In una malinconica giornata tra autunno ( inziato da poco astronomicamete ) e inverno , in una tv ancora estiva ho visto su primevideo il commovente ed bellissimo film Un mondo a parte un film del 2024 scritto e diretto da Riccardo Milani con Antonio Albanese e Virginia Raffaele . Un film che secondo (ci ha azzeccato in pieno ) Flavio Natalia di Ciak la regia di Milani basata sul «raccontare l’umanità delle persone con la chiave della commedia» riesce a «calarci in realtà rurali molto più diffuse di quanto si pensi . Raccontare l’umanità delle persone con la chiave della commedia» riesce a «calarci in realtà rurali molto più diffuse di quanto si pensi».IL regista «mettere in luce un
fenomeno spessissimo trascurato come la scomparsa di comunità rurali e montane. Infatti alcuni critici hanno affermato riguardo alla tematica che vi siano solo « un paio di situazioni che interrompono il ritmo oliato della storia » Si apprezza inoltre l'intervento di credibili attori per un giorno , sostenuti da una « credibile » Raffaele e « la mimica da fuoriclasse » di Albanese. Infatti Antonio Albanese è ancora una volta all'altezza, in una favola sulla solidarietà umana. Sorprendente Virginia Raffaele i netto miglioramento che va al di là delle sue imitazioni ( per la quale è conosciuta nonostante un buon curricula cinematografico \ teatrale ) che hanno dato fastidio e creato polemiche e fastido del potere politico \ intellettuale
Valerio Sammarco del Cinematografo afferma che il film mantiene in tutta la durata «un’indiscutibile vitalità», trovando tuttavia «qualche linea narrativa di troppo» come il tema dell'omosessualità adolescenziale. Ma che sinceramente a mio avviso non da fastidio anzi il contrario è un valore aggiunto . Il recensore sottolinea che sia leggibile la «consueta cifra» del regista, sebbene vi siano affinità riguardo agli aspetti culturali visibili in Io speriamo che me la cavo e benvenuti al sud Riccardo Milani torna a scegliere Antonio Albanese come suo alter ego, con cui condivide le caratteristiche di generosità d'animo, impegno civile e comune decenza, facendone un eroe per caso, come era successo anche nel suo recente Grazie ragazzi.Una bella La colonna sonora originale è stata composta da Piernicola Di Muro e si compone di undici tracce. Le due canzoni del cantautore abruzzese Ivan Graziani presenti nel film sono Agnese e Taglia la testa al gallo, entrambe incluse nell'album Agnese dolce Agnese pubblicato nel 1979.Ottime le fotofrafie el Abruzzo nelle località montane del parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise di Pescasseroli, Opi, val Fondillo, Villetta Barrea, lago di Barrea e Civitella Alfedena, nel paese abbandonato di Sperone e nella piana del Fucino a Gioia dei Marsi. Discrete le altre quelle con l'utilizzo di neve artificiale, sono state girate lungo la strada statale 83 Marsicana e nella città dell'Aquila, mentre quelle iniziali sono state realizzate a Roma. Ora La formula cinematografica non è nuova, e attinge appunto tanto a Benvenuti al Sud quanto a Io speriamo che me la cavo, ma anche a Baby Boom e ad un film precedente dello stesso Milani, Come un gatto in tangenziale (sempre protagonista Albanese), sia per il contrasto fra due provenienze sociali opposte, sia per il bagno di realtà che Michele, votato ad un'ideologia bucolica di sostenibilità ambientale, dovrà fare a confronto con una popolazione immersa in una natura non sempre amena, e stanca della fatica ingrata che comporta fare gli agricoltori in certe zone d'Italia.
