Un esempio di come dicevo dal titolo del perchè su tali eventi , come quelli del ' 900 italiano , non c'è memoria condivisa \ ricordo a 360 gradi è questo articolo di Ferruccio Sansa ( qui l'articolo completo ) discendente di profughi istriani
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ricordare è difficile quando si è carnefici (come è per l’Olocausto), ma è impegnativo anche se sei dalla parte delle vittime. Forse perché una memoria sincera pretende impegno e responsabilità. Richiede lucidità per capire cosa è successo e quale è stato il proprio ruolo. E vuole compassione per chi ha sofferto. A lungo istriani e dalmati sono stati dimenticati. Respinti (spesso crudelmente ignorati) da quella sinistra italiana che preferiva sposare la causa di Tito (tacendone i crimini). Spinti nelle braccia di una destra che pur essendo responsabile (con Mussolini) della loro tragedia ha poi tentato di conquistarne il consenso. Insomma, istriani e dalmati sono stati traditi dallo Stato italiano che avevano cercato perdendo la propria terra e talvolta la vita.
PubblicitàSperiamo che quest’anno il ricordo non si risolva in distratte commemorazioni, in polemiche politiche. Che non ci induca a rivendicazioni, ma a un’onesta ricostruzione storica che sottolinei l’orrendo genocidio e la pulizia etnica compiuti dai titini, ma non trascuri i crimini fascisti nei confronti degli slavi.
Ma se si riducesse a questo la giornata di oggi rischierebbe di soffiare sui risentimenti: anch’essi stanno nel cuore, si intrecciano alla memoria. Proviamo, per una volta, a ricordare. Le vittime delle Foibe. Ma anche tutti gli italiani, quelli che persero la loro terra e chi rimase in Istria. E speriamo che il ricordo ci aiuti ad affrontare il futuro. L’Italia che – giustamente – ha avuto cura nel proteggere le minoranze altrui che vivono nel proprio territorio, ricordi finalmente le proprie minoranze all’estero.
Abbiamo lasciato un grande patrimonio in quella terra: di cultura, civiltà, bellezza. Di vita. Chi scrive proviene da una famiglia che nei giorni dell’Esodo arrivò in Italia letteralmente su un barcone. Ed è impossibile descrivere il giorno in cui si è ritrovato in un paese, Dignano (in croato Vodnjan), davanti a una tomba con il proprio nome.
Davanti a un portone che i suoi nonni varcavano ogni mattina. L’ha aperto, e d’un tratto ha scoperto che dal profondo gli risalivano le parole di un dialetto che nemmeno sapeva di aver conservato. Ma soprattutto ha sentito – proprio con il cuore – che la sua vita veniva di lì. Nel senso più profondo, la carne. Il sangue.
E all’improvviso ha ricordato.
Il Fatto Quotidiano del Lunedì, 10 Febbraio 2014Quindi secondo me questa legge non ha , almeno fin ora , aiutato a sanare una ferita ancora aperta : l’eccidio degli italiani nelle foibe e l’esodo di quasi trecentomila persone dall’Istria e dalla Dalmazia ., anzi ne ha incrementato le polemiche e le divisioni mai sopite a causa della congiura del silenzio caduta su d'essa a cvausa della guerra fredda
Ma non per questo smetterò di ricordare e di scriverci post prerchè << anche se voi vi credete assolti siete per sempre coinvolti >> ( mia parafrasi di una famosa canzone De Andreiana )