In una malinconica giornata tra autunno ( inziato da poco astronomicamete ) e inverno , in una tv ancora estiva ho visto su primevideo il commovente ed bellissimo film Un mondo a parte un film del 2024 scritto e diretto da Riccardo Milani con Antonio Albanese e Virginia Raffaele . Un film che secondo (ci ha azzeccato in pieno ) Flavio Natalia di Ciak la regia di Milani basata sul «raccontare l’umanità delle persone con la chiave della commedia» riesce a «calarci in realtà rurali molto più diffuse di quanto si pensi . Raccontare l’umanità delle persone con la chiave della commedia» riesce a «calarci in realtà rurali molto più diffuse di quanto si pensi».IL regista «mettere in luce un
fenomeno spessissimo trascurato come la scomparsa di comunità rurali e montane. Infatti alcuni critici hanno affermato riguardo alla tematica che vi siano solo « un paio di situazioni che interrompono il ritmo oliato della storia » Si apprezza inoltre l'intervento di credibili attori per un giorno , sostenuti da una « credibile » Raffaele e « la mimica da fuoriclasse » di Albanese. Infatti Antonio Albanese è ancora una volta all'altezza, in una favola sulla solidarietà umana. Sorprendente Virginia Raffaele i netto miglioramento che va al di là delle sue imitazioni ( per la quale è conosciuta nonostante un buon curricula cinematografico \ teatrale ) che hanno dato fastidio e creato polemiche e fastido del potere politico \ intellettuale
Valerio Sammarco del Cinematografo afferma che il film mantiene in tutta la durata «un’indiscutibile vitalità», trovando tuttavia «qualche linea narrativa di troppo» come il tema dell'omosessualità adolescenziale. Ma che sinceramente a mio avviso non da fastidio anzi il contrario è un valore aggiunto . Il recensore sottolinea che sia leggibile la «consueta cifra» del regista, sebbene vi siano affinità riguardo agli aspetti culturali visibili in Io speriamo che me la cavo e benvenuti al sud Riccardo Milani torna a scegliere Antonio Albanese come suo alter ego, con cui condivide le caratteristiche di generosità d'animo, impegno civile e comune decenza, facendone un eroe per caso, come era successo anche nel suo recente Grazie ragazzi.Una bella La colonna sonora originale è stata composta da Piernicola Di Muro e si compone di undici tracce. Le due canzoni del cantautore abruzzese Ivan Graziani presenti nel film sono Agnese e Taglia la testa al gallo, entrambe incluse nell'album Agnese dolce Agnese pubblicato nel 1979.Ottime le fotofrafie el Abruzzo nelle località montane del parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise di Pescasseroli, Opi, val Fondillo, Villetta Barrea, lago di Barrea e Civitella Alfedena, nel paese abbandonato di Sperone e nella piana del Fucino a Gioia dei Marsi. Discrete le altre quelle con l'utilizzo di neve artificiale, sono state girate lungo la strada statale 83 Marsicana e nella città dell'Aquila, mentre quelle iniziali sono state realizzate a Roma. Ora La formula cinematografica non è nuova, e attinge appunto tanto a Benvenuti al Sud quanto a Io speriamo che me la cavo, ma anche a Baby Boom e ad un film precedente dello stesso Milani, Come un gatto in tangenziale (sempre protagonista Albanese), sia per il contrasto fra due provenienze sociali opposte, sia per il bagno di realtà che Michele, votato ad un'ideologia bucolica di sostenibilità ambientale, dovrà fare a confronto con una popolazione immersa in una natura non sempre amena, e stanca della fatica ingrata che comporta fare gli agricoltori in certe zone d'Italia.