E' vero che La sceneggiatura, di Milani e Michele Astori, dipinge forse gli abruzzesi come un po' troppo arretrati, e c'è anche qualche caduta di tono a scopo comico, come il suggerimento che un bambino marocchino "puzzi" (sarebbe bastato evidenziare che la bambina che lo dice riecheggia il pregiudizio del padre) o l'equiparare un ritardo cognitivo a "fare lo scemo" di alcuni abitanti di Rupe. Ma in generale si avverte il genuino affetto che Milani ha per la sua terra di origine, e il suo rispetto per l'istituzione scolastica come baluardo di civiltà. È interessante anche il modo in cui la sceneggiatura inserisce certi accomodamenti all'italiana come un tentativo di raddrizzare le storture della burocrazia, invece che di frodare le istituzioni.
Albanese è come al solito all'altezza del ruolo, ma sorprende per il miglioramento in woirdo progress come ho già scritto nelle righe precedenti per efficacia Virginia Raffaele sia per la capacità di calarsi a fondo, lei romana, nell'accento di sua madre, sia per quella di impersonare in modo riconoscibile una delle tante figure scolastiche che combattono una quotidiana battaglia per difendere il diritto all'apprendimento dei bambini, e aggiornarlo con corsi di storytelling, educazione digitale e sessuale che non sono solo goffi tentativi di seguire i trend del momento ma argini all'isolamento e all'oscurantismo: e anche su questo Milani evita di romanticizzare la realtà locale.
Un mondo a parte è una favola intenzionata a tradurre in forma di commedia popolare un depauperamento tangibile e lo spettro di una generale rassegnazione "a perdere una cosa dopo l'altra", riconducendoci ad un principio base di solidarietà umana. Nella sua semplicità ha molto cuore, e chiude su Ivan Graziani, abruzzese doc, che incarna nella sua musica la sincerità delle intenzioni artistiche. E siamo abbastanza certi che il tormentone "la montagna lo fa" diventerà...virale.
Ecco che Vedi Antonio Albanese arrancare per una strada di montagna, quasi inghiottito dalla neve, lo vedi bloccarsi con le ruote che non vanno né avanti né indietro, e un lupo che lo guarda. E pensi: “Ecco," dira qulcuno " un altro film come Benvenuti al Sud, con qualcuno che si ritrova in un paesino di un’Italia ignota, con mille difficoltà da superare, e che alla fine si innamorerà di quel paesino finendo per rimanerci ". Infatti agli amanti del cinema italiano sembra di aver già visto questa storia, di quest’Italia di paesini, innocente e comica, senza trucco ma con un gran cuore, che ti gira dentro gli occhi fin da Pane, amore e fantasia, per arrivare a due film girati poco più giù, Basilicata coast to coast e Un paese quasi perfetto. Tanti piccoli paesi quasi perfetti, abbiamo visto nel cinema italiano degli ultimi anni. Buoni per ambientarci una favola, per raccontarci che l’Italia è ancora bella, che non siamo brutti, sporchi e cattivi e che esiste un anche un altritalia ( cit musicale )
una immersione in libri fantastici: sia nel senso di bellissimi, sia nel senso di appartenere a generi che possono essere ricondotti sotto l’ampio cappello della letteratura fantastica. Fantascienza, hard sci-fi, speculative fiction, fantasy: sono nomi e categorie che hanno la loro dignità, non c’è dubbio, anche se spesso nascondono il pericolo di chiudersi in nicchie; ma è veramente così importante spaccare il capello in quattro nelle classificazioni?
Mentre il mese scorso vi abbiamo suggerito libri corti composti da racconti brevi, perfetti per letture mordi e fuggi sotto l’ombrellone, o in altre modalità vacanziere, il libri di questo mese hanno anche la caratteristica della lunghezza: costruiscono mondi, disegnano universi, e quindi hanno bisogno di spazio. Ma nessun timore, perché peso non equivale a pesantezza. Ecco i libri fantastici da leggere quando la realtà ci sta stretta, tenendo presente due cose. La prima: quando parliamo di realtà insopportabile, intendiamo la realtà apparente, quella quotidiana, concreta ma illusoria. Come già diceva Montale (“gli scorni di chi crede / che la realtà sia quella che si vede”) e come insegna Edoardo Camurri in un libro di cui abbiamo parlato di recente, c’è un’altra Realtà oltre questa, e uno dei modi per accedervi è proprio la lettura. La seconda: la letteratura fantastica è spesso accusata - ancora nel 2024, sì! - di essere letteratura d’evasione, moralmente inferiore rispetto a una supposta letteratura impegnata, solo perché non aderisce ai canoni del realismo. A queste osservazioni, oggi e sempre non c’è modo di rispondere migliore delle parole di Ursula LeGuin: non confondiamo la fuga del disertore con l’evasione del prigioniero.
