Sfileremo, oggi, per la nostra "buona azione annuale". Molti di noi con la morte nel cuore, in verità, perché prevedono che saranno i prossimi beneficiari di quella colletta. Sfileremo davanti a supermercati che, per gli altri 364 giorni dell'anno, mantengono in vita un sistema che non solo ha prodotto, ma considera strutturale la povertà. Come ha acutamente osservato Giorgio Cremaschi, la povertà è indispensabile per il capitale e, paradossalmente, lo arricchisce e l'ingrassa.

Non c'è gioia, nella nostra carità dalle spalle curve, che s'appresta a diventare essa stessa scarto. Come afferma non casualmente Brunetta il luminare, citando a sproposito ma con cinica ferocia Manzoni: "La crisi è, come la peste, una scopa". Vale a dire, secondo lui, che spazzerà via molti di noi, lazzaroni, fannulloni, sinistrorsi, disfattisti e chi più ne ha, più ne metta. Abbiamo ancora una colpa: quella di non voler morire, di non toglierci di mezzo. Cosa aspettiamo?
Non c'è gioia. Non c'è gioia nel contemplare con occhi sfatati il collasso d'un mondo che ha prodotto ricchezza effimera ed egoista in una sola parte, e piccola, del pianeta. Non c'è gioia, perché non esiste giustizia. E la carità senza giustizia è paternalismo peloso, che genera soltanto tedio, strazio, raccapriccio.
E non avremo nemmeno più il diritto di lamentarci. Stanno mettendo il bavaglio a tutto, e ci riusciranno. Perdonatemi. Non riesco a proseguire. E non so per quanto tempo ancora potrò scrivere su questo blog.

Regia: Danny Schechter; editori: Kozo Okumura con David Chai; supervisore alla post-produzione: Kristine Sorenson Cardoso; prodotto da: Danny Schechter con Anna Pizarro; produzione: Globalvision Inc.; distribuzione: edizione italiana a cura di Tekfestival, distribuito in dvd come supplemento al numero de L’Unità del 15 settembre 2005; durata: 98' , un documentario di 98 minuti - lingua inglese - sottotitoli in italiano che avevo preso il mese scorso e do
Un libro che fà piazza pulita << [....] in un clima di pacificazione >> --- per usare le parole stesse del protagonista del romanzo in questione --- << di azzerramento della memoria collettiva [......] >> di revisionismi di comodo e dell'uso dela storia del 1900 ( degli anni 70-80 in questo caso ) e quindio un uso struimentale delal storia . Ma soprattutto mette in guardia contro un uso ( vedere le trasmissioni tv che parlano di storia , ovviamente senza generalizzare ) che che fanno vedere di quel periodo solo l'aspetto negativo ovvero la violenza e tacendo o facendo passare in secondo piano le conquiste socali e culturale apportate da quel periodo , Mettendo sullo stesso piano la violenza dell'estremna sinistra copn quella dell'estrema destra .Infatti << [...] se un evento >> --- sempre secondo il protagosnista del romanzo --- << lo si toglie dal contesto storico in cui è maturato si finisce per attribuirgli un significato differente e di sicuro giudicarlo con un altro metro di misura [---] >> . La stessa cosa sta avvenendo anche per gli episodi ( serie di vendette private e processi sommari ) avvenuti dopo la resistenza , stumentalizzati
Io lvoglio ricordare così,in maniera non retorica piciola ed ipocrita a distanza di dieci anni dalla sua scomparsa.uno dei più grandi autori sardi contemporanei che , SIC , ho conosciuto le sue opere solo dopo aver visto il bel film 
. L'hjo fatto dopo un po' di titubanza, visto la noia quasi totale, del primo ( salvo alcune parti ed il finale aperto ) visto si rassomiglia a uno di quei tanti racconti Hard Boiled che si trovano in edicola o nella