E' vero che La sceneggiatura, di Milani e Michele Astori, dipinge forse gli abruzzesi come un po' troppo arretrati, e c'è anche qualche caduta di tono a scopo comico, come il suggerimento che un bambino marocchino "puzzi" (sarebbe bastato evidenziare che la bambina che lo dice riecheggia il pregiudizio del padre) o l'equiparare un ritardo cognitivo a "fare lo scemo" di alcuni abitanti di Rupe. Ma in generale si avverte il genuino affetto che Milani ha per la sua terra di origine, e il suo rispetto per l'istituzione scolastica come baluardo di civiltà. È interessante anche il modo in cui la sceneggiatura inserisce certi accomodamenti all'italiana come un tentativo di raddrizzare le storture della burocrazia, invece che di frodare le istituzioni.
Albanese è come al solito all'altezza del ruolo, ma sorprende per il miglioramento in woirdo progress come ho già scritto nelle righe precedenti per efficacia Virginia Raffaele sia per la capacità di calarsi a fondo, lei romana, nell'accento di sua madre, sia per quella di impersonare in modo riconoscibile una delle tante figure scolastiche che combattono una quotidiana battaglia per difendere il diritto all'apprendimento dei bambini, e aggiornarlo con corsi di storytelling, educazione digitale e sessuale che non sono solo goffi tentativi di seguire i trend del momento ma argini all'isolamento e all'oscurantismo: e anche su questo Milani evita di romanticizzare la realtà locale.
Un mondo a parte è una favola intenzionata a tradurre in forma di commedia popolare un depauperamento tangibile e lo spettro di una generale rassegnazione "a perdere una cosa dopo l'altra", riconducendoci ad un principio base di solidarietà umana. Nella sua semplicità ha molto cuore, e chiude su Ivan Graziani, abruzzese doc, che incarna nella sua musica la sincerità delle intenzioni artistiche. E siamo abbastanza certi che il tormentone "la montagna lo fa" diventerà...virale.
Ecco che Vedi Antonio Albanese arrancare per una strada di montagna, quasi inghiottito dalla neve, lo vedi bloccarsi con le ruote che non vanno né avanti né indietro, e un lupo che lo guarda. E pensi: “Ecco," dira qulcuno " un altro film come Benvenuti al Sud, con qualcuno che si ritrova in un paesino di un’Italia ignota, con mille difficoltà da superare, e che alla fine si innamorerà di quel paesino finendo per rimanerci ". Infatti agli amanti del cinema italiano sembra di aver già visto questa storia, di quest’Italia di paesini, innocente e comica, senza trucco ma con un gran cuore, che ti gira dentro gli occhi fin da Pane, amore e fantasia, per arrivare a due film girati poco più giù, Basilicata coast to coast e Un paese quasi perfetto. Tanti piccoli paesi quasi perfetti, abbiamo visto nel cinema italiano degli ultimi anni. Buoni per ambientarci una favola, per raccontarci che l’Italia è ancora bella, che non siamo brutti, sporchi e cattivi e che esiste un anche un altritalia ( cit musicale )
Ieri un sabato notte uggioso ed piovoso nel panorama Rai e Mediaset ( o MediasetRai se preferite ) tardo primaverile \ estivo fatto di repliche e di programmi insulsi ho visto sulla piattaforma primevideo il film le 8 montagne . Un film che Sull'aggregatore di recensioni Rotten Tomatoes , l'89% delle 81 recensioni dei critici è risultata positiva, con una valutazione media di 7,9/10.[5] Il consenso del sito web recita: "Paziente, profondo e talvolta un po' pesante, Le otto montagne raggiunge vette mozzafiato nella sua attenta osservazione di un'intima amicizia". Su Metacritic, il film ha un punteggio medio ponderato di 78 su 100 basato su 28 critiche, indicando "recensioni favorevoli". Vincitore dei premi
Un bel film , un po' pesante come la maggior parte delle critiche e troppo lungo , ma bellissimo ed intenso . Una buona , da quel che mi hannno raccontato amici \ che che hanno letto il romanzo ed visto il film , la trasposizione cinematografica del romanzo omonimo di Paolo Cognetti Vincitore Premio Strega 2017 Vincitore Premio Strega Giovani 2017Vincitore del Premio ITAS del Libro di Montagna 2017. Sezione Migliore opera narrativa. La visione mi ha portato indietro nel tempo sia ai cartoni di Heidi e soprattutto a Sui monti con Annette (アルプス物語 わたしのアンネット Arupusu monogatari Watashi no Annetto?, lett. "Storia delle Alpi - La mia Annette") .una serie animata giapponese in 48 episodi prodotta dalla Nippon Animation, che fa parte del World Masterpiece Theater. È stata trasmessa in Giappone dal 9 gennaio al 25 dicembre 1983 sul network Fuji TV e in Italia su Italia 1 nel 1985.La serie è tratta dal libro per ragazzi Tesori tra la neve (Treasures of the snow) del 1950 di Patricia Saint John.