Questo romanzo è stato definito uno dei capolavori della letteratura in lingua inglese di tutti i tempi, e Alasdair Gray (quello di Povere creature!, da cui il film di Lanthimos) - viene accostato nientemeno che a James Joyce, Orwell e Lewis Carroll; oltre il pur ampio ambito dell’inglese, c’è chi ha scomodato Kafka e Dante. Per dare un’idea della vastità e della complessità di Lanark. Opera che in origine era uscita in quattro libri, e che ora Safarà ripropone in un unico volumone, sempre nell’eccellente traduzione di Enrico Terrinoni. A dimostrazione che distinguere tra realismo e fantastico è una roba da bacchettoni, Lanark è ambientato nella dura e asfittica città di Glasgow, Scozia, e nell’altrettanto angosciante ma del tutto immaginaria città sotterranea di Unthank. Critica sociale e politica non ne risultano affievolite ma anzi esaltate; e l’alternarsi di registri e stili - moderno, postmoderno, sperimentale, avanguardia - contribuisce a dare una visione a tutto tondo della storia dell’uomo, della Storia dell’Uomo.
Shelley Jackson, Riddance
Altro romanzo che parte dal reale per sconfinare subito nel fantasmagorico è Riddance. Shelley (non Shirley) Jackson è una scrittrice, ma anche un’artista contemporanea: la sua opera più nota, e realizzazione più clamorosa, è un racconto di circa duemila parole che però non sono state stampate su carta, ma tatuate su circa duemila volontari, una ciascuno; un’opera vivente, mobile, diffusa.Con lo stesso approccio innovativo da decoupage, Jackson racconta una storia fatta di ritagli, frammenti, documenti inventati, trascrizioni radiofoniche dall’aldilà. Perché sì, l’idea di partenza è quella che le persone balbuzienti, così in difficoltà con la propria voce, siano in grado di dare voce ai morti: o almeno così la pensava la fondatrice dell’Istituto Professionale Sybil Joines per Portavoce di Fantasmi e Giovani dalle Bocche Udenti. Menzione speciale alla traduttrice, Valentina Maini - e per saperne di più leggere la nostra recensione. Strabiliante come una performance, appassionante come un giallo.
Dietmar Dath, L’abolizione delle specie
Con l’opera dello scrittore tedesco Dietmar Dath siamo all’incrocio impossibile ed esplosivo tra cyberpunk, fantasy e favolistica allegorica stile Esopo. Il titolo echeggia ovviamente il darwiniano L’origine delle specie, e mantiene esattamente quello che promette. Senza tanti complimenti, riguardi o spiegazioni, il lettore è gettato in un mondo che si intuisce essere (stato) il nostro, ma in cui qualcosa è andato storto. O forse, dritto: perché dopo millenni di feroce dominazione umana, le cose sono cambiate. Ci sono state delle mutazioni e ora la Terra è abitata dai Gente, incroci tra sapiens e altri animali; mentre i discendenti dei nostri simili se la passano maluccio, anche se tentano di rialzare il capo, e ai margini del mondo creature semi-viventi di natura ancora più ibrida e indefinibile cominciano a prendere forma… In effetti L’abolizione delle specie (traduzione anche qui per nulla semplice di Paola Del Zoppo) non è solo una favoletta anti specista, pur se l’intento militante è ovvio: non viene dipinto un idillio a fronte della barbarie precedente (attuale). E soprattutto la storia non è statica, ma anzi si proietta nel futuro per altri mille e passa anni. Visionario.
