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3.2.25

perchè il 10febbraio non sia solo motivo di propaganda , strumentalizzazione fascista

canzoni suggerite
  •  Magazzino 18 - Cristicchi
  •  esodo  -- Chiara Atzeni 
  • HAI MAI NOTATO CHE GLI ADDII  -- "

 Come ogni anno  da  oggi  dopo quella  della memoria   inizia la  settimana  del  il  giorno  del  ricordo   ovvero  il 10 febbraio   . 
Da  21   anni cioè   con  l'istituzione  della legge  legge 30 marzo 2004 n. 92, si ricorda giustamente una storia semi conosciuta ( eccetto studiosi specialisti, gli abitanti del friuli venezia Giulia, e in nazionalisti del Msi eredi di Fdi ) all'opinione pubblica nazionale il massacro delle #Foibe (pozzi carsici) e dell'esodo #giulianodalmata e #istriano, uno dei momenti tragici della 2°guerra mondiale soprattutto nell'Adriatico e nella ex Jugoslavia . 
Voglio inoltre ricordare a tutti gli amici che  mi suggeriscono libri sulle foibe scritti da gente di destra e nazionalisti    che per inquadrare meglio la storia: dovrebbero leggere un breve ma essenziale riassunto di non basarsi solo sul libro di Bernas  citato nel bellissimo  musical  magazzino 18 d  Simone  Cristicchi . Ecco  che  prima di toccare un argomento così delicato e dibattuto   ci  si dovrebbe   sforzare  di andare oltre la vulgata ufficiale del 10 febbraio e leggere o almeno sfogliare le pagine introduttive di "Foibe" di Giacomo Scotti (uno storico di tutto rispetto, di cui vale la pena leggere un'intervista a prescindere  dalla   sua ideologia  ).Tanto per capire la differenza, Scotti è uno che ha studiato la questione per decenni, e che - pur essendo senz'altro di sinistra e avendo vissuto a lungo in Jugoslavia - non ha mai risparmiato le critiche anche al regime di Tito tanto che è stato il primo a scrivere un libro sule  brutture    del  carcere     Titino   di  Goli Otok  (  foto sotto )


Questo Bernas invece è uno che per vendere il suo libro ha bisogno:

1) di infilare nel titolo le parole "fascisti" e "italiani", così tanto per allargare il target
2) di farsi fare la prefazione da Veltroni
3) di farsi fare la postfazione da Fini

Questo   si  che  è     riduzionismo   non  chi     vuole  ricordare e sottolineare che le grandi tragedie e sofferenze dei popoli, quelle stesse del giorno d’oggi, nascono dai nazionalismi alimentati dalle ambizione di sopraffazione e di dominio sugli altri» Il fascismo e il comunismo Titino  nel nostro caso 

