Nostra patria è il mondo intero e nostra legge è la libertà
29.9.22
VINCENZO CONTICELLO La beffa dello statoi all’eroe antipizzo
Denunciare la mafia costa, in questo Paese l’abbiamo imparato sulla carne viva di Libero Grassi e dei tanti imprenditori che si sono ribellati al racket. Talvolta però il conto lo presenta lo Stato. Vincenzo Conticello, imprenditore palermitano, è suo malgrado diventato uno dei simboli della lotta al racket nel capoluogo siciliano. Proprietario con il fratello della storica “Antica focacceria San Francesco”, riconobbe i suoi estorsori il 18 settembre del 2007, in un’aula di tribunale, indicando davanti al pubblico ministero Francesco Del Bene, l’uomo che gli chiedeva il pizzo. «È quel signore lì, quello seduto e che ha accanto le stampelle», disse dritto Conticello, puntando uno degli affiliati del clan della Kalsa. Da quel giorno Vincenzo Conticello è diventato testimone di giustizia, protetto dallo Stato e simbolo Non mi sono pentito di aver denunciato, ma sono rammaricato perché tutte le promesse delle istituzioni si vanificano della lotta alla mafia. Ma le cose non sono andate come avrebbero dovuto. «Non mi sono pentito di avere denunciato, questo no – racconta Conticello – ma sono rammaricato perché la mia denuncia ha esposto me (e non solo) in una situazione complicata e perché tutte le promesse che mi sono state fatte dalle istituzioni si vanificano mentre cambiano gli assetti politici, cambiano i magistrati e gli interlocutori».
23.10.21
c'è chi lotta contro le mafie Rachid, il runner Cavaliere della Repubblica che combatte la mafia con lo sport ., c'è chi s'inchina baciandone le mani
REPUBBLICA 23\10\2021
Rachid, il runner Cavaliere della Repubblica che combatte la mafia con lo sport
Berradi, marocchino di nascita, trasferitosi in Italia a 10 anni, è stato uno dei mezzofondisti più forti della nazionale azzurra. Oggi è impegnato nel sociale e nella diffusione della legalità tra i giovani di Palermo, un'attività per la quale è stato insignito da un'onoreficenza dal Quirinale
PALERMO - La lotta alla mafia si può fare in un’aula di tribunale, nelle stanze di una procura, nelle caserme dei carabinieri o nei commissariati di polizia. Ma la mafia si può combattere anche in una pista di atletica leggera, in un campo di calcio, per strada organizzando una manifestazione sportiva.E’ questa l’idea che da sempre porta avanti Rachid Berradi,
San Luca, il baciamano al boss della 'ndrangheta arrestato dopo 23 anni
25.1.19
lotta contro le mafie , contro l'odio , contro l'apartheid ed il razzsmo e d altre storie

sono orgoglioso d'averle tra i miei contatti di Facebook
https://www.huffingtonpost.it/CRONACA24/01/2019 11:44
La ribellione dell'edicolante: "Per non fomentare l'odio, qui non si vende Libero"
Andrea Malavasi, titolare di un bar a Marcaria, ha tolto il quotidiano di Feltri dal ripiano dopo il titolo da molti considerato omofobo
leggi anche
LA GAZZETTA DI MANTOVA
Al caffè Vannucci di Marcaria, in provincia di Mantova, non si vende il quotidiano Libero. La decisione di togliere dal ripiano dei giornali è dell'edicolante Andrea Malavasi, che ha deciso così di protestare contro il titolo, considerato da molti omofobo, del quotidiano diretto da Vittorio Feltri. "Per motivi diplomatici e per non fomentare l'odio", ha spiegato in un cartello affisso. A raccontare la storia èLa Gazzetta di Mantova:
Il cartello è appeso davanti al locale, in mezzo alle locandine degli altri giornali. E parla chiaro: Libero, qui, oggi non si vende. E per ragioni sacrosante, che hanno a che vedere con civiltà, diritti e dignità: "Per motivi diplomatici e per non fomentare odio inutile in questo mondo difficile, oggi in questa edicola non si vendono copie del quotidiano Libero". La scritta l'ha messa Andrea Malavasi, titolare del Caffè Vannucci, il locale degli aperitivi e delle colazioni nel centro del paese, a Marcaria. Sul ripiano dei quotidiani, la mattina del 23 gennaio, il quotidiano fondato da Vittorio Feltri non c'era. Andrea e molti dei suoi clienti, i soliti affezionati e quelli che ieri hanno preso un caffè al volo, non hanno gradito il titolo di copertina ("Calano fatturato e Pil ma aumentano i gay"), l'occhiello che fa da corollario ("C'è poco da stare allegri") e il sommario che completa l'informazione ("Tre imprenditori su quattro fuggono dalla ricevuta elettronica e l'economia soffre. Gli unici a non sentire la crisi sono gli omosessuali: crescono in continuazione")