Eliza Chan, Fathomfolk
Creature miste popolano anche il mondo di Fathomfolk, ma non sono mezze umane mezze animali, bensì mezze donne mezze sirene - già di per sé un ibrido fantastico. E però la razza dominante è ancora quella umana, mentre il popolo del mare è discriminato.Fathomfolk è il bell’esordio di Eliza Chan, di famiglia cinese ma nata in Scozia: potrebbe essere definito schiettamente fantasy, anche se la sua peculiarità è proprio quella di pescare non in una ma in due tradizioni mitologiche ben distanti, le leggende dell’estremo oriente e il folklore britannico. L’ibridazione, in questo caso letteraria, riesce armonica, e Chan ci mette del suo. Il libro, tradotto da Laura Miccoli, fa parte del primo giro di uscite di Ne/oN Libri, nuovo marchio delle Edizioni E/O dedicato alla narrativa fantastica e di genere. Buon viaggio a loro, e a noi.
in quanto molti ( compreso a volte il sottoscritto ) si lametano del cambio del tempo e si vantano con foto \ video sui social dei funghi o delle castagne
Un mio cugino acquisito mi ha mandato questa vignetta di topolino ( foto a sinistra ) . Ma in realta alll'inizio ufficiale , cioè quello astrologico mancano 8 giorni.Infatti quest'anno il Primo giorno d’autunno cade il 22 settembre (domenica). L’autunno è la stagione che viene associata alla decadenza. I giorni non sono più così caldi, le serate diventano fredde. Si ritorna alla scuola e al lavoro. Si cambia il paesaggio d'intorno. Le foglie cadono dagli alberi. E i raggi del sole non bruciano più come prima.Ma come ho già nei post auttunali degli anni precedenti , non è solo grigiore o maliconia , ma anche esplosione di colori , infatti le foglie prima di cadere assumono colori stupendi . Infatti Il nome d’autunno deriva dal latino “autumnus” che significa “arricchire” e si riferisce alla stagione ricca dei raccolti del grano, dell'erbe e della frutta che contadini accumulano alla fine dell’estate e l’inizio d’autunno. Infatti si distingue fra : Autunno astrologico L’inizio dell’autunno astrologico nell’emisfero boreale accade di solito fra il 21 e il 23 settembre. Raramente tra il 21 e il 24 di settembre. La data varia in base alla differenza fra la durata dell’anno e dipende dall’equinozio d’autunno. L’equinozio significa un’uguale durata tra il giorno e la notte. Quel evento astronomico accade due volte durante l’anno solare. Il momento dell’equinozio d’autunno viene definito il base alla posizione del sole, e accade quando il sole si trova allo zenit dell’equatore. La fine dell'autunno accade il 21 dicembre, giorno del solstizio invernale.Non ovunque sulla Terra l’autunno accade in quelle date. Nell’emisfero australe, nella parte opposta del globo, durante il nostro autunno è la primavera. E lì, l’autunno accade dal 21 marzo fino al 21 giugno.
e Autunno meteorologico Dal punto di vista della meteorologia, la stagione dell'autunno va dal 1 settembre fino al 30 novembre.
Una stagione come dicevo nelle righe precedenti ricca di Simboli e tradizioni dell’equinozio d’autunno.In Italia, il primo giorno d'autunno associamo con il melograno e le more, le frutte connesse con le leggende di quel giorno e con la stagione del fine d’estate. Nei Paesi Anglosassoni si festeggia Harvest Festival - la festa del raccolto. La festività celebra la tradizione dell’ultimo raccolto. In passato era una forma di gratitudine agli dèi pagani per i raccolti che sono stati completati durante l’estate. Una festa simile è festeggiata anche in alcuni paesi dell’Europa continentale. Molta gente si accumula quel giorno a Machu Picchu, in Perù, per osservare il sole e una roccia particolare. Questa pietra, in momento dell’equinozio d'autunno non proietta nessuna ombra. Perciò la roccia si chiama il “luogo che lega il sole”.