A inquadrare nella giusta prospettiva la storia di quel periodo ha contribuito  tra  gli  altri anche lo storico Sandi Volk, che spesso è intervenuto anche https://www.antiwarsongs.org/ per sfatare alcuni luoghi comuni che circolano in Italia sulla storia della Dalmazia e di Trieste.
Il ricordo  ufficiale e della destra delle foibe non distingue le foibe del 1943 da quelle del 1947 e viene mescolato al periodo dell’esodo degli italiani. E’ singolare inoltre che dalle terre istriane, nei resoconti odierni, scompaiano ( salvo eccezioni dove vengono tratti en passant ) i nazifascisti e non si parli più delle loro stragi, dell’italianizzazione forzata e del razzismo anti-slavo che hanno alimentato la voglia di rivalsa, ma rimangano solo “italiani” contrapposti agli “slavocomunisti” di Tito.
13 luglio 1920 f
u incendiato dai fascisti il 13 luglio 1920, nel corso di quello che Renzo De Felice definì "il vero battesimo dello squadrismo organizzato" Il Narodni dom (in sloveno Casa nazionale, Casa del popolo) di Trieste era la sede delle organizzazioni degli sloveni triestini
Il Narodni dom in fiamme il 13 luglio 1920
, un edificio polifunzionale nel centro di Trieste, nel quale si trovavano anche un teatro, una cassa di risparmio, un caffè e un albergo (Hotel Balkan).
Il 21 settembre 1920 Mussolini rivendicò orgogliosamente gli incendi delle Case del Popolo di Trieste e Pola in un discorso incendiario al teatro Politeama Cescutti di Pol  dichiarando la necessità di estendere il territorio italiano “… sacrificando 500.000 slavi barbari a 50.000 italiani”: il fascismo di frontiera era utile per sedare le agitazioni sindacali e risolvere il “problema slavo”. 
La campagna di italianizzazione vera e propria iniziata nel 1922 impose il divieto di parlare in sloveno, la chiusura delle scuole “non italiane”, il cambio dei cognomi e della toponomastica; furono inoltre devastate le sedi operaie, chiusi i circoli culturali e le associazione sportive slovene. L’azione del governo fascista annullò l’autonomia culturale e linguistica delle popolazioni slave ed esasperò i sentimenti di inimicizia nei confronti dell’Italia.
All’epoca le foibe venivano già utilizzate dagli squadristi per far sparire le teste calde. Tra le due guerre mondiali, inoltre, gli esuli sloveni e croati dalla Venezia Giulia furono oltre 100.000.
Poi ci fu la brutale occupazione del 1941: l’Italia fascista era al seguito dei nazisti che invasero tutta la Jugoslavia. Seguirono stupri, massacri, bombardamenti e deportazioni di massa specialmente a danno di serbi e altre minoranze; violenze di cui l’esercito fascista fu parte attiva con la creazione di campi di concentramento come la Risiera di S. Sabba, a Trieste o il campo di Gonars a Udine. Alla fine della guerra la Jugoslavia conterà circa un milione di vittime di cui 300.000 direttamente attribuibili alle truppe d’occupazione italiane.
Dopo l’8 settembre del ’43, con le sorti della guerra rovesciate, con il fascismo in rotta e con una recrudescenza da parte dei nazisti, le popolazioni slave, oppresse dalla dittatura e dall’occupazione militare, ebbero modo insorgere in un complesso coacervo di motivazioni etniche, nazionali e ideologiche. L’esercito popolare e bande di irregolari intensificarono la lotta contro i simboli della dittatura: contro gerarchi del fascismo, camicie nere e civili collaborazionisti. Come in tutte le guerre ci furono anche vittime innocenti e all’interno dello stesso campo partigiano. Durante la guerra di liberazione dall’invasore avvennero centinaia di fucilazioni e una serie di infoibamenti il cui numero non è mai stato chiarito; non vogliamo fare la conta dei numeri, ma sono cifre che cambiano di anno in anno nei testi di propaganda delle destre post/neo-fasciste. Dopo la fine del conflitto bellico, nessun italiano criminale di guerra è stato processato.
Realtà storica testimoniata e documentata: un fenomeno complesso, con un prima e un dopo, che annualmente diventa un’arma di propaganda per gruppi e associazioni che si rifanno idealmente e/o politicamente al fascismo, alla repubblica di Salò o che fanno direttamente apologia del nazismo; movimenti che riducono tutto all’”odio slavo-comunista contro chi aveva la colpa di essere italiano”; quegli italiani che, a dispetto dei massacri compiuti in Libia, Etiopia e Grecia, sembrano essere sempre brava gente.
Chiunque decida di prendere in considerazione la questione delle foibe deve tenere conto di questo contesto: non per negarle o per ridurne l’importanza, ma per comprenderle. Chi invece rivendica platealmente l’eredità ideale del fascismo e della Rsi, quando parla di “foibe”   dovebbe   se  ha   coraggioe  coerenza  rivendicare anche l’italianizzazione forzata, la dittatura, la ferocia della guerra e i massacri subiti dal popolo slavo: una vergogna d’Italia che non si cancella nemmeno settant’anni dopo.
Ma purtroppo, invece di essere motivo di studio serio per non ripetere gli errori passati, e capire come ci si è arrivati e le conseguenze fino alla fine della guerra fredda , è motivo di propaganda e di orgoglio, riduzione delle responsabilità e scaricabarile solo sui comunisti o per i fascisti e per certa sinistra non comunista . Vediamo di capire cosa furono e come inquadrarle è fondamentale affrontare questo tema con rispetto e sensibilità, evitando generalizzazioni e semplificazioni.
Quindi le foibe si posso dividere in due fasi la prima non necessariamente comunista in quanto fu anche una rivolta popolare avvenute fra il 25 luglio e l'8 settembre dove i cadaveri di fascisti e collaborazionisti uccisi dai partigiani italiani e jugoslavi si mescolano con le vendette e con la reazione ( non giustificabile perchè sempre di violenza e d'abberrazione si tratta ) alla pulizia etnica e razziale del fascismo e del nazismo ., la seconda fase cioè quella totalmente comunista avvenuta da quando le forze Tito entreranno , il 1 maggio 1945 a Triste dove le foibe continuano ad essere utilizzate per seppellire i cadaveri di fascisti e collaborazionisti uccisi dopo la liberazione dell'Italia insieme a quei partigiani slvined italiani chevosarino criticare tito e le sue mire espansionistiche 



