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29.9.22

VINCENZO CONTICELLO La beffa dello statoi all’eroe antipizzo

  • Storie  come  quella     di Vincenzo   ti  fanno cadere le braccia  e sono   all'origine dell'astensionismo  diventato endemico   come dimostrano  le  ultime  elezioni   nazionali   . Essa mi   porta   come  tutte le storie    simili a questa  elucubrazione  sega  mentale  : <<    a  che  combattere   se poi    ....  >>  .  Ma   : 1)  riascotando  la  canzone citata   .,  2)  rilegendo  la storia di vincenzo  e  dopo  questa lettura


  • la mia   domanda   e spazzatra  via  dal vento   e la strada    che  faccio  è quella giusta  


  •     da Oggi 
  • di Giulio Cavalli



  • Questa  è  la    storia    del  proprietario  dell'antica  focacceria   citata     da Mr    nella    canzone     che funge   da  colonna  sonora  del post   



    Io sono pronto a pagare il giusto. Basterebbe solo che al Ministero qualcuno lo voglia. Mi trattano come un evasore mentre l’Agenzia delle entrate ha trovato accordi con famosi milionari
    La sua famiglia aveva una Focacceria storica a Palermo. Nel 2007 denunciò i suoi estorsori. Lui finì sottoscorta e lo Stato, per aiutarlo, gli sospese il pagamento delle tasse. Dopo sei anni, però, le ha richieste tutte insieme e con gli interessi. (P.S. Adesso ha perso sia la protezione sia l’attività)


    Denunciare la mafia costa, in questo Paese l’abbiamo imparato sulla carne viva di Libero Grassi e dei tanti imprenditori che si sono ribellati al racket. Talvolta però il conto lo presenta lo Stato. Vincenzo Conticello, imprenditore palermitano, è suo malgrado diventato uno dei simboli della lotta al racket nel capoluogo siciliano. Proprietario con il fratello della storica “Antica focacceria San Francesco”, riconobbe i suoi estorsori il 18 settembre del 2007, in un’aula di tribunale, indicando davanti al pubblico ministero Francesco Del Bene, l’uomo che gli chiedeva il pizzo. «È quel signore lì, quello seduto e che ha accanto le stampelle», disse dritto Conticello, puntando uno degli affiliati del clan della Kalsa. Da quel giorno Vincenzo Conticello è diventato testimone di giustizia, protetto dallo Stato e simbolo  Non mi sono pentito di aver denunciato, ma sono rammaricato perché tutte le promesse delle istituzioni si vanificano della lotta alla mafia. Ma le cose non sono andate come avrebbero dovuto. «Non mi sono pentito di avere denunciato, questo no – racconta Conticello – ma sono rammaricato perché la mia denuncia ha esposto me (e non solo) in una situazione complicata e perché tutte le promesse che mi sono state fatte dalle istituzioni si vanificano mentre cambiano gli assetti politici, cambiano i magistrati e gli interlocutori».




    Dopo la denuncia Conticello e i suoi cari finiscono sotto scorta e, come stabilisce la legge, la sua attività gode della sospensione del pagamento delle imposte. Dopo 6 anni però, racconta Conticello, «mi hanno chiesto di pagare tutto insieme. Con in più interessi, more e accessori». La cifra è di fatto raddoppiata. «Io ho iniziato a fare le mie contestazioni – spiega Conticello – e nel frattempo l’Agenzia delle entrate ha pensato bene di fare un pignoramento cautelativo su tutti i proventi della mia società, compresi l’affitto di rami d’azienda e gli immobili». È un nuovo calvario, solo che questa volta non ci sono guappi armati a minacciare la serenità di Vincenzo, sono documenti dello Stato. «Sono passati 9 anni. In quei 9 anni io ho avanzato una serie di proposte. Ovviamente ero prontissimo a pagare il capitale non pagato ma da parte dello Stato nessuna mia proposta è mai stata presa in considerazione».

    Alla fine il debito accumulato è enorme, oltre 3 milioni di euro da pagare, mentre ormai le entrate erano azzerate. Intanto Feltrinelli, socia dell’Antica focacceria, decide di ricapitalizzare e così lo storico proprietario “eroe” viene spazzato via: «Non sono più il proprietario della Focacceria», spiega , «la nostra partecipazione è stata azzerata».

    E ora? Ora Vincenzo Conticello è impiegato dello Stato «a 1.500 euro al mese e pieno di debiti, dopo avere avuto oltre 200 dipendenti e un’attività florida». Nel dicembre 2018 gli viene tolta anche la scorta. «Era il periodo in cui Salvini tuonava contro le scorte “inutili” e evidentemente Conticello rientrava tra coloro che non meritavano protezione, a differenza dei molti politici che l’hanno mantenuta. Mi chiama un colonnello emi dice: “La volevo avvisare che il 18 la lasciamo in aeroporto e lì finisce il servizio”. Evidentemente non esiste più la mafia», nota Conticello con un’amarezza che non riesce a trattenere.