infatti come ogni anno inizio ad assaporarne il suo fascino in quanto non è solo malinconia e tristezza ma : offre una ricca gamma di immagini e sensazioni che possono evocare emozioni complesse. Molti poeti hanno descritto l'autunno come una stagione di transizione, in cui la natura si prepara al riposo invernale . Il cambiamento dei colori delle foglie la trasformazione della flora sono per molti poeti metafora della transitorietà della vita. A volte, invece, viene esplorato il senso di malinconia e nostalgia. La diminuzione delle ore di luce diurna e il freddo crescente possono ispirare riflessioni sulla fugacità del tempo e sulla caducità della vita. La natura che si prepara per l'inverno può essere vista come simbolo della vita umana e del suo ciclo naturale, portando alcuni poeti a riflettere sulla mortalità e sulla fragilità dell'esistenza. L'autunno è, per alcuni, la stagione dell'amore: In alcuni casi, l'autunno può essere associato a tematiche romantiche. La freschezza nell'aria e l'atmosfera di cambiamento possono ispirare l'amore e le relazioni. Infatti Poeti famosi come John Keats, Emily Dickinson e Robert Frost hanno scritto poesie significative sull'autunno, catturando la sua bellezza e la complessità emotiva che porta con sé. In generale, l'autunno offre agli artisti un terreno fertile per esplorare una vasta gamma di emozioni e concetti attraverso la forma poetica. ecco l'elenco
“[…] Quando la tempesta sarà finita, probabilmente non saprai neanche tu come hai fatto ad attraversarla e a uscirne vivo. Anzi, non sarai neanche sicuro se sia finita per davvero. Ma su un punto non c’è dubbio. Ed è che tu, uscito da quel vento, non sarai lo stesso che vi è entrato.“ (Haruki Murakami in “Kafka sulla spiaggia 2002 )
sono riuscito ad uscire o quasi dalla tempesta dopo quelo che ho in questi ultimi 6 mesi vedere i precedenti post della triologia anche la maliconia può essere preziosa e quelli ad essa collegati viene rappresentato da questa vecchia canzone di Bob dylan
come ci sono arrivato ? con perseveranza , auto analisi , voglia d'evitare di ricadere e di ritornare a quando stavo male cioè soffrivo dellaconvinzione di valere poco, un’eccessiva preoccupazione per il rifiuto o per le critiche, la paura radicata di fallire sono condizioni che
caratterizzano chi è affetto da disturbo evitante di personalità. Una condizione psichiatrica da trattare con attenzione, per evitare in chi ne soffre, la sofferenza di sentirsi inadeguati. da cui sono uscito anche se ognoi tanto ci ritorno grazie all'auto analisi , al mio analista . Ma soprattutto perchè << (.. ) Distruggere il proprio ego [o almeno ua parte d'esso aggiunta mia ] è una pratica fondamentale (....) >> ( Giovanni Lindo Ferretti in una recente intervista su il fatto quotridiano mi pare del 19 ottobtre se non ricordo male ) .
E poi Morire è un pezzo del vivere, e se hai un buon ( o quasi ) rapporto col vivere non puoi non avere un buon rapporto anche con la morte. Nelle grandi città la morte è stata allontanata, mentre in campagna cioè nei borghi o piccoli paesi bidde come li chiamiamo qui in Sardegna è ancora una presenza vitale. Infatti Se togli la morte, amputi la vita . Anche se però non sempre riesco ad essere fedelke a tale proposito perchè , sarà perchè confondo a morte interiore con quella fisica , dico sempre viva la vida muerte al muerte . E poi
come ho già detto o nelle storie riportate dalla morte rinasce la vita , ecco perchè i miei post sulle tradizioni dei defunti riti che oggi omologhiamo in Halloween . Ma soprattutto la morte è naturale altrimenti si finirebbe conme nel racconto Le intermittenze della morte di José Saramago
Quindo per concludere ho deciso piuttosto che rimanere un una posizione attendista cioè ad aspettare Godot d'attraversare la tempesta cioè la situazione di incertezza, la sensazione di non sapere a cosa si va incontro che conduce alla paura di sbagliare, e di conseguenza di trovarsi di fronte a situazioni difficili da gestire.