Le uccisioni avvennero in un contesto di ostilità conclusa, e spesso sono state interpretate come atti di vendetta o giustizia sommaria  da  alcuni d'altri  come  puliia  etnica   da parte  slava     in quanto  bastava  per   essere   italiano secondo slcunino dissidente e critico verso toto   per   essere   inquadrato come  nemico  del  popolo e  come    fascista  per  finirci dentro  .
 In sintesi, la principale differenza sta nel contesto temporale e politico: le foibe del 1943 sono legate alla fase di guerra  cioè al controllo   del  fascismo  e occupazione tedesca, mentre quelle del 1945 sono legate alla fase di fine ostilità e liberazione. Poi seguira  l'esodo ,  la  divisione  in  due   della  zona  di trieste    e  il Memorandum di Londra del 1954  e  fino al 10 febbraio   1994 la  congiura  del  silenzio salvo  alcune    voci   libere insieme  ai nazionalisti   e  ai fascisti    Quindi    Se si vuole arrivare ad una vera riconciliazione si deve avere una storiografica scevra il più possibile   dalle ideologie. Questo è raccontare la storia. Usare certi episodi e tacerne altri per mera propaganda equivale a seminare odio.  Inoltre   e  qui  concludo   Se non si ricordano anche le cause, si racconta una storia a metà.
Per  chi  volesse  approfondire   tali argomenti  cosi  complessi   e  " divisivi  "       ancora     a  quasi 80  anni dal tratto di pace  del 1947  e 60 anni  1954   dalla  soluzione    della questione  di triste    ecco  alcuni  link  a  360°   o quasi

20.1.24

‘La rosa dell’Istria’, l’esodo dei profughi giuliani è un film. La direttrice di Rai Fiction: “Non c’entra secondo la destraTeleMeloni, è memoria condivisa” oppure no ? staremo a vedere

  