Sudafrica, il bacio interrazziale in tv che indigna i conservatori
Fonte: https://www.corriere.it/esteri/19_gennaio_24/sudafricail-bacio-interazziale-tv-che-fa-infuriare-conservatori-203752b8-1fb1-11e9-bb29-037a280df036.shtml
da la nuova sardegna
Sassari, fine di un amore: bambola gonfiabile abbandonata in viale Umberto

14.10.17
Apre la prima libreria a scampia nel cuore di Gomorra. “Spacciamo cultura” Scampia, il cugino del proprietario fu ucciso dai clan

Chi se ne frega se molti diranno : sei in ritardo sulla notizia , riporti una storia vecchia , ecc certe storie non hano e non dovrebbero avere tempo .
Ultima modifica il 25/09/2017 alle ore 18:39
CAMILLA CUPELLI
NAPOLI
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Rosario Esposito La Rossa, classe ’88. Suo cugino fu vittima accidentale e innocente della camorra |
In quella che è stata a lungo considerata la “piazza di spaccio” italiana, nella strada che divide Melito di Napoli da Scampia, sorge ora la Scugnizzeria. Dentro, libri per grandi e piccini con l’obiettivo di avvicinare i ragazzi del posto. Tra le formule più interessanti la “pizza letteraria” della Marotta&Cafiero, casa editrice ereditata dallo stesso Esposito La Rossa nel 2010. Una scatola di pizza d’asporto con tre libri dentro, «come i tre ingredienti della pizza, pomodoro, mozzarella e basilico», come si legge sulla confezione. «Vogliamo sfatare il vecchio mito che dice che con la cultura non si mangia: ci si mangia eccome» dice Rosario.
La gestione del locale è nelle mani di una famiglia allargata. Con lui il fratello Antonio, la moglie Maddalena Stornaiuolo, attrice e coordinatrice della scuola di recitazione che si terrà alla Scugnizzeria, ma anche tanti ragazzi incontrati lungo la strada che formano l’associazione Voci di Scampia.
La scelta del luogo non è casuale. «Questo quartiere ha bisogno di normalità – dice il libraio – e per noi una libreria è sintomo di questa normalità. Adesso per comprare un libro da Scampia bisogna fare 10 km e andare in centro, il nostro obiettivo vuole essere far venire la gente qui. La posizione è periferica, ma strategica». La libreria si trova infatti a metà tra due territori, Melito e Scampia, nel cuore della guerra di camorra che ha visto il clan degli Scissionisti e i Di Lauro fronteggiarsi in una faida tra la fine degli anni novanta e i primi duemila.
In questo contesto, il 6 novembre 2004 il cugino di Rosario Esposito La Rossa, Antonio Landieri, resta ucciso in un agguato. Vittima accidentale e innocente della camorra, in suo nome Rosario e Maddalena portano avanti il lavoro tra teatro, scuola di calcio ed editoria. Dieci anni fa decidono di disegnare, sul muro di cinta dello stadio che oggi porta il nome di Antonio Landieri, un murales di ventisette metri raffigurante il cugino. Oggi alle pareti della libreria è appesa la sua foto: «È la chiusura di un cerchio» commenta Rosario.
Per lui questa libreria è il punto d’arrivo di un percorso, «è un modo soprattutto per far conoscere “l’editoria terrona”» dice scherzando. «Favoriremo le case editrici del sud e apriremo “l’ospedale dei libri”. Si tratta di testi destinati al macero che recuperiamo e curiamo, anche dal punto di vista della legatura. Vogliamo combattere il principio dell’obsolescenza programmata rimettendoli in circolo. Lo facciamo fare direttamente ai ragazzi, che diventano così “chirurghi” dei libri». Nella libreria sono in vendita testi di ogni genere, «ma puntiamo soprattutto a far conoscere al territorio gli autori locali, quello che succede e si muove proprio qui». Ai ragazzi Esposito La Rossa consiglia di leggere I poveri non ci lasceranno dormire di Alex Zanotelli «perché a me ha cambiato la vita».