    L’ex imprenditore però ci tiene a precisare che non si tratta di una battaglia solo “sua” ma anche di tutti coloro che hanno ricevuto il beneficio della sospensione dei termini («per terremoto o per Covid»): «Io sono pronto a pagare il giusto. Basterebbe solo che qualcuno al ministero lo voglia. Ma devo pagare il “giusto”. Il dolore è che mi trattano come un evasore mentre l’Agenzia delle entrate ha trovato accordi con famosi evasori milionari». Ritiene di essere stato «un pupazzo da esporre, un eroe da sventolare». «Non è corretto che lo Stato spinga persone comuni a esporsi così. Dopo una denuncia dovrebbero essere loro a fare tutto ciò che serve», riflette.

    Vincenzo sta bene. «A prescindere dalle situazioni economiche», sospira. Stanno bene anche le persone che ha denunciato: sono già uscite dal carcere. « Ma io non ho paura. Se lo Stato mi ha tolto la scorta io mi fido dello Stato».

    Una cosa è certa: l’attività è persa e la mafia ne sarà felice. E intanto i governi che si susseguono invitano a “denunciare”.

    23.10.21

    c'è chi lotta contro le mafie Rachid, il runner Cavaliere della Repubblica che combatte la mafia con lo sport ., c'è chi s'inchina baciandone le mani

     REPUBBLICA  23\10\2021

    Rachid, il runner Cavaliere della Repubblica che combatte la mafia con lo sport

    Berradi, marocchino di nascita, trasferitosi in Italia a 10 anni, è stato uno dei mezzofondisti più forti della nazionale azzurra. Oggi è impegnato nel sociale e nella diffusione della legalità tra i giovani di Palermo, un'attività per la quale è stato insignito da un'onoreficenza dal Quirinale

    PALERMO - La lotta alla mafia si può fare in un’aula di tribunale, nelle stanze di una procura, nelle caserme dei carabinieri o nei commissariati di polizia. Ma la mafia si può combattere anche in una pista di atletica leggera, in un campo di calcio, per strada organizzando una manifestazione sportiva.E’ questa l’idea che da sempre porta avanti Rachid Berradi,


    uno dei mezzofondisti più forti che l’Italia abbia mai avuto. A lungo primatista della mezza maratona e finalista nel 10 mila alle Olimpiadi di Sydney, Berradi è nato 46 anni fa a Meknes in Marocco, ma dall’età di dieci anni vive a Palermo.E proprio nel capoluogo siciliano ha trovato terreno fertile la voglia d‘impegno sociale che da sempre lo accompagna. Un impegno del quale si è accorto anche il Quirinale che nel dicembre del 2020 lo ha insignito con una onorificenza al merito della Repubblica. Il presidente Sergio Mattarella ha nominato il suo concittadino Rachid Berradi Cavaliere dell’Ordine al merito della Repubblica e, nella motivazione del riconoscimento, c’è tutta la passione sportiva e civile dell’ex azzurro. “Per la sua appassionata cultura per la legalità e per il contributo al contrasto all’emarginazione sociale”.Quando il telefono ha squillato e una voce annunciava di chiamare dal centralino del Quirinale, Rachid ha pensato a uno scherzo. Un attimo, giusto il tempo di capire che era tutto vero e che i suoi sforzi – quelli sociali prima ancora che quelli sportivi – erano stati riconosciuti e premiati. Berradi è appuntato scelto dei Carabinieri ed è in servizio al Comando provinciale di Palermo. Smesse la scarpette chiodate non ha interrotto – semmai lo ha intensificato – il suo impegno per la legalità.Fare l’elenco della manifestazioni alle quali Rachid ha partecipato in prima persona o nelle quali ha prestato il suo volto e il suo nome come testimonial sarebbe praticamente impossibile. Basti però sapere che queste gare, questi avvenimenti, queste corse non competitive hanno avuto sempre il filo conduttore della legalità, dell’inclusione, della voglia di riscatto.E allora è facile spiegare come Berradi sia stato l’ideatore dell’Atletico Zen, una società sportiva che nasce in uno dei quartieri più difficili di Palermo, che con Rachid in panchina ha partecipato al Memorial “Paolo Borsellino” di calcio a 5.ene" E ancora come Berradi sia stato l’anima di una staffetta in memoria di Filippo Raciti, il poliziotto ucciso prima di un derby tra Catania e Palermo. Una staffetta partita dallo stadio della Palme a Palermo, l’impianto di atletica leggera intitolato alla memoria di Vito Schifani, uno degli agenti della scorta di Giovanni Falcone ucciso nella strage di Capaci.Una vittima della mafia, Schifani, come vittime della mafia erano i personaggi effigiati nelle magliettine indossate dai ventiquattro ragazzi di Palermo e Lampedusa che grazie a una iniziativa di Berradi hanno partecipato all’edizione del 2013 del Golden Gala all’Olimpico. Una staffetta simbolica con i giovani atleti che si passavano il testimone ricavato da un pezzo di legno di una delle barche arrivate a Lampedusa cariche di migranti in cerca di un futuro migliore.Un futuro che Berradi sta cercando di dare anche ai tantissimi ragazzi con i quali ogni giorno lavora a Palermo. Ragazzi come quelli del 2013 che, al rientro da Roma, deposero due bandiere tricolori autografate dai big dell’atletica mondiale all’Albero Falcone dove il giudice abitava e in via D’Amelio dove invece Paolo Borsellino venne fatto saltare in aria da Cosa nostra insieme agli uomini della sua scorta.      Esempi di un impegno sociale, di legalità, di senso civico. Gli stessi esempi che Rachid Berradi trasmette oggi ai “suoi” ragazzi, insegnando loro cosa significhi essere oggi cittadini del nostro tempo anche in una città difficile come Palermo. Dimostrando, con i fatti, che antimafia può essere anche dare un calcio a un pallone insieme agli amici o fare una corsa dove, mai come in questo caso, l’importante è partecipare. L’importante è esserci