di  cosa  stiamo parlando  
Ci sono storie comode, che è facile raccontare perché generalmente accettate, e anzi celebrate. E ce ne sono altre, invece, che disturbano perché a lungo occultate, travisate, addirittura negate. Così, ancor prima della messa in onda, ha suscitato palesi irritazioni La rosa dell'Istria, il film tv che (tratto dal
romanzo di Graziella Fiorentin Chi ha paura dell'uomo nero?, e diretto da Tiziana Aristarco) vedremo lunedì 5 febbraio su Raiuno. Il motivo? secondo la i nazionalisti ed la destra : << Il film racconta la storia dell'esodo dall'Istria dei profughi istriani e dalmati, dal 1943 in poi costretti dai partigiani comunisti di Tito ad abbandonare terra, casa e lavoro, per vagare in cerca d'identità e dignità. Non basta: il film della Aristarco è stato presentato lo scorso dicembre assieme a molti altri titoli, fra i quali però vennero notati soprattutto La lunga notte (sui fatti del Gran Consiglio del 25 luglio 1943) e L'Italia chiamò (biopic su Goffredo Mameli). >>.Ora   Il protagonista Andrea Pennacchi: su   Repubblica  : << Su Rai 1 ‘La rosa dell’Istria’, l’esodo dei profughi giuliani è un film. La direttrice di Rai Fiction: “Non c’entra TeleMeloni, è memoria condivisa” >>
 afferma    giustamente Storie che vanno raccontate perché riguardano anche il mondo in cui viviamo .Lavorando sul territorio abbiamo trovato "ancora ferite molto aperte, non me l'aspettavo. C'è ancora la necessità da parte di molti di avere risposte, ci sono divisioni ancora molto forti". >>  Dello   stesso    temore   è la regista Tiziana Aristarco, parlando del film tv da lei diretto La rosa dell'Istria, con, fra gli altri, Andrea Pennacchi, l'esordiente Gracjela Kicaj, Clotilde Sabatino, Costantino Seghi e Eugenio Franceschini che debutterà su Rai1 in prima serata il 5 febbraio, poco prima del Giorno del Ricordo, giornata  ormai.  diventata settimana  ,  in memoria delle vittime delle foibe e dell'esodo giuliano-dalmata . Il racconto, liberamente ispirato al romanzo Chi ha paura dell'uomo nero? di Graziella Fiorentin (Corbaccio) affronta il tema attraverso il dramma famigliare degli istriani Braico, che di fronte ai crescenti pericoli seguiti all'armistizio del '43 in Italia, tra i soldati tedeschi che cercano di riorganizzarsi nella Repubblica di Salò e le truppe del maresciallo Tito intenzionate ad annettere l'Istria alla Jugoslavia, decidono di lasciare la propria terra per trovare rifugio in Friuli. Esso  dovrebbe   avere   , l'intento    di  << Costruire una nuova narrazione >>
   nel raccontare   <<  un'altra tappa nel ventaglio di racconti che vogliamo fare del nostro Paese nel segno di una memoria condivisa, anche perché vediamo come certe tragedie anche oggi si ripetono - spiega in conferenza stampa la direttrice di Rai Fiction Maria Pia Ammirati, che respinge l'idea che il film tv sia riflesso della cosiddetta Telemeloni - Escludo l'idea che ci sia stato dietro un pensiero di costruzione di una nuova narrazione. Anche perché abbiamo cominciato a scrivere tre anni fa". >>È "importante raccontare anche parti di storia che sono state ancora abbastanza raccontate e  vengo   raccontate  male    strumentalizzate  ideologicamente  .  concordo  con   quanto  si dice sempre  su repubblica  : <<   Parliamo di tutti, smettiamola di parlare solo di una parte, la ricchezza di questo Paese sono le storie, bisogna farle conoscere >>.


                                                        Andrea Pennacchi e Gracjela Kicaj



La rosa dell'Istria, coprodotto da Rai Fiction, Publispei e Venicefilm (che aveva già realizzato sul tema delle foibe il  mediocre   ,  si  salva  solo  per la  fotografia  e il  buon cast  , Red land di Maximiliano Hernando Bruno, qui cosceneggiatore con Angelo Petrella e coproduttore), inserisce la grande storia in una chiave "che la rende [  o dovrebbe renderlòa     corsivo  mio   ] volutamente accessibile al pubblico più ampio possibile, quella del romanzo popolare  >>aggiunge Ammirati.