Ed al l film il vento fa il suo giro un film del 2005, diretto da Giorgio Diritti, basato su una storia realmente capitata a Ostana e osservata dallo sceneggiatore Fredo Valla. Il titolo riprende un proverbio occitano, col significato di "tutto ritorna".Si tratta di un film in lingua italiana, occitana e francese; queste ultime sono sottotitolate in italiano.
Il film Le 8 montagne come il romanzo è La storia di Pietro, del suo amico Bruno e del loro amore per la montagna. Esso ( il romanzo non l'ho letto ) è << un raffinato racconto di quanto può essere profondo l'amore che lega gli esseri umani» – Annie Proulx >> . Se il film è potente, universale e sempre umile, che non è la meno rilevante delle sue qualità , credo che lo sia anche il romanzo visto che è stato un caso editoriale a livello europeo . Infatti la montagna non è solo neve e dirupi, creste, torrenti, laghi, pascoli, cascate , boschi . La montagna è un modo di vivere la vita. Un passo davanti all'altro, silenzio, tempo e misura. Una bellissima storia di amicizia tra due ragazzi – e poi due uomini – cosí diversi da assomigliarsi, un viaggio avventuroso e spirituale fatto di fughe e tentativi di ritorno, alla continua ricerca di una strada per riconoscersi. Un perdersi ed un ritrovarsi . Non aspettatevi un film spensierato e sdolcinato , strappa lacrime come credevo anch'io all'inizio abituato ai cartoni animati di Heidi e d'Anette che hanno caratterizzato la mia infanzia , non farebbe per voi ,ma un film drammatico
Visivamente la serie si distingue per una qualità - passatemi il termine - cinematografica capace di lasciare secche molte produzioni analoghe.
Tante buone idee, a cominciare dalla costruzione della componente mitologica e di alcune linee narrative.
Di contro, le varie tessere della trama generale non sempre si incastrano a dovere, e certe soluzioni mi sono sembrate un po’ troppo alla buona.
Dopo una lunga e difficile scalata, capace di portare spettatori e fan di tutto il mondo in un'altalena fatta di alcuni alti e molti bassi, Il Signore degli Anelli anzi meglio gli Anelli del Potere \ The Rings of Power è arrivato alla fine della sua prima stagione. Per uno come me che ha letto il signore degli aneli senza le appendici perchè , alllì'epoca aveva 15\17 anni poco esperto di letteratura , le riteneva come delle semplici note e un qualcosa di supponente e borioso questa trasposizine cinermatografica mi è piaciuta abbastanza . Lo so che per giudicare il lavoro fatto su un classico della letteratura del secolo scorso si dovrebbe aspettare la fine delle stagioni e recensirlo nel suo complesso Ma già alla fine d'essa ci sono abbastanza elementi ,per poterlo fare , anche se in maniera parziale e non globale \ completa .