    San Luca, il baciamano al boss della 'ndrangheta arrestato dopo 23 anni

    Salutato con baciamano e abbracci da quanti lo attendevano all'uscita del palazzo dove i Carabinieri lo hanno scovato, nascosto in un bunker ricavato al di sopra del camino in cucina. Fanno scalpore le immagini trasmesse dal Tg1 e relative all'arresto di Giuseppe Giorgi, di 56 anni, catturato dai Carabinieri a San Luca nel palazzo dove risiede tutta la sua famiglia. Giuseppe Giorgi, detto "u capra", inserito nell'elenco dei 5 latitanti di massima pericolosità stilato dal ministero dell'Interno, era ricercato dall'agosto 1994 e deve scontare 28 anni e 9 mesi di reclusione per reati di associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di sostanza stupefacenti

                                 Quel baciamano al boss latitante omaggiato come un sovrano


    “Baciamo le mani”. Chi nel parlare di mafie, non ha mai usato quest’espressione? Sdoganata da film e racconti, è spesso strumento di racconti macchiettistici dei clan. Eppure è realtà. Quando dopo 23 anni di latitanza Giuseppe Giorgi "U capra", boss dei Romeo Staccu con 28 anni e 9 mesi da scontare per droga, è stato scovato nella sua San Luca c’è chi si precipitato ad omaggiarlo proprio così. Perché soprattutto nell’ala militare della ‘Ndrangheta segni e simboli, pesano più delle parole, consolidano un marchio, perpetuano un mito. E il boss, costretto a uscire dal cunicolo in cui si era nascosto calandosi giù come un topo, è stato portato via dai carabinieri mentre la folla lo omaggiava come un re.

    25.1.19

    lotta contro le mafie , contro l'odio , contro l'apartheid ed il razzsmo e d altre storie

    Nessuna descrizione della foto disponibile.

    sono orgoglioso d'averle tra i miei contatti di Facebook








    https://www.huffingtonpost.it/CRONACA24/01/2019 11:44 

    La ribellione dell'edicolante: "Per non fomentare l'odio, qui non si vende Libero"
    Andrea Malavasi, titolare di un bar a Marcaria, ha tolto il quotidiano di Feltri dal ripiano dopo il titolo da molti considerato omofobo


    leggi anche




                           LA GAZZETTA DI MANTOVA




    Al caffè Vannucci di Marcaria, in provincia di Mantova, non si vende il quotidiano Libero. La decisione di togliere dal ripiano dei giornali è dell'edicolante Andrea Malavasi, che ha deciso così di protestare contro il titolo, considerato da molti omofobo, del quotidiano diretto da Vittorio Feltri. "Per motivi diplomatici e per non fomentare l'odio", ha spiegato in un cartello affisso. A raccontare la storia èLa Gazzetta di Mantova:
    Il cartello è appeso davanti al locale, in mezzo alle locandine degli altri giornali. E parla chiaro: Libero, qui, oggi non si vende. E per ragioni sacrosante, che hanno a che vedere con civiltà, diritti e dignità: "Per motivi diplomatici e per non fomentare odio inutile in questo mondo difficile, oggi in questa edicola non si vendono copie del quotidiano Libero". La scritta l'ha messa Andrea Malavasi, titolare del Caffè Vannucci, il locale degli aperitivi e delle colazioni nel centro del paese, a Marcaria. Sul ripiano dei quotidiani, la mattina del 23 gennaio, il quotidiano fondato da Vittorio Feltri non c'era. Andrea e molti dei suoi clienti, i soliti affezionati e quelli che ieri hanno preso un caffè al volo, non hanno gradito il titolo di copertina ("Calano fatturato e Pil ma aumentano i gay"), l'occhiello che fa da corollario ("C'è poco da stare allegri") e il sommario che completa l'informazione ("Tre imprenditori su quattro fuggono dalla ricevuta elettronica e l'economia soffre. Gli unici a non sentire la crisi sono gli omosessuali: crescono in continuazione")

    Sudafrica, il bacio interrazziale  in tv che indigna i conservatori

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    Una soap opera in afrikaans trasmette per la prima volta una scena d’amore tra una dottoressa bianca e un suo collega nero. I produttori ricevono una montagna di insulti

