Un asilo nido in un ambiente domestico. Un’abitazione privata riorganizzata per accogliere altri bambini. L’idea delle “tagesmutter” - mamme di giorno - nata nei paesi del Nord Europa comincia a prendere corpo anche in Sardegna dove, negli ultimi anni, sono stati aperti cinque nidi-famiglia per offrire un servizio alternativo ai classici asili comunali e privati.
La scelta
Uno di questi si trova a Dolianova, ospitato nella casa di Alice Muscas, 39 anni, un diploma socio psico pedagogico e madre di 4 bambini: «L’idea mi è venuta durante l’ultima gravidanza – racconta – nel periodo estivo ho ospitato a casa alcuni compagnetti dei miei bambini per dare una mano ai loro genitori. Un’esperienza che mi ha acceso la lampadina, è allora che ho pensato di trasformare questa mia predisposizione in un lavoro».
Non tutto però è stato semplice, per aprire un nido famiglia è necessario rispettare diversi requisiti: dal possesso di determinati titoli di studio alle caratteristiche dell’abitazione che deve avere due bagni, una stanza dove far riposare i bambini, una sala giochi e una sala pranzo. «Per aprire il nido è stato decisivo il supporto dell’associazione “Scarabocchiando” che in Italia gestisce diverse strutture. «Sono stati loro a seguire le pratiche burocratiche. Io ho messo a disposizione le mie competenze e la casa di famiglia».
L’iter
Il nido di Dolianova, come tutte le organizzazioni di questo tipo (le altre sono operative a Cardedu, Villamar, Assemini e Capoterra) è sottoposto a una supervisione di pedagogisti e psicologi. Può ospitare 5 bambini oltre a quelli appartenenti al nucleo familiare per un massimo di 9 ore al giorno.
Le mamme
L’ambiente accogliente è stata la ragione che ha convinto Simona a iscrivere suo figlio al nido “A casa di Mamma Formaggino”: «Le strutture pubbliche non offrono la flessibilità di orari di cui hanno bisogno le famiglie con entrambi i genitori che lavorano. Questa soluzione rappresenta il giusto compromesso tra l’ambiente familiare e il progressivo inserimento di un bambino piccolo (nel nostro caso di 3 mesi) in un contesto sociale più ampio».
Il contesto familiare è stato decisivo anche per Sara: «A me e mio marito è piaciuta l’idea che ci fossero pochi bambini. In questo modo le potenzialità di nostro figlio possono essere sviluppate al meglio, così come i suoi bisogni possono essere soddisfatti in maniera più completa rispetto a una struttura con molti ospiti. A fare la differenza è anche l'ambiente. Io e il mio bambino per un intero anno abbiamo vissuto in simbiosi, separarci non è stato semplice. Iscriverlo al nido famiglia mi fa sentire un po' più tranquilla».
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"La vostra gentilezza è rimasta impressa nella mia coscienza per sempre..." "Durante i 498 giorni che ho vissuto tra voi, e nonostante le aggressioni e i crimini che avete subito, ho imparato il vero significato della virilità, il puro eroismo, il rispetto per l'umanità e i valori. Voi eravate liberi sotto assedio, mentre io ero prigioniero - e voi eravate i protettori della mia vita. Vi siete presi cura di me come un padre amorevole si prende cura dei suoi figli. Avete preservato la mia salute, la mia dignità e il mio benessere. Anche se ero nelle mani di uomini che lottavano per la loro terra e i loro diritti rubati - anche mentre il mio governo stava commettendo il peggior genocidio contro un popolo assediato - non mi avete mai permesso di soffrire la fame o di essere umiliato. Non ho mai conosciuto il vero significato della virilità finché non l'ho visto nei vostri occhi, e non ho capito il valore del sacrificio finché non ho vissuto tra voi."
"Vi ho visti sorridere di fronte alla morte, mentre resistevate a un nemico armato di armi di distruzione, mentre non avevate altro che i vostri corpi nudi. Per quanto mi sforzi di essere eloquente, non riesco a trovare parole che riflettano il vostro vero valore o esprimano il mio stupore e la mia ammirazione per il vostro nobile carattere. La vostra religione vi insegna davvero a trattare i prigionieri in questo modo? Quanto è grande questa fede."
Francesca Riolo