Il libro in vendita a cui è più affezionato? «Si può dire senza voce, un testo per bambini della casa editrice palermitana Glifo, che racconta di come trasmettere un sentimento senza usare parole». Ma l’oggetto più curioso tra gli scaffali è un altro: il profumo di carta. «Raccogliamo i fiori del gelso da carta, un albero della nostra zona, e produciamo un profumo: invece che abbattere l’albero per produrre materiale da stampa, ne estraiamo il profumo e lo vendiamo in una bottiglietta».
Rosario racconta con stupore il suo percorso: «Dieci anni fa non avrei mai pensato di diventare libraio, arrivo da una famiglia non proprio “letteraria” ma qui ogni volta che facciamo qualcosa di nuovo siamo pionieri per il territorio, ed è una cosa bellissima».
L’inaugurazione è avvenuta il 23 settembre , assieme a tutti i ragazzi dell’associazione Voci di Scampia (Vodisca), fondata da La Rossa e da Maddalena Stornaiuolo, coppia nel lavoro e per la vita. Il nome dell’esercizio? “Ovviamente, la Scugnizzeria - risponde La Rossa - ovvero la casa degli Scugnizzi: è uno spazio di 140 metri quadri, totalmente dedicato ai giovani del territorio”.
Sempre da http://napoli.repubblica.it/cronaca/2017/09/19/ s'apprende che Il luogo ha tanti obiettivi e vocazioni: “Innanzitutto - riprende Rosario - sarà una “Piazza di Spaccio di Libri” (un nome scelto non per caso, cambiando il senso di un termine a lungo usato in accezione negativa per queste szone, ndr), la prima enolibreria di Scampia e Melito, dove potranno essere acquistati libri, con un occhio speciale a quelli “terroni”, made in sud”. Non solo: spazio anche alla vendita di prodotti tipici: miele, vino, artigianato locale e cd musicali. I “pusher” di bontà dell’associazione Vodisca sono in già in fermento per le prossime attività. All’inaugurazione sarà presente anche l’onorevole Michela Rostan, della Commissione Periferie, che da sempre segue le attività dell’associazione e la nascita della “Scugnizzeria”.
Ci sarà anche anche Mina Welby, moglie di Piergiorgio, alla cui memoria è dedicata la sala del Laboratorio artigianale, ancora in costruzione. Tra i tanti progetti in prossima partenza c’è anche quello della Scuola di Recitazione di Maddalena Stornaiuolo: “Sarà aperta - spiega - al territorio, avrà prezzi popolari, e curerà laboratori, stage e workshop con con maestri del teatro italiano”. Ancora, la gestione della libreria, la cui età media non supera i 35 anni, è un vulcano di idee. Oltre ad essere uno spazio idoneo alla presentazione di libri a all’organizzazione di eventi o vere e proprie rappresentazioni
teatrali, alla Scugnizzeria sarà registrato il “Tg delle Buone Notizie”, un format dedicato a tutto il buono che accade in questa terra, spesso non raccontato. Non solo, ci sarà anche un’area insonorizzata per registrare audiolibri e i podcast. “Questo è un progetto a lungo termine - conclude La Rossa - avremo la possibilità di espanderci e dialogare col territorio quotidianamente. Una vera rivoluzione culturale per Scampia e Melito”.
30.4.16
il gesto coraggioso di Angelica Sciacca la libraria di Catania che ha deciso di non avere nella sua libreria il libro di Riina Junior pubblicizzato dal servo Vespa
"In questa libreria non si ordina né si vende il libro di Salvatore Riina". È il cartello affisso all'ingresso della libreria 'Vicolo Stretto' ( pagina facebook della liberia e account della proprietaria ) che non ha alcuna intenzione di distribuire il libro 'Riina, Family Life', edito da Anordest, al centro di numerose polemiche per la partecipazione del figlio del capomafia alla trasmissione condotta da Bruno Vespa.
1) come è nata l'idea del boicotaggio al libro ?
2) è avvenuta prima o dopo la trasmissione ?