    Fonte: https://www.corriere.it/esteri/19_gennaio_24/sudafricail-bacio-interazziale-tv-che-fa-infuriare-conservatori-203752b8-1fb1-11e9-bb29-037a280df036.shtml

      da  la  nuova   sardegna 

    Sassari, fine di un amore: bambola gonfiabile abbandonata in viale Umberto

    Curiosità per il sex toy lasciato vicino al cassonetto, qualcuno si è fatto anche il selfie

    SASSARI.  La storia della bambola gonfiabile abbandonata in un cassonetto di Viale Umberto e raccontata in un articolo della Nuova Sardegna scritto da Luigi Soriga è finita su Radio 2. Stamane, 25 gennaio, a catapultarla sulla ribalta nazionale ci hanno pensato Marco Presta e Antonello Dose, conduttori dello storico e popolarissimo programma "Il ruggito del coniglio".
     I due, come si può sentire in questo file audio, hanno anche loro trattato l'argomento con ironia, simpaticamente bacchettando chi ha lasciato nuda e al freddo la bambola di latticeFine di un amore in viale Umberto. Lei, bionda patinata, cacciata via di casa e lasciata per strada, nuda, al freddo e sotto la pioggia, sul muretto a pochi passi dall'incrocio con via Torres. L'hanno notata in molti questa avvenente signorina abbandonata. E tutti, pedoni e automobilisti, non hanno potuto far a meno di strabuzzare gli occhi. Solo dopo qualche secondo, infatti, si capiva che quella ragazza nuda, con il seno xxl, altro non era che una bambola gonfiabile in pensione.Ora non capita tutti i giorni di imbattersi in carne e lattice con una di queste creature mitologiche del piacere che in genere campeggiano sulle riviste e poi vivono nella più totale segretezza domestica. Le bambole gonfiabili sono un po' come le fate, le sirene o l'araba fenice: tutti ne hanno sentito parlare ma nessuno le ha mai toccate con mano. La curiosità, intorno a loro, è atavica. Qualcuno si è addirittura fatto un selfie.Per fortuna al gelo di viale Umberto la signorina non è rimasta per molto. C'è chi dice che ci abbia pensato un netturbino, e chi dice che abbia trovato un nuovo fidanzato. (lu.so.)



    14.10.17

    Apre la prima libreria a scampia nel cuore di Gomorra. “Spacciamo cultura” Scampia, il cugino del proprietario fu ucciso dai clan


    "Spacciatori di libri", apre la Scugnizzeria, la prima libreria di Melito e Scampia

    Chi  se ne frega    se  molti diranno : sei in   ritardo sulla notizia   , riporti una storia   vecchia , ecc certe storie  non hano e  non dovrebbero avere tempo .


    Ce l’ha fatta. Dopo un anno di lavoro e messa a punto, curando ogni particolare giorno dopo giorno, Rosario Esposito La Rossa, apre la sua libreria. La prima che gestirà in prima persona l’editore di Marotta & Cafiero (nonché cavaliere del lavoro per “per atti di eroismo, e impegno nell'integrazione in favore dell'inclusione sociale”) e la prima nell’area di Melito e Scampia. L’indirizzo,documentato  da   Repubblica



     proprio nei primissimi giorni di lavori in corso, è Parco Prima Casa, via Circumvallazione Esterna 20 A.



    Pubblicato il 24/09/2017
    Ultima modifica il 25/09/2017 alle ore 18:39


    CAMILLA CUPELLI

    NAPOLI
    «Macché droga, qui spacciamo solo cultura». È questa l’idea di Rosario Esposito La Rossa, classe ’88, primo libraio di Scampia, che ieri ha inaugurato la sua attività a pochi passi dalle Vele, i palazzoni popolari di Napoli al centro della serie Gomorra. Da queste parti l’ultima libreria aveva chiuso 40 anni fa.
    Rosario Esposito La Rossa, classe ’88.
     Suo cugino fu vittima accidentale e innocente della camorra

