Ti hanno ammansito,
dopo anni feroci,
nelle nostre forre umbratili e linde,
nei volti valligiani e nel folklore cittadino,
merce fra tante, gioia colorata,
ricordo, sentimento, luce fumigante.
Ma tu, nato e disteso su ciottoli aguzzi,
in larghe plaghe di molle fuoco,
sei diverso, umile, strattonato,
scolpito in occhi stralunati,
reso pietra, arma, odio,
divisione e povertà.
Sembri immenso, sei esercito,
e forse solo legione.
Sodomizzato da voci
e corpi impazziti,
dall'idolatria dell'uomo.
Crocifisso ancora,
fuggito nei cieli,
non più silenzio né preghiera,
non vitalità, ma vorticoso fluire.
Da sempre e per sempre
t'invoca, sbagliando,
la cieca umanità.