Nella foto:  Andrea Pennacchi e Costantino Seghi

  dalla  trama 

L'esodo della famiglia Braico
Così seguiamo l'esodo della famiglia Braico, segnato proprio all'inizio dal destino del figlio maggiore, Nicolò. Il capofamiglia, Antonio, medico (Pennacchi), porta la moglie e i due figli, la 18enne Maddalena, talentuosa pittrice e il figlio più piccolo Saulo, prima in Friuli, poi in Veneto, tra spaesamento, pregiudizi, difficoltà economiche e nuovi inizi. Un percorso nel quale Maddalena (Kicaj) incontra Leo (Franceschini), anche lui giovane pittore, che la incoraggia a credere nel proprio talento: una strada che la mette in rotta di collisione con il padre.L'esodo della famiglia Braico, segnato proprio all'inizio dal destino del figlio maggiore, Nicolò. Il capofamiglia, Antonio, medico (Pennacchi), porta la moglie e i due figli, la 18enne Maddalena, talentuosa pittrice e il figlio più piccolo Saulo, prima in Friuli, poi in Veneto, tra spaesamento, pregiudizi, difficoltà economiche e nuovi inizi. Un percorso nel quale Maddalena (Kicaj) incontra Leo (Franceschini), anche lui giovane pittore, che la incoraggia a credere nel proprio talento:na strada che la mette in rotta di collisione con il padre.
"L'esodo ha riguardato 350mila persone che nell'arco di sei, sette, otto anni hanno dovuto lasciare la casa e i loro beni per rimanere italiani" ricorda Alessandro Centenaro, coproduttore per Venice Film. È "un film importante su cui abbiamo lavorato con grande amore e passione - aggiunge Verdiana Bixio, coproduttrice per Publispei - C'è uno sforzo produttivo notevole e si vede una quantità di territorio friulano incredibile, con un'ottantina di location".
Nel ruolo della protagonista c'è l'esordiente Graciela Kicai, albanese che vive in Italia fin da bambina, ora allieva all'Accademia di Brera: "Sono venuta in Italia da molto piccola e non mi è capitato di subire bullismo o di essere emarginata come succede a Maddalena”, spiega. Però quello del film  <<  è  un tema che ritroviamo tutti i giorni nelle notizie, dall'Ucraina al Medio Oriente, vediamo tutti come la storia si ripeta >>.
 Sembra    buna   . Infatti  sempre  secondo  repubblica  : <<  Lavorando sul territorio abbiamo trovato "ancora ferite molto aperte, non me l'aspettavo. C'è ancora la necessità da parte di molti di avere risposte, ci sono divisioni ancora molto forti". Lo spiega la regista Tiziana Aristarco, parlando del film tv da lei diretto La rosa dell'Istria, con, fra gli altri, Andrea Pennacchi, l'esordiente Gracjela Kicaj, Clotilde Sabatino, Costantino Seghi e Eugenio Franceschini che debutterà su Rai1 in prima serata il 5 febbraio, poco prima del Giorno del Ricordo, in memoria delle vittime delle foibe e dell'esodo giuliano-dalmata. >>
Purtropo  Il racconto, liberamente ispirato al romanzo Chi ha paura dell'uomo nero? affronta il tema attraverso il dramma famigliare degli istriani Braico, che di fronte ai crescenti pericoli seguiti all'armistizio del '43 in Italia, tra i soldati tedeschi che cercano di riorganizzarsi nella Repubblica di Salò e le truppe del maresciallo Tito intenzionate ad annettere l'Istria alla Jugoslavia, decidono di lasciare la propria terra per trovare rifugio in Friuli e  non affronta     tutto   quello   che c'era  prima  . In  quanto  le  origini   di tali  abberrazioni  vanno  ricercate  non solo      il 25 luglio  1943 . 
 