    In quella che è stata a lungo considerata la “piazza di spaccio” italiana, nella strada che divide Melito di Napoli da Scampia, sorge ora la Scugnizzeria. Dentro, libri per grandi e piccini con l’obiettivo di avvicinare i ragazzi del posto. Tra le formule più interessanti la “pizza letteraria” della Marotta&Cafiero, casa editrice ereditata dallo stesso Esposito La Rossa nel 2010. Una scatola di pizza d’asporto con tre libri dentro, «come i tre ingredienti della pizza, pomodoro, mozzarella e basilico», come si legge sulla confezione. «Vogliamo sfatare il vecchio mito che dice che con la cultura non si mangia: ci si mangia eccome» dice Rosario.
    La gestione del locale è nelle mani di una famiglia allargata. Con lui il fratello Antonio, la moglie Maddalena Stornaiuolo, attrice e coordinatrice della scuola di recitazione che si terrà alla Scugnizzeria, ma anche tanti ragazzi incontrati lungo la strada che formano l’associazione Voci di Scampia.
    La scelta del luogo non è casuale. «Questo quartiere ha bisogno di normalità – dice il libraio – e per noi una libreria è sintomo di questa normalità. Adesso per comprare un libro da Scampia bisogna fare 10 km e andare in centro, il nostro obiettivo vuole essere far venire la gente qui. La posizione è periferica, ma strategica». La libreria si trova infatti a metà tra due territori, Melito e Scampia, nel cuore della guerra di camorra che ha visto il clan degli Scissionisti e i Di Lauro fronteggiarsi in una faida tra la fine degli anni novanta e i primi duemila.
    In questo contesto, il 6 novembre 2004 il cugino di Rosario Esposito La Rossa, Antonio Landieri, resta ucciso in un agguato. Vittima accidentale e innocente della camorra, in suo nome Rosario e Maddalena portano avanti il lavoro tra teatro, scuola di calcio ed editoria. Dieci anni fa decidono di disegnare, sul muro di cinta dello stadio che oggi porta il nome di Antonio Landieri, un murales di ventisette metri raffigurante il cugino. Oggi alle pareti della libreria è appesa la sua foto: «È la chiusura di un cerchio» commenta Rosario.
    Per lui questa libreria è il punto d’arrivo di un percorso, «è un modo soprattutto per far conoscere “l’editoria terrona”» dice scherzando. «Favoriremo le case editrici del sud e apriremo “l’ospedale dei libri”. Si tratta di testi destinati al macero che recuperiamo e curiamo, anche dal punto di vista della legatura. Vogliamo combattere il principio dell’obsolescenza programmata rimettendoli in circolo. Lo facciamo fare direttamente ai ragazzi, che diventano così “chirurghi” dei libri». Nella libreria sono in vendita testi di ogni genere, «ma puntiamo soprattutto a far conoscere al territorio gli autori locali, quello che succede e si muove proprio qui». Ai ragazzi Esposito La Rossa consiglia di leggere I poveri non ci lasceranno dormire di Alex Zanotelli «perché a me ha cambiato la vita».
    Il libro in vendita a cui è più affezionato? «Si può dire senza voce, un testo per bambini della casa editrice palermitana Glifo, che racconta di come trasmettere un sentimento senza usare parole». Ma l’oggetto più curioso tra gli scaffali è un altro: il profumo di carta. «Raccogliamo i fiori del gelso da carta, un albero della nostra zona, e produciamo un profumo: invece che abbattere l’albero per produrre materiale da stampa, ne estraiamo il profumo e lo vendiamo in una bottiglietta».
    Rosario racconta con stupore il suo percorso: «Dieci anni fa non avrei mai pensato di diventare libraio, arrivo da una famiglia non proprio “letteraria” ma qui ogni volta che facciamo qualcosa di nuovo siamo pionieri per il territorio, ed è una cosa bellissima».



    L’inaugurazione è avvenuta il 23 settembre , assieme a tutti i ragazzi dell’associazione Voci di Scampia (Vodisca), fondata da La Rossa e da Maddalena Stornaiuolo, coppia nel lavoro e per la vita. Il nome dell’esercizio? “Ovviamente, la Scugnizzeria - risponde La Rossa - ovvero la casa degli Scugnizzi: è uno spazio di 140 metri quadri, totalmente dedicato ai giovani del territorio”.
    Sempre da http://napoli.repubblica.it/cronaca/2017/09/19/ s'apprende che Il luogo ha tanti obiettivi e vocazioni: “Innanzitutto - riprende Rosario - sarà una “Piazza di Spaccio di Libri” (un nome scelto non per caso, cambiando il senso di un termine a lungo usato in accezione negativa per queste szone, ndr), la prima enolibreria di Scampia e Melito, dove potranno essere acquistati libri, con un occhio speciale a quelli “terroni”, made in sud”. Non solo: spazio anche alla vendita di prodotti tipici: miele, vino, artigianato locale e cd musicali. I “pusher” di bontà dell’associazione Vodisca sono in già in fermento per le prossime attività. All’inaugurazione sarà presente anche l’onorevole Michela Rostan, della Commissione Periferie, che da sempre segue le attività dell’associazione e la nascita della “Scugnizzeria”.
    Ci sarà anche anche Mina Welby, moglie di Piergiorgio, alla cui memoria è dedicata la sala del Laboratorio artigianale, ancora in costruzione. Tra i tanti progetti in prossima partenza c’è anche quello della Scuola di Recitazione di Maddalena Stornaiuolo: “Sarà aperta - spiega - al territorio, avrà prezzi popolari, e curerà laboratori, stage e workshop con con maestri del teatro italiano”. Ancora, la gestione della libreria, la cui età media non supera i 35 anni, è un vulcano di idee. Oltre ad essere uno spazio idoneo alla presentazione di libri a all’organizzazione di eventi o vere e proprie rappresentazioni
    teatrali, alla Scugnizzeria sarà registrato il “Tg delle Buone Notizie”, un format dedicato a tutto il buono che accade in questa terra, spesso non raccontato. Non solo, ci sarà anche un’area insonorizzata per registrare audiolibri e i podcast. “Questo è un progetto a lungo termine - conclude La Rossa - avremo la possibilità di espanderci e dialogare col territorio quotidianamente. Una vera rivoluzione culturale per Scampia e Melito”.