Una bella canzone malinconica come This Wandering Day cantata all'inizio del 5 episodio della 1 stagione della saga di Rings of Power ( gli anelli del potere ) in questo primo giorno d'autunno è quello che ci vuole . Infatti , dopo un esito bruttissimo ( infatti forse devo operarmi per osteo artrosi ance questa ci mancava ai problemi di salute ) di una radiografia del bacino , ho capito devo continuare ( vedere i post della triologia : anche la malinconia può essere preziosa ) come ho fatto per i tristi eventi luttuosi avvenuti tra la primavera e l'estate , a trasformare in risorsa la tristezza e malinconia
ed accettare ed convivere con i problemi di salute vecchi e nuovi
Non potrai mai attraversare l’oceano se non hai il coraggio di perdere di vista la riva. da facebook
La malinconia e la tristezza di cui parlavo nei post precedenti ( III ) sta passando ed il viaggio verso la luce è a buon punto . Infatti Ho deciso quale luce seguire dopo aver toccato l'oscurità . la vita sta rincominciando ed le nubi si stanno ( o quasi ) dissolvendo . E si ritorna al solito tran tran fino alla prossima batosta o gioia dipende da cosa troviamo durante il cammino . Indubbio se percorrere una retta via o una via contorta con curve perchè : << .... Ci vuole un fisico bestiale \ il mondo è un grande ospedale\ e siamo tutti un po' malati \ma siamo anche un po' dottori\E siamo tutti molto ignoranti sì, ignoranti sì \ma siamo anche un po' insegnanti sai, insegnanti sai \Ci vuole un fisico bestiale \perché siam barche in mezzo al mare ... >> L'unica cosa certa ( vedere meme sinistra ) è quella dell'uso del cuore e dellla mente anche se non semre ci si riesce
galleria de gli Anelli del potere prequel del Hobbit e del signore degli Anelli tratta dalla pagina di primevideo sulla saga
Ma questo fa parte del percorso di ciascuno di noi l'importante è andare perchè alla fine di viaggio c'è sempre un viaggio da rincominciare . Allenandoci sia mentalmente che spiritualmente perchè
[...] Ci vuole molto allenamento, allenamento sai, per stare dritti contro il vento sai, contro il vento sai [...]
Ed proprio sule note di non è tempo per noi di Luciano Ligabue l'ultima della colonna sonora del post odierno vi saluto e al prossimo post
"A settembre succedono giorni di cielo sceso in terra. Si abbassa il ponte levatoio del suo castello in aria e giù per una scala azzurra il cielo si appoggia per un poco al suolo." Erri De Luca🌾🌾🍂🍁🍇
Di solito tutti gli anni vedevo il periodo che va dalla fine d'agosto ai primi di Settembre il nono mese dell'anno secondo il calendario gregoriano ed è il primo mese dell' autunno nell'emisfero boreale
ed il primo della primavera nell'emisfero australe come qualcosa di malinconico \ triste e ritorno al solito tram tram \ routine . Come testimonia la striscia dei fumetti di penauts riportata sotto . Ma stavolta , cazzeggiando in rete , grazie alla canzone suggerita che si sente in sottofondo e ad una storia di un mio contatto di facebook , ne ho scoperto l'utilità un altro lato . infatti posso dire almeno.per quest'anno che , come un famoso film Odio l'estate , la mia stagione insieme alla primavera preferita . Mi ci vuole un po' di malinconia per archiviare un estate di merda fra covid , afa , lutti , noia , una campagna elettorale violenta ed aggressiva fatta : d'insulti, fakenews demagogia ed propaganda . Infatti come dal titolo del post la malinconia in certi momenti può essere preziosa