3) Io penso che Bruno Vespa è un sarto, uno che ''confeziona'' trasmissioni su misura. Lo disse lui stesso, intercettato mentre preparava una puntata in cui ospite doveva essere Gianfranco Fini ha deciso anzichè conmcentrarsi su il figlio di Riina fda pensare che < sembra andare contro il sistema e pur di ospitare non si sa bene in nome di quale diritto il figlio di un mafioso si espone alle critiche. >> Come lui Sono ancora più convinto che questa sia un'operazione concordata con il governo per distrattarci in vista del regferendum del 17 sullo scandalo petrolio . E tun che idea ti sei fatta ?
4) il cuiratore di Dov'è il tuo Dio adesso??? affewrma che I libri dei criminali e lor parenti dovrebbero essere dati alle fiamme.Possibilmente insieme a loro. ? tu che hai fatto uan scelta più democratica che ne pensi ?
5) Alcuni definiscono boicotaggio come una forma di ostracismo culturalwe o di censura , tu cosa ne pensi ?
Ricordatevi che la vero mafia sono i politici che attualmente sono in libertà a sfruttarci,
Non credete che è solo toto riina la mafia.
Abbiamo preferito non rispondere e non leggere tutti i commenti. Stasera li vedrò ma non risponderemo

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5.10.14
"Alla prima comunione del clan, la limousine di 12 metri e i fuochi d'artificio" L’anatema del parroco della Cattedrale di Bari: “Così offendono i riti sacramentali, ormai i boss hanno occupato le piazze”
"Alla prima comunione del clan, la limousine di 12 metri e i fuochi d'artificio"
L’anatema del parroco della Cattedrale di Bari: “Così offendono i riti sacramentali, ormai i boss hanno occupato le piazze”di MARA CHIARELLI
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Don Franco Lanzolla |
"La confessione, la prima comunione, non sono più considerati riti sacramentali, ma sociali. Proprio come è avvenuto domenica scorsa, con la limousine di 12 metri che lo aspettava fuori e i fuochi subito dopo ". A raccontarlo è don Franco Lanzolla, il parroco della Cattedrale, "il parroco di tutti", come lo hanno definito. Fermo, come sempre, nel suo denunciare quello che proprio non va, quello che si potrebbe e dovrebbe ancora fare.
"Non serve lavorare sul penale sostiene - dobbiamo occupare i territori. Perché loro, le organizzazioni criminali, sono un microsistema culturale che offre ai più giovani un progetto educativo, molto più appetibile ". Si riferisce ai ragazzi di
Bari vecchia, che oltre la Comunione non si riesce proprio più a tenere vicino, se non nelle attività creative delle associazioni, quelle che vanno incentivate, con passione. "Ci vuole un po' di pathos - ossia - di eros sociale".
Il fascino del sopruso, di chi beve birra e fuma spinelli, dei poteri forti che spadroneggiano, mentre la politica si assenta: "C'è bisogno di presidiare i luoghi del ceto povero, le piazze - invita - combattendo la malavita che ha occupato gli spazi antropologici, ha rubato un progetto educativo". Don Franco che lascia lo spazio della chiesa, lui e i suoi catechisti che scendono nei vicoli: "Ormai noi abbiamo l'oratorio di strada, non più quello della parrocchia, siamo un gruppo di cittadini che fa squadra".
Perché per colloquiare con chi ha bisogno di essere accompagnato, bisogna usare il suo stesso codice linguistico, entrare nel suo spazio, strappandolo alla mafia. "Sono convinto che non si risolve nulla nella repressione. Bisogna stare sul territorio, e tocca anche alle istituzioni farlo". Al contrario, secondo don Franco, il presidio della politica sul territorio vive dei vuoti di governo, ad esempio d'estate, quando "la classe dirigente va a Rosa Marina e a Parchitello, mentre nei quartieri popolari resta solo il ceto popolare che non si può permettere di andare in vacanza".
In quella direzione si muove l'antimafia sociale, che questa volta si appoggia sulla Chiesa e sulla scuola: "Una volta si parlava di prevenire, accompagnare, al quartiere Japigia si parlava di occupare il territorio. Lì dove i componenti dei clan vivono abusivamente in case popolari - denuncia don Franco - godendo di favori negati ad altri che ne avrebbero più diritto. Io mi chiedo: chi gliele dà, chi li autorizza? Non si può, a questo punto, non ipotizzare connivenze all'interno delle istituzioni, persone pagate per garantire ai malavitosi la prosecuzione di quei benefici, concessi loro in maniera illecita. I mafiosi hanno tutto, e per questo sono facili modelli per i giovani del ceto povero", quelli ai quali è stato tolto anche lo spazio per il gioco, l'aggregazione, il presente prima che il futuro.
