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23.9.24

film per l'autunno \ inverno . un mondo a parte di Il film di Riccardo Milani con Albanese e Raffaele

In  una  malinconica  giornata     tra  autunno (  inziato   da poco   astronomicamete   )  e inverno , in  una  tv  ancora  estiva    ho  visto  su primevideo  il  commovente  ed  bellissimo     film  Un mondo a parte  un film del 2024 scritto e diretto da Riccardo Milani  con Antonio Albanese e Virginia Raffaele . Un film    che  secondo    (ci ha  azzeccato in pieno ) Flavio Natalia di Ciak la regia di Milani basata sul «raccontare l’umanità delle persone con la chiave della commedia» riesce a «calarci in realtà rurali molto più diffuse di quanto si pensi . Raccontare l’umanità delle persone con la chiave della commedia» riesce a «calarci in realtà rurali molto più diffuse di quanto si pensi».IL regista «mettere in luce un
fenomeno spessissimo  trascurato come la scomparsa di comunità rurali e montane. Infatti   alcuni critici  hanno  affermato    riguardo alla tematica   che vi siano solo « un paio di situazioni che interrompono il ritmo oliato della storia »  Si apprezza    inoltre l'intervento di credibili attori per un giorno , sostenuti da una « credibile » Raffaele e « la mimica da fuoriclasse » di Albanese.
Infatti  Antonio Albanese è ancora una volta all'altezza, in una favola sulla solidarietà umana. Sorprendente Virginia Raffaele   i netto  miglioramento    che va al di là  delle  sue  imitazioni (  per   la  quale  è conosciuta     nonostante      un buon  curricula     cinematografico  \  teatrale   )     che  hanno dato  fastidio  e creato polemiche   e fastido    del  potere    politico  \  intellettuale  