Con un felice paradosso il celebre scrittore Victor Hugo definì la malinconia “la gioia di sentirsi tristi”. Una gioia difficile da afferrare, legata spesso ad un dolce indugiare nella propria fantasia volto a ricercare non di rado una bellezza, un qualcosa, dai contorni sfumati: un amore che non è mai arrivato realmente, un sogno nel cassetto a cui si guarda con un piacevole mix di desiderio e rassegnazione. A differenza della nostalgia, nella quale si soffre per l’assenza di un passato ben specifico, la malinconia rimane uno stato d’animo di fondo maggiormente indeterminato. Un cuscino morbido, nel quale trovare un certo ristoro. “I migliori momenti dell’amore sono quelli di una quieta e dolce malinconia dove tu piangi e non sai di che , e quasi ti rassegni riposatamente a una sventura e non sai quale”, scrive Giacomo Leopardi nello Zibaldone con parole non lontane dal “naufragar m’è dolce in questo mare” che ritroveremo nella lirica più celebre, L’Infinito, dello stesso Leopardi. Per altri poeti .... segue in << Malinconia e Melanconia Psicologo Dott. Luca Zucconi Frosinone e dintorni >> ( su psicologofrosinone.it)
Ieri il consueto turno del sabato mattina all'associazione del commercio solidale si è rilevato più impegnato del previsto perchè il prezzo degli articoli da prezzare e sistemare non risultava in bolla e quindi oltre a servire i clienti e prezzarli si doveva cercare sul sito di dei consorzi l'articolo con il relativo prezzo .
Quindi la sera , anche se per cazzeggio o cercare storie per il blog non avevo tanta voglia ho deciso d'evadere camminando . Ho provato a chiamare gli amici ,ma tra partner e famiglia con figli , erano impegnati o non rispondevano al telefono . Ed ecco che come sempre solitario come sempre o quasi ( il risultato di non aver legami sentimentali o matrimoniali ) e d'essere troppo libero ed indigesto per gli amici sono andato a camminare tra i viali alberati ed il boschetto del mio paese ( ne trovate nel post le foto )
ne ho approfittato per immergimi nei colori autunnali che fanno si che l'autunno triste di per se sia allo stesso tempo una stagione da colori bellissimi come la primavera .
Ora alcuni penseranno che << Così facendo ti perdi una parte di vita . che stia facendo l'elogio della solitudine o dell'individualismo asociale , dello zitellaggio >> Oppure che mi voglia male
***** nel senso Fig., di persona o cosa, insopportabile, difficile a tollerarsi: quell’uomo mi è proprio i.; una conversazione, una lettura i., molto noiosa. se nessuno mi cerca per uscire o per chiedermi come sto un motivo ci sarà ?
Giuseppe Scano la gente forse pensa che tu sia felice ed appagato nella tua solitudine e non ti cerca per questo....non ci sono motivi a volte se non si è cercati
Vero un certo senso si sto facendo un elogio d'essa . Ma allo stesso tempo ho voluto mettere in evidenza un altro lato della solitudine quella che https://spettacolo.periodicodaily.com/elogio-della-solitudine/recensendo \ analizzando questa introduzione che Fabrizio de Andrè faceva ad Anime Salve
chiama Il privilegio della solitudine.
“Si sa, non tutti se la possono permettere (…) solitario è un politico fottuto di solito.“ Queste prime parole tratte dall’elogio della solitudine, ci donano un nuovo paio di lenti, al fine di osservare da un punto di vista insolito il fenomeno in analisi. Per quanto sovente la solitudine sia vista in maniera negativa, e in effetti in certi casi lo sia, De André ci tiene a descriverla inizialmente come una sorta di privilegio.
Infatti, se si riflette bene, questa connotazione è perfettamente sensata. Basti pensare, ad esempio, a chi vive nel disagio della malattia. A tutti coloro che desidererebbero anche solo un briciolo di solitudine, poiché quest’ultima sarebbe sinonimo d’indipendenza.