15.2.13
il sud non è solo mafia ma anche coraggio per denunciarla il libro il porto senza Gioia di Aldo Libri – sabbiarossa EDitrice – collana TRACCE
il porto è mio
Appassionato ed incapace di fare sconti.
Arriva nelle ultime pagine del libro, la sua dichiarazione di amore e di guerra per quello che sarebbe potuto essere il più grande hub del Mediterraneo. Arriva dopo i nomi, i cognomi, i fatti e i misfatti che incalzano veloci il racconto di quel che è stato fatto e non fatto. Di ciò che si poteva e si doveva fare.
Attraverso la storia del porto, il libro racconta la storia di una sconfitta. Quella della Calabria.
hai avuto difficvoltà( omerta silenzi , ecc ) nel raccogliere documenti e testimonianze ?
non ho raccolto documenti o testimonianze. io ero lì e racconto le cose che ho vissuto
.quindi un autobiografia della tua esperienza di sindacalista ?
possiamo definirla così.è un viaggio sentimentale e politico sentimentale per il mio amore per quella terra e per molte delle persone che cito. ma anche per un porto che poteva essere il crack positivo e non lo è ancora
perchè pubblicarlo sotto elezioni ? vuoi mandare qualche suggerimento ai politici ?
casualità ci lavortiamo da qualche mese con gli editori di sabbiarosse ed e prima o poi i libri devono uscireesce ora anche perchè l'allarme per il fututro del porto è reale
visto che nel libro : << i nomi, i cognomi, i fatti e i misfatti che incalzano veloci il racconto di quel che è stato fatto e non fatto. Di ciò che si poteva e si doveva fare.>>( da http://ilportosenzagioia.wordpress.com/2012/12/16/1/ ) hai ricevuto minacce , boicottaggi , ed accuse tipo quellwe fecero alla serie tv la piovra e agli autori ( emiliano Morrone e francesco saverio Alessio ) del libro la società sparente ?
al momento no, per la verità. ma il libro è di 20 giorni addietro se ci fossero episodi negativi li denuncerei senza meno
Il motivo che ti ha spinto a mettere per iscritto la situazione della tua terra?
un atto d'amore e di rispetto ed anche un allarme per la situazione insostenibile.
se fossi ministro dell'interno o della giustizia qual'è la cosa più urgente che fareste per tagliare i tentacoli della mafia anzi mafie ?
si avvicina una recrudescenza pericolosa della crisi del porto e la calabria si gioca molte speranze di sviluppo ed occupazione
io credo seriamente che ci sia da agire su due direzioni: una locale requisizione , confisca e affidamento dei beni che è una misura che lacera l'immagine di invincibilità e allenta il rapporto col territorio
la seconda è la trasparenza nei pacchetti azionari. quelli delle ipmrese per bene, per essere chiari
secondo te la forma più efficace per parlare di mafia anzi mafie è quella del saggio \ fiornalismo o quella letteraria? qualcosa d'aggiungere o da rettificare o approfondire ?
poi ci può essere il saggio o il libro d'inchiesta o un diario come il mio possibilmente scritti da chi sa di che parla ecco evitare sensazionalismi ed approssimazioni sono questioni troppo serie la cosa fondamentale è parlarne seriamente
che ne pensi delle accuse lanciate da pdl a una recente fiction tv che parlava di mafia in calabria ? accusando che fa cattiva pubblicità e rovina l'immagine dela calabria ( le stesse accuse fatte a suo tempo alla piovra ) ?
l'immagine della calabria la rovinano la 'ndrangheta e la pessima classe dirigente (non solo politica, dunque). non fiction o opere più o meno "artistiche" che possono piacere o meno quando avremo sgominato la 'ndrangheta e la mala amministrazione potremo a vere il tempoe la voglia di prendercela anche con le fiction che non ci piacciono. prima mi sembrano manovre dilatorie
emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello
Apro l'email e tovo queste "lettere " di alcuni haters \odiatori , tralasciando gli insulti e le solite litanie ...

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