Valerio Sammarco del Cinematografo afferma che il film mantiene in tutta la durata «un’indiscutibile vitalità», trovando tuttavia «qualche linea narrativa di troppo» come il tema dell'omosessualità adolescenziale. Ma  che  sinceramente  a mio avviso   non da  fastidio   anzi il contrario  è un  valore aggiunto . Il recensore sottolinea che sia leggibile la «consueta cifra» del regista, sebbene vi siano affinità riguardo agli aspetti culturali visibili in Io speriamo che me la cavo e  benvenuti  al  sud  Riccardo Milani torna a scegliere Antonio Albanese come suo alter ego, con cui condivide le caratteristiche di generosità d'animo, impegno civile e comune decenza, facendone un eroe per caso, come era successo anche nel suo recente Grazie ragazzi.Una  bella  La colonna sonora originale è stata composta da Piernicola Di Muro e si compone di undici tracce. Le due canzoni del cantautore abruzzese Ivan Graziani presenti nel film sono Agnese e Taglia la testa al gallo, entrambe incluse nell'album Agnese dolce Agnese pubblicato nel 1979.Ottime le fotofrafie    el Abruzzo nelle località montane del parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise di Pescasseroli, Opi, val Fondillo, Villetta Barrea, lago di Barrea e Civitella Alfedena, nel paese abbandonato di Sperone e nella piana del Fucino a Gioia dei Marsi. Discrete   le  altre    quelle   con l'utilizzo di neve artificiale, sono state girate lungo la strada statale 83 Marsicana e nella città dell'Aquila, mentre quelle iniziali sono state realizzate a Roma. Ora  La formula cinematografica non è nuova, e attinge appunto  tanto a Benvenuti al Sud quanto a Io speriamo che me la cavo, ma anche a Baby Boom e ad un film precedente dello stesso Milani, Come un gatto in tangenziale (sempre protagonista Albanese), sia per il contrasto fra due provenienze sociali opposte, sia per il bagno di realtà che Michele, votato ad un'ideologia bucolica di sostenibilità ambientale, dovrà fare a confronto con una popolazione immersa in una natura non sempre amena, e stanca della fatica ingrata che comporta fare gli agricoltori in certe zone d'Italia.
E'  vero    che  La sceneggiatura, di Milani e Michele Astori, dipinge forse gli abruzzesi come un po' troppo arretrati, e c'è anche qualche caduta di tono a scopo comico, come il suggerimento che un bambino marocchino "puzzi" (sarebbe bastato evidenziare che la bambina che lo dice riecheggia il pregiudizio del padre) o l'equiparare un ritardo cognitivo a "fare lo scemo" di alcuni abitanti di Rupe. Ma in generale si avverte il genuino affetto che Milani ha per la sua terra di origine, e il suo rispetto per l'istituzione scolastica come baluardo di civiltà. È interessante anche il modo in cui la sceneggiatura inserisce certi accomodamenti all'italiana come un tentativo di raddrizzare le storture della burocrazia, invece che di frodare le istituzioni.
Albanese è come al solito all'altezza del ruolo, ma sorprende    per  il   miglioramento  in  woirdo progress    come  ho già scritto  nelle   righe  precedenti  per efficacia Virginia Raffaele sia per la capacità di calarsi a fondo, lei romana, nell'accento di sua madre, sia per quella di impersonare in modo riconoscibile una delle tante figure scolastiche che combattono una quotidiana battaglia per difendere il diritto all'apprendimento dei bambini, e aggiornarlo con corsi di storytelling, educazione digitale e sessuale che non sono solo goffi tentativi di seguire i trend del momento ma argini all'isolamento e all'oscurantismo: e anche su questo Milani evita di romanticizzare la realtà locale.
Un mondo a parte è una favola intenzionata a tradurre in forma di commedia popolare un depauperamento tangibile e lo spettro di una generale rassegnazione "a perdere una cosa dopo l'altra", riconducendoci ad un principio base di solidarietà umana. Nella sua semplicità ha molto cuore, e chiude su Ivan Graziani, abruzzese doc, che incarna nella sua musica la sincerità delle intenzioni artistiche. E siamo abbastanza certi che il tormentone "la montagna lo fa" diventerà...virale. 
Ecco      che  Vedi Antonio Albanese arrancare per una strada di montagna, quasi inghiottito dalla neve, lo vedi bloccarsi con le ruote che non vanno né avanti né indietro, e un lupo che lo guarda. E pensi: “Ecco," dira  qulcuno " un altro film come Benvenuti al Sud, con qualcuno che si ritrova in un paesino di un’Italia ignota, con mille difficoltà da superare, e che alla fine si innamorerà di quel paesino  finendo  per   rimanerci  ".  Infatti  agli amanti     del cinema italiano  sembra di aver già visto questa storia,  di  quest’Italia di paesini, innocente e comica, senza trucco ma con un gran cuore, che ti gira dentro gli occhi fin da Pane, amore e fantasia, per arrivare a due film girati poco più giù, Basilicata coast to coast e Un paese quasi perfetto. Tanti piccoli paesi quasi perfetti, abbiamo visto nel cinema italiano degli ultimi anni. Buoni per ambientarci una favola, per raccontarci che l’Italia è ancora bella, che non siamo brutti, sporchi e cattivi  e  che  esiste   un  anche un  altritalia  (  cit  musicale ) 

4.6.23

le 8 montagne recensione

 Ieri  un  sabato   notte  uggioso ed     piovoso    nel panorama  Rai  e  Mediaset  (  o MediasetRai   se  preferite  )  tardo  primaverile  \  estivo      fatto    di repliche   e  di programmi insulsi     ho  visto sulla  piattaforma primevideo il film  le  8 montagne    .  Un film  che  Sull'aggregatore di recensioni Rotten Tomatoes , l'89% delle 81 recensioni dei critici è risultata positiva, con una valutazione media di 7,9/10.[5] Il consenso del sito web recita: "Paziente, profondo e talvolta un po' pesante, Le otto montagne raggiunge vette mozzafiato nella sua attenta osservazione di un'intima amicizia". Su Metacritic, il film ha un punteggio medio ponderato di 78 su 100 basato su 28 critiche, indicando "recensioni favorevoli". Vincitore    dei premi  

  • 2022 – Festival di Cannes
    • Premio della giuria (ex aequo con EO)