Vieniamo adesso alla recensione
Una bella fotografia , il competente anche l’utilizzo degli effetti visivi, che mescolato al lavoro sulle scenografie, a quello sui costumi (notevolissime, a proposito, le fogge di certe armature) e alle musiche composte da Bear McCreary è effettivamente riuscito a trascinarmi ed emozionarmi
Ho apprezzato anch'io : << (... ) la capacità della serie nel cogliere e portare a schermo il senso del mito,[ almeno dalla "lettura parziale " de il signore degli anelli ] tipico di Tolkien e presente soprattutto in opere come Il Silmarillion o Racconti incompiuti; quello stesso movimento che, fin dalla notte dei tempi, ha traghettato le storie dell’umanità nella cosiddetta sfera del sacro. (...) >> da Il Signore degli Anelli - Gli Anelli del Potere - La recensione di https://it.ign.com/
Infatti tutte e otto le puntate attraversano con grande efficienza fantastico e prosaico, religione e folclore, passando coerentemente tra i vari registri a seconda ci siano di mezzo le tradizioni di questa o quell’altra schiatta: gli elfi, per fare un esempio, abitano una dimensione di solenne alterità che giustifica scelte apparentemente controverse come l’ingresso a Valinor, praticato attraverso luce e musica, ma soprattutto la nuotata di Galadriel (Morfydd Clark), assolutamente pertinente nell’ottica “eroica” del personaggio, nonché capace di evocare un vero e proprio spazio mitico, deliberatamente iperbolico e vincolato a esigenze narrative, prima ancora che alla fisica o alla geografia. Essa è avvincente , con colpi di scena alcuni innaspettati altri prevvedibili anche ad intuito , ma buoni \ discreti e non banali ( almeno non totalmente ) nel suo complesso .
Da non esperto \ fans Tolkeriano ma da semplice lettore posso dire che c'è stato un buon addattamento dell'opera in questione tnto a riuscire a conquistare sia i lettori parziali , sia chi non ha mai letto l'opera di T . Infati se io fossi uno di quest ultimi vista la forte curiosità ed attrazione suscitata dallla visione della serie prequel andrei a leggere la sua opera o meglio le sue opere visto che sono tutte colegate . Infatti credo che mi rileggero iniziando dalle appendici il signore degli anellli cioè la storia , gli usi i costumi , ecc dei singoli popoli della terra di mezzo e poi l'hobbit . Ritrnando alla recensione , almeno fin ora , si è realizzato quanto Federico Guglielmi, ovvero il numero 4 del collettivo dei Wu Ming tra i fondatori nel 2014 l’Associazione Italiana Studi Tolkieniani
ovvero la ww.jrrtolkien.it, che in una manciata d’anni ha imposto un nuovo standard nell’approccio allo scrittore. Egli sul n°1793 venerdi repubblica del 29\7\2022 ( copertina a sinistra )
[....] A settembre arriva la serie su Amazon prime. Aspettative?
« Non ne ho. Spero soltanto che la montagna di denaro investita abbia prodotto una trama e una sceneggiatura che reggano, a prescindere dal grado di fedeltà all’originale. Se la nuova serie salvaguardasse il senso delle storie narrate nel Silmarillion (opera che venne pubblicata nel 1977 e che può essere definita come la base del Signore degli Anelli e dell’Hobbit ) senza banalizzarle, sarebbe già un risultato di cui rallegrarsi
Una conferma ulteriore conferma dell'aspettativa la si trova nelle dichiarazioni degli stessi registi sempre sul venerdi di repubblica prina citato [... ] « Ci siamo affidati allo stesso Tolkien. In una delle sue lettere, la 131, indirizzata all’editore Milton Waldman, spiegava che quello che lui voleva fare era creare una mitologia che potesse “lasciare spazio ad altre menti e altre mani, capaci di maneggiare pittura, musica, drammaturgia”. Sperava che altri avrebbero portato avanti quelle storie, allargato i confini». Una missione che ha trovato i missionari giusti. «Gli Anelli del Potere è la Grande Storia mai scritta da Tolkien. Nei libri non c’è perché l’abbiamo costruita confrontandoci anche con studiosi tolkeniani di rango come Tom Shippey. Abbiamo seguito le indicazioni di Tolkien come i marinai seguono le rotte tracciate dalle stelle», romanticizza Payne, unendo personaggi, luoghi, frammenti, che sono tutti sparsi nelle annotazioni. Infatti ,ad avermi convinto Soprattutto è stata la caratterizzazione del misterioso Straniero