    30.4.16

    il gesto coraggioso di Angelica Sciacca la libraria di Catania che ha deciso di non avere nella sua libreria il libro di Riina Junior pubblicizzato dal servo Vespa

    Avevo deciso  di  deciso di raccontare     tramite intervista , poi sfumata  ( pazienza    cose  che succedono   non è nè la prima  nè l'ultima  )    una  storia  di antimafia dal basso e non da  salotto  ed  a 360°  gradi  . 
    Nelle  settimane   precedenti  si  è discusso  ( chi  coerentemente ,   chi  ipocritamente  )  sull'intervista di Salvatore Riina ad Uscio  ad  Uscio  ops   a  Porta a Porta,  c'è una libreria di Catania che ha deciso  di prendere una posizione decisa
     "In questa libreria non si ordina né si vende il libro di Salvatore Riina". È il cartello affisso all'ingresso della libreria 'Vicolo Stretto' (  pagina  facebook  della  liberia  e   account   della proprietaria  )   che non ha alcuna intenzione di distribuire il libro 'Riina, Family Life', edito da Anordest, al centro di numerose polemiche per la partecipazione del figlio del capomafia alla trasmissione condotta da Bruno Vespa. 


    Ora  essendo  sensibile  (  chi mi segue da  quando  il blog  era  cdv.splinder  e   quando scrivevo  su www.ammazzatecitutti.org , visto   che la mia  sardegna   è  crocevia  ed  al centro delle  infiltrazioni mafiose  ( vedere   per  esempio i perrenni   lavori   della  131  la  Sassari- Cagliari e  in particolare il ramoOlbia -Sassari   ovvero   la salerno -reggio calabria sarda   , ora  bloccati per indagini  dell'antimafia    su lla  ditta  che    ha vinto l'aappalto  )   ecco le domande     che   avrei volujto     rivolgere   ad  Angelica  Sciacca  la  libraia   in questione







    1) come è nata l'idea del boicotaggio al libro ?
    2) è avvenuta prima o dopo la trasmissione ?
    3) Io penso che Bruno Vespa è un sarto, uno che ''confeziona'' trasmissioni su misura. Lo disse lui stesso, intercettato mentre preparava una puntata in cui ospite doveva essere Gianfranco Fini ha deciso anzichè conmcentrarsi su il figlio di Riina fda pensare che < sembra andare contro il sistema e pur di ospitare non si sa bene in nome di quale diritto il figlio di un mafioso si espone alle critiche. >> Come lui Sono ancora più convinto che questa sia un'operazione concordata con il governo per distrattarci in vista del regferendum del 17 sullo scandalo petrolio . E tun che idea ti sei fatta ?
    4) il cuiratore di Dov'è il tuo Dio adesso??? affewrma che I libri dei criminali e lor parenti dovrebbero essere dati alle fiamme.Possibilmente insieme a loro. ? tu che hai fatto uan scelta più democratica che ne pensi ?
    5) Alcuni definiscono boicotaggio come una forma di ostracismo culturalwe o di censura , tu cosa ne pensi ?
    6) se nonostante il cartelloesposto fuori ti chiedesero il libro cosa faresti ? : a) lgli dici quello che c'è scritto del cartello -. B ) gli proporresti altri libri antimafia ?

    l'unica  reisposta    che   è  riuscita  a darmi   , ma  la  capisco   è stressata  dai media nazionali e dal lavoro arrettrato   è   questa 

    Lo  so che  hai già risposto   a  repubblica ma  vorrei  sentire  lo stesso il vvostro parere   visto  la merda    che  vi  hanno gettato  addosso sia  in fb sia  nei commenti   lasciati  sulla  pagina  fb  della libreria   :












    Giovanni Romina Cirino
    Giovanni Romina Cirino Il libro di Berlusconi lo vendete però..
    Ricordatevi che la vero mafia sono i politici che attualmente sono in libertà a sfruttarci,
    Non credete che è solo toto riina la mafia.
    Salvatore Canzonieri
    Salvatore Canzonieri Come farsi pubblicità gratuitamente vergogna libreria vicolo stretto..certe cose si fanno in silenzio se si vogliono fare
    Anna Gernone
    Anna Gernone Non sembra affatto giusto,perché prendersela con i loro figli. Non hanno peccato loro ma i propri genitori



    Abbiamo preferito non rispondere e non leggere tutti i commenti. Stasera li vedrò ma non risponderemo

    Ottima   questa     la   tua  decisone  certe persone non meritano risposta  ma  soprattutto  dimostra  , sia  per  chi   è  del luogo   o  della regione    ma  anche     come   come potete  vedere  anche   sulsuo  fb  e  sulla  pagina della libreria una  donna      con le  palle     tenace  e   resistente   insomma  una vera    siciliana   uno  di quei pochi  che  ancora resistono e non si piegano ale mafie  che  non somno  come  dimostra  il caso di vespa  solo  quelle  classiche  della lupara e  del picciotto   come dimostra   la  vignetta   a  sinistra 
    .