Alessandro Borghi e Luca Marinelli 
in un fotogramma del film

Un  bel  film  ,   un  po' pesante   come   la  maggior  parte   delle  critiche   e troppo lungo   ,  ma  bellissimo   ed  intenso .  Una buona  ,  da  quel  che  mi   hannno raccontato amici  \  che  che  hanno   letto il romanzo ed   visto   il    film  ,   la trasposizione    cinematografica    del  romanzo   omonimo   di Paolo Cognetti Vincitore Premio Strega 2017 Vincitore Premio Strega Giovani 2017Vincitore del Premio ITAS del Libro di Montagna 2017. Sezione Migliore opera narrativa.  La  visione   mi ha portato  indietro nel  tempo   sia    ai  cartoni    di  Heidi    e soprattutto  a  Sui monti con Annette (アルプス物語 わたしのアンネット Arupusu monogatari Watashi no Annetto?, lett. "Storia delle Alpi - La mia Annette") .una serie animata giapponese in 48 episodi prodotta dalla Nippon Animation, che fa parte del World Masterpiece Theater. È stata trasmessa in Giappone dal 9 gennaio al 25 dicembre 1983 sul network Fuji TV e in Italia su Italia 1 nel 1985.La serie è tratta dal libro per ragazzi Tesori tra la neve (Treasures of the snow) del 1950 di Patricia Saint John.
Ed  al l film il vento fa il suo giro un film del 2005, diretto da Giorgio Diritti, basato su una storia realmente capitata a Ostana e osservata dallo sceneggiatore Fredo Valla. Il titolo riprende un proverbio occitano, col significato di "tutto ritorna".Si tratta di un film in lingua italiana, occitana e francese; queste ultime sono sottotitolate in italiano.
Il  film   Le  8  montagne  come    il romanzo   è  La storia di Pietro, del suo amico Bruno e del loro amore per la montagna. Esso  ( il  romanzo  non l'ho letto )   è  << un  raffinato racconto di quanto può essere profondo l'amore che lega gli esseri umani» – Annie Proulx  >> . Se  il  film è  potente, universale e sempre umile, che non è la meno rilevante delle sue qualità   ,     credo  che  lo sia      anche il romanzo      visto  che  è  stato un caso editoriale    a  livello europeo  .  Infatti  la  montagna non è solo neve e dirupi, creste, torrenti, laghi, pascoli,  cascate  , boschi . La montagna è un modo di vivere la vita. Un passo davanti all'altro, silenzio, tempo e misura. Una bellissima   storia di amicizia tra due ragazzi – e poi due uomini – cosí diversi da assomigliarsi, un viaggio avventuroso e spirituale fatto di fughe e tentativi di ritorno, alla continua ricerca di una strada per riconoscersi.  Un perdersi ed  un ritrovarsi  . Non  aspettatevi  un  film  spensierato  e sdolcinato ,  strappa  lacrime   come  credevo anch'io all'inizio   abituato   ai  cartoni animati     di Heidi  e d'Anette    che hanno  caratterizzato  la mia infanzia  ,    non  farebbe   per  voi  ,ma  un film  drammatico   

14.10.22

La promettente 1 stagione degli anelli del potere sarà mantenuta o migliorata dalla seconda e dalle altre ?

LA RECENSIONE IN BREVE 
  • Visivamente la serie si distingue per una qualità - passatemi il termine - cinematografica capace di lasciare secche molte produzioni analoghe.
  • Tante buone idee, a cominciare dalla costruzione della componente mitologica e di alcune linee narrative.
  • Di contro, le varie tessere della trama generale non sempre si incastrano a dovere, e certe soluzioni mi sono sembrate un po’ troppo alla buona.

 Dopo una lunga e difficile scalata, capace di portare spettatori e fan di tutto il mondo in un'altalena fatta di alcuni alti e molti bassi, Il Signore degli Anelli anzi meglio   gli Anelli del Potere  \ The Rings of Power è arrivato alla fine della sua prima stagione. Per  uno  come me   che  ha  letto  il signore  degli aneli senza  le  appendici perchè  , alllì'epoca  aveva  15\17 anni poco esperto  di letteratura   ,  le  riteneva    come delle  semplici note  e   un qualcosa  di  supponente   e borioso   questa  trasposizine  cinermatografica  mi è piaciuta  abbastanza  . Lo so   che  per  giudicare  il lavoro  fatto   su  un classico   della letteratura  del  secolo  scorso    si dovrebbe aspettare  la fine delle stagioni  e   recensirlo nel  suo complesso Ma  già   alla  fine     d'essa   ci sono  abbastanza   elementi ,per poterlo fare  ,  anche se in maniera  parziale   e  non globale  \  completa  .