Quindi se proprio    si  vuole  e si deve   "Costruire una nuova narrazione”  va  fatta  a  360 gradi    soprattutto    se  lo si fa  in tv   . Altrimenti   l'istituzione  della  giornata  settimana   è  solo mera  propaganda   ed  uso  politico   \  strumentale   della storia  . E  un'altra tappa nel ventaglio di racconti che vogliamo fare del nostro Paese nel segno di una memoria condivisa, diventa solo ipocrisia  e pulicoscienza  ,  anche perché   <<  vediamo come certe tragedie anche oggi si ripetono - spiega in conferenza stampa la direttrice di Rai Fiction Maria Pia Ammirati, che respinge l'idea che il film tv sia riflesso della cosiddetta Telemeloni.  
Ed  ecco  che  lo  scopo    di   raccontare anche parti di storia  cosi dolorosa  ed  ancora  "  divisiva "  con cui  anora   non  abbiamo  fatto i conti   e    di cui  si pretende  di volere  fare un qualcosa  di condiviso   Quini   parliamo di tutti, smettiamola di parlare solo di una parte, la ricchezza di questo Paese sono le storie, bisogna farle conoscere bene .La rosa dell'Istria, coprodotto da Rai Fiction, Publispei e Venicefilm (che aveva già realizzato sul tema delle foibe Red land di Maximiliano Hernando Bruno, qui cosceneggiatore con Angelo Petrella e coproduttore), inserisce la grande storia in una chiave "che la rende volutamente accessibile al pubblico più ampio possibile, quella del romanzo popolare" aggiunge Ammirati.D'accordo con lei Andrea Pennacchi: "La memoria che hai e che guida le azioni nel presente, è diversa dalla storia che ti insegnano a scuola - sottolinea l'attore - lo dico da figlio e nipote di partigiani. Ora vediamo nel mondo il fallimento di memorie che non sono riuscite a dialogare l'una con l'altra. Queste sono storie che devono essere raccontate perché riguardano anche il mondo in cui viviamo adesso".

1.2.22

piuttosto che fare celebrazioni grottesche come a torino è meglio abolire la giornata istituzionale del 10 febbraio - giorno del ricordo