interpretato secondo me magistralemte da Daniel Weyman, forse il personaggio più intrigante per le implicazioni sovrannaturali che si porta appresso, quanto per come vengono espresse a livello visivo e narrativo , tanto che io ed altri siti l'hanno fin quasi all'ultima puntata scambiato per Sauron . Inoltre sempre secondo Ing Italia << ( .... ) lo Straniero rappresenta il primo tassello di un gioco di svelamento ai limiti del giallo esteso progressivamente anche ad altri personaggi, e che per quanto mi riguarda ha contribuito moltissimo al fascino di questa stagione: trovo sempre stimolante quando una serie approfitta della propria, ehm, serialità per mettersi a giocare col pubblico, a maggior ragione se detto pubblico attraversa uno spettro variabile tra i casual di Jackson e i filologi tolkieniani pronti a strapparsi i capelli al grido di “IMPOSSIBILE SIA GANDAAALF, SIAMO NELLA SECONDA ERAAAA !.>> Finite le sviolinate, è il momento di passare alle cose che non mi sono piaciute o mi hanno lasciato un po' perplesso ma no troppo visto che sia gli sceneggiatotri ed il cast sono fatti da esordienti che si stanno cimentando con qualcosa più grande di loro oltre che d'inesplorato a livello di trasposizione delle opere di Tolkien .
La gestione generale dell’intreccio, al modo – spesso meccanico se non addirittura pretestuoso – con cui autori e autrici hanno scelto di far convergere le varie trame, e all’eccesso di deus ex machina, soprattutto se ripenso a una certa faccenda più prossima all’idraulica e alla geologia, che al fantasy.Tale mancanza di coesione genera dei veri e propri saliscendi qualitativi che finiscono per impicciare intere puntate, laddove - per esempio - tra le prime e le seconde due c’è un abisso, in termini di efficienza, e non solo per la presenza di momenti “Occhi del cuore”, tipo il capopopolo che aizza la brava gente di Númenor o la cavalcata al ralenti di Galadriel (anche perché, se parliamo di faccende “cheap” niente batte la trasformazione di una certa scritta).
Insomma, è un casino, giuro. Da una parte vorrei solo crederci fortissimo e abbandonarmi alla qualità (“qualità, qualità”) della messa in scena, sperando che le basi gettate dal finale di questa prima stagione sostengano, nel corso delle prossime, un racconto più centrato; dall’altra, una parte di me ci è rimasta male nel vedere tutto quel ben di dio produttivo sprecato da scelte narrative non esattamente eleganti e da personaggi meno interessanti del mio frigorifero, e vorrebbe andarci pesanteed mettere da parte l'indulgenza ed la clemenza visto che si tratta d'esorienti .
Un altro neo è l'eccesso ma comprensibile visto che la stessa terra di mezzo di Tolkien era un insieme di di inclusività che sfocia cone dimostra questa vignetta satirica
Bonfa e Castelli 2022 .
nelllo stucchevole o quasi politicamente corretto a tutti i costi . Comunque da uno a 10 un buon 7 è meritato . il (buon) finale ha sciolto diversi dubbi gettando basi intriganti per il futuro, nella speranza che la serie riesca a scrollarsi di dosso le incertezze e spiccare il volo nelle successive stagioni.con questo è tutto aspettiamo con ansia la seconda stagione della serie. E vedremo se le strocature o critiche completamente negative come quella di https://serial.everyeye.it/ e quelle tiepide come quella di ING citata nelle righeprecedenti troverà conferma o meno