Vieniamo adesso  alla  recensione  

Una bella fotografia , il competente anche l’utilizzo degli effetti visivi, che mescolato al lavoro sulle scenografie, a quello sui costumi (notevolissime, a proposito, le fogge di certe armature) e alle musiche composte da Bear McCreary è effettivamente riuscito a trascinarmi  ed  emozionarmi  

 Ho  apprezzato   anch'io  : << (...  )    la capacità della serie nel cogliere e portare a schermo il senso del mito,[  almeno dalla "lettura parziale "  de il signore  degli anelli ]  tipico di Tolkien e presente soprattutto in opere come Il Silmarillion o Racconti incompiuti; quello stesso movimento che, fin dalla notte dei tempi, ha traghettato le storie dell’umanità nella cosiddetta sfera del sacro. (...) >>  da Il Signore degli Anelli - Gli Anelli del Potere - La recensione   di  https://it.ign.com/  
 Infatti  tutte e otto le puntate attraversano con grande efficienza fantastico e prosaico, religione e folclore, passando coerentemente tra i  vari registri a seconda ci siano di mezzo le tradizioni di questa o quell’altra schiatta: gli elfi, per fare un esempio, abitano una dimensione di solenne alterità che giustifica scelte apparentemente controverse come l’ingresso a Valinor, praticato attraverso luce e musica, ma soprattutto la nuotata di Galadriel (Morfydd Clark), assolutamente pertinente nell’ottica “eroica” del personaggio, nonché capace di evocare un vero e proprio spazio mitico, deliberatamente iperbolico e vincolato a esigenze narrative, prima ancora che alla fisica o alla geografia. Essa è avvincente , con colpi di scena alcuni innaspettati altri prevvedibili anche ad intuito , ma buoni \ discreti e non banali ( almeno non totalmente ) nel suo complesso .