    5.10.14

    "Alla prima comunione del clan, la limousine di 12 metri e i fuochi d'artificio" L’anatema del parroco della Cattedrale di Bari: “Così offendono i riti sacramentali, ormai i boss hanno occupato le piazze”

    >Questa storia  è dedicata   a  chi mi dice  che  sono miscredente   , e non rispetto  preti e  clero  . Io li  rispetto  benissimo  ,  però  allo stesso tempo da  parte loro  ci dev'essere   anche rispetto   e   comprensione   , non solo condanna   o  tanto meno   vedi il caso   degli inchini  alle  durante le precessioni alle  case  di  boss  ( o affiliati )  mafiosi . O  tariffari imposti per  i riti  come  riporto   sul mio facebook

    Ora Non riuscendo  a trovare  , e  quando lo trovi nelle  varie rassegne  stampe  non è  copiabile  ,l'articolo  del nazionale  ,  su tale  storia  , ricorro  a  http://bari.repubblica.it/cronaca/2014/10/03/

    "Alla prima comunione del clan, la limousine di 12 metri e i fuochi d'artificio"
    L’anatema del parroco della Cattedrale di Bari: “Così offendono i riti sacramentali, ormai i boss hanno occupato le piazze”di MARA CHIARELLI


    Don Franco Lanzolla  
    Una limousine lunga 12 metri per accompagnare il pargolo all'altare, splendido per la sua prima comunione. E poi, a celebrazione conclusa, i fuochi d'artificio per onorarlo. Non è un bimbo come tutti gli altri, non nel trattamento da boss. Ecco, appunto. Lui, che ha soli 10 anni, è il nipote di uno storico personaggio criminale di Bari vecchia, e qualche giorno fa sul sagrato della Cattedrale, la scena non poteva passare inosservata.
    "La confessione, la prima comunione, non sono più considerati riti sacramentali, ma sociali. Proprio come è avvenuto domenica scorsa, con la limousine di 12 metri che lo aspettava fuori e i fuochi subito dopo ". A raccontarlo è don Franco Lanzolla, il parroco della Cattedrale, "il parroco di tutti", come lo hanno definito. Fermo, come sempre, nel suo denunciare quello che proprio non va, quello che si potrebbe e dovrebbe ancora fare.
    "Non serve lavorare sul penale sostiene - dobbiamo occupare i territori. Perché loro, le organizzazioni criminali, sono un microsistema culturale che offre ai più giovani un progetto educativo, molto più appetibile ". Si riferisce ai ragazzi di
    Bari vecchia, che oltre la Comunione non si riesce proprio più a tenere vicino, se non nelle attività creative delle associazioni, quelle che vanno incentivate, con passione. "Ci vuole un po' di pathos - ossia - di eros sociale".
    Il fascino del sopruso, di chi beve birra e fuma spinelli, dei poteri forti che spadroneggiano, mentre la politica si assenta: "C'è bisogno di presidiare i luoghi del ceto povero, le piazze - invita - combattendo la malavita che ha occupato gli spazi antropologici, ha rubato un progetto educativo". Don Franco che lascia lo spazio della chiesa, lui e i suoi catechisti che scendono nei vicoli: "Ormai noi abbiamo l'oratorio di strada, non più quello della parrocchia, siamo un gruppo di cittadini che fa squadra".
    Perché per colloquiare con chi ha bisogno di essere accompagnato, bisogna usare il suo stesso codice linguistico, entrare nel suo spazio, strappandolo alla mafia. "Sono convinto che non si risolve nulla nella repressione. Bisogna stare sul territorio, e tocca anche alle istituzioni farlo". Al contrario, secondo don Franco, il presidio della politica sul territorio vive dei vuoti di governo, ad esempio d'estate, quando "la classe dirigente va a Rosa Marina e a Parchitello, mentre nei quartieri popolari resta solo il ceto popolare che non si può permettere di andare in vacanza".
    In quella direzione si muove l'antimafia sociale, che questa volta si appoggia sulla Chiesa e sulla scuola: "Una volta si parlava di prevenire, accompagnare, al quartiere Japigia si parlava di occupare il territorio. Lì dove i componenti dei clan vivono abusivamente in case popolari - denuncia don Franco - godendo di favori negati ad altri che ne avrebbero più diritto. Io mi chiedo: chi gliele dà, chi li autorizza? Non si può, a questo punto, non ipotizzare connivenze all'interno delle istituzioni, persone pagate per garantire ai malavitosi la prosecuzione di quei benefici, concessi loro in maniera illecita. I mafiosi hanno tutto, e per questo sono facili modelli per i giovani del ceto povero", quelli ai quali è stato tolto anche lo spazio per il gioco, l'aggregazione, il presente prima che il futuro.