Dobbiamo inoltre riconoscere che, nonostante la nostra vita sia immersa nel sociale spesso ci porti a ricercare la solitudine, non sempre ciò si riveli facile. Nessuno può vivere completamente solo.
Da soli si cresce, ma si hanno a disposizione minori occasioni confronto. E confrontarsi ci rende adulti. Da soli non si guadagna da vivere. Che sia il politico, o l’artigiano, tutti necessitiamo d’interazioni umane al fine di poterci permettere la vita.
<<Però, sostanzialmente quando si può rimanere soli con se stessi (…) dalla foglia che spunta di notte in un campo fino alle stelle.>>
Nella lingua italiana, la parola solitudine delinea un individuo solo, privo di compagnia; che ciò abbia una connotazione negativa o meno, lo stabiliamo noi.
Al contrario, in inglese esistono due termini distinti per indicare la solitudine: “loneliness” e “solitude“. Il primo, descrive la sensazione di tristezza e disagio causata dal sentirsi soli nell’affrontare la vita. Invece, “solitude“, si potrebbe definire come una “solitudine per scelta“. Ed è proprio questa la tipologia di solitudine che De André descrive in questi versi. Ed ecco che concordo con il sito prima citato << Scegliere d’isolarsi, non significa, in questo caso, annullarsi, voler evitare di guardare il mondo e di riflettersi su di esso. L’autore propone la solitudine come mezzo di conoscenza del circostante. Ritrovarsi soli, può rivelarsi un’occasione preziosa per guardare il mondo con occhi nuovi. Esonerandosi dalla vita sociale, ci si allena a osservare i dettagli. Si apprende a dare importanza a ogni singola cosa, a ricercarne il significato. Alla fine, si giunge alla comprensione che anche noi stessi non siamo altro che un dettaglio della natura. E in quanto tale, meritiamo importanza, possediamo un senso di esistere. L’elogio della solitudine può avere come altro scopo, il ritrovamento di un senso della vita perduto.>> Essa può fungere da introspezione: conoscere se stessi << E ci si riesce ad accordare meglio con questo circostante, si riesce a pensare meglio ai propri problemi (…) credo che si possano trovare soluzioni anche per gli altri.“>>
Non solo il circostante. De André, nel suo elogio della solitudine, desidera fare chiarezza su un altro punto focale: quello della conoscenza di se stessi.
Qual è il comportamento che assumiamo nel momento in cui incontriamo una persona nuova? Se quest’ultima ci risulta interessante, a poco a poco vorremo sapere tutto di lei, o perlomeno, più informazioni possibili. Le chiederemo della sua storia, dei suoi gusti personali, delle sue esperienze. Di volta in volta osserveremo i suoi gesti, le sue abitudini, le sue caratteristiche più intime.
E noi?
Lo facciamo perché per farsi un’idea di un determinato soggetto, è fondamentale per conoscerlo. Se siamo però così costantemente concentrati sugli altri, possiamo veramente affermare di conoscere noi stessi? Siamo davvero amici della nostra persona?
Quesiti apparentemente banali, poiché tutti siamo convinti di conoscere noi stessi meglio di chiunque altro. Eppure, non è sempre così. E a questo scopo, la solitudine ci viene in aiuto. E’ infatti solo facendo un passo indietro dalla società, che riusciamo a riscoprire la nostra essenza. Nella solitudine, spariscono le influenze, diminuiscono i rumori di sottofondo, si attenuano le luci. E restiamo noi. Noi, e il nostro elogio della solitudine.
quindi non mi sto privando di nessun aspetto della vita o smettendo di amare le donne o del volermi fare una famiglia ma visti i risultati delle mie ricerche ( voi done siete strane uno vi chiede d'uscire o vi da il suo numero di telefono e voi subito lo rimuovete o lo mandate a quel paese credendo che voglia subito ..... ci siamo capiti 😜😉 ) ho smesso di cecare