  Da non esperto \  fans   Tolkeriano ma  da semplice  lettore   posso dire   che  c'è stato un  buon  addattamento    dell'opera  in questione   tnto a  riuscire  a conquistare    sia i lettori parziali , sia chi non ha  mai letto l'opera  di  T  .  Infati se  io fossi uno  di quest  ultimi    vista la forte curiosità ed  attrazione  suscitata   dallla visione  della serie prequel andrei a leggere   la sua  opera  o meglio le  sue  opere   visto    che  sono tutte   colegate    . Infatti credo che    mi rileggero  iniziando  dalle  appendici    il  signore  degli anellli     cioè  la storia   , gli usi i costumi , ecc   dei singoli popoli della terra di mezzo     e poi  l'hobbit  . Ritrnando  alla  recensione  , almeno  fin ora ,    si è realizzato   quanto  Federico Guglielmi, ovvero il numero 4 del collettivo dei Wu Ming   tra i fondatori   nel 2014 l’Associazione Italiana Studi Tolkieniani
ovvero  la ww.jrrtolkien.it, che in una manciata d’anni ha imposto un nuovo standard nell’approccio allo scrittore. Egli sul n°1793 venerdi repubblica del 29\7\2022 ( copertina a sinistra )
 [....] A settembre arriva la serie su Amazon prime. Aspettative? 
« Non ne ho. Spero soltanto che la  montagna di denaro investita abbia  prodotto una trama e una sceneggiatura che reggano, a prescindere dal  grado di fedeltà all’originale. Se la   nuova serie salvaguardasse il senso  delle storie narrate nel Silmarillion (opera che venne pubblicata nel 1977  e che può essere definita come la base  del Signore degli Anelli e dell’Hobbit )  senza banalizzarle, sarebbe già un risultato di cui rallegrarsi 
Una  conferma  ulteriore    conferma    dell'aspettativa   la  si trova   nelle  dichiarazioni  degli stessi registi    sempre    sul  venerdi    di repubblica  prina  citato  [... ]  « Ci siamo   affidati allo stesso Tolkien. In una delle sue lettere, la 131, indirizzata all’editore Milton Waldman, spiegava che quello che lui voleva fare era creare   una mitologia che potesse “lasciare  spazio ad altre menti e altre mani, capaci di maneggiare pittura, musica, drammaturgia”. Sperava che altri  avrebbero portato avanti quelle storie, allargato i confini». Una missione che  ha trovato i missionari giusti. «Gli  Anelli del Potere è la Grande Storia mai scritta da Tolkien. Nei libri non c’è perché l’abbiamo costruita confrontandoci anche con studiosi tolkeniani di rango come Tom Shippey. Abbiamo  seguito le indicazioni di Tolkien come  i marinai seguono le rotte tracciate dalle stelle», romanticizza Payne,  unendo personaggi, luoghi, frammenti, che sono tutti sparsi nelle annotazioni. Infatti  , ad avermi convinto Soprattutto è stata la caratterizzazione del misterioso Straniero
 interpretato secondo me  magistralemte   da Daniel Weyman, forse il personaggio più intrigante per le implicazioni sovrannaturali che si porta appresso, quanto per come vengono espresse a livello visivo e narrativo , tanto che  io  ed  altri siti l'hanno fin  quasi all'ultima puntata scambiato  per  Sauron .  Inoltre  sempre  secondo   Ing Italia    << ( ....  )  lo Straniero rappresenta il primo tassello di un gioco di svelamento ai limiti del giallo esteso progressivamente anche ad altri personaggi, e che per quanto mi riguarda ha contribuito moltissimo al fascino di questa stagione: trovo sempre stimolante quando una serie approfitta della propria, ehm, serialità per mettersi a giocare col pubblico, a maggior ragione se detto pubblico attraversa uno spettro variabile tra i casual di Jackson e i filologi tolkieniani pronti a strapparsi i capelli al grido di “IMPOSSIBILE SIA GANDAAALF, SIAMO NELLA SECONDA ERAAAA !.>>
Finite le sviolinate, è il momento di passare alle cose che non mi sono piaciute o mi hanno lasciato un po' perplesso ma no troppo visto che sia gli sceneggiatotri ed il cast sono fatti da esordienti che si stanno cimentando con qualcosa più grande di loro oltre che d'inesplorato a livello di trasposizione delle opere di Tolkien .
La gestione generale dell’intreccio, al modo – spesso meccanico se non addirittura pretestuoso – con cui autori e autrici hanno scelto di far convergere le varie trame, e all’eccesso di deus ex machina, soprattutto se ripenso a una certa faccenda più prossima all’idraulica e alla geologia, che al fantasy.Tale mancanza di coesione genera dei veri e propri saliscendi qualitativi che finiscono per impicciare intere puntate, laddove - per esempio - tra le prime e le seconde due c’è un abisso, in termini di efficienza, e non solo per la presenza di momenti “Occhi del cuore”, tipo il capopopolo che aizza la brava gente di Númenor o la cavalcata al ralenti di Galadriel (anche perché, se parliamo di faccende “cheap” niente batte la trasformazione di una certa scritta).

Insomma, è un casino, giuro. Da una parte vorrei solo crederci fortissimo e abbandonarmi alla qualità (“qualità, qualità”) della messa in scena, sperando che le basi gettate dal finale di questa prima stagione sostengano, nel corso delle prossime, un racconto più centrato; dall’altra, una parte di me ci è rimasta male nel vedere tutto quel ben di dio produttivo sprecato da scelte narrative non esattamente eleganti e da personaggi meno interessanti del mio frigorifero, e vorrebbe andarci pesanteed mettere da parte l'indulgenza ed la clemenza visto che si tratta d'esorienti .
Un altro neo è   l'eccesso  ma  comprensibile   visto   che  la  stessa terra  di mezzo di  Tolkien  era  un insieme di   di   inclusività che sfocia  cone  dimostra   questa    vignetta satirica 
                                                 Bonfa  e  Castelli  2022 .

nelllo stucchevole   o quasi politicamente   corretto  a  tutti i costi  .  Comunque da uno a 10 un buon 7 è meritato . il (buon) finale ha sciolto diversi dubbi gettando basi intriganti per il futuro, nella speranza che la serie riesca a scrollarsi di dosso le incertezze e spiccare il volo nelle successive stagioni.con questo  è tutto   aspettiamo con ansia  la seconda stagione della serie. E vedremo  se  le   strocature    o  critiche  completamente  negative  come    quella di  https://serial.everyeye.it/ e  quelle   tiepide  come quella di ING citata  nelle righeprecedenti  troverà   conferma  o meno   

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...