    15.2.13

    il sud non è solo mafia ma anche coraggio per denunciarla il libro il porto senza Gioia di Aldo Libri – sabbiarossa EDitrice – collana TRACCE

    Di solito  c'è  chi dice  che  fb  sia  solo spam , bimbiminkia  , ecc.invece  ricevo  dallo stesso autore    del libro  del titolo  l'invito pubblicitario   : <<  ma un "mni piace" sulla pagina del libro lo vogliamo mettere ? http://www.facebook.com/ilportosenzagioia?ref=ts&fref=ts >> lo  so  che odio  lo spam  , ma  un passa parola   \  un mettere in circolo le  informazioni  può essere  utile  e non costa  niente

    il porto è mio

    Da qualche tempo sono ritornato a parlare di Gioia Tauro. Non lo avevo fatto per lungo tempo per una prassi che ho sempre adottato. Gli ex si devono astrarre dalle discussioni sulle loro precedenti esperienze. Almeno per un po’. [...] Vi avverto tutti: non scherzate con il porto. Ve l’ho detto: quel porto è mio e non potete condannarlo a morte. E non potete condannare la Calabria alla cancellazione di qualsiasi speranza verso il futuro. Senza il porto, o con un porto fortemente ridimensionato, cosa diventerebbe quell’area? La risposta è semplice, perché è già data dai fatti.
    il diorama di Caterina Luciano
    il diorama di Caterina Luciano


    È appassionato, Aldo Libri, quando parla del “suo” porto. Il porto di Gioia Tauro.
    Appassionato ed incapace di fare sconti.
    Arriva nelle ultime pagine del libro, la sua dichiarazione di amore e di guerra per quello che sarebbe potuto essere il più grande hub del Mediterraneo. Arriva dopo i nomi, i cognomi, i fatti e i misfatti che incalzano veloci il racconto di quel che è stato fatto e non fatto. Di ciò che si poteva e si doveva fare.
    Attraverso la storia del porto, il libro racconta la storia di una sconfitta. Quella della Calabria.

    E  credo  dall'intervista  chiaccherata  che  ho fatto  sotto   che  in calabria  e  nel sud  esista ( vedere il caso   ne trovate  treacce  nell'archivio del blog  ,  del libro la società sparente  di emiliano  morrone  e una  nuova  generazione  che  lotta  contro la mafia  e   non si limita  a fare proclami  come i  Quaquaraquà, a volte scritto quacquaraquà  o meglio i professionisti dell'antimafia  ( per  usare dele espressioni di Sciascia  )  .  Ecco l'intervista  \ chiaccherata  avvenuta  proprio sulla  chat  di facebook


    hai avuto difficvoltà( omerta silenzi , ecc ) nel raccogliere documenti e testimonianze ?
    non ho raccolto documenti o testimonianze. io ero lì e racconto le cose che ho vissuto
    .quindi un autobiografia della tua esperienza di sindacalista ?
     possiamo definirla così.è un viaggio sentimentale e politico  sentimentale per il mio amore per quella terra e per molte delle persone che cito. ma anche per un porto che poteva essere il crack positivo e non lo è ancora
    perchè pubblicarlo sotto elezioni ? vuoi mandare qualche suggerimento ai politici ?
    casualità ci lavortiamo da qualche mese con gli editori di sabbiarosse ed e prima o poi i libri devono uscireesce ora anche perchè l'allarme per il fututro del porto è reale
    visto che nel libro : << i nomi, i cognomi, i fatti e i misfatti che incalzano veloci il racconto di quel che è stato fatto e non fatto. Di ciò che si poteva e si doveva fare.>>( da http://ilportosenzagioia.wordpress.com/2012/12/16/1/ ) hai ricevuto minacce , boicottaggi , ed accuse tipo quellwe fecero alla serie tv la piovra e agli autori ( emiliano Morrone e francesco saverio Alessio ) del libro la società sparente ?

     al momento no, per la verità. ma il libro è di 20 giorni addietro se ci fossero episodi negativi li denuncerei senza meno
    Il motivo che ti ha spinto a mettere per iscritto la situazione della tua terra?
    un atto d'amore e di rispetto ed anche un allarme per la situazione insostenibile.
     se fossi ministro dell'interno o della giustizia qual'è la cosa più urgente che fareste per tagliare i tentacoli della mafia anzi mafie ?
    si avvicina una recrudescenza pericolosa della crisi del porto e la calabria si gioca molte speranze di sviluppo ed occupazione
    io credo seriamente che ci sia da agire su due direzioni: una locale requisizione , confisca e affidamento dei beni che è una misura che lacera l'immagine di invincibilità e allenta il rapporto col territorio
    la seconda è la trasparenza nei pacchetti azionari. quelli delle ipmrese per bene, per essere chiari
    secondo te la forma più efficace per parlare di mafia anzi mafie è quella del saggio \ fiornalismo o quella letteraria? qualcosa d'aggiungere o da rettificare o approfondire ?
     poi ci può essere il saggio o il libro d'inchiesta o un diario come il mio possibilmente scritti da chi sa di che parla ecco evitare sensazionalismi ed approssimazioni sono questioni troppo serie la cosa fondamentale è parlarne seriamente
    che ne pensi delle accuse lanciate da pdl a una recente fiction tv che parlava di mafia in calabria ? accusando che fa cattiva pubblicità e rovina l'immagine dela calabria ( le stesse accuse fatte a suo tempo alla piovra ) ?
    l'immagine della calabria la rovinano la 'ndrangheta e la pessima classe dirigente (non solo politica, dunque). non fiction o opere più o meno "artistiche" che possono piacere o meno quando avremo sgominato la 'ndrangheta e la mala amministrazione potremo a vere il tempoe la voglia di prendercela anche con le fiction che non ci piacciono. prima mi sembrano manovre dilatorie

    emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

    Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...