L'immagine qui a sinistra ha provocato un ,secondo https://www.lastampa.it/torino/ 31 gennaio 2022 << Temporale politico in vista della Giorno del Ricordo, che si terrà il prossimo 10 febbraio, istituito nel 2004 per ricordare la vicenda dell'esodo giuliano-dalmata. Il tutto dopo che la Regione Piemonte, per l'occasione, ha pubblicato un manifestino di dubbio gusto. [... ] anto che il capogruppo di Luv parla di «una locandina che ha l’aspetto di un manifesto di propaganda nazista >> qui l'articolo completo . Tale locandona   èin realtà una  vignetta  estrapolata  e   decontestualizzata  del  fumetto Anime in transito di  Vanni Spagnoli  uscito  nel 2021 per  Youcanprint; Pagine 52; ISBN 9791220314008  che  potete  trovare    :  sotto  a  destra la copertina  il fumetto per  chi vìfosse  interessato lo può  trovare    in pdf  su http://www.anonimafumetti.org/  più precisamente  qui  oppure  se  volesse    approfondire   e con backstage    qui  dove si discute del fiumetto con gli autori ( la prima parte ) e con ( la seconda parte ) lo storico MILETTO Enrico ( qui il suo curriculum ) esperto di tale periodo (  fra i suoi libri : Novecento di confine. L’Istria, le foibe, l’esodo, FrancoAngeli, Milano 2020 ., gli italiani di Tito. La Zona B del Territorio Libero di Trieste e l’emigrazione comunista in Jugoslavia (1947-1954), Rubbettino, Soveria Mannelli 2019 ) 
L'utilizzo della grafica, contenuta nel manifesto, tradisce il significato originario del graphic novel "Anime in transito" realizzata dall'Anonima Fumetti - si legge in una nota diffusa dell'Istoreto.<<  [... ]   Già a dicembre "quando fu proposta dall'assessore Marrone una riedizione del graphic novel, fu concordemente respinta dagli enti e dagli autori che l'avevano promossa, contrari all'uso strumentale, ravvisabile nelle nuove pagine introduttive. Tale uso strumentale --- secondo  repubblica     del 1\2\2022   ( qui l'articolo  integrale ) ---- è purtroppo riconfermato dal manifesto che circola in questi giorni". Già a dicembre, infatti, il presidente dell'Istituto Paolo Borgna aveva chiesto alla Regione di sospendere il progetto di ripubblicazione del fumetto con la nuova prefazione, a firma Marrone, perché ne cambiava "l'orientamento e la collocazione, sottraendola al ruolo che in origine la caratterizzava", e per l'uso "di concetti errati, come genocidio e pulizia etnica, propri della polemica politica \  ideologica  " e "interessati a riproporre la contrapposizione con gli avversari di un tempo e alleggerire le responsabilità del fascismo italiano, promotore di una guerra sbagliata e perduta".  [...] >>
Infatti  , già di per  se    foibe  e  l'esodo   senza  contare  quello   che   c'è  stato prima  è  un argomento che  per  svariate ragioni  (  voglia  di  dimenticare   il terribile  periodo del fascismo  e  del  2  conflitto  mondiale  ,  incapacità  di fare i conti  \  autocritica   sui crimini  commessi  dal  1919 al  1945 in quelle  zone ,  il  volerli  nsabbiare   \  nascondere  ,   lapolitica  della  guerra  fredda     ) molto    doloroso e delicato   da trattare  storicamente  in modo obbiettivo   che  fa si che   non  si riesca  a ricordare  nè a 360  gradi in maniera  obbiettiva   e non ideologica   la  complessa  situazione in cui  siu svolsero le  foibe  e  l'esodo  nè   al  di  fuori   dei classici  schemi retorico  o strumentali   da  cui   destra  e  sinistra non  sono immuni .
Ecco perchè propongo di abolire l'istituzionalizzazione.  Infatti  è manifestazioni  come  questa  sembrano darmi ragione  ancora non è pronti a celebrarlo senza cadere nel bieco ed nostalgico nazionalismo ormai condannato dalla storia ) della #giornatadelricordo ovvero i #10febbraio ed lasciare il ricordo di quest eventi la cui ferita ( causa #guerrafredda ed poca voglio di fare i conti con essa legata per i crimini italiani ad essa è ancora una ferita aperta, al ricordo privato o pubblico   ma  senza  patrocini   istituzionali . Ormai  il  seme in  questi   18 anni     di celebrazioni  istituzionali e  non  solo  è  stato  gettato   e    quindi   tutti  sappiamo   cosa  si  ricorda  e cosa    tali eventi  significhino  sia  che   li si  ricordi    da   una  parte    sia  da  un altra  . Ma  soprattutto ,  ovviamente  senza  generalizzare perchè  in mezzo alla    💩   ci  posso  essere  delle  perle   e delle cose    fatte bene  o  abbastanza    bene  come il fumetto citato  ,  se pur intrise    di  retorica patriottarda  ,   La commemorazione del 10 febbraio è da tempo occasione di scontro politico, è innegabile. Perché tale  data   viene  usata  per   approfondire un’orribile pagina storica dimenticata, messa in un angolo per mezzo secolo anche   da  un pezzo di mondo intellettuale legato al Pci   e  dalla Dc ( punto di riferimento  per  la  Nato  e gli Usa ) insomma  dalla  guerra  fredda    che  preferirono tacere  o  sminuire   tali  fatti   per  non  toccare certi equilibri di geopolitica    dei due blocchi contrapposti      Inoltre   è al 90 %   dei casi   l’occasione per riscrivere la storia, equiparando il comunismo al   nazismo, colpevole della Shoah   e  mettere   in un  unico  calderone    due  diversi genocidi  .










 

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...