri con buffet, inviti alle autorità e hostess. Poi, l’indomani, trovi che l’impresa di pulizie o   u custode  ha buttato via tutto o parte equivocando sul valore di quel che ha scambiato per semplici rifiuti. Secondo  i " puristi " non  riesco  a  biasimarli    e  li comprendo   in parte ,  di  la nuova bussola quotidiana :
<<  ....Un tempo, che un quadro era un quadro lo si vedeva almeno dalla cornice, e una scultura aveva il suo bravo piedestallo. Ora, con le cosiddette «installazioni», come fa un poveraccio di spazzino a capire che un preservativo usato, un topo morto, una cacca seccata, una rivista stracciata, un coperchio di water, un fil di ferro contorto, una gamba di manichino sbrecciata sono opere d’arte? .... prima dell’avvento della contemporaneità chiunque era in grado di leggere un’opera d’arte e fruirne. Dunque, l’arte era «democratica» quando non c’era la democrazia. L’evo contemporaneo ha fatto dell’arte una cosa elitaria, comprensibile solo a pochi. E spesso neanche a questi, dal momento che non è un mistero che ormai un artista debba tutto alle sue capacità di pubbliche relazioni. Un bel progresso. Consiglio per future esposizioni: a far le pulizie metteteci i critici d’arte, i soli che non possono sbagliare . >>
Infatti   è  notizia  di  questi  giorni     
È accaduto nel museo Lam di Lisse, in Olanda: le due lattine di birra, decorate minuziosamente e lievemente ammaccate ( vedere  foto   sopra   a   sinistra  )  per volere di chi le ha concepite, erano un'opera dal nome “All The Good Times We Spent Together”, dell'artista francese Alexandre Lavet.
 L'equivoco Dopo che i curatori del museo si sono accorti della mancanza dell'opera, si sono attivati per cercarla. Le lattine sono state trovate intatte in un cestino del museo e, dopo essere state controllate e lavate, sono state ricollocate al loro posto, ovvero dentro l'ascensore di vetro della struttura. La posizione scelta per quest'opera deve aver favorito l'equivoco nei confronti del tecnico, che può aver pensato che si trattasse di qualche rifiuto lasciato da qualcuno. La direttrice del museo Sietske van Zanten, ha ricordato che il tema della collezione Lam è “cibo e consumo”. L'arte esposta nelle sue sale incoraggia i visitatori a vedere gli oggetti di uso quotidiano da una nuova prospettiva, motivo per il quale le opere sono state esposte in luoghi inaspettati.

4.6.21

Disastri causati dal bisogno di arte nella storia.

Così come talvolta si chiama arte,  ovvero quella  che  i critici e  gli storici dell'arte   chiamano  arte concettuale cioè  <<  qualunque espressione artistica in cui i concetti e le idee espresse siano più importanti del risultato estetico e percettivo dell'opera stessa. Il movimento artistico che porta questo nome si è sviluppato dagli Stati Uniti d'America a partire dalla seconda metà degli anni sessanta e si è sviluppato in quasi tutto il mondo (Italia compresa)  ...  continua  su https://it.wikipedia.org/wiki/Arte_concettuale >> ,ciò che non lo è( dipende  dai punti vista  per  me  non lo è  essendo di formazione culturale  classico  \ moderna   anche   se  aperto   alle  nuove  forme  d'arte  ) può succedere che qualcosa di non artistico   visto che la  la definizione di   

arte
/àr·te/
sostantivo femminile
  1. 1.
    Qualsiasi forma di attività dell'uomo come riprova o esaltazione del suo talento inventivo e della sua capacità espressiva.
  2. 2.
    Qualsiasi complesso di tecniche e metodi concernenti una realizzazione autonoma o un'applicazione pratica nel campo dell'operare e part. di una professione o di un mestiere: a. poetica; a. militare; l'a. medica; l'a. del fabbro ferraio; mettersi a un'a, esercitare un'a, intraprendere, fare un determinato mestiere; essere dell'a, esperto o competente nell'ambito di un mestiere o di una professione; prov. impara l'a. e mettila da parte, nella vita ogni esperienza o conoscenza può sempre tornare utile.

     dovrebbe essere  chiara   , diventi improvvisamente e immotivatamente   tale . 


È successo -ad esempio- nel 2017 alla Robert Gordon University (Scozia) dove è stata allestita la mostra “Look Again”: due studenti di informatica, Ruairi Gray e Lloyd Jack, hanno comprato e lasciato un ananas su un tavolo. Quando i due sono tornati a visitare l’esposizione quattro giorni dopo, la sorpresa: l’ananas era stato messo all’interno di una teca come una vera opera d’arte. Lo scopo della mostra era quello di "dare una seconda occhiata a ciò che ci circonda" e coloro che visitavano la galleria, in preda al tipico delirio analitico di chi capisce l'arte, credevano che, poiché l'ananas si degradava nel tempo, rappresentasse l'inevitabile sgretolamento della vita.

Incuriosito   ho  cercato in rete  ulteriori notizie    ed  in effetti la notizia  è  vera    ed   è realmente  successa 

   da  https://www.huffingtonpost.it/


11/05/2017 11:45 CEST | Aggiornato 11/05/2017 11:50 





l'ananas è un'opera d'arte: lo scherzo di due studenti diventa parte dell'esposizione
Ad Aberdeen due studenti si sono presi gioco dei visitatori



Lo hanno posizionato lì per gioco e non si aspettavano certo di vederlo esposto in una teca. Ruairi Gray, studente 22enne in TUtt, e il suo amico Lloyd Jack hanno lasciato il frutto esotico in una delle sale dell'esposizione "Look Again: Visual Art and Design Festival" nella Robert Gordon University di Aberdeen (Regno Unito).
I due, vedendo uno spazio vuoto, hanno pensato di prendersi gioco dei visitatori, lasciandogli credere che quell'ananas fosse una delle opere in mostra. A quanto pare lo scherzo ha funzionato: qualcuno ha dato loro retta, inserendo l'ananas all'interno di una teca.

Per i curatori della mostra resta un piccolo mistero chi abbia spostato la teca, ma hanno deciso di stare al gioco. Natalie Kerr, tra i organizzatori di Look Again, ha raccontato al Press and Journal di essersi allontanata per 10 minuti e di aver trovato l'ananas dentro la teca.Una cosa simile si era verificata lo scorso anno al Museo d'Arte Moderna di San Francisco, dove il 17enne TJ Khayatan aveva lasciato a terra i suoi occhiali, ingannando i visitatori del museo.

quindi  tutto è arte  ?


anche egli errori nel caso del video sopra o delle provocazioni come quella di cui si parlato in questo post . occhio però che definire Arte letteralmente qualsiasi cosa a definire arte il nulla, il passo è breve.






Manuale di autodifesa I consigli dell’esperto anti aggressione Antonio Bianco puntata n LX IMPARATE A “LEGGERE” IL LINGUAGGIO DEL CORPO

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